Paul Volcker, il banchiere di cui si fidavano l’Europa e Ciampi

Da sempre contro la finanza a briglia a sciolta, fu considerato l'ultimo baluardo nella crisi economica del 2008. Era il miglior amico americano dell'euro. Piaceva a Obama, meno a Wall street. Ritratto dell'ex Fed morto a 92 anni.

«Paul, we trust you». Paul, abbiamo fiducia in te. Questa lettera di quattro parole, firmata Carlo Azeglio Ciampi, era incorniciata sulla scrivania del piccolo ufficio privato che alla fine del 2009 Paul Volcker divideva con un amico al Rockefeller Center a New York, poche fermate di autobus e pochi isolati a piedi dal suo appartamento nell’Upper East Side.

UN APPIGLIO SULL’ORLO DELL’INSOLVENZA

La lettera era dell’autunno 2008 quando la finanza americana sembrava sul punto di sprofondare e per 48 ore il sistema era parso, in quel settembre, sull’orlo dell’insolvenza. Da molti mesi Volcker, già presidente della Federal reserve americana negli anni di Jimmy Carter e Ronald Reagan, era il grande saggio nel team elettorale di Barack Obama che il 4 novembre avrebbe vinto le Presidenziali e, data la estrema confusione finanziaria e il suo unico e assoluto prestigio, si pensava avrebbe avuto, sia pure per un paio d’anni soltanto dati gli 80 compiuti, il ministero del Tesoro.

ESEMPIO DI CREDIBILITÀ DELLE ISTITUZIONI

Non andò così e questo può essere iscritto fra i sintomi di una malattia che invece solo da uomini e donne come Volcker poteva, e potrebbe, essere efficacemente combattuta. La malattia si chiama perdita di fiducia nelle istituzioni e nei loro uomini e lo stesso ex presidente Fed ha avuto modo negli ultimi anni di denunciarla più volte.

INCARNAVA LA NOZIONE DI SERVIZIO PUBBLICO

Morto nella serata di domenica 8 dicembre 2019 a New York a 92 anni, Volcker fu definito dall’economista ed ex vice presidente Fed Alan S. Binder «l’esempio vivente della nozione di servizio pubblico». E poiché si tratta di una “nozione” concreta e non da laboratorio, il tutto va accostato a un passaggio delle memorie dello stesso Volcker, scritte con molta riluttanza, pubblicate nel 2018 come testamento spirituale, e con sottotitolo “la ricerca della buona moneta e del buon governo”.

CERCAVA DI «ORDINARE IL DECLINO DEGLI USA»

Si legge in un breve passaggio con il quale l’autore chiaramente si identificava: «Uno dei miei vecchi amici stranieri una volta mi ha detto – e penso volesse porgermi un complimento, con qualche ironia – che ai suoi occhi la mia carriera era un po’ come una lunga saga all’insegna del tentativo di rendere il declino degli Stati Uniti nel mondo il più possibile rispettabile e ordinato».

TRA I PIÙ AUTOREVOLI DELLA SECONDA METÀ DEL 1900

E questo è stato Paul Volcker, senz’altro fra i massimi protagonisti della scena americana nella seconda metà del 1900, fra i più autorevoli e prestigiosi non solo come banchiere centrale e, fino a pochi mesi fa, disposto a ricordare verità scomode e cruciali.

A FAVORE DI UN SISTEMA DI CAMBI FISSI

Studi di Storia, Politica ed Economia a Princeton, Harvard e alla London School of Economics («ma senza prendere il Ph.d., avevo di meglio da fare»), economista alla New York Fed, poi a Chase Manhattan nell’orbita dei Rockefeller, infine al Tesoro e, con Nixon, sottosegretario per le relazioni internazionali. Fu lui ad avvertire tutti i partner, e a gestire, l’abbandono della convertibilità del dollaro in oro, nell’estate del ’71, un passaggio che riteneva inevitabile; era a favore però di un successivo, nuovo sistema di cambi fissi che invece il suo ministro, il texano John Connally, e Nixon, non vollero.

RIUSCÌ A SPEZZARE LE RENI ALL’INFLAZIONE

Volcker ha sempre considerato la vicenda dei primi Anni 70 come centrale nella sua esperienza e un grande insegnamento sul significato della solidità – perduta e che si rischiò fortemente di perdere del tutto – della moneta. Tornava poi alla New York Fed, come presidente, e nel 1977 un Jimmy Carter disperato, su suggerimento di David Rockefeller, lo chiamava alla Federal reserve di Washington. Furono anni duri, ma praticamente da solo, con la copertura politica ( fino a un certo punto), va detto, di Ronald Reagan, riuscì con una politica di tassi crescenti che sollevava profonde proteste nel Paese a spezzare le reni all’inflazione; non solo per il dollaro ma, di conseguenza, anche per le altre principali valute.

MAI DIGERITO DA WALL STREET

Nel 1987, allo scadere del secondo mandato, Volcker era pronto per ancora quattro anni a Washington. Ma Wall Street che aveva nel governo solidissime presenze era lanciata nell’innovazione finanziaria, aveva mal sopportato il freno della Fed di Volcker, e non voleva più l’ingombrante banchiere centrale.

NEL TEAM ELETTORALE DI OBAMA

Ma perché il «Paul, we trust you» di Ciampi nel 2008? Perché la poca simpatia di Volcker per una finanza a briglia sciolta si rivelava in quei giorni molto più saggia e onesta dello spettacolo offerto dal mondo finanziario e la sua sola presenza dava fiducia; era poi, sia pure come “grande saggio”, nel team elettorale di Obama. Il nuovo presidente lo sondò per il vertice del Tesoro, come ha confermato lo stesso Volcker nelle memorie. E un forte gruppo bipartisan del quale facevano parte sia Henry Kissinger sia personaggi importanti del mondo finanziario come Sheila Bair della Fdic (Federal deposit insurance corporation) cercava di ottenere la sua nomina, come è stato rivelato dalla pubblicazione delle mail di John Podesta, capo del transition team di Obama e quindi in un ruolo-chiave per la formazione del nuovo governo.

L’UNICA INNOVAZIONE UTILE? IL BANCOMAT

Ma Wall Street, che aveva pagato gran parte della campagna elettorale e alla quale Obama stava confermando il controllo dell’economia, non voleva affatto Volcker. Del resto l’ex banchiere centrale dichiarava in quei giorni che l’unica innovazione finanziaria di sicura utilità era stato il bancomat. Obama ricorse a lui brevemente all’inizio del 2010, in un momento di notevole debolezza, dopo un’importante voto perduto nel Massachusetts, e fu qui che venne lanciato il Volcker rule, una formula che doveva essere cruciale nella imponente (e inefficace) riforma finanziaria. Ma tutto o quasi finì in parole.

METTEVA IN GUARDIA IL PUBBLICO INGENUO

Fino all’ultimo Volcker ha messo in guardia contro gli eccessi di un mondo, quello finanziario e bancario, che può e deve produrre ricchezza e lo fa, ma affiancando troppo spesso anche la produzione di carta e cartaccia inutile venduta però a caro prezzo a un pubblico troppo spesso ingenuo; gullible è l’aggettivo inglese da lui usato.

CONVINTO SOSTENITORE DELL’EURO

Volcker è stato anche il miglior amico che negli ultimi 20 anni l’Europa abbia avuto negli Stati Uniti e convinto sostenitore dell’unione monetaria e dell’euro. Una sfida sotto certi aspetti per il dollaro e gli Stati Uniti, ed è questo l’unico lato che Donald Trump sembra in grado di cogliere; ma anche un alleato nel mantenimento di un ordine monetario, e quindi politico, che un tempo ormai lontano, e non lunghissimo tutto sommato, gli Stati Uniti hanno potuto assicurare da soli.

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Chi sono i vincitori della terza edizione di GoBeyond, la call for ideas di SisalPay

Adam's Hand e Corax si aggiudicano il premio assegnato a Milano in collaborazione con Cvc Capital Partners. Il ministro per l'Innovazione Paola Pisano ai giovani talenti: «Restate in Italia, stiamo lavorando per voi».

ADAM’s Hand, la prima protesi bionica al mondo completamente adattiva, e Corax, un dispositivo per prevenire le infezioni nei bambini ustionati, hanno vinto la terza edizione di GoBeyond, la call for ideas di SisalPay per incoraggiare l’innovazione e l’imprenditorialità.

Le due startup si portano a casa un finanziamento di 20 mila euro, messo a disposizione da SisalPay e da Cvc Capital Partners, che le accompagneranno e le supporteranno nel complesso percorso di trasformazione in realtà strutturate capaci di affermarsi sui mercati globali.

La premiazione è andata in scena a Milano il 9 dicembre presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, alla presenza del ministro per l’Innovazione digitale Paola Pisano. Il ministero stesso è appena nato ed è a sua volta «una startup», come ha spiegato Daniele Chieffi, direttore Comunicazione e Pr del dipartimento per l’Innovazione della presidenza del Consiglio.

LE RISORSE IN ARRIVO PER IL MINISTERO DELL’INNOVAZIONE

Ma il ministro Pisano, con un emendamento alla manovra, ha chiesto un budget di 34 milioni di euro e conta di mettersi al lavoro dal primo gennaio: «Sono fiduciosa che queste risorse arriveranno. Una parte sarà dedicata all’assunzione di profili altamente specializzati. Oggi al ministero siamo in 20, dobbiamo diventare 100 il prossimo anno, 200 nel 2021 e 300 nel 2022». Obiettivo: trasformare il Paese in una smart nation. Con il contributo essenziale dei giovani talenti che si stanno formando nelle nostre università, cui il ministro ha lanciato un appello: «Restate in Italia, stiamo lavorando per voi».

ADAM’s Hand ha vinto il premio nella categoria servizi innovativi per la persona. L’acronimo sta per “A Dialogic, Adaptive, Modular, Sensitive Hand“. È una protesi di mano adatta sia per chi nasce privo dell’arto, sia per chi lo ha perso a causa di un incidente. Può essere utilizzata per amputazioni fino al livello del gomito e permette di afferrare gli oggetti tramite l’apertura e la chiusura di tutte le dita, mosse da un unico motore. Tutto nasce dall’idea di un ingegnere meccanico salentino, Giovanni Zappatore, che ha deciso di trasformare la sua tesi di laurea in una startup. Una particolarità del progetto è l’utilizzo della stampa 3D, che permette di abbattere i costi e di creare per ogni paziente falangi robuste con lunghezza personalizzata.

Corax, invece, ha vinto il premio nella categoria innovazione per il sociale. Si tratta di una startup che sviluppa dispositivi biomedici adatti a contesti poveri di risorse. In particolare, Corax Lifebox è un dispositivo per prevenire le infezioni nei bambini ustionati. Ogni giorno, nei Paesi a basso-medio reddito, si registrano oltre 20 mila bambini al di sotto dei cinque anni affetti da ustioni e l’Organizzazione mondiale della sanità l’ha definita una «crisi sanitaria silenziosa». I problemi in questi contesti sono molteplici: trasporto, infrastrutture, antibiotici, bendaggi e personale. Corax Lifebox li risolve dando vita a un microambiente asettico e termoregolato, in grado di ridurre il rischio di setticemia, la sofferenza dei piccoli pazienti e i normali costi di un trattamento sanitario.

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I sondaggi politici elettorali del 9 dicembre 2019

Lega saldamente al primo posto, ma in calo di quasi un punto percentuale. Cresce il Pd, stabile il M5s. Ancora in ascesa il partito di Calenda.

Sondaggi senza grossi scossoni quella pubblicati da Swg per il TgLa7 nella serata del 9 dicembre. Dopo la crescita dell’ultima rilevazione (+0,7%) la Lega di Matteo Salvini fa segnare una nuova battuta d’arresto, ma si conferma comunque al 33% dal 33,8% della settimana precedente. Guadagna ancora terreno, invece, il Partito democratico, che nelle intenzioni di voto degli italiani conquista 0,3 punti percentuali, fermandosi al 18%.

Invariate le preferenze per il Movimento 5 stelle che rimane stabile al 15,5%. Segno negativo invece sia per Fratelli d’Italia che per Italia viva. I partiti di Giorgia Meloni e Matteo Renzi perdono rispettivamente 0,2 e 0,3 punti. In leggera crescita Forza Italia, che recupera 0,2 punti percentuali, al 5,3% dal precedente 5,1%. Andamento positivo anche per il neonato partito Azione di Carlo Calenda, che sale al 3,5%.

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In Francia riesplode il caso dei presepi nei luoghi pubblici

La legge del 1905 sulla laicità incombe sugli allestimenti in vista del Natale. Epicentro delle polemiche la cittadina di Béziers. E le associazioni già minacciano i ricorsi.

Puntuali come ogni anno prima delle feste di Natale riesplodono in Francia i veleni sulla questione del presepe negli edifici pubblici. La Fédération de la Libre Pensée ha diramato una sorta di vademecum agli esponenti locali per ricordare le «pratiche da eseguire prima di rivolgersi ai giudici amministrativi», in caso di violazione della legge del 1905 sulla laicità, tra i valori fondanti della République.

LA CITTADINA DI BÉZIERS EPICENTRO DELLE POLEMICHE

Epicentro delle polemiche, come ormai di consueto da qualche tempo, è Béziers, la cittadina del Sud della Francia ad alta densità di immigrati guidata da Robert Ménard, il sindaco ‘sceriffo’ eletto nel 2014 con il sostegno del Front National. Ex presidente di Reporter senza Frontiere, passato da una gioventù di militanza comunista al ‘mito’ di Matteo Salvini – nella sua raffica quotidiana di tweet sono numerosi gli omaggi al leader della Lega, a cominciare dalla chiusura dei porti ai migranti – Ménard ha presieduto nei giorni scorsi una solenne cerimonia nella piazza del municipio per inaugurare il nuovo controverso presepio del comune.

IL PRESEPE PRONTO A ESSERE SPOSTATO

Come lo scorso anno, la rappresentazione della nascita di Gesù poggia su una grande tavola a rotelle in modo da poterla spostare rapidamente in caso di proteste o condanne della giustizia. Rivolgendosi ai concittadini presenti, tra cui rappresentanti e fedeli di cinque religioni, Ménard ha assicurato che la Natività «non è una polemica, non è una provocazione, ma un tratto d’unione». E ancora: «Questo presepe non è fatto contro nessuno, ma è per tutti. Qui siamo nella nostra casa comune. Un municipio è una casa comune in cui ciascuno ha il proprio posto» ha aggiunto nel lungo discorso dai toni quasi messianici.

LE CONDANNE PASSATE PER VIOLAZIONE DELLA LAICITÀ

«Sono affranto nel vedere un rappresentante della Repubblica giocare contro questa Repubblica. Affranto nel vedere un simbolo familiare come il presepe di Natale trasformato in un’arma di lotta politica», deplora su Twitter Pascal Resplandy, il candidato indipendente che si è lanciato nella difficile sfida di sconfiggere Ménard nelle elezioni comunali di marzo. «L’appartenenza a una religione» – avverte – «non è il fondamento della nostra cittadinanza, la Repubblica è laica, democratica e sociale». Anche l’associazione Libre pensée de l’Hérault deplora che un «presepe cattolico» venga «sistemato tra le mura di un edificio pubblico» e si dice pronta a «presentare ricorso». Del resto, il comune di Béziers è già stato condannato in passato per violazione delle regole sulla ‘Laicité’. Condanne che non sembrano scuotere più di tanto gli autoctoni, sostanzialmente favorevoli all’iniziativa. Ma le polemiche sul presepe nei luoghi pubblici riguardano anche altre zone di Francia, dalla regione Auvergne-Rhone-Alpes a quello vivente previsto a Tolosa. Nel cosiddetto ‘Paese della Laicità’ (alla francese) l’annuale duello sui simboli natalizi è solo cominciato.

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Greta Thunberg e i giovani attivisti scuotono il Cop25 di Madrid

Intervento della militante svedese durante il vertice spagnolo sul clima. «Gli effetti si vedono già ora». E in conferenza stampa intervengono anche altri giovani da tutto il mondo.

«Le emergenze climatiche non sono qualcosa che avranno un impatto sul futuro, che avranno effetto sui bambini nati oggi una volta diventati adulti, hanno già effetto sulle persone che vivono oggi». Non si stanca di ripeterlo, Greta Thunberg, e lo ha fatto ancora alla Cop25 a Madrid. Ormai seguita come una vera star, assediata dal circo mediatico, la sedicenne attivista svedese diventata icona mondiale della lotta al global warming, ha lanciato il primo messaggio in avvio della seconda settimana di negoziati alla Conferenza sul clima dell’Onu. La sua pressione e quella di tanti giovani, anche dopo la marcia di 500mila persone, venerdì 6 a dicembre a Madrid, è alta e si fa sentire.

LAVORI IN VISTA DEL COP26 DI GLASGOW

Intanto stanno cominciando ad arrivare capi di Stato, ministri e ambasciatori dei 196 Paesi partecipanti e tra il 10 e l’11 scenderanno nel centro conferenze. Nelle loro mani è lo sblocco dei negoziati che devono spianare la strada alla Cop26 nel 2020 a Glasgow dove si deve mettere il sigillo agli impegni climatici di ciascuno al 2030 e al 2050 per contenere le emissioni di Co2 che provocano il riscaldamento globale e quindi eventi climatici estremi.

BREVE APPARIZIONE IN CONFERENZA STAMPA

Devono dimostrare di ascoltare il «grido» dei giovani e della gente che ha «scioperato per il clima» scendendo in strada in tutto il mondo. In una conferenza stampa superaffollata, organizzata da Fridays for Future – il movimento globale nato sulla scia dei venerdì di sciopero dalla scuola avviati nel 2018 da Greta davanti al Parlamento svedese – la giovane attivista non ha voluto ancora una volta monopolizzare la scena. E dopo una breve dichiarazione ha lasciato la parola a «coloro che già stanno soffrendo le conseguenze della crisi climatica», ricordando anche gli indigeni assassinati in Brasile per proteggere la foresta amazzonica dalla deforestazione.

IL PASSAGGIO DI TESTIMONE AD ALTRI ATTIVISTI

Per la grande quantità di persone in coda per seguire l’evento, la sala è stata chiusa e poi riaperta solo ai giornalisti. «Abbiamo il dovere di usare l’attenzione dei media per far sentire la nostra voce» ha aggiunto Greta, prima di dare la parola all’attivista tedesca e moderatrice Luisa Neubauer e ad altri ragazzi provenienti da varie parti del mondo, dall’Uganda al Cile. «Io e Luisa non parleremo oggi, siamo privilegiate», ha aggiunto, «perchè le nostre storie sono state già dette. Devono essere ascoltate le storie degli altri, soprattutto del sud del mondo e delle comunità indigene».

LE VOCI DALLE ISOLE MARSHALL AL CILE

Il primo a prendere la parola dopo Greta è stato un ragazzo proveniente dalle isole Marshall, alle prese con l’innalzamento del mare. «Ci hanno detto che per resistere dobbiamo adattarci, andare più in alto», ha affermato, «o che una soluzione che abbiamo è emigrare». Poi altri interventi hanno visto alternarsi ragazzi dalle Filippine agli Usa al Cile. Un attivista russo ha ricordato come nel proprio paese sono state arrestate delle persone per aver partecipato alle proteste sul clima.

IL MESSAGGIO DI POPOLI INDIGENI E AFRICANI

Tra gli speaker anche una ragazza nativa americana, che ha ricordato le lotte in corso contro lo sfruttamento dei territori contro il volere degli indigeni. Il messaggio di tutti ai politici è stato la richiesta di avere più visibilità. «Chiediamo di essere ascoltati, perché nessuno più di noi sperimenta sulla propria pelle i danni dai cambiamenti climatici», ha ricordato ad esempio un’attivista dall’Uganda, Hilda Flavia Nakabuye, che ha parlato della questione ambientale come «una nuova forma di razzismo». L’Africa, ha osservato, «quasi non emette nulla» di gas serra «ma siamo quelli che soffrono di più».

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Stramaccioni lascia l’Iran e a Teheran scoppiano le proteste dei tifosi

Il tecnico ex Inter, grazie alla sentenza Fifa, ha rescisso il contratto con l'Esteghlal ed è rientrato in Italia. E per le strade della capitale la gente lo invoca: «È il nostro leader».

L’incubo di Andrea Stramaccioni in Iran è finito. Di allenatori che chiudono in anticipo la loro avventura calcistica ne esistono in ogni angolo del mondo, anche con la squadra al primo posto, come per l’Esteghlal del tecnico ex Inter.

PERSINO LA GENTE IN PIAZZA

Ma se tutto avviene a Teheran, a un italiano viene impedito di lasciare la Repubblica islamica dell’Iran e quando poi il contratto è rotto la gente scende in piazza e grida contro il ministero dello Sport, il contesto cambia. E spinge il ministero degli Esteri a contattare l’ambasciata italiana per calmare le acque nei giorni in cui l’Iran è scosso da altre rivolte.

Trattandosi di una società statale, probabilmente la situazione è diventata anche politica e questo dispiace


Andrea Stramaccioni

«Sono molto amareggiato: nessuno voleva finisse così», ha detto Stramaccioni al rientro a Roma, dopo una fuga da Teheran verso Istanbul con un volo privato. «L’affetto della gente di Teheran mi rimane sul cuore: trattandosi di una società statale, probabilmente la situazione è diventata anche politica e questo dispiace, perché il calcio deve essere soltanto una fonte di gioia. Noi, anche grazie all’aiuto dell’ambasciata, abbiamo fatto tutto il possibile».

I TIFOSI: «STRAMACCIONI È IL NOSTRO LEADER»

Parole che provano a gettare l’acqua sul fuoco, mentre a centinaia i tifosi si erano radunati sotto il ministero dello sport proprietario del club gridando «Stramaccioni è il nostro leader» e con foto del tecnico romano, e le autorità hanno invertito il campo della partita odierna col Paykan facendola giocare nello stadio Azadi di Teheran, quello dei rivali storici del Persepolis, per evitare problemi di ordine pubblico.

DALL’ENTUSIASMO ALL’INCUBO

Dopo la firma del contratto e l’entusiamo iniziale (Stramaccioni si era trasferito con tutta la famiglia) i primi segnali a fine agosto, quando Stramaccioni si è reso conto che il club aveva licenziato gli interpreti tanto da rendere quasi impossibile comunicare con i giocatori in farsi. Poi sono arrivati i primi mancati pagamenti e a settembre è arrivato una specie di “rapimento“: durante la pausa per le nazionali, Stramaccioni è stato infatti bloccato all’aeroporto, con il visto improvvisamente scaduto.

I PRIMI SUCCESSI SUL CAMPO

Da quel momento è iniziato l’intervento dell’ambasciata italiana. Nel frattempo l’ex tecnico dell’Inter ha preferito tenere un profilo basso non esasperando i toni anche perchè la situazione ha risvolti politici evidenti: il calcio è strumento di consenso nella Repubblica islamica, ma il successo che il suo lavoro ha poi ottenuto presso i tifosi della squadra ha impresso una nuova traiettoria agli eventi.

LA FIFA SCIOGLIE IL CONTRATTO

L’Esteghlal ha iniziato a vincere, diventando primo in classifica. Nel frattempo la famiglia del tecnico romano è riuscita a rientrare in Italia, mentre dalla Fifa è arrivato il contributo decisivo a sbloccare lo stallo. Il mancato pagamento degli stipendi ha spinto la Federazione a dichiarare non valido il contratto per inadempienza. A quel punto, con decorrenza 6 dicembre, Stramaccioni è risucito a liberarsi e a lasciare il Paese.

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Mattarella contro «l’indecente» evasione fiscale

Il Presidente della Repubblica incontrando gli studenti al Quirinale ha tuonato contro chi non paga le tasse: «È un atto di individualismo esasperato» che costa 119 miliardi l'anno.

Duro monito di Sergio Mattarella contro l’evasione fiscale. «È una cosa davvero indecente, perché i servizi comuni, la vita comune è regolata dalle spese pubbliche. Se io mi sottraggo al mio dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano, con le tasse che pagano».

La presa di posizione del capo dello Stato è stata resa nota della Presidenza della Repubblica ed espressa nel corso di un incontro con degli studenti gli studenti di alcune scuole secondarie di secondo grado al Quirinale. In particolare il presidente ha risposto a una domanda di uno dei ragazzi, “Perché in Italia è così difficile combattere la piaga dell’evasione fiscale?”.

«L’evasione fiscale è l’esaltazione della chiusura in sé stessi, dell’individualismo esasperato. È un problema serio in molti Paesi. Lo è nel nostro. Vi sono Paesi in cui è molto più grave, vi sono Paesi in cui invece il senso civico di ciascuno lo ha quasi azzerato. È un problema grave perché significa ignorare che si vive insieme e che la convivenza significa contribuire tutti insieme – come dice la Costituzione, secondo le proprie possibilità – alla vita comune».

LEGGI ANCHE: Nel 2016 l’evasione fiscale in Italia è costata 113 miliardi

UN EVASIONE DA OLTRE 119 MILIARDI L’ANNO

«L’evasione fiscale», ha continuato Mattarella, «è calcolata nell’ultimo documento ufficiale dell’anno passato circa 119 miliardi di euro: una somma enorme. Se scomparisse, le possibilità di aumentare pensioni, di aumentare stipendi, di abbassare le tasse per chi le paga, e così via, sarebbero di molto aumentate». Per questo, ha concluso «anche lì il problema è di norme, di interventi, di controlli, di verifiche – che stanno dando qualche risultato – ma è soprattutto di cultura e di mentalità, di capire che in un’associazione, in una società, in una convivenza, se non si contribuisce tutti allo sforzo comune, c’è chi lo fa con onestà e c’è chi lo fa sfruttando quanto gli altri fanno. E questo non è giusto».

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Per la Siria ci sono gli Usa dietro il blocco dell’intervista Rai ad Assad

Dopo l'ultimatum di Damasco alla messa in onda del servizio curato da Monica Maggioni, la stampa filo-governativa lancia nuove accuse: «Media italiani sottomessi agli Stati Uniti»

Non si placano le polemiche sulla mancata trasmissione dell’intervista realizzata da Monica Maggioni al presidente siriano Bashar al Assad, a breve distanza dall’ultimatum col quale Damasco ha concesso 48 ore alla Rai per la messa in onda del documento. A insorgere ora sono anche i media filo-governativi del regime siriano, che hanno accusato viale Mazzini di sottomissione agli Stati Uniti dietro la scelta di non provvedere alla trasmissione dell’intervista.

«SOTTOMISSIONE ALLA VOLONTÀ AMERICANA»

Al Watan ha infatti titolato in prima pagina “Un canale tv di notizie italiano rifiuta di trasmettere un’intervista con il presidente”. Per il giornale si tratta di una «sottomissione, in un modo o nell’altro, alla volontà americana e ai suoi progetti distruttivi».Il quotidiano in questione è di proprietà di Rami Makhlouf, cugino di Assad, che ha accusato esplicitamente la Rai di aver «avuto paura delle parole di verità del presidente Assad». «L’atto commesso dalla tv italiana», prosegue il pezzo, «rivela l’entità del coinvolgimento dei media occidentali nella cospirazione contro i siriani».

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Le linee rosse di Pd e M5s sul Mes per il sì del governo

La maggioranza ha posto le sue condizioni all'esecutivo per il via libera al fondo Salva Stati. Tra cui no al tetto ai titoli di Stato e alla maggioranza unica per le Cacs. Il voto previsto l'11 dicembre.

Una riunione di maggioranza si è svolta questa mattina, in vista del voto del Parlamento di una risoluzione che riguarderà anche il Mes. Il voto è previsto mercoledì 11 dicembre, in riferimento all’informativa che il premier Giuseppe Conte svolgerà sul prossimo Consiglio europeo. Dalla riunione con il ministro Enzo Amendola e la sottosegretaria agli Affari Ue Laura Agea emerge una prima, articolata, bozza di risoluzione. A rappresentare i gruppi di maggioranza c’erano i capigruppo nelle commissioni Affari europei di Camera e Senato. Nelle prossime ore il confronto proseguirà e il M5s in particolare avrebbe sottolineato la necessità di discutere la bozza di risoluzione nei suoi gruppi parlamentari.

VOTO DEL PARLAMENTO E PACCHETTO CON UNIONE BANCARIA

Intanto nel testo si legge che la maggioranza «impegna il governo» ad «assicurare l’equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell’Unione economica e monetaria (cosiddetta logica di “pacchetto” Mes, Bicc, Unione bancaria) approfondendo i punti critici del pacchetto di riforme». Nel testo si prevede anche «il pieno coinvolgimento del Parlamento in una eventuale richiesta di attivazione del Mes».

NO AL TETTO AI TITOLI DI STATO PER LE BANCHE

La maggioranza, inoltre, «impegna il governo» ad «approfondire i punti critici» del pacchetto di riforme che include il Mes e «in particolare» escludere «in ogni caso interventi di carattere restrittivo sulla dotazione di titoli sovrani da parte di banche e istituti finanziari e comunque la ponderazione dei titoli di stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale».

NO ALLA MAGGIORANZA SINGOLA PER LA RISTRUTTURAZIONE

Infine un’altra condizione posta dalla maggioranza al governo riguarda le Cacs, le clausole di azione collettiva che si attivano in caso di ristrutturazione del debito. «Condizionare l’adozione di ogni decisione vincolante in merito alla revisione del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) alla finalizzazione, ancora non conclusa, del suo processo di riforma attraverso la definizione delle regole e delle procedure delle Clausole di azione collettiva evitando l’applicazione dei principi della single limb Cacs». Questo significa che l’Italia non accetta che il debito possa essere ristrutturato in base al voto di una singola maggioranza di investitori.

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Scontro tra filobus e camion a Milano, indagati i conducenti dei mezzi

I Pm indagano per omicidio stradale aggravato e lesioni colpose. Nell'incidente ha perso la vita una donna di 49 anni.

La Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati per omicidio stradale aggravato e lesioni colpose i conducenti del filobus e del camion dei rifiuti coinvolti nello scontro di sabato mattina nel quale sono rimaste coinvolte in totale 18 persone, tra cui una donna di 49 anni che è morta l’8 dicembre in ospedale. Le iscrizioni sono atti a garanzia per ricostruire la dinamica dell’incidente. Il pm Rosario Stagnaro ha dato una delega alla Polizia locale per le indagini.

Il pm Stagnaro ha proceduto con le iscrizioni di entrambi i conducenti dei due mezzi che si sono scontrati, come atto dovuto a garanzia degli indagati per svolgere tutti gli accertamenti e come avviene sempre in questi casi. Il pm ha poi disposto gli esami tossicologici sui conducenti (i risultati sono attesi per i prossimi giorni) e ha dato una delega ampia alla Polizia locale milanese per effettuare una serie di indagini al fine di ricostruire la dinamica esatta dell’incidente.

Lo scontro tra il filobus e il camion di rifiuti, avvenuto all’incrocio tra viale Bezzi e via Marostica, nella zona nord-ovest di Milano, è stato ripreso, tra l’altro, da una telecamera privata di un palazzo nelle vicinanze del luogo dell’incidente. Il video mostra che l’autista del bus della linea 90/91, che procedeva a velocità elevata, non si è fermato al semaforo rosso e per questo il mezzo è andato a schiantarsi contro il camion che, invece, avanzava con il verde. Stando a quanto chiarito, ad ogni modo, gli inquirenti dovranno valutare ancora diversi elementi, tra cui anche la velocità esatta dei due mezzi, prima di avere delle risposte certe sul terribile. Per capire, poi, il motivo per il quale l’autista del filobus, che ha bruciato il ‘rosso’, si sia distratto ci saranno anche accertamenti sul suo cellulare che è stato sequestrato, così come i due mezzi.

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Le nomination ai Golden Globe 2020

Marriage Story fa incetta di nomination (sei in tutto) con Driver e Johansson in lizza come migliori attori. Per il miglior film in corsa anche The Irishman e Joker.

Marriage Story (Storia di un matrimonio) guida la lista delle nomination, con sei candidature, per la 77esima edizione dei Golden Globe. L’annuncio è stato dato dalla Hollywood foreign press association. Diretto da Noah Baumbach e interpretato da Scarlett Johansson e Adam Driver, Marriage Story è candidato tra l’altro come miglior film assieme a The Irishman, Joker, I due papi e 1917.

JOHANSSON E DRIVER IN LIZZA PER I MIGLIORI ATTORI

Scarlett Johansson ha ottenuto la nomination come miglior attrice in un film drammatico; per la stessa categoria sono state nominate anche Cynthia Erivo per Harriet, Saoirse Ronan per Little Women, Charlize Theron per Bombshell e Renee Zellweger per Judy. Come miglior attore in un film drammatico sono stati nominati Christian Bale per Ford v Ferrari (Le Mans 66 – La grande sfida), Antonio Banderas per Pain and Glory (Dolor y Gloria), Adam Driver per Marriage Story, Joaquin Phoenix per Joker, Jonathan Pryce per I due papi.

SCORSESE, TARANTINO E BONG JOON HO PER LA REGIA

Nella categoria miglior regista sono candidati Martin Scorsese per The Irishman, Bong Joon Ho per Parasite, Sam Mendes per 1917, Todd Phillips per Joker, Quentin Tarantino per Once Upon a Time in Hollywood (C’era una volta a… Hollywood).

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Dal Mibact 15 mln per creare il Museo nazionale Resistenza a Milano

Il ministro Franceschini, insieme al sindaco Sala hanno annunciato l'intenzione di creare la nuova istallazione in piazzale Baiamonti nella seconda piramide di Herzog.

Nascerà a Milano il Museo nazionale della Resistenza. Lo hanno annunciato il ministro dei Beni e Attività Culturali, Dario Franceschini, insieme al sindaco di Milano, Giuseppe Sala.

Il museo avrà sede in piazzale Baiamonti nella seconda piramide di Herzog, che verrà realizzata di fronte a quella già esistente dove ha sede la Fondazione Feltrinelli.

Il ministero dei Beni culturali stanzierà altri 15 milioni di euro per il progetto che si aggiungono ai 2,5 milioni già stanziati in passato.

CHIUSA LA POLEMICA SULLA SEDE

L’annuncio ha così chiuso le polemiche sulla sede del museo, che in un primo momento doveva essere realizzato nella Casa della Memoria di Milano, luogo considerato troppo piccolo per un progetto di tale importanza, visto anche che Milano è città medaglia d’oro della Resistenza. Per questo Anpi, insieme ad altre associazioni, aveva inviato nei mesi scorsi una lettera al ministero dei Beni culturali, con la senatrice a vita Liliana Segre come prima firmataria, per chiedere che venisse trovata una sede adeguata per il museo.

SALA: «I FONDI BASTERANNO»

«Eravamo consapevoli che il progetto come era stato pensato non andava bene», ha detto Sala. «Questo museo sarà un progetto di prestigio per Milano e importante per il Paese». Lo spazio che lo sarà di 2.500 metri quadrati, il sindaco non ha dettato ancora i tempi della realizzazione. «Ho avvertito l’architetto Jacques Herzog di questa decisione stamattina e ovviamente era entusiasta, così come Liliana Segre», ha aggiunto il primo cittadino. «Ringraziamo il governo per questo intervento. Di fronte al prestigio di questo museo però nessuno si tirerà indietro, i fondi basteranno crediamo per costruire» la struttura «e i contenuti del museo. Si tratta però di trovare le formule per velocizzare e procedere in modo spedito».

VIA LIBERA ANCHE DELLA REGIONE

Il ministro Franceschini ha poi spiegato che ci sarà il «pieno coinvolgimento» nel progetto dell’Istituto Parri, dell’Anpi e «abbiamo parlato con il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che ha dato il suo interesse e tutto sarà sotto forma di fondazione, una forma partecipativa e aperta».

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Morto Paul Volcker, il banchiere anti inflazione di Carter e Reagan

Da presidente della Fed sconfisse gli effetti dello choc petrolifero anni 70. E la sua Volcker rule rese più difficile gli investimenti speculativi delle banche.

Paul Volcker, l’economista statunitense che ha guidato la Federal Reserve nell’era Carter-Reagan e famoso per la aver sconfitto l‘inflazione negli anni ’80 è morto all’età di 92 anni. Volcker è stato anche presidente del comitato consultivo per la ripresa economica sotto la presidenza di Barack Obama dal febbraio 2009 sino al gennaio 2011 ed è l’ideatore della cosiddetta ‘Volcker Rule‘, la norma inserita nella riforma di Wall Street dopo la crisi degli anni 2000 per rendere più difficile alle banche fare investimenti speculativi. Democratico, Volcker, fu nominato presidente della Federal Reserve nell’agosto 1979 dal presidente Jimmy Carter e fu riconfermato nel 1983 dal presidente Ronald Reagan che lo sostituirà con Alan Greenspan solo a metà del secondo mandato nel 1987. Fu protagonista assoluto della lotta alla cosiddetta stagflazione degli anni ’70 provocata dalla crisi petrolifera, con la sua politica monetaria shock di innalzamento dei tassi nonostante un’inflazione e una disoccupazione oltre il 10%. Nonostante le critiche e le difficoltà iniziali fu un successo, con un ritorno dell‘inflazione su valori normali all’inizio degli anni ’80.

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Conte spinge per l’ingresso dello Stato nell’Ilva

Il premier: «Prevediamo anche la partecipazione di una società pubblica, per rendere il piano industriale più sostenibile». L'obiettivo è ridurre i drastici tagli alla forza lavoro chiesti da ArcelorMittal.

Il premier Giuseppe Conte crede nell’ingresso dello Stato per evitare il drastico ridimensionamento dell’Ilva, dopo che ArcelorMittal ha presentato un piano industriale con la richiesta di 4.700 esuberi entro il 2023 per tenersi gli impianti italiani.

SÌ ALL’INGRESSO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA

Il presidente del Consiglio, a margine di un convegno organizzato da Eni, ha detto infatti che nella trattativa con la multinazionale franco-indiana «il governo prevede anche la partecipazione di una società pubblica» per rendere «il piano industriale più sostenibile». Ovvero per evitare che la forza lavoro venga falcidiata, con costi sociali pesantissimi soprattutto nell’area di Taranto.

CONTROPROPOSTA DEL GOVERNO SUGLI ESUBERI

Il premier ha ripercorso le ultime tappe della vicenda, chiamando direttamente in causa Lakshmi Mittal: «È venuto a Palazzo Chigi e nel primo incontro c’è stata un’interruzione del dialogo, perché le posizioni dell’azienda erano inaccettabili. Nel secondo incontro lui stesso ha dichiarato che c’è stato un ottimo dialogo con il governo per l’avvio di un negoziato». Ma i 4.700 esuberi «sono già stati respinti e stiamo facendo delle controproposte».

IPOTESI SGRAVI TRIENNALI PER CHI ASSUME OPERAI IN ESUBERO

Alla vigilia dello sciopero proclamato dai sindacati, con manifestazione nazionale a Roma il 10 dicembre, anche il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha fatto cenno al possibile intervento della mano pubblica: «Lo Stato entra attraverso il ministero dell’Economia». Non è ancora chiaro, tuttavia, quale dovrebbe essere la società chiamata a farsi avanti. Quanto agli esuberi, Patuanelli ha detto che «lavoriamo perché siano il minor numero possibile, ma anche per dare altre opportunità occupazionali attraverso Fincantieri e Snam». Tra le ipotesi al vaglio un fondo da 50 milioni e incentivi rafforzati, con sgravi che arriverebbero al 100% per tre anni, per chi assume lavoratori in uscita dall’acciaieria.

L’INCHIESTA SULL’ALTOFORNO 2

Intanto, sul fronte giudiziario, è arrivato il parere favorevole dei pm di Taranto alla richiesta di proroga presentata dai commissari sull’uso dell’altoforno 2, sequestrato e dissequestrato più volte nell’inchiesta sulla morte dell’operaio Alessandro Morricella.

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I pm di Taranto favorevoli alla proroga per l’altoforno 2 dell’Ilva

L'impianto è stato sequestrato e dissequestrato più volte dopo la morte dell'operaio Alessandro Morricella. La sentenza del giudice entro il 13 dicembre.

I pm di Taranto sono favorevoli alla richiesta di proroga presentata dai commissari straordinari dell’Ilva sull’uso dell’altoforno 2, sequestrato e dissequestrato più volte nell’inchiesta sulla morte dell’operaio Alessandro Morricella.

I commissari chiedono un anno di tempo per mettere a norma l’impianto, ottemperando alle prescrizioni che prevedono di automatizzare il campo di colata. La decisione spetta al giudice Francesco Maccagnano, dinanzi al quale si svolge il processo sulla morte di Morricella, che si esprimerà tra l’11 e il 12 dicembre.

LEGGI ANCHE: ArcelorMittal chiede 4.700 teste per non mollare l’Ilva

Venerdì 13, se non dovesse essere autorizzata la proroga, scatterebbe lo spegnimento dell’altoforno 2, perché scadono i tre mesi concessi dal Tribunale del Riesame. La procura ha dato parere favorevole dopo aver letto la relazione depositata dal custode giudiziario del polo siderurgico, Barbara Valenzano.

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Opere anamorfiche a Fiumicino: così Aeroporti di Roma celebra il genio di Leonardo

Allo scalo romano sarà possibile vedere un'opera del genio toscano. Previste anche istallazioni per il Colosseo e la Cappella Sistina.

Lo scalo di Fiumicino è il primo aeroporto a inaugurare un’originale serie di installazioni anamorfiche, la particolare tecnica che attraverso un effetto ottico permette di visualizzare oggetti tridimensionali che in realtà non esistono. Un’occasione per omaggiare il 500 anniversario di Leonardo da Vinci.

Le opere, realizzate in collaborazione con il collettivo Truly Urban Artists,  sono distribuite tra l’Area di Imbarco Internazionale e e uno dei loading bridge dal quale sbarcano i passeggeri internazionali. In questo modo, si possono realizzare scatti fotografici unici da condividere sui social. La prima opera installata è ispirata all’Uomo di Vitruvio.

All’interno del Loading Bridge E31, i passeggeri in arrivo, attraverso un’illusione prospettica e grazie a un sapiente gioco di colori, vedranno il disegno ispirato a Leonardo proiettato su diverse superfici, comporsi perfettamente non appena entreranno nel corridoio al termine del loading bridge.

UN MODO PER OMAGGIARE I PRIMI STUDI SUL TEMA

«Tutti riconoscono Leonardo come icona dell’ingegno e della creatività italiana; è proprio grazie ai suoi studi pionieristici sul volo e sulle macchine volanti che ha dato il nome all’aeroporto di Fiumicino», ha dichiarato l’ing. de Carolis, AD di Aeroporti di Roma. «Tuttavia, non molti sanno che è attribuito a lui anche il primo esercizio conosciuto di anamorfosi». «Quale modo migliore per vedere il mondo da un nuovo punto di vista se non volando?», ha commentato Emiliano Fava di Truly. «I nostri studi sull’argomento non sono che un tassello di un percorso lungo secoli, in cui il nostro contributo è la commistione con le tecniche e il linguaggio dei graffiti e della street art. Siamo onorati di avere avuto la possibilità di rendere omaggio al grande Maestro, e per questo ringraziamo ADR per la fiducia e Heads Collective e Merlo Factory per la preziosa collaborazione».

OMAGGIO ANCHE ALLA CAPPELLA SISTINA

Ad accompagnare questa prima installazione anamorfica, già visibile per i passeggeri in arrivo, seguiranno altre due opere, situate nell’Area di Imbarco Internazionale e che rappresentano il Colosseo e gli affreschi della Creazione di Adamo della Cappella Sistina. Le opere saranno visibili dal 18 dicembre; la loro postazione e la gestione degli spazi è ideata per permettere ai passeggeri di “immergersi” nell’opera per una fotografia, che Aeroporti di Roma invita a condividere sui social. Tutte le opere sono infatti accompagnate da una spiegazione in italiano, inglese e cinese, nonché dal richiamo dell’hashtag ufficiale #RomeAirports per condivisione su Instagram, Facebook e sulla piattaforma cinese WeChat.

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Cosa dicono le nuove testimonianze nel processo Ruby ter

L'architetto Redaelli ha testimoniato che due ospiti di Berlusconi vivevano in ville a Bernareggio senza pagare affitti e utente. E una di loro minacciava il Cav di parlare coi giornalisti.

Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli, due delle giovani ospiti alle serate a luci rosse nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi, anni fa andarono a vivere «in comodato d’uso» e senza nemmeno «pagare le utenze» in due ville realizzate dall”archistar’ Mario Botta a Bernareggio, nel Monzese, comprate dal leader di FI «per circa 800mila euro l’una, per un totale di 1,6 milioni».

Lo ha raccontato, testimoniando nel processo milanese sul caso ‘Ruby ter‘, a carico tra gli altri dello stesso ex premier, l’architetto Ivo Redaelli spiegando che Guerra «dava in escandescenze» in quel periodo e che gli disse che se l’ex Cavaliere «non le dava i soldi che chiedeva lo minacciava di andare dai giornalisti con dei video».

Berlusconi, stando alla testimonianza di Redaelli (il caso delle ville era emerso nelle indagini) che ha spiegato di essere “amico” dell’ex premier, «si sentiva molto triste, è una persona sensibile, aiuterebbe chiunque, le vedeva in mezzo alla strada, senza lavoro dopo lo scandalo, sperava si rifacessero una vita».

VILLE ACQUISTATE NEL 2010

Redaelli ha spiegato, infatti, che Berlusconi nel 2010 «mi chiese di selezionare degli immobili, perché voleva fare un investimento immobiliare» e «io gli proposi quelle due ville di Botta». Dopo che lui le acquistò, «seppi che in una era andata ad abitare Guerra e nell’altra Sorcinelli». Redaelli ha raccontato anche che Guerra «mi telefonava per dirmi che non funzionavano le cose, per me era una fatica, perché era successo questo scandalo (delle serate ad Arcore, ndr) che l’aveva innervosita, dava in escandescenze anche per la rottura di una lampadina». E ancora: «Da un parte c’era una persona che stimo, Berlusconi, dall’altra queste persone che facevano scene da pazze per qualsiasi cosa, forse perché non avevano più un lavoro, avevano sbalzi d’umore».

«BERLUSCONI SI SENTIVA MORALMENTE IN DEBITO»

Il testimone, ha poi aggiunto, che fu lui a proporre per loro la formula del comodato d’uso «per regolarizzare e dare forma giuridica» alla presenza delle ragazze nelle ville. Ha detto ancora che lui pagava le utenze e poi si faceva rimborsare dal ragioniere di fiducia di Berlusconi, Giuseppe Spinelli. Berlusconi, ha aggiunto il teste, «mi disse che si sentiva moralmente in debito con loro, sperava che potessero ricominciare una vita normale, io davo consigli per tutelare tutti».

PRESSIONI PER OTTENERE SOLDI DAL CAV

Già in un verbale in fase di indagini Redaelli aveva parlato di «forti pressioni da Guerra a Berlusconi» per ottenere soldi e delle sue reazioni di “rabbia” se non li otteneva. Ha spiegato, poi, di non sapere cosa contenessero i «video» di cui parlava Guerra, che gli diceva che avrebbe “cantato” coi giornalisti. Prima aveva testimoniato anche il titolare di un’agenzia investigativa che ha raccontato di aver incassato soldi in contanti da Karima El Mahroug, anche lei imputata per corruzione in atti giudiziari, per spiare anni fa il suo allora compagno Luca Risso, perché era «gelosa».

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Il piano di Conte: a gennaio verifica di governo, poi rilancio e investimenti

Per il premier il punto con la maggioranza si deve fare «un minuto dopo l'approvazione della legge di bilancio». Zingaretti: «Lavoriamo all'agenda per il 2020». Ma sui tempi dell'esame della finanziaria è ancora caos.

L’idea è quella di approvare la manovra e una volta superato lo scoglio ridare slancio agli investimenti e con quelli all’azione di governo. Questo il piano che il primo ministro Giuseppe Conte ha illustrato al Rome investment Forum. «Una volta che sarà approvata la manovra ci dedicheremo a progettare un futuro migliore per il mostre Paese e a mettere in campo le riforme strutturali necessarie. Una magna pars del
tavolo sarà dedicata a un programma per realizzare in modo più efficace gli investimenti. Tre le direttrici: razionalizzare le risorse pubbliche rafforzando il partenariato tra pubblico e privato, semplificare il quadro delle regole, ridurre gli oneri burocratici», ha dichiarato Conte. «Un minuto dopo l’approvazione della legge di bilancio», ha aggiunto il capo del governo, «dovrà aprirsi la verifica di governo che è “necessaria” e che dovrà indicare «un cronoprogramma fino al 2023», ha detto il presidente del Consiglio.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante il Rome Investment Forum 2019, Roma, 9 dicembre 2019. ANSA / ETTORE FERRARI

A Conte ha fatto eco il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: «Chiudiamo bene la manovra economica. Poi, con il Presidente Conte, lavoriamo ad una nuova Agenda 2020 per riaccendere i motori dell’economia, per creare lavoro, per sostenere la rivoluzione verde, per rilanciare gli investimenti,
per semplificare lo Stato, per sostenere la rivoluzione digitale, per le infrastrutture utili, per investire su scuola, università e sapere. Alleanza vuol dire condivisione e avere a cuore gli interessi dell’Italia», ha scritto su Facebook il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

FICO: «PREOCCUPAZIONE PER I TEMPI DELLA LEGGE DI BILANCIO»

L’iter della legge di bilancio tuttavia è ancora nel caos. Il presidente della Camera Roberto Fico ha scritto una lettera alla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati per esprimere “preoccupazione” sui tempi di esame della Manovra. Giovedì 12 dicembre alle 14 si terrà a Montecitorio una nuova riunione della conferenza dei capigruppo per riorganizzare i tempi di esame. «Non resta che fare un appello al Governo affinché la programmazione dei tempi di esame dei provvedimenti consenta al Parlamento di interpretare appieno quella centralità che gli riconosce la Costituzione, ha affermato il Presidente del Senato Elisabetta Casellati in risposta alla lettera di Fico che, sottolinea, «ha ragione nell’esprimere preoccupazione sui tempi di esame della manovra di bilancio».

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GoBeyond, annunciati i finalisti della terza edizione

Oggi, a Milano, la premiazione della call for ideas di SisalPay con CVC Capital Partners che vede sul podio sei idee. Presente il ministro Pisano

Sono sei le start up finaliste di GoBeyond, la call for ideas di SisalPay lanciata per incoraggiare l’innovazione, l’imprenditorialità e il talento facilitando la trasformazione di un’idea in una realtà imprenditoriale, nata in collaborazione con CVC Capital Partners

Questa sera, lunedì 9 dicembre 2019 dalle ore 18 presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli a Milano, alla presenza del Ministro per l’Innovazione tecnologica e digitalizzazione Paola Pisano, la premiazione che vede sul podio le sei idee finaliste che hanno saputo distinguersi per utilità sociale, prospettive di sviluppo, internazionalizzazione e fattibilità.

Per la categoria Servizi innovativi per la persona ci sono Adams’ hand con la prima protesi bionica al mondo completamente adattiva, Crypto, la piattaforma per rendere le criptovalute accessibile a tutti e Jobobo, un market place innovativo per una perfetta integrazione lavorativa. Per la categoria Innovazione per il sociale, invece, si contendono il podio Busrapido, una app sulla selezione che consente di scegliere la migliore azienda per il proprio viaggio, Corax, un dispositivo per prevenire le infezioni nei bambini ustionati e Nando, un cestino in grado di riconoscere, smistare e compattare tutti i rifiuti

 TUTTO SULL’EVENTO

Questa sera alla premiazione saranno presenti anche i partner d’eccellenza della terza edizione di GoBeyond: Agi, Brunswick, frog design, Google, Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, Roland Berger, K&L Gates e Talent Garden che insieme a SisalPay e CVC Capital Partners, garantiranno un finanziamento all’idea vincente per ciascuna categoria di 20 mila euro, seguito poi da un supporto di advisory, mentorship, formazione e accelerazione.

La Giuria alla fine del recruiting di idee aperto il 24 giugno e conclusi il 31 ottobre 2019, ha esaminato e valutato ciascun aspetto degli oltre 120 progetti presentati da giovani e meno giovani di tutta Italia. Durate la valutazione è stato assegnato un punteggio per ciascuno dei parametri individuati: innovazione, utilità, fattibilità e scalabilità così che la Commissione ha raccolto un punteggio collegiale, decretando i sei finalisti.

UN APPUNTAMENTO DI CONFRONTO

GoBeyond, questa sera oltre alla premiazione, proporrà anche un momento di confronto tra i protagonisti dell’ecosistema dell’innovazione e delle start up in Italia per individuare spunti e proposte concrete su come dare energia e finanziare il futuro in Italia, i lavori che verranno e il cambio di passo necessario per vincere le sfide che attendono il Paese. I momenti di crescita e confronto hanno fatto d leitmotiv di GoBeyond tour che ha portato in giro per l’Italia workshop con più di 500 studenti nelle Università di Bari, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e La Sapienza di Roma, per coinvolgere giovani su tematiche di imprenditorialità e innovazione.

LE PRIME DUE EDIZIONI

Oltre 250 le idee raccolte nelle due precedenti edizioni di GoBeyond. dbGLOVE con il suo progetto di Nicholas Caporusso volto a migliorare la vita delle persone cieche e sordocieche è stato il vincitore della prima edizione. dbGLOVE è un guanto che permette di interagire con smartphone e tablet digitalizzando diversi alfabeti esistenti basati sul tatto consentendo alle persone cieche e sordocieche di utilizzare tutte le funzionalità di un dispositivo mobile. Nella seconda edizione, invece, si sono aggiudicate il podio Wiseair, il vaso smart per il monitoraggio diffuso, iper-locale e real time della qualità dell’aria nella categoria Innovazione Sociale, e Plick, il pagamento semplice senza Iban, senza app e senza limiti per la categoria Servizi al Cittadino.

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L’Arabia Saudita ha abolito la segregazione delle donne nei ristoranti

Riad dice basta alla regola che prevedeva ingressi separati per maschi e femmine nei locali.

L’Arabia Saudita ha abolito gli ingressi separati per uomini e donne nei ristoranti, facendo cadere un nuovo tabù sociale del regno ultraconservatore. Lo annunciano le autorità di Riad, riprese dai media. In ossequio al divieto d’incontro in luoghi pubblici fra uomini e donne che non siano familiari, i ristoranti e i locali pubblici finora osservavano una rigida segregazione, con sale e ingressi separati. Al Jazeera scrive che non è tuttavia chiaro se uomini e donne potranno sedere agli stessi tavoli all’interno dei ristoranti, e aggiunge che la misura non è obbligatoria, e che quindi potrebbe esserci qualche ristoratore che preferisce mantenere la rigida separazione.

LE RIFORME ACCOMPAGNATE DALLA REPRESSIONE

Al Jazeera ricorda anche che negli ultimi anni molti locali, ristoranti, ma anche caffè, sale per concerti e centri congressi, hanno iniziato a chiudere un occhio, con discrezione, sulla segregazione di genere. Una conseguenza del ‘nuovo clima’ di tolleranza sociale instaurato dal giovane erede al trono, principe Mohammed bin Salman, accusato però di aver inasprito come mai prima la repressione, anche violenta, del dissenso, di cui è stato vittima anche il giornalista Jamal Khashoggi.

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Erdogan contro Macron: «Perché non riesci a fermare i gilet gialli?»

Il presidente turco contro l'Occidente che «incoraggia la brutalità di Israele» e divide il mondo islamico. A partire dalla Francia che accusa Ankara di proteggere il terrorismo.

È un Erdogan a muso duro contro l’Occidente quello che il 9 dicembre si è scagliato contro il presidente francese Emmanuel Macron. «A Parigi sono comparsi i gilet gialli. Avanti, trova una soluzione, falli smettere, vediamo. Perché non riesci a fermarli?», ha detto il presidente turco in un nuovo attacco diretto al suo omologo francese, parlando a un vertice dell’Organizzazione della cooperazione islamica a Istanbul.

L’INVITO ALL’UNITÀ DEL MONDO ISLAMICO CONTRO L’OCCIDENTE

«La brutalità di Israele è incoraggiata dai Paesi occidentali e, lo dico con tristezza, da alcuni Paesi arabi», ha detto Erdogan. «Quando protestiamo contro l’oppressione a Gerusalemme e in Palestina, la maggior parte delle volte ci sentiamo soli», ha aggiunto il leader di Ankara. «L’imperialismo prosegue il suo cammino con un’ideologia che consiste nel dividere, smembrare e assorbire i Paesi», ha proseguito il leader turco, tornando a denunciare l’uso dell’espressione «terrorismo islamico» da parte dei Paesi occidentali anche nel recente vertice Nato di Londra. «I Paesi musulmani, chiusi in se stessi per varie ragioni, disperdono inutilmente i propri mezzi e le proprie energie. Purtroppo i musulmani, che rappresentano circa un quarto della popolazione mondiale, non riescono a conseguire uno sviluppo politico, economico, sociale e culturale proporzionale alle loro forze», ha aggiunto il presidente turco, invitando il mondo islamico all’unità.

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Mifsud finisce indagato ad Agrigento

I pm siciliani hanno aperto un fascicolo e iscritto l'uomo al centro del Russiagate con l'ipotesi di peculato, abuso di ufficio e truffa per la vicenda del consorzio universitario.

L’uomo al centro del Russiagate italiano indagato ad Agrigento. Il pubblico ministero Salvatore Vella e Chiara Bisso, dopo
aver aperto un fascicolo contro ignoti per abuso di ufficio e truffa, hanno ora iscritto nel registro degli indagati – anche per l’ipotesi di peculato – l’ex presidente del Consorzio universitario Joseph Mifsud. La Procura ha attivato le procedure per la notifica dell’inchiesta al misterioso docente, ritenuto da molti una spia, di cui si sono perse le tracce del 2017.

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Doping, altri 4 anni di stop alla Russia: salta Tokyo 2020

La Wada ha bandito Mosca da Olimpiadi e Mondiali per aver manomesso i dati di laboratorio con prove false. Possibile appello al Tas.

L’Agenzia mondiale antidoping (Wada) ha bandito la Russia dalla partecipazione ai principali tornei sportivi internazionali, tra cui le Olimpiadi e i Campionati del mondo, per un periodo di quattro anni. Il comitato esecutivo della Wada ha preso la decisione dopo aver concluso che Mosca ha manomesso i dati di laboratorio con prove false ed eliminando i file collegati a test antidoping positivi che avrebbero potuto aiutare a identificare i dopati. Sarà possibile un appello al Tas. Il capo dell’agenzia antidoping russa Rusada, Yuri Ganus, ha dichiarato tuttavia che la Russia non abbia «nessuna chance» di ribaltare la decisione.

LA RUSSIA NON POTRÀ OSPITARE EVENTI INTERNAZIONALI

Il Comitato Esecutivo della Wada ha stabilito altresì che la Russia, nel periodo stabilito, non potrà ospitare o concorrere all’assegnazione d’importanti tornei internazionali. L’agenzia antidoping ha anche stabilito che i funzionari statali russi, nonché i funzionari del Comitato Olimpico Russo (ROC) e del Comitato Paralimpico Russo (RPC), sono stati banditi dal partecipare a tutti i maggiori tornei sportivi internazionali, sempre per un periodo di quattro anni.

LO SCANDALO DOPING DEL 2015

La Russia è coinvolta in scandali sul doping da quando un rapporto del 2015 commissionato dalla Wada ha trovato prove del doping di massa nell’atletica russa; da allora molti dei suoi atleti non hanno partecipato alle ultime due Olimpiadi e il Paese è stato privato completamente della sua bandiera ai Giochi invernali di Pyeongchang dell’anno scorso, come punizione per aver insabbiato il doping di Stato ai Giochi di Sochi del 2014. Mosca ha ammesso i problemi ma ha negato l’accusa di aver organizzato il doping di Stato.

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Per la Chiesa l’uomo forte in politica è anti-cristiano

L'avvertimento dell'Osservatore romano a pochi giorni dal rapporto del Censis. Così la Santa Sede prova a ergersi a baluardo contro l'ascesa dei nazionalismi.

Attenzione agli uomini forti, possono portare un Paese – anche l’Italia – alla rovina. È questo l’avvertimento lanciato dall’Osservatore romano dell’8 dicembre, in un editoriale di prima pagina dal significativo titolo: «La forza dell’uomo debole». L’intervento del direttore del quotidiano vaticano, Andrea Monda, prende spunto dall’ultimo rapporto del Censis dal quale emerge, fra le altre cose, che gli italiani stufi delle inefficienze dello Stato, dai ritardi della politica, dal venir meno di una parte delle tutele offerte dal welfare, vorrebbero alla guida del Paese uomini forti che non debbano preoccuparsi «di parlamento ed elezioni». Sembra essersi sbiadita nel tempo, osserva Monda, la forza del racconto dei nostri nonni su quando in Italia c’era un uomo solo e forte al comando.

IL RIFERIMENTO IMMEDIATO AL DUCE

Il riferimento al duce insomma è esplicito e immediato, le ondate di nazionalismo e populismo che scuotono l’Italia e l’Europa, secondo il giornale del Papa, ci rimandano a quei precedenti, per questo non possiamo dormire sonni tranquilli. Del resto, non è il primo pronunciamento di alto livello vaticano o ecclesiale sulla questione; lo stesso Papa Francesco, meno di un mese fa, aveva affermato senza giri di parole, che certi governanti e politici europei gli ricordano Adolf Hitler e il nazismo con le sue persecuzioni verso ebrei, omosessuali, zingari. Ancora, la Civiltà Cattolica ha dedicato un lungo intervento – di cui abbiamo riferito di recente su Lettera43 –  al rapporto fra fede e fascismo, alla strumentalità con la quale Benito Mussolini utilizzò la religione per cementare li proprio consenso. Al contempo la rivista dei gesuiti accennava, non casualmente, al tema opposto: ovvero a come la chiesa avesse, da parte sua, sottoscritto un concordato vantaggioso col regime nel 1929.

Quello dell’Osservatore romano è il terzo intervento nelle ultime settimane che tocca lo stesso nucleo di problemi

Quello dell’Osservatore romano è dunque il terzo intervento nelle ultime settimane che tocca lo stesso nucleo di problemi; tre indizi fanno una prova? In realtà i segnali provenienti dall’altra sponda del Tevere che vanno in questa direzione sono molti di più e indicano, sia pure con le dovute attenzioni del caso, un percorso definitivo di separazione fra Chiesa cattolica e fascismi. Un’operazione di revisionismo storico, prudente giustamente nel metodo, ma chiara ormai nel tracciare una lettura non più incerta e giustificativa del passato in collegamento costante col presente. Lo spazio della ricerca storica sulle cause e i contesti in cui si mosse la Santa Sede, si lascia intendere nei vari interventi è una cosa, il giudizio morale, il messaggio per il presente, un’altra.

PRIMA O POI ARRIVA LA ROVINA

In tal senso, l’editoriale dell’Osservatore è particolarmente importante perché non si limita a dare una lettura politica del problema legato all’idea di ‘uomo forte’, ma chiama in causa il cristianesimo nella sua essenza di fede fondata in un certo modo sulla debolezza dell’essere umano, ovvero sulla sua incompletezza dentro la quale si trovano inevitabilmente difetti, punti deboli, virtù, slanci di generosità, egoismi e via dicendo, appunto perché la ‘potenza’ è di Dio così come la misericordia che diventa una sorta di antidoto del potere, e non appartiene all’uomo, alla sua dimensione. Anzi, quando qualche leader politico si presenta sulla scena pubblica, accreditandosi alle masse come ‘l’uomo forte’ in grado di cambiare i destini di una nazione, c’è da allarmarsi perché è un principio che porta con sé, prima o poi, la rovina.

LA CITAZION DEL GRANDE TEOLOGO BONHOFFER

In tal senso va la bella citazione del grande teologo protestante tedesco Dietrich Bonhoffer, il quale venne chiamato a commentare nel 1933, l’elezione del Fuhrer a Cancelliere; Hitler annunciò fin dal suo primo discorso che non avrebbe deluso il popolo e avrebbe anzi mantenuto tutte le sue promesse. Bonhoffer si disse preoccupato perché «come essere umano» lui si aspettava «dal suo Führer la possibilità di essere deluso, questo, dal punto di vista umano lo avrebbe confortato molto di più». Hitler, per l‘appunto, ricorda li quotidiano della Santa Sede, mantenne tutte le sue promesse e sappiamo come andò a finire; lo stesso Bonhoffer venne impiccato nel campo di concentramento di Flossemburg nell’aprile del 1945, poco prima che terminasse il conflitto, per aver cospirato contro il nazismo.

La Santa Sede è l’istituzione che forse con maggior forza sta interpretando l’ascesa dei populismi in Europa (e in America), con un forte senso della storia e della memoria

La Santa Sede, insomma, è l’istituzione che forse con maggior forza sta interpretando l’ascesa dei populismi in Europa (e in America), con un forte senso della storia e della memoria, non nascondendosi i rischi che montano dietro certi slogan e certe politiche. La questione che ha fatto da discrimine e da detonatore è stata certamente quella dei profughi e dei migranti, tema definito «luogo teologico» in particolare per i gesuiti da Papa Francesco nel corso del recente viaggio in Thailandia e Giappone. L’insorgenza del veleno razzista, della xenofobia, dell’armamentario nazionalista, alimentati dalla crisi sociale, è l’allarme che si registra in Vaticano, è un male capace di sovvertire non solo la democrazia ma anche le radici stesse del cristianesimo. Altro che rosari branditi n piazza.

LA LEZIONE DEL PASSATO

Quella in corso Oltretevere, peraltro, è anche un’operazione verità che tiene conto della lezione del passato: questa volta gli storici del futuro troveranno facilmente la netta condanna di fenomeni politici “inquietanti” nella documentazione ufficiale prodotta in tante occasioni dal Papa o dal Vaticano, e non dovranno più affidarsi alle annotazioni private o interne ai sacri palazzi di mons. Domenico Tardini,  il diplomatico vaticano che operò come collaboratore dei papi prima e durante li secondo conflitto mondiale, per trovare traccia del disappunto e del disprezzo verso certi regimi o verso le imprese  coloniali del fascismo. Ma questo è il passato, appunto. La storia di oggi certo è altra cosa, e gli anticorpi verso l’ondata nazionalista sono ancora forti; tuttavia ci piacerebbe leggere sull’Osservatore, in questo tempo di rinnovato studio della storia e di comprensione aperta e critica della sua lezione, senza alcun cedimento agiografico, una rivisitazione della vicenda di quei sacerdoti che, mai cessando di essere tali, collaborarono attivamente con la resistenza italiana o furono perseguitati dal regime fascista.

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La Cina mette al bando pc e software stranieri entro il 2022

Pechino ha ordinato la rimozione di tutta la tecnologia estera dall'amministrazione pubblica in risposta alle misure Usa contro Huawei.

La Cina ordina la rimozione «dei computer e dei software esteri entro il 2022»: lo riporta il Financial Times che dà conto dell’«editto del governo cinese per spingere gli enti pubblici ad adottare kit nazionali», dando un «colpo ad Hp, Dell e Microsoft» in risposta al sabotaggio dell’ amministrazione di Trump all’uso di tecnologia cinese negli Usa, tra cui quella di Huawei.

IL PROTEZIONISMO DELLE AZIENDE DOMESTICHE

Pechino, nella ricostruzione del quotidiano della City, ha disposto che tutte le istituzioni pubbliche e gli uffici che fanno capo al governo eliminino computer e software stranieri per sostenere lo sviluppo delle tecnologie domestiche con un piano graduale, ma serrato, che prevede un primo taglio del 30% entro il 2020, del 50% nel 2021 e del residuo 20% nel 2022.

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Ue, Gentiloni: «Il patto di stabilità va rivisto»

In un'intervista alla Suddeutsche Zeitung, il commissario italiano annuncia che il patto di stabilità va modificato: «Le regole europee sono state pensate in un momento di crisi: ora vanno riviste». E poi rassicura i tedeschi: «Non userò due pesi e due misure».

Nel nome degli investimenti, il commissario europeo Paolo Gentiloni è pronto a proporre e sostenere una revisione del patto di stabilità europeo. Ed è andato a dirlo nella capitale della Baviera, la regione più competitiva della prima economia europea e dello Stato che dà sempre si è opposto alla modifica delle regole fiscali europee. «Il patto di stabilità è stato pensato in un momento di crisi, e ora va rivisto», ha dichiarato Gentiloni, in un’intervista alla Sueddeutsche Zeitung.

Il Commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni durante una conferenza stampa al termine del Consiglio affari economici e finanziaria a Bruxelles ANSA/STEPHANIE LECOCQ

«NON USERÒ MAI DUE PESI E DUE MISURE»

«Dobbiamo mettere in chiaro che queste regole sono nate in un momento particolare, nel contesto di una crisi. Ora però da questa crisi siamo fuori», ha argomentato, «e abbiamo altre sfide davanti a noi: la lotta al cambiamento climatico e il pericolo di avere, per un lungo periodo, una crescita bassa e una bassa inflazione». «In questo contesto le regole europee devono essere gradualmente adeguate», ha spiegato Gentiloni, che ha rassicurato gli interlocutori tedeschi: «Non applicherò due pesi e due misure» rispetto all’Italia, in un’intervista alla Sueddeutsche Zeitung, a proposito delle riserve sulla sua imparzialità sulla situazione italiana e sul bilancio. «La presidente von der Leyen ha più volte ripetuto quanto sia importante usare la flessibilità», ha poi aggiunto..

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Calabria, Salvini dice sì a Santelli e Pascale la sostiene

Il primo a non volere nessuno dei due Occhiuto candidati è stato il leader leghista. E la fidanzata di Berlusconi ha fatto il suo gioco, dopo avere tramato da tempo con la coordinatrice di Forza Italia in Regione.

L’endorsement è avvenuto con una foto. L’immagine di Francesca Pascale con Jole Santelli, coordinatrice di Forza Italia Calabria, la dice lunga: ci sono alte probabilità che sia lei la candidata in quella Regione, con buona pace dei fratelli Mario e Roberto Occhiuto che da anni lavoravano a coronare a Palazzo degli Itali, a Catanzaro, la propria carriera politica. Poco importa se la più antisalviniana di Forza Italia, appunto la fidanzata di Silvio Berlusconi attratta dalle sardine, cede al diktat di Matteo Savini. Il primo a non volere nessuno dei due Occhiuto candidati, per via dei problemi giudiziari di Mario, è stato proprio il leader della Lega e Pascale ha fatto il suo gioco.

NEANCHE CARFAGNA PUÒ AIUTARE OCCHIUTO

Le due donne, Francesca e Jole, tramavano anche loro da tempo ed è questo che più di ogni cosa ha ferito Occhiuto: il tradimento dei suoi fedelissimi. Ora Santelli dice che deve metabolizzare la proposta e deciderà se accettarla fra qualche giorno, ma è solo un modo per far finta di non aver congiurato. In politica, si sa, anche i rapporti più stretti cambiano dalla sera alla mattina. Ma a Santelli è perdonato: ha dimostrato sempre grande forza e tenacia, attraversando mille prove anche personali. Robertino Occhiuto invece ormai è uno zombie. Rimasto solo con la sua sigaretta elettronica, sono lontani i tempi dell’ascesa nazionale e l’attivismo della scorsa legislatura. Neanche Mara Carfagna può fare nulla per lui, concentrata come è a far perdere il centrodestra in Campania. Quando si muove con i suoi seguaci sembra un capo di Stato ma neanche lei riesce ormai a concludere alcunché. Ah, come stava meglio quando era la pupilla di Berlusconi!

E Silvio, il grande capo, che ne pensa? Che più senatori e deputati se ne vanno dal suo partito e più è contento

E Silvio, il grande capo, che ne pensa? Che più senatori e deputati se ne vanno dal suo partito e più è contento. Alcuni neanche li conosce o li ha mai visti, e comunque lo hanno nauseato. Si salvino da soli se ci riescono (la risposta è no), ormai l’anziano Cavaliere pensa solo alle sue cose. Sistemate quelle, tutto il resto è noia. E come dargli torto. Neanche i cerchi magici lo appassionano più. Il problema non è suo: ha già fatto tanto. Davvero deve ancora preoccuparsi dei vari Gasparri, Baldelli, Vito, Ruggieri, Mulè, Cangini, Cattaneo, delle Ravetto, Calabria, Giammanco, Polidori, Biancofiore e compagnia bella? Basta, finita la pacchia. In fondo, pensa il fondatore, sono stati tutti già fin troppo graziati e beneficiati.

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Erutta vulcano in Nuova Zelanda: cinque morti e molti turisti dispersi

Almeno cinque morti e dozzine di dispersi sulla piccola White Island. Diversi visitatori feriti portati in ospedale.

Almeno cinque persone sono morte, diverse sono rimaste ferite e molti turisti risultano dispersi su una piccola isola della Nuova Zelanda, il cui vulcano è eruttato improvvisamente. La premier neozelandese, Jacinda Ardern, ha dichiarato che su White Island c’era una dozzina di turisti al momento dell’eruzione. Testimoni affermano che alcuni turisti in quel momento erano sull’orlo del cratere. Il bilancio, fanno sapere le autorità, è probabilmente destinato ad aggravarsi.

L’improvvisa eruzione del vulcano Waakari della piccola White Island è avvenuto nel pomeriggio, mentre diversi turisti stavano compiendo escursioni sul cratere. La premier, in conferenza stampa da Wellington, ha spiegato che finora c’è una vittima accertata, mentre diversi visitatori feriti – di cui non sono stati resi ancora noti né il numero né le nazionalità – sono stati trasportati in ospedale nella vicina North Island, l’isola più a nord dell’arcipelago neozelandese. L’ospedale St. John ha dichiarato che, sulla base delle testimonianze delle persone ricoverate, i visitatori presenti sull’isola erano almeno una ventina.

UNO DEI VULCANI PIÙ ATTIVI DELLA NUOVA ZELANDA

Ardern ha definito l’episodio «molto significativo». Il Waakari (questo il suo nome in lingua maori) è uno dei vulcani più attivi della Nuova Zelanda, ed è anche imprevedibile. Filmati ripresi dai turisti dal bordo del cratere verso l’interno pochi minuti prima dell’eruzione non mostrano alcun segno di attività. Quelle riprese dai telefonini a distanza dopo l’eruzione mostrano un imponente pennacchio di vapore bianco e cenere che si eleva a oltre 3.000 metri di quota.

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Salvini e il fallimento del maschilismo nordista

Il leader della Lega cala nei sondaggi. Mentre Meloni guadagna terreno. Un trend figlio della superficialità dell'uomo politico. Vanesio e incontinente come un altro Matteo a cui gli italiani hanno già preso le misure.

Pur senza moijto Matteo Salvini ricomincia a scendere nei sondaggi e a perdere terreno rispetto a Giorgia Meloni che ha saltato la barriera del 10%. Sembrerebbe una strana combinazione quella che vede non solo la competizione fra i due “destri” ma soprattutto il tentativo della Meloni di acchiappare Salvini. La leader di Fratelli d’Italia si avvantaggia di due cose. La prima è che ha un elettorato di tradizione che forse ha ripreso fiducia e sta tornando a casa. La seconda è che pur essendo con tutta evidenza, come tanti anche dello schieramento opposto, una politica “imparaticcia”, cioè che dice cose che non conosce perfettamente, dà l’idea di impegnarsi, di metterci un po’ di anima, di cercare di andare al sodo.

Ma Salvini deve questo riavvicinamento, ancora con numeri che possono tranquillizzarlo, molto a se stesso, alla propria immagine di uomo superficiale. Fino a che si era trattato di dare voce a un popolo di destra che chiedeva di legittimare tutti i pensieri più cattivi e scorretti, l’energumeno Salvini aveva un ruolo. Dopo, questo ruolo è andato scemando. Diciamolo per intero: anche antropologicamente Salvini non restituisce l’immagine del Nord lavoratore e serio, semmai quella del Nord chiacchierone da birreria. Attorno a lui i soloni del giornalismo di destra, già ultrà berlusconiani, hanno costruito una cintura di protezione descrivendolo come vittima di complotti perché uomo forte per un Paese debole. Viceversa quello che, avendolo sotto gli occhi h24 su tutte le tivù, appare chiaro è che la destra ha scelto come uomo simbolo una persona totalmente priva di intelligenza politica e totalmente sguarnita culturalmente.

IL MERITO STORICO DELLE SARDINE

Il merito storico delle sardine, che quelli molto di sinistra non capiscono (ovviamente), è che hanno dato voce, e l’hanno data in piazza, a questo bisogno di una politica di conciliazione, quella che un tempo si autodefiniva la “bella politica”. Questo movimento ha dimostrato che la piazza non è di destra ma ci sono tante piazze, e molti saputelli di sinistra convertiti al salvinismo dovrebbero riflettere, e che l’ascesa del leader della Lega era ed è resistibile. Oggi la minaccia più forte a Salvini viene dalla destra e da una donna di destra. Sfuggo alla tentazione di dire che cosa sia meglio per il Paese, se il leghista un po’ testone o la ragazza di destra politicamente inquietante. Sottolineo solo che, anche da questa gara, si capisce come stia diventando possibile che finisca l’epoca dei maschietti tromboni. La catastrofe del maschilismo politico con Matteo Renzi e Salvini ha raggiunto l’apice.

Alla fine l’inconsistenza si vede: Renzi non sale nei sondaggi, Salvini scende

Non siamo stati mesi di fronte a modelli antichi di virilità, non è rimasta nelle nostre menti l’immagine dell’uomo forte che avrebbe potuto suggestionare l’opinione pubblica. Sono emerse, invece, due figure maschili che abbiamo sempre incontrato nelle scuole e nella vita, cioè il maschio vanesio, finto assatanato sessuale, superficialissimo, incontinente. Negli anni miei giovanili, quando nei licei compariva un tipo così diventava subito oggetto di scherzi feroci. Nell’Italia di oggi invece sono questi personaggetti ad aver fatto lo scherzetto al Paese. Tuttavia alla fine l’inconsistenza si vede: Renzi non sale nei sondaggi, Salvini scende. So che si tratta di persone diverse, ma il tipo umano è identico. E credo che gli italiani, che hanno già preso le misure del “Superbone” toscano, adesso stanno cominciando a capire che nel laborioso Nord c’è tanta roba per accontentarsi di uno che dice cazzate davanti a un bicchiere di birra o a un barattolo di Nutella.

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Terremoto nel Mugello: gente in strada e Alta velocità interrotta

In piena notte una serie di scosse con magnitudo massima a 4,5 in provincia di Firenze. Epicentri a Scarperia e Barberino.

Decine di scosse di terremoto si stanno susseguendo dalla notte scorsa nel Mugello, in Toscana. La più forte, di magnitudo 4,5, è stata registrata alle ore 4.37 ed è stata avvertita fino a Firenze e Pistoia. Per le altre, l’intensità è stata minore, ma comunque fino a 3,2.

Sospeso il traffico ferroviario nel nodo di Firenze per verifiche tecniche sulle linee. Bloccata anche l’Alta velocità tra Firenze e Bologna fino alla prima mattinata. Secondo i dati diffusi dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, due gli epicentri: uno a Scarperia San Piero (Fi), dal quale ha preso origine la scossa più violenta; l’altro a Barberino del Mugello (Fi).

MOLTE PERSONE IN STRADA

Molte le persone che via via hanno abbandonato le abitazioni e sono scese in strada, rifugiandosi nelle auto per proteggersi dalla pioggia. «La scossa di magnitudo 4,5 ha fatto davvero paura», ha raccontato il sindaco di Scarperia San Piero, Federico Ignesti che tranquillizza sulla presenza di danni: «Al momento non risultano ai carabinieri che hanno effettuato i primi sopralluoghi, né a me sono arrivate segnalazioni in merito. Intanto, è stato attivato il Centro operativo intercomunale di Protezione Civile».

CHIUSE LE SCUOLE

Rimarranno chiuse le scuole di ogni ordine e grado nei Comuni di Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo e Vicchio. Filippo Carlà Campa, sindaco di Vicchio, ha reso noto che è stato aperto il centro operativo comunale presso il nuovo campo sportivo. Anche a Barberino aperta l’unità di crisi. Alle 7 aprirà anche la sala integrata di Protezione Civile della Città metropolitana e della prefettura di Firenze.

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