La fretta di Mustier e i pentimenti grillini

Ha destato qualche perplessità la celerità con cui il Ceo di Unicredit ha venduto la quota in Mediobanca. Anche perché la scalata di Del Vecchio avrebbe fatto aumentare il prezzo delle azioni. Mentre in casa grillina, Buffagni si mangia le mani per l'endorsement a Luicia Morselli.

La celerità con cui l’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, sta vendendo di tutto negli ultimi mesi forse sta diventando una cattiva consigliera. Il banchiere francese ha da tempo avviato una raffica di dismissioni che stanno restringendo progressivamente il perimetro del gruppo: prima la polacca Pekao, poi Pioneer, la banca ucraina Ukrsotsban, gli immobili, l’impianto eolico di Ocean Breeze in Germania. Oltre all’aumento di capitale da 13 miliardi definito all’inizio del 2017. Poi la gallina dalle uova d’oro Fineco e ora la storica quota posseduta in Mediobanca.

PERCHÉ ACCELERARE LA VENDITA DELLA QUOTA IN MEDIOBANCA?

Al netto della girandola di retroscena sulla battaglia che si giocherà in quel che resta del salotto di Cuccia, nelle sale operative si chiedono: perché Unicredit ha fatto partire mercoledì sera l’accelerated bookbuilding riservato a investitori istituzionali (stessa modalità, per altro, della cessione di Fineco) sull’8,4% della banca di Nagel? Dall’operazione l’istituto di piazza Gae Aulenti ha incassato 785 milioni, con un effetto neutro sul Cet1 e una plusvalenza di circa 50 milioni. Certo, la mossa è stata fatta in un particolare momento di mercato, favorevole alle quotazioni del titolo Mediobanca asceso ai massimi dal 2008 con un rialzo da inizio anno di oltre il 46%. Unicredit aveva in carico la partecipazione a 9,89 euro e ha fatto il collocamento a 10,53 euro per azione, con uno sconto del 2,3% rispetto alla chiusura di fine seduta di giovedì (10,78 euro). 

LE AZIONI SONO DESTINATE AD AUMENTARE ANCORA

Ma se Leonardo Del Vecchio, che pare aver già rastrellato un altro 2,5% arrivando a ridosso del 10% di Mediobanca, riceverà l’autorizzazione della Bce a comprare ancora fino al 20%, il valore delle azioni in Piazzetta è destinato ad aumentare ancora.

LEGGI ANCHE: Unicredit, il tramonto della zarina Louise (e di Elkette)

Non solo. I broker di Kepler Cheuvreux, in un lungo report diffuso a metà ottobre, avevano escluso la cessione del pacchetto Mediobanca prima del 22 novembre, ovvero dopo il nutrito stacco di dividendo, 36 milioni di euro «cui Unicredit  non rinuncerà. Con uno yield del 4,7%, che corrisponde a un payout del 50%, ma che Piazzetta Cuccia può alzare al 60% con il prossimo piano industriale, la cui presentazione è prevista per il 12 novembre», scriveva Kepler. Non facendo i conti con la fretta di Mustier. La stessa che l’ad di Unicredit aveva avuto nel liberarsi di Fineco.

L’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier.

Quando ha venduto l’ultimo pacchetto della ormai ex controllata, sollevando perplessità da parte degli analisti, Mustier si è giustificato dichiarando che il valore era ai massimi e che la plusvalenza incassata con la vendita del 17% della società guida da Alessandro Foti corrispondeva a 17 anni di dividendi. Ma proprio giovedì Fineco ha svelato al mercato una trimestrale con numeri ancora in crescita: +10,8%  dell’utile netto dei nove mesi a 198,1 milioni e 489 milioni di ricavi (+5,2% anno su anno).  E nell’ultimo mese il titolo in Borsa ha guadagnato quasi il 14%.

LUCIA MORSELLI E I PENTIMENTI DEL M5S

«Una manager dura, diretta, che ha eseguito con metodi discutibili il mandato che le era stato dato dalla casa madre ThyssenKrupp», ma anche «un’interlocutrice preparata e di livello», dicono di Lucia Morselli sindacalisti e dipendenti della Ast di Terni dove l’attuale ad di ArcelorMittal Italia ha ricoperto lo stesso ruolo dal luglio 2014 al marzo 2016, in concomitanza con la difficile vertenza che portò a circa 300 esuberi volontari dall’azienda. Eppure, dicono nelle stanze dei palazzi romani, il viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni (in quota cinque stelle), si starebbe mangiando le mani per averla sponsorizzata.

Stefano Buffagni, viceministro M5s al Mise.

Nei mesi scorsi l’aveva addirittura spinta verso una poltrona nel consiglio di amministrazione di StMicroelectronics (carica da oltre 100 mila euro l’anno, si dice) al posto di Claudia Bugno, già nello staff dell’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria. D’altra parte Morselli è anche «co-programme leader del corso di laurea magistrale in Gestione Aziendale – Business Management» della Link Campus University di Vincenzo Scotti, fucina dell’establishment grillino.  

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La fretta di Mustier e i pentimenti grillini

Ha destato qualche perplessità la celerità con cui il Ceo di Unicredit ha venduto la quota in Mediobanca. Anche perché la scalata di Del Vecchio avrebbe fatto aumentare il prezzo delle azioni. Mentre in casa grillina, Buffagni si mangia le mani per l'endorsement a Luicia Morselli.

La celerità con cui l’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, sta vendendo di tutto negli ultimi mesi forse sta diventando una cattiva consigliera. Il banchiere francese ha da tempo avviato una raffica di dismissioni che stanno restringendo progressivamente il perimetro del gruppo: prima la polacca Pekao, poi Pioneer, la banca ucraina Ukrsotsban, gli immobili, l’impianto eolico di Ocean Breeze in Germania. Oltre all’aumento di capitale da 13 miliardi definito all’inizio del 2017. Poi la gallina dalle uova d’oro Fineco e ora la storica quota posseduta in Mediobanca.

PERCHÉ ACCELERARE LA VENDITA DELLA QUOTA IN MEDIOBANCA?

Al netto della girandola di retroscena sulla battaglia che si giocherà in quel che resta del salotto di Cuccia, nelle sale operative si chiedono: perché Unicredit ha fatto partire mercoledì sera l’accelerated bookbuilding riservato a investitori istituzionali (stessa modalità, per altro, della cessione di Fineco) sull’8,4% della banca di Nagel? Dall’operazione l’istituto di piazza Gae Aulenti ha incassato 785 milioni, con un effetto neutro sul Cet1 e una plusvalenza di circa 50 milioni. Certo, la mossa è stata fatta in un particolare momento di mercato, favorevole alle quotazioni del titolo Mediobanca asceso ai massimi dal 2008 con un rialzo da inizio anno di oltre il 46%. Unicredit aveva in carico la partecipazione a 9,89 euro e ha fatto il collocamento a 10,53 euro per azione, con uno sconto del 2,3% rispetto alla chiusura di fine seduta di giovedì (10,78 euro). 

LE AZIONI SONO DESTINATE AD AUMENTARE ANCORA

Ma se Leonardo Del Vecchio, che pare aver già rastrellato un altro 2,5% arrivando a ridosso del 10% di Mediobanca, riceverà l’autorizzazione della Bce a comprare ancora fino al 20%, il valore delle azioni in Piazzetta è destinato ad aumentare ancora.

LEGGI ANCHE: Unicredit, il tramonto della zarina Louise (e di Elkette)

Non solo. I broker di Kepler Cheuvreux, in un lungo report diffuso a metà ottobre, avevano escluso la cessione del pacchetto Mediobanca prima del 22 novembre, ovvero dopo il nutrito stacco di dividendo, 36 milioni di euro «cui Unicredit  non rinuncerà. Con uno yield del 4,7%, che corrisponde a un payout del 50%, ma che Piazzetta Cuccia può alzare al 60% con il prossimo piano industriale, la cui presentazione è prevista per il 12 novembre», scriveva Kepler. Non facendo i conti con la fretta di Mustier. La stessa che l’ad di Unicredit aveva avuto nel liberarsi di Fineco.

L’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier.

Quando ha venduto l’ultimo pacchetto della ormai ex controllata, sollevando perplessità da parte degli analisti, Mustier si è giustificato dichiarando che il valore era ai massimi e che la plusvalenza incassata con la vendita del 17% della società guida da Alessandro Foti corrispondeva a 17 anni di dividendi. Ma proprio giovedì Fineco ha svelato al mercato una trimestrale con numeri ancora in crescita: +10,8%  dell’utile netto dei nove mesi a 198,1 milioni e 489 milioni di ricavi (+5,2% anno su anno).  E nell’ultimo mese il titolo in Borsa ha guadagnato quasi il 14%.

LUCIA MORSELLI E I PENTIMENTI DEL M5S

«Una manager dura, diretta, che ha eseguito con metodi discutibili il mandato che le era stato dato dalla casa madre ThyssenKrupp», ma anche «un’interlocutrice preparata e di livello», dicono di Lucia Morselli sindacalisti e dipendenti della Ast di Terni dove l’attuale ad di ArcelorMittal Italia ha ricoperto lo stesso ruolo dal luglio 2014 al marzo 2016, in concomitanza con la difficile vertenza che portò a circa 300 esuberi volontari dall’azienda. Eppure, dicono nelle stanze dei palazzi romani, il viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni (in quota cinque stelle), si starebbe mangiando le mani per averla sponsorizzata.

Stefano Buffagni, viceministro M5s al Mise.

Nei mesi scorsi l’aveva addirittura spinta verso una poltrona nel consiglio di amministrazione di StMicroelectronics (carica da oltre 100 mila euro l’anno, si dice) al posto di Claudia Bugno, già nello staff dell’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria. D’altra parte Morselli è anche «co-programme leader del corso di laurea magistrale in Gestione Aziendale – Business Management» della Link Campus University di Vincenzo Scotti, fucina dell’establishment grillino.  

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La fretta di Mustier e i pentimenti grillini

Ha destato qualche perplessità la celerità con cui il Ceo di Unicredit ha venduto la quota in Mediobanca. Anche perché la scalata di Del Vecchio avrebbe fatto aumentare il prezzo delle azioni. Mentre in casa grillina, Buffagni si mangia le mani per l'endorsement a Luicia Morselli.

La celerità con cui l’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, sta vendendo di tutto negli ultimi mesi forse sta diventando una cattiva consigliera. Il banchiere francese ha da tempo avviato una raffica di dismissioni che stanno restringendo progressivamente il perimetro del gruppo: prima la polacca Pekao, poi Pioneer, la banca ucraina Ukrsotsban, gli immobili, l’impianto eolico di Ocean Breeze in Germania. Oltre all’aumento di capitale da 13 miliardi definito all’inizio del 2017. Poi la gallina dalle uova d’oro Fineco e ora la storica quota posseduta in Mediobanca.

PERCHÉ ACCELERARE LA VENDITA DELLA QUOTA IN MEDIOBANCA?

Al netto della girandola di retroscena sulla battaglia che si giocherà in quel che resta del salotto di Cuccia, nelle sale operative si chiedono: perché Unicredit ha fatto partire mercoledì sera l’accelerated bookbuilding riservato a investitori istituzionali (stessa modalità, per altro, della cessione di Fineco) sull’8,4% della banca di Nagel? Dall’operazione l’istituto di piazza Gae Aulenti ha incassato 785 milioni, con un effetto neutro sul Cet1 e una plusvalenza di circa 50 milioni. Certo, la mossa è stata fatta in un particolare momento di mercato, favorevole alle quotazioni del titolo Mediobanca asceso ai massimi dal 2008 con un rialzo da inizio anno di oltre il 46%. Unicredit aveva in carico la partecipazione a 9,89 euro e ha fatto il collocamento a 10,53 euro per azione, con uno sconto del 2,3% rispetto alla chiusura di fine seduta di giovedì (10,78 euro). 

LE AZIONI SONO DESTINATE AD AUMENTARE ANCORA

Ma se Leonardo Del Vecchio, che pare aver già rastrellato un altro 2,5% arrivando a ridosso del 10% di Mediobanca, riceverà l’autorizzazione della Bce a comprare ancora fino al 20%, il valore delle azioni in Piazzetta è destinato ad aumentare ancora.

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Non solo. I broker di Kepler Cheuvreux, in un lungo report diffuso a metà ottobre, avevano escluso la cessione del pacchetto Mediobanca prima del 22 novembre, ovvero dopo il nutrito stacco di dividendo, 36 milioni di euro «cui Unicredit  non rinuncerà. Con uno yield del 4,7%, che corrisponde a un payout del 50%, ma che Piazzetta Cuccia può alzare al 60% con il prossimo piano industriale, la cui presentazione è prevista per il 12 novembre», scriveva Kepler. Non facendo i conti con la fretta di Mustier. La stessa che l’ad di Unicredit aveva avuto nel liberarsi di Fineco.

L’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier.

Quando ha venduto l’ultimo pacchetto della ormai ex controllata, sollevando perplessità da parte degli analisti, Mustier si è giustificato dichiarando che il valore era ai massimi e che la plusvalenza incassata con la vendita del 17% della società guida da Alessandro Foti corrispondeva a 17 anni di dividendi. Ma proprio giovedì Fineco ha svelato al mercato una trimestrale con numeri ancora in crescita: +10,8%  dell’utile netto dei nove mesi a 198,1 milioni e 489 milioni di ricavi (+5,2% anno su anno).  E nell’ultimo mese il titolo in Borsa ha guadagnato quasi il 14%.

LUCIA MORSELLI E I PENTIMENTI DEL M5S

«Una manager dura, diretta, che ha eseguito con metodi discutibili il mandato che le era stato dato dalla casa madre ThyssenKrupp», ma anche «un’interlocutrice preparata e di livello», dicono di Lucia Morselli sindacalisti e dipendenti della Ast di Terni dove l’attuale ad di ArcelorMittal Italia ha ricoperto lo stesso ruolo dal luglio 2014 al marzo 2016, in concomitanza con la difficile vertenza che portò a circa 300 esuberi volontari dall’azienda. Eppure, dicono nelle stanze dei palazzi romani, il viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni (in quota cinque stelle), si starebbe mangiando le mani per averla sponsorizzata.

Stefano Buffagni, viceministro M5s al Mise.

Nei mesi scorsi l’aveva addirittura spinta verso una poltrona nel consiglio di amministrazione di StMicroelectronics (carica da oltre 100 mila euro l’anno, si dice) al posto di Claudia Bugno, già nello staff dell’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria. D’altra parte Morselli è anche «co-programme leader del corso di laurea magistrale in Gestione Aziendale – Business Management» della Link Campus University di Vincenzo Scotti, fucina dell’establishment grillino.  

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La fretta di Mustier e i pentimenti grillini

Ha destato qualche perplessità la celerità con cui il Ceo di Unicredit ha venduto la quota in Mediobanca. Anche perché la scalata di Del Vecchio avrebbe fatto aumentare il prezzo delle azioni. Mentre in casa grillina, Buffagni si mangia le mani per l'endorsement a Luicia Morselli.

La celerità con cui l’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, sta vendendo di tutto negli ultimi mesi forse sta diventando una cattiva consigliera. Il banchiere francese ha da tempo avviato una raffica di dismissioni che stanno restringendo progressivamente il perimetro del gruppo: prima la polacca Pekao, poi Pioneer, la banca ucraina Ukrsotsban, gli immobili, l’impianto eolico di Ocean Breeze in Germania. Oltre all’aumento di capitale da 13 miliardi definito all’inizio del 2017. Poi la gallina dalle uova d’oro Fineco e ora la storica quota posseduta in Mediobanca.

PERCHÉ ACCELERARE LA VENDITA DELLA QUOTA IN MEDIOBANCA?

Al netto della girandola di retroscena sulla battaglia che si giocherà in quel che resta del salotto di Cuccia, nelle sale operative si chiedono: perché Unicredit ha fatto partire mercoledì sera l’accelerated bookbuilding riservato a investitori istituzionali (stessa modalità, per altro, della cessione di Fineco) sull’8,4% della banca di Nagel? Dall’operazione l’istituto di piazza Gae Aulenti ha incassato 785 milioni, con un effetto neutro sul Cet1 e una plusvalenza di circa 50 milioni. Certo, la mossa è stata fatta in un particolare momento di mercato, favorevole alle quotazioni del titolo Mediobanca asceso ai massimi dal 2008 con un rialzo da inizio anno di oltre il 46%. Unicredit aveva in carico la partecipazione a 9,89 euro e ha fatto il collocamento a 10,53 euro per azione, con uno sconto del 2,3% rispetto alla chiusura di fine seduta di giovedì (10,78 euro). 

LE AZIONI SONO DESTINATE AD AUMENTARE ANCORA

Ma se Leonardo Del Vecchio, che pare aver già rastrellato un altro 2,5% arrivando a ridosso del 10% di Mediobanca, riceverà l’autorizzazione della Bce a comprare ancora fino al 20%, il valore delle azioni in Piazzetta è destinato ad aumentare ancora.

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Non solo. I broker di Kepler Cheuvreux, in un lungo report diffuso a metà ottobre, avevano escluso la cessione del pacchetto Mediobanca prima del 22 novembre, ovvero dopo il nutrito stacco di dividendo, 36 milioni di euro «cui Unicredit  non rinuncerà. Con uno yield del 4,7%, che corrisponde a un payout del 50%, ma che Piazzetta Cuccia può alzare al 60% con il prossimo piano industriale, la cui presentazione è prevista per il 12 novembre», scriveva Kepler. Non facendo i conti con la fretta di Mustier. La stessa che l’ad di Unicredit aveva avuto nel liberarsi di Fineco.

L’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier.

Quando ha venduto l’ultimo pacchetto della ormai ex controllata, sollevando perplessità da parte degli analisti, Mustier si è giustificato dichiarando che il valore era ai massimi e che la plusvalenza incassata con la vendita del 17% della società guida da Alessandro Foti corrispondeva a 17 anni di dividendi. Ma proprio giovedì Fineco ha svelato al mercato una trimestrale con numeri ancora in crescita: +10,8%  dell’utile netto dei nove mesi a 198,1 milioni e 489 milioni di ricavi (+5,2% anno su anno).  E nell’ultimo mese il titolo in Borsa ha guadagnato quasi il 14%.

LUCIA MORSELLI E I PENTIMENTI DEL M5S

«Una manager dura, diretta, che ha eseguito con metodi discutibili il mandato che le era stato dato dalla casa madre ThyssenKrupp», ma anche «un’interlocutrice preparata e di livello», dicono di Lucia Morselli sindacalisti e dipendenti della Ast di Terni dove l’attuale ad di ArcelorMittal Italia ha ricoperto lo stesso ruolo dal luglio 2014 al marzo 2016, in concomitanza con la difficile vertenza che portò a circa 300 esuberi volontari dall’azienda. Eppure, dicono nelle stanze dei palazzi romani, il viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni (in quota cinque stelle), si starebbe mangiando le mani per averla sponsorizzata.

Stefano Buffagni, viceministro M5s al Mise.

Nei mesi scorsi l’aveva addirittura spinta verso una poltrona nel consiglio di amministrazione di StMicroelectronics (carica da oltre 100 mila euro l’anno, si dice) al posto di Claudia Bugno, già nello staff dell’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria. D’altra parte Morselli è anche «co-programme leader del corso di laurea magistrale in Gestione Aziendale – Business Management» della Link Campus University di Vincenzo Scotti, fucina dell’establishment grillino.  

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La fretta di Mustier e i pentimenti grillini

Ha destato qualche perplessità la celerità con cui il Ceo di Unicredit ha venduto la quota in Mediobanca. Anche perché la scalata di Del Vecchio avrebbe fatto aumentare il prezzo delle azioni. Mentre in casa grillina, Buffagni si mangia le mani per l'endorsement a Luicia Morselli.

La celerità con cui l’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, sta vendendo di tutto negli ultimi mesi forse sta diventando una cattiva consigliera. Il banchiere francese ha da tempo avviato una raffica di dismissioni che stanno restringendo progressivamente il perimetro del gruppo: prima la polacca Pekao, poi Pioneer, la banca ucraina Ukrsotsban, gli immobili, l’impianto eolico di Ocean Breeze in Germania. Oltre all’aumento di capitale da 13 miliardi definito all’inizio del 2017. Poi la gallina dalle uova d’oro Fineco e ora la storica quota posseduta in Mediobanca.

PERCHÉ ACCELERARE LA VENDITA DELLA QUOTA IN MEDIOBANCA?

Al netto della girandola di retroscena sulla battaglia che si giocherà in quel che resta del salotto di Cuccia, nelle sale operative si chiedono: perché Unicredit ha fatto partire mercoledì sera l’accelerated bookbuilding riservato a investitori istituzionali (stessa modalità, per altro, della cessione di Fineco) sull’8,4% della banca di Nagel? Dall’operazione l’istituto di piazza Gae Aulenti ha incassato 785 milioni, con un effetto neutro sul Cet1 e una plusvalenza di circa 50 milioni. Certo, la mossa è stata fatta in un particolare momento di mercato, favorevole alle quotazioni del titolo Mediobanca asceso ai massimi dal 2008 con un rialzo da inizio anno di oltre il 46%. Unicredit aveva in carico la partecipazione a 9,89 euro e ha fatto il collocamento a 10,53 euro per azione, con uno sconto del 2,3% rispetto alla chiusura di fine seduta di giovedì (10,78 euro). 

LE AZIONI SONO DESTINATE AD AUMENTARE ANCORA

Ma se Leonardo Del Vecchio, che pare aver già rastrellato un altro 2,5% arrivando a ridosso del 10% di Mediobanca, riceverà l’autorizzazione della Bce a comprare ancora fino al 20%, il valore delle azioni in Piazzetta è destinato ad aumentare ancora.

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Non solo. I broker di Kepler Cheuvreux, in un lungo report diffuso a metà ottobre, avevano escluso la cessione del pacchetto Mediobanca prima del 22 novembre, ovvero dopo il nutrito stacco di dividendo, 36 milioni di euro «cui Unicredit  non rinuncerà. Con uno yield del 4,7%, che corrisponde a un payout del 50%, ma che Piazzetta Cuccia può alzare al 60% con il prossimo piano industriale, la cui presentazione è prevista per il 12 novembre», scriveva Kepler. Non facendo i conti con la fretta di Mustier. La stessa che l’ad di Unicredit aveva avuto nel liberarsi di Fineco.

L’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier.

Quando ha venduto l’ultimo pacchetto della ormai ex controllata, sollevando perplessità da parte degli analisti, Mustier si è giustificato dichiarando che il valore era ai massimi e che la plusvalenza incassata con la vendita del 17% della società guida da Alessandro Foti corrispondeva a 17 anni di dividendi. Ma proprio giovedì Fineco ha svelato al mercato una trimestrale con numeri ancora in crescita: +10,8%  dell’utile netto dei nove mesi a 198,1 milioni e 489 milioni di ricavi (+5,2% anno su anno).  E nell’ultimo mese il titolo in Borsa ha guadagnato quasi il 14%.

LUCIA MORSELLI E I PENTIMENTI DEL M5S

«Una manager dura, diretta, che ha eseguito con metodi discutibili il mandato che le era stato dato dalla casa madre ThyssenKrupp», ma anche «un’interlocutrice preparata e di livello», dicono di Lucia Morselli sindacalisti e dipendenti della Ast di Terni dove l’attuale ad di ArcelorMittal Italia ha ricoperto lo stesso ruolo dal luglio 2014 al marzo 2016, in concomitanza con la difficile vertenza che portò a circa 300 esuberi volontari dall’azienda. Eppure, dicono nelle stanze dei palazzi romani, il viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni (in quota cinque stelle), si starebbe mangiando le mani per averla sponsorizzata.

Stefano Buffagni, viceministro M5s al Mise.

Nei mesi scorsi l’aveva addirittura spinta verso una poltrona nel consiglio di amministrazione di StMicroelectronics (carica da oltre 100 mila euro l’anno, si dice) al posto di Claudia Bugno, già nello staff dell’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria. D’altra parte Morselli è anche «co-programme leader del corso di laurea magistrale in Gestione Aziendale – Business Management» della Link Campus University di Vincenzo Scotti, fucina dell’establishment grillino.  

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