Caso Cucchi, due carabinieri imputati parte civile contro i colleghi

Colombo Labriola e Francesco Di Sano, coinvolti nel processo sui depistaggi, sostengono di essere stati «costretti a obbedire agli ordini»,

Due carabinieri imputati al processo sui depistaggi per la morte di Stefano Cucchi hanno annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nei confronti di altri due loro colleghi co-imputati per il reato di falso ideologico. Si tratta di Colombo Labriola e Francesco Di Sano, che intendono costituirsi parte civile nei confronti di Francesco Cavallo e Luciano Soligo, entrambi tenente colonnello e loro superiori in grado, dai quali – secondo i legali – avrebbero ricevuto disposizioni di modifica di alcuni atti. «L’ordine fu dato da chi, insistendo sulla modifica, sapeva qualcosa di più costringendo gli altri a eseguirla» – ha detto uno dei loro legali in aula. «Loro hanno subito un danno di immagine, come è successo per gli agenti della polizia penitenziaria».

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Ilaria Cucchi minacciata di morte sui social

Il post è stato pubblicato da un account riconducibile a un sostenitore della Lega. Che in passato aveva invocato attentati a moschee e al parlamento europeo. La sorella di Stefano: «Vorrei sapere Salvini cosa ne pensa».

Una pallottola in testa. È l’auspicio contenuto in un messaggio di morte indirizzato via social a Ilaria Cucchi. A denunciarlo, il 23 novembre, è stata la stessa sorella di Stefano su Facebook, dove ha allegato l’immagine del post di un utente che a 24 ore dall’annuncio della querela nei confronti del leader della Lega ha scritto: «Qualcuno le metterà una palla in testa prima o poi». «Chiedo a Matteo Salvini e a tutti gli iscritti alla Lega», ha commentato Ilaria, «cosa pensano di questo post. Dato che viene da un soggetto che ha un profilo nel quale si dichiara loro sostenitore. Non posso far altro che denunciare ma mi rendo conto che di fronte a tutto questo io e la mia famiglia siamo senza tutela».

UN ACCOUNT SOSPESO DA FACEBOOK PIÙ DI UNA VOLTA

Il post, che a quanto si apprende è stato segnalato alla polizia, è stato pubblicato da un account non nuovo a frasi minatorie nei confronti di Ilaria. «Insistendo, insistendo otterrà quello che vorrà», si legge in un altro post corredato dall’emoticon di un diavolo.

insistendo insistendo otterrà quello che merita😈

Posted by Valerio Melchila on Tuesday, November 19, 2019

Innumerevoli quelli contro il movimento delle Sardine e a favore della Lega e del suo leader Salvini. In un paio di messaggi, il titolare dell’account auspicava un attentato alle moschee o al parlamento europeo tanto da essere stato sospeso da Facebook più di una volta.

La droga fa male sempre e comunque, spero di non essere denunciato se il sabato pomeriggio denuncio che la droga fa male

Matteo Salvini

Salvini, da parte sua, il 23 novembre è tornato sul caso di Stefano Cucchi, pur senza citarlo, ribadendo un concetto che tanto aveva fatto discutere in seguito alla condanna di tre carabinieri per l’omicidio preterintenzionale del geometra romano, morto nell’ottobre del 2009: «La droga fa male sempre e comunque, spero di non essere denunciato se il sabato pomeriggio denuncio che la droga fa male, sempre e comunque», ha detto il leader della Lega.

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Ilaria Cucchi annuncia la querela a Salvini

In un post su Facebook confermata la volontà espressa nei giorni scorsi. Dopo la sentenza di condanna per i carabinieri l'ex ministro aveva detto: «Questo caso conferma che la droga fa male».

Le ipotesi circolate nei giorni scorsi hanno trovato conferma in un post su Facebook, pubblicato nella giornata del 18 novembre. Ilaria Cucchi presenterà una querela per le affermazioni fatte dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini dopo la sentenza con cui la Corte d’Assise ha condannato cinque carabinieri, due per omicidio preterintenzionale, in relazione alla morte del fratello Stefano.

IL COMMENTO DI SALVINI SUBITO DOPO LA SENTENZA

Salvini aveva detto che il caso del giovane geometra romano «dimostra che la droga fa male». Facebook non oscura «i commenti e i post di insulti e minacce e falsità che, molto bene organizzati, sono comparsi sui social dopo la presa di posizione pubblica dell’ex ministro», ha scritto Ilaria, aggiungendo, «mi piacerebbe tanto che l’attuale ministro dell’Interno sostituisse la costituzione di parte civile fatta proprio da Salvini con la propria. Non sono un avvocato, ma forse potrebbe essere possibile».

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Ilaria Cucchi ha detto che potrebbe querelare Salvini

La sorella del geometra romano ha annunciato che la famiglia potrebbe citare in giudizio l'ex ministro per le sue parole dopo la sentenza di condanna dei carabinieri.

«Che c’entra la droga? Salvini perde sempre l’occasione per stare zitto». È stato il commento di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, in diretta a Circo Massimo, su Radio Capital, dopo che commentando la sentenza di condanna per i carabinieri ritenuti responsabili della morte di Stefano Cucchi, il leader leghista Matteo Salvini aveva detto che rispetta la famiglia ma il caso «dimostra che la droga fa male».

«CI BATTEREMO CONTRO QUESTI PREGIUDIZI»

«Anch’io», ha aggiunto Ilaria, «da madre sono contro la droga, ma Stefano non è morto di droga. Contro questo pregiudizio e contro questi personaggi ci siamo dovuti battere per anni. Tanti di questi personaggi sono stati chiamati a rispondere in un’aula di giustizia, e non escludo che il prossimo possa essere proprio Salvini».

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Il giorno della verità sul caso Cucchi: due sentenze in arrivo

Una riguarda cinque carabinieri, accusati a vario titolo di omicidio preterintenzionale, abuso di autorità e falso. L'altra i medici del Pertini, prima condannati e poi assolti. Entrambe sono attese il 14 novembre.

Giovedì 14 novembre può essere il giorno della verità sul caso di Stefano Cucchi. Sono infatti attese due sentenze relative alla vicenda della morte del geometra romano, arrestato per droga nell’ottobre 2009 e deceduto una settimana dopo in ospedale. Due collegi di giudici scriveranno agli atti la loro idea processuale in altrettanti processi: quello che vede sul banco degli imputati cinque carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale, e quello che ancora una volta vede sul banco degli imputati cinque medici del reparto di detenzione dell’Ospedale Pertini di Roma dove Cucchi morì. Un terzo processo, istruito nei confronti di otto alti ufficiali dell’Arma per i depistaggi che secondo l’accusa sarebbero stati compiuti nel 2009 e nel 2015, ancora non è ufficialmente avviato nella sua fase istruttoria dibattimentale, anche a causa dell’astensione del giudice designato.

IL PROCESSO AI CARABINIERI: ACCUSE DI OMICIDIO PRETERINTENZIONALE E FALSO

Il 14 novembre la prima Corte d’Assise, presieduta da Vincenzo Capozza, nell’Aula bunker del carcere romano di Rebibbia, si appresta a pronunciare la sentenza nei confronti di cinque carabinieri per i quali il pm Giovanni Musarò ha chiesto condanne «importanti». Per l’accusa di omicidio preterintenzionale e abuso d’autorità il rappresentante dell’accusa ha chiesto la condanna dei carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 18 anni di reclusione ciascuno; per il carabiniere Francesco Tedesco, imputato-accusatore, ha chiesto l’assoluzione dall’omicidio preterintenzionale e tre anni e mezzo di reclusione per l’accusa di falso; otto anni di reclusione per falso sono stati richiesti per il maresciallo Roberto Mandolini; mentre per l’ulteriore imputazione di calunnia, contestata al carabiniere Vincenzo Nicolardi e ai colleghi Tedesco e Mandolini, il pm ha sollecitato una sentenza di non procedibilità per prescrizione del reato. In sostanza, questo processo riguarda il pestaggio che Cucchi avrebbe subito la notte del suo arresto, tanto violento da portarlo una settimana dopo alla morte.

IL PROCESSO AI MEDICI: LA CONDANNA, L’ASSOLUZIONE, IL RINVIO IN CASSAZIONE

Diverso è il processo ai medici del Pertini, che ha avuto un iter tortuoso. L’attività giudiziaria ha interessato il primario del Reparto di medicina protetta dell’Ospedale Pertini, Aldo Fierro, e altri quattro medici, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo. Tutti furono portati a processo inizialmente per l’accusa di abbandono d’incapace (nello stesso processo c’erano imputati anche tre infermieri e tre agenti della Polizia penitenziaria, assolti in via definitiva). Condannati nel giugno 2013 per il reato di omicidio colposo, gli stessi medici furono successivamente assolti in Appello. E da lì iniziò una nuova vita processuale fatta di un primo intervento della Cassazione che rimandò indietro il processo. I nuovi giudici confermarono quell’assoluzione e la Cassazione rinviò per una nuova attività dibattimentale affidata alla Corte d’Assise d’Appello presieduta da Tommaso Picazio. Il procuratore generale Mario Remus ha chiesto una dichiarazione di prescrizione, i difensori l’assoluzione. Il 14 novembre anche per loro è attesa la sentenza.

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Depistaggi sul caso Cucchi, il giudice è un ex carabiniere

Comincia con un colpo di scena il processo che vede imputati otto membri dell'Arma.

Comincia con un colpo di scena il processo che riguarda i depistaggi sul caso Cucchi, il giovane detenuto morto nel 2009 all’ospedale Pertini di Roma. In apertura dell’udienza il giudice, Federico Bonagalvagno, si è astenuto dal processo, che vede imputati otto carabinieri. Bonagalvagno ha giustificato la sua astensione spiegando di essere un ex carabiniere attualmente in congedo.

I legali dei familiari di Cucchi hanno chiesto al giudice di astenersi dopo aver appreso che aveva organizzato convegni a cui avevano partecipato alti ufficiali dell’Arma

La decisione di Bonagalvagno è legata all’iniziativa dei legali dei familiari di Stefano Cucchi che avevano chiesto al giudice monocratico di astenersi dopo aver appreso da fonti aperte che Bonagalvagno aveva organizzato convegni a cui avevano partecipato alti ufficiali dell’Arma. Il nuovo giudice monocratico nominato è Giulia Cavallone.

GLI OTTO CARABINIERI IMPUTATI

Gli otto imputati sono tutti carabinieri, tra cui alti ufficiali, accusati a vario titolo e a seconda delle posizioni di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Si tratta del generale Alessandro Casarsa, all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, e altre sette carabinieri: Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma; Francesco Cavallo, ex tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, che era maggiore dell’Arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, allora in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei Carabinieri; Luca De Cianni, accusato di falso e di calunnia. Al processo non erano presenti Ilaria Cucchi e l’avvocato Fabio Anselmo.

IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA SI COSTITUISCE PARTE CIVILE

Il ministero della Giustizia ha presentato istanza di costituzione di parte civile. Tra le parti civili già costituite, la presidenza del Consiglio dei ministri e l’Arma. Nel frattempo, si sta svolgendo l’ultima udienza al processo che riguarda la morte di Cucchi, che vede imputati cinque carabinieri, tra cui tre per omicidio preterintenzionale, la cui sentenza è prevista giovedì 14 novembre.

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