Il piano di Elkann per trasformare il gruppo Gedi

Maurizio Scanavino nuovo direttore generale al posto di Laura Cioli, che resta ad fino al completamento della vendita di Cir a Exor. La nuova gestione punterà tutto sulla transizione al digitale. L'obiettivo: raddoppio degli utenti in «pochi mesi».

«Per il settore sono stati anni molto difficili. Per rispondere a queste difficoltà abbiamo deciso di impegnarci in un progetto in cui personalmente credo tantissimo. Un progetto non nostalgico, ma che anzi guarda avanti per accelerare le trasformazioni in Gedi», ha spiegato John Elkann alla redazione della Stampa, nel giorno in cui Laura Cioli ha lasciato il ruolo di direttore generale che il cda ha affidato a Maurizio Scanavino. Cioli mantiene invece la carica di amministratore delegato fino all’esecuzione della cessione della quota detenuta da Cir in Gedi a Exor.

Scanavino – già direttore generale di Itedi e poi amministratore delegato di Gnn, per la divisione La Stampa e Il Secolo XIX – ha messo l’accento sulla transizione digitale: «L’informazione digitale a pagamento sarà la nostra principale sfida: in molti Paesi e anche in Europa il passaggio al digitale sta avvenendo con successo e si stanno consolidando modelli editoriali sostenibili».

Oltre ai casi di successo come il New York Times, ricorda Scanavino «il gruppo svedese Bonnier e gli svizzeri di Tamedia hanno superato i 300 mila abbonati digitali e Le Monde ha annunciato la scorsa settimana la previsione di arrivare a 230 mila a fine anno. I quotidiani del gruppo Gedi hanno superato i 100 mila e dobbiamo puntare a raddoppiarli nei prossimi mesi, facendo leva sul grande potenziale delle nostre testate. Repubblica ha superato i 3 milioni di audience complessiva nel giorno medio ed ha una community di quasi 7 milioni di fan, mentre La Stampa ne conta 1,1 milioni e 2,5 milioni di fan».

«Il futuro è nelle nostre mani», ha spiegato Elkann, «dipende da come ciascuno di noi saprà cogliere la sfida della trasformazione. L’obiettivo è generare maggiore interesse nei lettori, quelli di oggi e quelli di domani, creando prodotti di grande qualità. Siamo portatori di un giornalismo serio, indipendente e fatto con grande senso di responsabilità: e questo continuerà a essere il nostro punto di riferimento. Dobbiamo cambiare la nostra prospettiva e affrontare il 2020 come una grande opportunità: l’occasione per ritornare a cogliere nuove soddisfazioni».

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Cos’ha deciso la holding dei De Benedetti sulla vendita di Gedi

Accordo con Exor per la cessione delle quote di Cir nel gruppo editoriale (43,78%) al prezzo di 0,46 euro per azione, per un controvalore pari a 102,4 milioni di euro.

Al termine di un cda durato tutta la giornata, la finanziaria controllata dai De Benedetti (Cir) ha firmato un accordo per la cessione a Exor (famiglia Agnelli) della sua partecipazione nel Gruppo Gedi al prezzo di 0,46 euro per azione, per un controvalore pari a 102,4 milioni di euro. Si tratta di quasi il doppio della cifra (0,25 euro ad azione) offerta a metà ottobre da Carlo De Benedetti per riprendere dai figli il controllo del gruppo editoriale. Al termine dell’operazione, da realizzare tramite una società di nuova costituzione, verrà lanciata un’opa allo stesso prezzo. Cir reinvestirà nella nuova società per una quota pari al 5% di Gedi.

ELKANN: «PROGETTO EDITORIALE RIGOROSO»

«Con questa operazione ci impegniamo in un progetto imprenditoriale rigoroso, per accompagnare Gedi ad affrontare le sfide del futuro», ha detto John Elkann, presidente e amministratore delegato di Exor.

RODOLFO DE BENEDETTI: «TESTIMONE A UN AZIONISTA DI LIVELLO»

«Passiamo il testimone ad un azionista di primissimo livello, che da più di due anni partecipa alla vita della Società, che conosce l’editoria e le sue sfide, che in essa ha già investito in anni recenti e che anche grazie alla propria proiezione internazionale saprà sostenere il gruppo nel processo di trasformazione digitale in cui esso, come tutto il settore, è immerso», è stato il commento del presidente di Cir, Rodolfo De Benedetti.

IL GRUPPO GEDI

Gedi è il primo editore di quotidiani in Italia, con La Repubblica, La Stampa e 13 testate locali, edita periodici tra cui il settimanale L’Espresso, è leader per audience nell’informazione digitale ed è uno dei principali gruppi nel settore radiofonico, con tre emittenti nazionali, tra cui Radio Deejay. Opera, inoltre, nel settore della raccolta pubblicitaria, tramite la concessionaria Manzoni, per i propri mezzi e per editori terzi.

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Elkann si compra Gedi dai De Benedetti

I fratelli hanno deciso di vendere il gruppo che edita Repubblica, La Stampa e l'Espresso al rampollo Agnelli. Lunedì il cda.

I fratelli De Benedetti hanno deciso di vendere il gruppo Gedi (Repubblica, Stampa, Espresso) a John Elkann. Cir, la finanziaria della famiglia De Benedetti, è in trattativa con Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, per vendere la quota di controllo del gruppo. Lo ha reso noto la Cir in una nota. Il cda di Cir è convocato per lunedì 2 dicembre. L’affare è stato deciso il 28 novembre a Milano e la cifra messa sul piatto dal presidente di Fca sarebbe stata di quelle che non si possono rifiutare. Il rampollo della famiglia Agnelli è già azionista al 6,2% del gruppo Gedi. Secondo Dagospia, Carlo De Benedetti potrebbe essere intenzionato a ricomprarsi Repubblica da Elkann.

LA FAIDA NELLA FAMIGLIA DE BENEDETTI

Si chiude così la faida famigliare iniziata a ottobre che ha visto il padre attaccare i figli e la loro capacità imprenditoriale. L’11 ottobre l’Ingegnere aveva presentato un’offerta di acquisto cash del 29,9% delle azioni del gruppo. Il cda aveva rifiutato l’offerta. Da tempo i De Benedetti e Elkann meditavano di incontrarsi per decidere sul futuro di una aggregazione rimasta in gran parte sulla carta. Ma l’irrompere sulla scena dell’Ingegnere aveva scompaginato (evidentemente accelerando) i piani.

«I MIEI FIGLI NON SANNO FARE GLI EDITORI»

«I miei figli», aveva dichiarato allora De Benedetti senior, «sanno fare bene altri mestieri. Ma non hanno la passione per fare gli editori. Non hanno neanche la competenza; ma prima di tutto non hanno la passione. (…) La grande ingenuità dei miei figli è continuare da tempo a cercare un compratore per il gruppo. Una ricerca inutile: in Italia un compratore non c’è». Alla fine l’hanno trovato proprio nel loro socio.

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