L’autore dell’autobiografia di Papa Francesco: “Ammirava Ratzinger, qualcuno ha provato a metterli contro”


L'intervista di Fanpage.it a Fabio Marchese Ragona, co-autore del libro "Life. La mia storia nella Storia": "Papa Francesco lo definirei un uomo libero. ho percepito un grande entusiasmo sulle cose da fare. Segno che non pensa minimamente di lasciare il Pontificato. E me lo ha anche confermato che non ha questo pensiero. Il rapporto con Ratzinger? Gli voleva davvero bene".
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Papa Francesco e l’autobiografia: “Se avessi fatto il missionario, qualcuno in Vaticano starebbe meglio”


"Non mi fu dato il permesso di andare in Giappone. Chissà! La mia vita avrebbe imboccato una strada diversa e magari qualcuno in Vaticano sarebbe stato meglio di adesso” ha raccontato Papa Francesco nella sua autobiografia “Life. La mia storia nella Storia”, in uscita nei prossimi mesi. Il volume ripercorre la storia del Pontefice fino ai giorni nostri.
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Kiev contro il Papa: “Nessuno chiese di negoziare con Hitler”. Vaticano: “Negoziato non è resa”


La riposta a Bergoglio arriva direttamente dall'ambasciata ucraina presso la Santa Sede che, con un post pubblico sui social, rigetta senza mezzi termini le richieste di Papa Francesco. Dal Vaticano precisano: "Il Papa usa il termine bandiera bianca per indicare un negoziato”. Mosca: "Il Pontefice non sta parlando a Kiev, ma all'Occidente".
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Papa Francesco chiarisce sulle coppie gay: “Benediciamo le persone ma resta il peccato”


"Se viene l'associazione Lgbt dico no, alle persone invece dico sempre sì. Noi benediciamo le persone, non il peccato" ha spiegato oggi Papa Francesco al clero romano ribadendo la posizione sua e del Vaticano dopo il via libera alle benedizioni delle coppie gay del Dicastero per la dottrina della fede con la dichiarazione Fiducia supplicans.
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Papa Francesco ricoverato al Gemelli, come sta oggi: ha sospeso le flebo ed è già al lavoro


Le ultime notizie sullo stato di salute di Bergoglio dopo l’operazione di laparotomia a cui è stato sottoposto all’ospedale Gemelli di Roma. Il Vaticano fa sapere che i parametri emodinamici sono normali e Papa Francesco ha sospeso le flebo mentre nel pomeriggio si è raccolto in preghiera e si è dedicato alle attività lavorative.
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Papa Francesco: “L’Europa è in crisi, minacciata dal consumismo. Costruire ponti di pace tra popoli”


La catechesi di Papa Francesco durante l'udienza generale a San Pietro oggi: "La libertà è minacciata da un consumismo che anestetizza. L'Europa intera è in crisi. Riflettiamo allora sull'importanza di custodire le radici, perché solo andando in profondità i rami cresceranno verso l'alto e produrranno frutti".
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Quello di Francesco è uno schiaffo all’immagine del papa

La reazione di Francesco in San Pietro è simbolo di umanità. Ma porta con sé un grave danno d'immagine. Che lambisce il dogma dell'infallibilità del pontefice. E che in Vaticano dev'essere preso sul serio.

Il dogma dell’infallibilità papale è molto recente, se rapportato all’intera storia della Chiesa. Risale infatti solo al 1870, quando fu proclamato per volontà di Pio IX, il quale convocò un apposito concilio – il “Vaticano I” – affinché il dogma venisse approvato e reso definitivo. Ma il papa è infallibile solo quando parla “ex cathedra”, cioè quando si esprime su elementi dottrinali e di fede, oppure quando proclama nuovi dogmi. In questi casi “non può sbagliare”. Ma quando si libera infastidito dalla presa di una fedele in Piazza San Pietro, schiaffeggiandola mano che lo trattiene? La condotta del papa è anch’essa infallibile?

Nel 1870 non esistevano le telecamere, né i telegiornali, né tanto meno il web e i social network. Un episodio come quello dello strattone al papa e della sua reazione stizzita non avrebbe avuto alcuna eco al di là degli spettatori presenti. Ma in realtà non sarebbe stato proprio possibile, perché il papa all’epoca non scendeva in mezzo alla gente, e se proprio doveva farlo, veniva portato in giro su una sedia pontificia che si levava alta, al riparo dalla folla e dalle sue intemperanze. Alla sedia è poi subentrata la papa-mobile, con la sua bolla trasparente, che espone il pontefice come in una protettiva vetrina semovente, mentre passa e benedice i fedeli. Perché quando si avvicina fisicamente alla gente, tutto è possibile, come accadde a Giovanni Paolo II, che si prese un colpo di pistola in pancia nel 1981 da turco Alì Agca, e venne salvato poi dai chirurghi del Policlinico Gemelli, oppure dalla Madonna stessa, a seconda delle convinzioni religiose.

UN PAPA PARAGONATO A UNA ROCKSTAR

Nella nostra era ultramediatica, il papa – e soprattutto questo papa, Bergoglio – viene giustamente paragonato a una rockstar, che suscita nei fedeli lo stesso tipo di fanatismo che si rivolge ai miti della musica e ai divi del cinema. Molto meno ai personaggi politici. Ed è forse che per questo che un politico scaltro come Matteo Salvini, superando gli elementi dell’idolatria berlusconista, ha fatto propria una gestualità religiosa che allude continuamente a una presunta “vera fede”, in contrapposizione alle aperture misericordiose di Francesco, pontefice di cui i sovranisti diffidano massimamente. Al punto da pubblicare, Salvini, un video stupidissimo, in cui la fidanzata Francesca Verdini figura come la fedele postulante di Piazza San Pietro, mentre lui stesso vi recita il ruolo di “papa buono”, che si libera dolcemente dalla presa della mano e le accarezza il viso, come a correggere il comportamento opinabile del papa, criticato aspramente per un buffetto alle mani dagli stessi sovranisti che tifano per l’affondamento di barconi e migranti in mare.

UNO STRATTONE CHE VA PRESO SUL SERIO

Bergoglio si è poi scusato pubblicamente per aver dato «il cattivo esempio», e ammettendo di aver perso le staffe, come può capitare a chiunque. Dunque il papa è un chiunque, uno di noi, un essere umano fallibile e imperfetto? Certo che sì, personalmente non avevamo dubbi. Ma il danno di immagine è grave, proprio perché consente a personaggi di bassissimo profilo di proporsi credibilmente come detentori di simboli e verità religiose, facendo di se stessi e del proprio corpo un feticcio. Una strategia che trova la sua apoteosi nella pratica dei selfie scattati a raffica coi telefonini insieme ai propri seguaci. Lo fa Salvini e lo fa anche il papa. Forse quello strattone dovrebbe essere preso sul serio in Vaticano. Senza dogmatismi.

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Difficile essere atei da quando c’è Francesco

Il brutto anno che ci lasciamo alle spalle ha avuto per me una sola luce: la presenza di questo papa buono, ironico, severo, comprensivo.

Ho ascoltato spesso in questo anno che sta finendo papa Francesco in tivù mentre parlava ai fedeli in piazza san Pietro. E mi hanno sempre colpito le sue parole, l’uso del testo dei Vangeli, le parabole che ha citato. Ho letto i suoi libri. Non sono stato né cattolico né di altra fede. Nella mia famiglia non c’era l’abitudine, cosa singolare essendo una piccola famiglia del Sud, di frequentare e far frequentare ai figli la parrocchia. Posso persino dire che alcune pesanti disavventure familiari avevano creato nei miei genitori una certa avversità verso la fede. La mia formazione si è svolta al di fuori di ogni influenza religiosa. Paradossalmente l’impatto più forte l’ho avuto nei miei lunghi anni trascorsi nel Pci quando il tema del rapporto con i cattolici era cruciale. Si passò nel volgere di un paio di decenni dall’apprezzamento di “una sofferta coscienza cattolica” al tempo, erano gli anni di Enrico Berlinguer, in cui i cattolici, non più sofferenti (lo scrivo con evidente ironia verso il togliattismo), divennero nostri compagni e dirigenti.

Tutto questo è avvenuto senza che io mi schiodassi da una freddezza verso ogni fede, a parte una curiosità culturale molto accentuata verso l’ebraismo che mi ha portato a numerosi viaggi in Israele e a intrecciare con amici ebrei rapporti molto forti di grande sintonia. Da quando c’è Francesco sento, però, che qualcosa è mutato. Non ho il linguaggio per esprimere bene, cioè correttamente, quello che sento e che vorrei mettere a confronto con chi mi legge, ma il tema della fede si sta facendo spazio nella mia mente e, se posso dire, nel mio cuore. Ho amato da laico alcuni papi. Oltre alla predilezione per papa Giovanni XXIII, ho provato una ammirazione sconfinata per papa Paolo VI. Degli altri non dico. In quel singolare mese di papato mi colpirono le parole di Albino Luciani, così vicine alla sensibilità anche di chi non credeva.

UN NUOVO APPROCCIO ALLA FEDE

Poi è arrivato dalla fin del mondo Francesco che ha introdotto nel linguaggio pubblico e nella coscienza dei singoli, sicuramente nella mia, una dimensione della fede che mi appare, lo scrivo con approssimazione, non solo capace di mettermi in contatto con il mondo ma anche di trovare in questo contatto le ragioni di una comprensione della persona, del suo destino, della natura che nel passato non era mai appartenuta con tanta intensità. Ho capito, credo di aver capito, che cosa vuol dire il papa e cosa vuole spingerci a fare nella, e della nostra, vita quando chiede di illuminarla con la “misericordia”. Devo anche dire che c’è un filosofo ateo che mi ha molto aiutato, con i suoi testi, a comprendere la profondità del messaggio di fede e persino, più recentemente, del significato mariano: parlo di Massimo Cacciari. Mi direbbe un cattolico di antica data che anche da questo si capisce perché le vie del Signore sono infinite.

Il punto centrale del ragionamento che mi ispira il papa sta nella sua straordinaria umanità, nel suo voler sospingere noi umani su una strada di misericordia e di comprensione

Molti di voi penseranno che scrivo queste cose perché il papa viene descritto come di sinistra, addirittura “comunista”. Non replico a queste sciocchezze. Né l’affetto filiale verso Francesco è cresciuto sentendolo vittima di attacchi pieni di veleno. Giudico, come faccio ogni giorno, la politica sulla base della politica. Mi interessa poco l’uso della religione nella miserabile battaglia elettorale. Il punto centrale del ragionamento, razionale e sentimentale, che mi ispira il papa sta nella sua straordinaria umanità, nel suo voler sospingere noi umani su una strada di misericordia e di comprensione. Parla di un Dio amico delle persone singole e dell’umanità. Perché mi è venuta questa voglia di rendere pubblica questa emozione? Non voglio fare annunci (non ne ho), né sento di potermi definire ancora né credente né cattolico. Ho capito da Francesco che bisogna essere persone trasparenti e che non bisogna aver paura di iniziare a provare un sentimento religioso così intrecciato con l’amore per l’umanità. E questo brutto anno che ci lasciamo alle spalle ha avuto per me una sola luce: la presenza di questo papa buono, ironico, severo, comprensivo. Tutto qui.

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Papa Francesco abolisce il segreto pontificio sui casi di pedofilia

Denunce , processi e decisioni potranno essere rese pubbliche. E il reato di pedopornografia viene esteso alle vittime fino a 18 anni.

Papa Francesco ha abolito il “segreto pontificio” sui casi di abusi sessuali commessi da chierici sui minori. È l’effetto del Rescriptum ex audientia pubblicato il 17 dicembre con cui si promulga un’istruzione «Sulla riservatezza delle cause». All’articolo 1 si prevede infatti che «non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti» in materia di abusi su minori, di cui nel Motu proprio «Vos estis lux mund» e nelle norme «de gravioribus delicti».

REATO DI PEDOPORNOGRAFIA FINO A 18 ANNI

Bergoglio ha anche stabilito che il reato di pedopornografia sussista fino a quando i soggetti ripresi nelle immagini hanno l’età di 18 anni e non solo 14 com’era finora. L’altra modifica riguarda l’abolizione della norma secondo cui il ruolo di avvocato e procuratore, nelle cause per abusi in sede di tribunali diocesani e Dottrina della fede, doveva essere adempiuto da un sacerdote. Ora potrà essere un laico.

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Papa Francesco abolisce il segreto pontificio sui casi di pedofilia

Denunce , processi e decisioni potranno essere rese pubbliche. E il reato di pedopornografia viene esteso alle vittime fino a 18 anni.

Papa Francesco ha abolito il “segreto pontificio” sui casi di abusi sessuali commessi da chierici sui minori. È l’effetto del Rescriptum ex audientia pubblicato il 17 dicembre con cui si promulga un’istruzione «Sulla riservatezza delle cause». All’articolo 1 si prevede infatti che «non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti» in materia di abusi su minori, di cui nel Motu proprio «Vos estis lux mund» e nelle norme «de gravioribus delicti».

REATO DI PEDOPORNOGRAFIA FINO A 18 ANNI

Bergoglio ha anche stabilito che il reato di pedopornografia sussista fino a quando i soggetti ripresi nelle immagini hanno l’età di 18 anni e non solo 14 com’era finora. L’altra modifica riguarda l’abolizione della norma secondo cui il ruolo di avvocato e procuratore, nelle cause per abusi in sede di tribunali diocesani e Dottrina della fede, doveva essere adempiuto da un sacerdote. Ora potrà essere un laico.

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I fedelissimi di Francesco per le finanze vaticane

Da Guerrero Alves fino a Tagle: chi sono e che compiti avranno gli uomini messi dal papa in posti chiave della Curia. Dove continua a ridursi la presenza italiana.

Il Vaticano ha da qualche settimana un nuovo super ministro per l’economia, Juan Antonio Guerrero Alves, gesuita, spagnolo di 60 anni che ha ricoperto nel tempo diversi incarichi organizzativi e di governo nella Compagnia di Gesù. È quello che si può definire un uomo di fiducia del papa, un ministro più ‘politico’ che ‘tecnico’; evidentemente dopo tanti ‘stop and go’ nel cammino di riforma delle finanze d’Oltretevere, Francesco ha deciso che sono davvero pochi quelli di cui ci si può fidare: fra questi rientrano certamente i gesuiti il cui ruolo, non a caso, sta crescendo sia in Curia che nel collegio cardinalizio. 

LA SFIDA DI GUERRERO E MARX

Il compito primario di padre Guerrero è quello di portare a termine uno dei passaggi chiave nel percorso di trasformazione delle finanze vaticane, ovvero la pubblicazione dei bilanci del piccolo Stato del papa. Un tassello che manca da diversi anni, nonostante gli annunci e le promesse fatte a partire dal 2014. Per far questo, tuttavia, il nuovo prefetto della segreteria per l’Economia dovrà riuscire a pianificare e razionalizzare le spese, verificare gli sprechi e le necessità reali di ogni ufficio vaticano, coordinare entrate e uscite. Queste attività sono esercitate dalla segreteria in collaborazione con un altro importante organismo, figlio anch’esso della riforma istituzionale voluta dal Papa: vale a dire il Consiglio per l’economia guidato dal cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e capo della Conferenza episcopale tedesca.

UN TESORETTO DI 700 MILIONI DI EURO

Tuttavia sia Guerrero che Marx dovranno vedersela ancora una volta con la segreteria di Stato che fino ad ora si è opposta a un suo ridimensionamento nel governo delle finanze. La recente vicenda dell’investimento confuso e opaco realizzato a Londra è appunto sintomo di questa situazione. La segreteria di Stato controlla infatti un proprio tesoretto, che ammonterebbe a circa 700 milioni di euro, una parte dei quali sono stati investiti nell’operazione immobiliare rivelatasi uni boomerang. In ogni caso, una fetta rilevante di questa cifra deriva dall’obolo di San Pietro, ovvero dalle collette dai fedeli per la carità del papa.

Il  punto in discussione è se il Vaticano può permettersi che certi fondi siano esclusi dai bilanci e gestiti dagli uffici della segreteria di Stato

In realtà è noto ormai da diverso tempo (almeno da Paolo VI in avanti) che il fondo d’emergenza costituito attraverso l’obolo e le donazioni delle chiese locali presso la segreteria di Stato, ha avuto diverse funzioni: coprire i buchi di bilancio del Vaticano in momenti di difficoltà, sopperire alle necessità amministrative più urgenti, consentire di intervenire in situazioni critiche. Sono risorse che, come ha spiegato lo stesso pontefice sul volo che lo riportava indietro dal Giappone, vanno pure investite, ma in modo corretto e trasparente (e su questo aspetto è scoppiato l’ultimo scandalo, non sulla necessità di far fruttare le risorse a disposizione).

IL PESO DI PAROLIN NELLE PROSSIME SCELTE

Il  punto in discussione, ora, è se il Vaticano – data l’importanza che la questione assume per credibilità della Santa Sede – può permettersi che fondi di questo tipo siano esclusi dai bilanci e gestiti dagli uffici della segreteria di Stato e non invece, per esempio, attraverso lo Ior riformato per garantire un maggior controllo sul loro utilizzo. In tal senso peserà, e non poco, la parola del Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, un altro dei più stretti collaboratori di Francesco, il quale ha mostrato più volte di non voler sottostare, dal punto di vista finanziario, ad altri organismi vaticani (come invece sembrava intendere l’ex prefetto della segreteria per l’Economia il cardinale australiano George Pell che entrò in rotta di collisione con Parolin).

IL SENSAZIONALISMO SULL’USO DELL’OBOLO DI SAN PIETRO

Di certo c’è che un certo sensazionalismo scatenato intorno all’uso dell’obolo di San Pietro – da ultimo da parte del Wall Street Journal – circa il fatto che le offerte dei fedeli non siano utilizzate per opere di carità ma per far “funzionare”  il Vaticano, sembra sproporzionato. Si parla infatti di una cifra che sta intorno ai 70 milioni di dollari l’anno, a volte meno, senza dubbio significativa ma che diventa ben poca cosa in termini assoluti se si considera, per esempio, che l’evasione fiscale in Italia tocca i 109 miliardi di euro annui. D’altro canto, proprio da un certo grado di efficienza della Santa Sede dipendono interventi e azioni umanitarie importanti promossi dal Vaticano e dalla Chiesa. Tuttavia, la trasparenza è altra cosa: per la credibilità della Chiesa la vera accountability è quella nei confronti dell’opinione pubblica, e qui la strada da percorrere è ancora lunga.

Con Tagle Francesco ha collocato un fedelissimo in un posto chiave sia per le missioni che per le finanze, ridimensionando ancora la presenza italiana nella Curia

Per questo non può passare inosservata un’altra nomina di peso fatta da Francesco negli ultimi giorni, quella del nuovo prefetto di Propaganda Fide, il dicastero per l’evangelizzazione dei popoli che può contare su un patrimonio immobiliare a oggi sconosciuto nonostante le tante ipotesi e illazioni. Si tratta del cardinale filippino Luis Antonio Tagle, da pochi giorni ex arcivescovo di Manila, a capo pure di Caritas internationalis, l’arcipelago mondiale delle organizzazioni cattoliche impegnate sul fronte della solidarietà verso i più poveri. Francesco, dunque, ha collocato un altro dei suoi fedelissimi in un posto chiave sia per le missioni che per le finanze, ridimensionando ancora  – va sottolineato – la presenza italiana nella Curia vaticana. A lasciare il posto di ‘papa rosso’  a Tagle infatti (questa secondo la tradizione la definizione attribuita al capo di Propaganda Fide), è stato il cardinale Fernando Filoni, diplomatico esperto e di lungo corso approdato a Propaganda Fide nel 2011 con Benedetto XVI che non aveva compiuto ancora l’età per andare in pensione (75 anni, Filoni ne ha 73).

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