Il ministro Fioramonti si è dimesso

Aveva chiesto con la manovra tre miliardi di euro per scuola e università. Le risorse non sono arrivate,.

Il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, si è dimesso il 25 dicembre con una lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte. Aveva chiesto 3 miliardi di euro con la manovra per finanziare scuola e università, anticipando che se le risorse non fossero arrivate avrebbe lasciato l’incarico. A metà dicembre l’esponente del M5s aveva manifestato apertamente il suo malcontento: «La scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I tre che ho chiesto io non sono la sufficienza, ma la linea di galleggiamento». Tredici giorni dopo, a 48 ore dall’approvazione definitiva della legge di bilancio, è passato dalle parole ai fatti.

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Le previsioni meteo fino a Capodanno 2020

Le feste proseguiranno all'insegna dell'alta pressione. Tempo prevalentemente soleggiato, con temperature decisamente più alte della media.

Il clima primaverile che ha caratterizzato il Natale continuerà a farsi sentire sull’Italia fino a Capodanno 2020. Le feste proseguiranno quindi all’insegna dell’alta pressione, che impedirà il passaggio di nuove perturbazioni. Il meteo sarà prevalentemente soleggiato, con temperature più alte della media.

LE PREVISIONI PER IL 26 DICEMBRE

Giovedì 26 dicembre al Nord tempo stabile e soleggiato su tutte le regioni; aumento della nuvolosità dalla sera con fiocchi di neve sulle Alpi di confine. Temperature in calo, massime tra 10 e 13. Al Centro annuvolamenti su Marche e Abruzzo, qui con isolate precipitazioni il mattino; soleggiato altrove. Temperature in lieve calo sulle adriatiche, massime tra 12 e 15. Al Sud nubi irregolari e residui rovesci al mattino su Basilicata e Salento; bel tempo prevalente altrove. Temperature in calo sulle adriatiche, massime tra 13 e 17.

LE PREVISIONI PER IL 27 DICEMBRE

Venerdì 27 dicembre un piccolo nucleo di aria instabile attraverserà rapidamente il Centro-Sud nel corso della giornata. Al mattino un po’ di nubi al Centro associate a brevi rovesci sul Lazio centrale. Qualche annuvolamento anche nel nord della Sardegna, sulle aree alpine di confine e al Nord-Est. Nel pomeriggio la nuvolosità si estenderà alle regioni meridionali e verso la Sicilia, ampie schiarite al Nord e sulla Toscana. Verso sera rovesci isolati in Sicilia, deboli precipitazioni isolate su Abruzzo e Molise, nevose sopra 900 metri circa. Temperature in lieve calo: diminuzione più sensibile al Sud. Venti dai quadranti settentrionali in prevalenza deboli o moderati.

LE PREVISIONI PER IL 28 DICEMBRE

Nella giornata di sabato 28 dicembre si assisterà a un flusso di aria decisamente più fredda da Nord-Est, che si avvertirà maggiormente sui settori orientali del Paese, al Sud e sulla Sicilia. I venti soffieranno da moderati a forti su tutte le regioni peninsulari e sulle Isole, intensificandosi tra sabato e domenica. Questo flusso di aria fredda sarà accompagnato da deboli nevicate sparse fino a quote collinari su Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria. Fiocchi di neve fino a 500-600 metri anche nel Nord della Sicilia.

LE PREVISIONI FINO A CAPODANNO 2020

In seguito un intenso anticiclone associato ad aria particolarmente mite si consoliderà sull’Europa Occidentale e anche sull’Italia. Come conseguenza, l’afflusso di aria fredda sulle regioni meridionali si esaurirà rapidamente, già da lunedì 30 dicembre, mentre sulle regioni centro-settentrionali si farà strada una massa d’aria eccezionalmente mite per la stagione. Gli ultimi giorni dell’anno e l’inizio del 2020 saranno quindi caratterizzati da tempo stabile su tutta l’Italia e temperature primaverili al Centro-Nord, in particolare in montagna, con valori anche di 10-12 gradi sopra la norma.

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Nel 2019 gli sbarchi dei migranti si sono ridotti del 50%

Nel 2019 gli sbarchi dei migranti in Italia si sono ridotti del 50%. I dati arrivano dal ministero dell’Interno, secondo..

Nel 2019 gli sbarchi dei migranti in Italia si sono ridotti del 50%. I dati arrivano dal ministero dell’Interno, secondo cui nell’anno che sta per finire sono arrivate sulle nostre coste 11.439 persone, rispetto alle 23.210 del 2018. La differenza con il 2017, quando gli sbarchi furono 118.914, è ancora più netta: – 90,3%.

Nel 2019 la maggior parte degli approdi via mare ha riguardato cittadini tunisini (2.654), seguono i pachistani (1.180) e gli ivoriani (1.135). I minori stranieri non accompagnati sono stati invece 1.618, circa mille in meno rispetto al 2018 e 14 mila in meno sul 2017.

Proprio il 25 dicembre papa Francesco, davanti a 50 mila fedeli radunati a piazza San Pietro, ha voluto lanciare un appello definendo i migranti «gli schiavi di oggi». Gesù, ha detto il papa, «sia difesa e sostegno per quanti, a causa delle ingiustizie, devono emigrare nella speranza di una vita sicura. È l’ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e mari, trasformati in cimiteri. È l’ingiustizia che li costringe a subire abusi indicibili, schiavitù di ogni tipo e torture in campi di detenzione disumani. È l’ingiustizia che li respinge da luoghi dove potrebbero avere la speranza di una vita degna e fa loro trovare muri di indifferenza».

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Viaggio da Nord a Sud tra i dolci tipici di Natale

Le ricette tradizionali che resistono alla dittatura del panettone. Accomunate dal fil rouge del recupero. E spesso a base di pane o polenta.

Se pensate di avere già raggiunto il picco glicemico con l’assaggio di panettoni random, pre feste, sappiate che il meglio deve ancora arrivare. Natale significa anche zuccheri a go-go. Ricordate che dopo abbuffate di pasta fresca, carne, pesce, frutta secca e chi più ne ha più ne metta, dovrete lasciare spazio ai tanti, tantissimi dolci che bisognerà mangiare in maniera sistematica. In tutte le regioni italiane c’è uno zoccolo duro di pasticceria tradizionale che resiste alla dittatura del panettone e del pandoro. Specialità locali che si tramandano da generazioni e che sono accomunate dal fil rouge del recupero. Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di ricette povere e contadine, nate dalla necessità di non sprecare gli avanzi. Spesso a base di pane o polenta, arricchiti di frutta secca, canditi e uvetta. Iniziamo il nostro giro d’Italia per scoprirli, regione per regione.

LA FLANTZE VALDOSTANA E LA PINSA VENETA

In Valle d’Aosta potrete assaggiare la Flantze, un pane di forma rotonda, fatto con farina integrale, di solito di segale o di frumento, burro, zucchero, uvetta, mandorle, noci e scorza d’arancia. In Piemonte non può mancare il Tronchetto, il cui nome, secondo la leggenda, deriva dall’usanza di mettere sul fuoco, durante le feste, un ceppo di legno più grosso del solito perché durasse tutta la notte. Viene preparato con farina, burro, uova, marroni, brandy, panna e cioccolato. Ma c’è anche il Crumbot, un dolce piemontese povero: una pasta frolla antropomorfa che riproduce il bambin Gesù e viene fatta con farina del grano San Pastore, uova, burro, zucchero, un pizzico di lievito, arance, ciliegie candite e gocce di cioccolato. Tonda o rettangolare, la Pinsa veneta è un dolce antispreco, figlio di una cultura contadina che faceva del recupero virtù. Nato povero, veniva fatto con pane raffermo o polenta avanzata, poi nel tempo è stato arricchito di ingredienti. Oggi si prepara con farina bianca, farina gialla, lievito, latte, zucchero, uova, fichi, semi di finocchietto e uva passa.

LA BISCIOLA, IL PANETTONE VALTELLINESE

Oltre a essere la patria del panettone, la Lombardia ha dato i natali anche a Bisciola e Miascia. La Bisciola è considerato il panettone valtellinese: farina di grano saraceno, fichi, frutta secca e uvetta. La Miascia nasce come ricetta di riciclo per recuperare il pane secco ammollato nel latte e impastato con uova, frutta e frutta a guscio. In assenza del pane, si preparava una pasta di semplice farina, bianca e gialla. Ancora oggi è un dolce casalingo diffuso nel Comasco e nella Brianza e presenta varianti, sia nelle farine (in alcune città viene usata quella di castagne), sia negli ingredienti (scorze di agrumi, polvere di cacao, fichi secchi, ma anche liquore e amaretti). Farina, uova, burro, zucchero e lievito sono alla base dello Zelten, il pan dolce del Trentino Alto Adige, insaporito di frutta secca e canditi. Le varianti sono tante, ma si può distinguere tra la versione trentina, che prevede più pane e quella suditirolese che privilegia la frutta. Il Natale friulano si traduce con Gubana, un antico dolce lievitato a forma di chiocciola, ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone.

In tutte le province emiliane è diffusa la Spongata, una torta di pasta brisée, farcita di marmellata di mele e pere, frutta candita, pinoli e mandorle e ricoperta da un secondo strato di sfoglia

Al Pandöçe o Pan Döçe natalizio i liguri non rinuncerebbero mai. Un pane impreziosito da pinoli, uvetta e frutta candita, un tempo molto diffuso tra i marinai grazie al plus della sua lunga durata. In Emilia il panettone ha molti competitor. Il Pampepato o Pampapato di Ferrara (da pan del papa, perché a lui dedicato) ha la forma di zuccotto, è fatto con mandorle o nocciole finissime, gustosi canditi, spezie profumate; la calotta è ricoperta da cioccolato fondente. A Bologna il Certosino, o Pan Speziale, è una ciambella bassa insaporita da mandorle, pinoli, cioccolato fondente e canditi, miele e mostarda. Simile, ma arricchito da Cognac o vino bianco passito, è il Panone, sempre made in Bologna. Nelle tavole natalizie bolognesi, inoltre, si può trovare la Pinza, dolce da forno figlio della tradizione contadina: un rotolo di farina, burro e uova che stringe, come una pinza, un ripieno di mostarda (confettura tipica preparata con cotogne e prugne). In tutte le province emiliane è diffusa la Spongata, una torta di pasta brisée, farcita di marmellata di mele e pere, frutta candita, pinoli e mandorle e ricoperta da un secondo strato di sfoglia.

Dalla forma rotonda e dalla superficie rugosa con ostia alla base, bianco o nero (a seconda che venga spolverato con zucchero a velo o cacao), il Panforte è tipico del Senese, ma diffuso in tutta la Toscana. Presenta un forte gusto di spezie e di frutta candita, è consistente e si presenta leggermente gommoso al palato. Oltre al Panforte, in Toscana troviamo anche i Ricciarelli, biscotti di pasta di mandorla, con agrumi e cannella. La Cicerchiata (piccole sfere di pasta di farina, uova e zucchero, unite dal miele) è diffusa in tutto il Centro (Abruzzo, Marche, Lazio, Umbria, Toscana) e deve il suo nome a un legume antichissimo che ha trovato in questa parte della penisola il tuo terreno d’elezione e che richiama le dimensioni delle palline fritte, la cicerchia. Di forma rotonda è anche il Panpepato, specialità popolare umbra a base di noci, nocciole, mandorle, cannella, noce moscata, cioccolato, miele, uvetta, cacao e pepe.

UN NATALE A BASE DI MANDORLE E CIOCCOLATO

Il Natale marchigiano è a base di Bostrengo che, con nomi diversi, domina la scena. Anche questa volta alla base c’è la volontà di non sprecare, quindi pane raffermo arricchito di frutta secca (fichi in primis) e candita, mosto cotto, scorza di agrumi e uvetta. In Abruzzo è il Parrozzo il re incontrastato delle feste: una pagnotta semisferica a base di farina di mandorle, uova e cioccolato. L’invenzione si deve a Luigi D’Amico, un pasticcere di Pescara che fu ispirato dal pane di granturco dei contadini. La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il parrozzo fu Gabriele d’Annunzio, che, estasiato dal nuovo dolce, scrisse un madrigale “La Canzone del Parrozzo”. Di origini nobili è il Pangiallo romano, che risale alla Roma Imperiale. Veniva preparato durante la festa del solstizio d’inverno, in modo che con il suo colore dorato, potesse favorire il ritorno del sole. Tradizionalmente il pangiallo era realizzato con frutta seccamiele e cedro candito, che veniva sottoposto a cottura e ricoperto da uno strato di pastella d’uovo. Oggi si aggiunge anche lo zafferano. Fino a poco tempo fa, le massaie romane, per risparmiare, mettevano i noccioli essiccati della frutta estiva, ora sostituiti da mandorle e nocciole.

LE ZEPPOLE E GLI STRUFFOLI CAMPANI

Nella tradizione campana spiccano gli Struffoli: stesso concetto della Cicerchiata, quindi palline di pasta fritta, tenute insieme dal miele e sistemate a mo’ di montagnetta. A Napoli si fanno notare anche i Roccocò e i Susamielli. I primi, a forma di ciambella, sono a base di mandorle, farina, zucchero, cacao, canditi e spezie varie. Pare siano stati inventati nel 1320, dalle monache del Real Convento della Maddalena, mentre il nome deriva dal francese “rocaille”, elemento decorativo a forma di roccia o conchiglia. I Susamielli sono dei biscotti duri di forma rotonda o a esse, fatti con farina, miele, noci tritate e un grammo di ammoniaca. In Campania non possono mancare inoltre le Zeppole, ciambelle fritte, profumate e colorate dai diavulilli, confettini colorati. In Puglia Natale significa soprattutto Cartellate. Delle piccole rose, fatte da un semplice impasto di olio, vino bianco e farina: vengono fritte e poi passate nel vincotto, di vino o di fichi. Friabili e croccanti, hanno origini molto antichi, la leggenda narra che venissero fatte in Egitto per i faraoni, la tradizione popolare attribuisce loro un alto valore simbolico e le paragona alle lenzuola di Gesù.

In Molise imperversano i Cippillati, mezzelune di pasta frolla ripieno di marmellata di amarene

In Molise imperversano i Cippillati, mezzelune di pasta frolla ripieno di marmellata di amarene. Si può riempire di marmellata di amarene anche il Calzoncello fritto lucano che, nella sua forma più tradizionale, è ripieno di castagne e cioccolato. La Pitta ‘Nchiusa (o ‘mpigliata) è un dolce natalizio identitario della Calabria. Ha la forma di torta di rose ed è diffuso, con varianti, soprattutto nelle province di Cosenza e di Crotone. L’impasto dell’involucro prevede l’utilizzo di farina di grano duro, zucchero, olio extravergine d’oliva, succo di arancia, liquore dolce, cannella, chiodi di garofano. Nel ripieno l’uva passa viene resa ancora più gustosa da noci tritate, Mandarinetto, liquore all’anice, succo di arancia, cannella e chiodi di garofano.

IN SICILIA NON MANCANO BUCCELLATI E CUDDUREDDI

Il Natale calabro prevede anche tanti altri dolci: Susumelli o Susumelle (biscotti di farina, miele, mandorle tritate, uvetta, ricoperti di glassa o cioccolato), Lumini (biscotti rotondi di mandorla, ricoperti di glassa e ripieni di cioccolato), Muicate (paste di mandorle), ‘Mpignolata (palline di pasta fritta legate con il miele, più piccole degli Struffoli), Zeppole (bocconcini di pasta lievitata fritta e insaporita con uvetta), Curuje dolci (ciambelle di pasta lievitata, fritte e zuccherate), Crocette di fichi (fichi secchi, ripieni di noci, mandorle e scorza d’arancia). Nella provincia di Cosenza non possono mancare gli stratosferici Turdilli: gnocchi dolci di farina, vino cotto e miele. Il Natale siciliano è all’insegna dei Buccellati, dolci che possono assumere diverse forme a seconda della provenienza e sono a base di pasta frolla con un ripieno ricco di fichi secchi. Simili ai buccellati, i Cuddureddi o Cuddrureddi, fatti con farina e sugna e ripieni di marmellata di fichi, mandorle o melone.

I DOLCI ISOLANI, DALLA CUBAITA ALLE TIRICCAS

Sulle tavole siciliane non manca la Cubaita, un torrone isolano, a base di frutta secca o sesamo, miele e scorza d’arancia. In Sardegna vanno forti le Seadas, ravioli di pasta dolce fritta, ripiena di formaggio e condita con il miele; i Papassinos, grossi biscotti preparati con un impasto di pasta frolla, uva passa, mandorle, noci, scorza di limone grattugiata, miele e le Tiriccas, fatti con farina e strutto, e ripieni di sapa, il caratteristico mosto cotto sardo.

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La storia di Jenni Cerea e della sua patologia genetica rara

La 36enne bergamasca ha la sindrome di Ehlers Danlos da 14 anni. È costretta a letto e i sintomi sono dolorosi: dal mal di testa alle parestesie su tutto il corpo. Solo in America è riuscita a curarsi. Ma gli interventi sono costosi. Così ha fondato una onlus per raccogliere fondi. La videointervista di Lettera43.

Una cascata di morbidi capelli ricci raccolti in una coda, intensi occhi castani e una voce tranquilla ma determinata. Jenni Cerea è una giovane donna bergamasca di 36 anni. Da quando ne aveva 22 è costretta a trascorrere le sue giornate a letto a causa di una patologia genetica rara, molto grave e invalidante.

PROBLEMA AL TESSUTO CONNETTIVO

Si chiama sindrome di Ehlers Danlos e colpisce il tessuto connettivo che circonda la maggior parte degli organi. La componente principale del tessuto connettivo è il collagene, che si occupa dell’elasticità e che nei pazienti affetti da questa malattia è mutato, ossia più elastico. Questa mutazione comporta varie conseguenze negative a livello muscolare e scheletrico.

TANTI FARMACI DA PRENDERE OGNI GIORNO

Ma tutto questo si traduce anche in una valanga di sintomi molto dolorosi con cui Jenni è costretta a convivere quotidianamente da 14 anni. Mal di testa e vertigini costanti, parestesie a tutto il corpo e insensibilità in varie parti, dolore al torace alla schiena, problemi cardiocircolatori come la tachicardia che aumenta in posizione seduta, crisi della pressione, difficoltà di coordinazione, difficoltà di movimento a volte di deglutizione e respirazione, nausea e mancanza di equilibrio. E per cercare di lenire almeno un poco lo straziante dolore fisico Jenni assume tutti i giorni una dose di farmaci da cavallo.

  • Guarda la videointervista

GLI SPECIALISTI ITALIANI SENZA SOLUZIONI

Gli specialisti italiani non sono riusciti a fornirle risposte e soluzioni efficaci per contrastare la sua patologia, se non quella di rassegnarsi a un continuo e inesorabile peggioramento. Ma Jenni è una forza della natura e non si è arresa di fronte al loro ineluttabile verdetto. Si è rivolta ad altri luminari ma per farlo ha dovuto volare negli Stati Uniti.

SOLO IN AMERICA HA TROVATO LE CURE (COSTOSE)

Lì è stata presa in carico da medici molto competenti che l’hanno sottoposta a diversi interventi chirurgici, esami e visite specialistiche per farla stare meglio. Il percorso clinico sta dando buoni risultati ma non si è ancora concluso. Jenni dovrà sottoporsi ad altri interventi. In America però la sanità è privata e le spese mediche sono a completo carico suo e della famiglia. Ma non sono in grado di sostenerle interamente. Così, mettendo da parte il suo orgoglio, Jenni ha deciso di chiedere aiuto agli altri, a tutti noi. Ciascuno di noi, nel suo piccolo, può offrire il suo contributo affinché lei possa tornare a uscire di casa, andare al cinema, a ballare, a studiare e molto altro ancora. Tutte possibilità che alle sue coetanee sono concesse e che la malattia le ha distrutto con la violenza di un uragano.

LA ONLUS E IL SITO PER LE DONAZIONI

Jenni ha fondato la “giornopergiornoonlus (https://www.giornopergiornonlus.it/) tramite la quale chiunque lo voglia può aiutarla a sostenere il suo percorso medico e riabilitativo.

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Morto il campione di nuoto under 18 Dario D’Alessandro

Vittima di un incidente stradale in Versilia: era in scooter e si è scontrato con un'auto mentre stava tornando a casa nella notte di Natale.

Tragedia in Versilia. Il 16enne Dario D’Alessandro, campione italiano under 18 di nuoto pinnato, è morto in un incidente stradale avvenuto nella notte di Natale a Capezzano Pianore, frazione di Camaiore. Secondo una prima ricostruzione, il giovane viaggiava in sella al suo scooter e avrebbe prima urtato un’automobile che lo precedeva, poi sarebbe finito contro un muretto. La vittima stava tornando a casa dopo una serata trascorsa con gli amici a Pietrasanta.

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Un prete ha usato un aereo per benedire la comunità con 380 litri di acqua santa

La storia arriva dalla Lousiana, nel Sud-Est degli Stati Uniti. Protagonista padre Matthew Barzare: «Così abbiamo potuto mandare la benedizione su una zona più vasta».

La storia arriva dalla Lousiana, nel Sud-Est degli Stati Uniti. Qui un prete ha usato un piccolo aereo per spargere 380 litri di acqua santa sull’intera comunità di Cow Island, nei pressi della città di Lafayette. L’idea, secondo l’Independent, è stata del missionario L’Eryn Detraz, nativo della zona ma residente in Ohio. La proposta è stata accolta da padre Matthew Barzare, che ha benedetto l’acqua prima di farla caricare sul piccolo aereo, di solito utilizzato per spargere fertilizzanti o pesticidi sulle coltivazioni. «Così abbiamo potuto mandare la benedizione su una zona più vasta», ha raccontato il sacerdote, spiegando che al pilota è stato detto di sganciare l’acqua santa su chiese, scuole, negozi di alimentari e luoghi di ritrovo della comunità.

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I 10 luoghi più belli (e meno banali) per il Natale 2019

San Candido, nelle Dolomiti, per i romantici. In Norvegia con l'aurora boreale. Nella provincia di Rieti dove nacque il primo presepe. E poi Sutri, Bruges, Mar Baltico: idee alternative su dove trascorrere le festività.

1. MATERA: NATALE DI SASSI E CULTURA

Matera è città europea della Cultura del 2019 e un presepe naturale vivente. Anche questo Natale è la scenografia di una grande rievocazione, nelle date del 7-8 dicembre, del 14-15 dicembre, 21-22 dicembre e del 27-28-29 dicembre. Un itinerario tra figuranti e case di sassi del presepe di circa un’ora e mezzo dal centro storico al rione Sasso Barisano. Immancabile una visita per le festività nella provincia lucana, anche per vivere gli ultimi eventi di arte e cultura delle celebrazioni del 2019.

2. BETLEMME, LA CITTÀ DEL NATALE

Betlemme, in Palestina, è la città del Natale più lungo al mondo. Le festività cristiane nei luoghi di Gesù iniziano ogni anno con l’Avvento (il primo dicembre) e si chiudono il 19 gennaio con il Natale armeno (dopo Natale dei cattolici e protestanti il 25 dicembre il Natale degli ortodossi il 6 e 7 gennaio). Liturgie, sfilate e feste di piazza, visite alle falegnamerie e ai luoghi sacri come la Basilica della Natività restaurata dagli italiani che contiene la cripta della grotta: un clima unico, da vivere a fine anno. Si raggiunge con voli low-cost per Tel Aviv.

3. SAN CANDIDO PER I PIÙ ROMANTICI

San Candido, nelle Dolomiti, è molto più che una meta per mercatini natalizi: è la porta per il Parco naturale delle Tre cime di Lavaredo e tra i luoghi più incantevoli delle Alpi. L’atmosfera è fiabesca sin dalle settimane dell’Avvento: una settimana bianca per Natale nel borgo tirolese dell’Alta Val Pusteria è immancabile per le coppie romantiche. E per chiunque voglia sciare tra i panorami delle montagne più suggestive d’Europa.

4. A TROMSO VIGILIA CON L’AURORA BOREALE

Una meta alternativa alla casa finlandese di Babbo Natale, in Lapponia, è Tromsø, in Norvegia, il centro culturale del Circolo polare artico dalle luminose estati e dai Natali avvolti nell’oscurità. All’apparenza: la città del Sole a mezzanotte, casa di ispirati scrittori e musicisti, d’inverno è la terra dei bagliori delle aurore boreali, di lunghe traversate in slitte, interminabili nevicate e nottate di storie di troll ed elfi. Un luogo remoto, ma accessibile: dall’Italia si raggiunge in aereo con uno scalo.

5. GRECCIO, DOVE NACQUE IL PRIMO PRESEPE

Alzi la mano chi sa che il primo presepe al mondo fu opera di san Francesco, nell’Alto Lazio. Nel 1123 il santo dei poveri era appena rientrato dalla Palestina. Visitando Greccio (dal 2016 tra i borghi più belli d’Italia) ritrovò l’atmosfera della città della Natività e ordinò al cappellano di scegliere una grotta e di costruirvi dentro una mangiatoia. Da allora il borgo medievale della provincia di Rieti (gemellato con Betlemme) è famoso per la rievocazione del presepe nei luoghi originari e con i dialoghi del santo.

6. BRUGES: UN NATALE DI LUCI E PRALINE

Una meta europea più classica, ma di nicchia, per vivere l’atmosfera intima delle festività è la città fiamminga di Bruges, in Belgio. Meno assaltato per i mercatini delle città tedesche e austriache, il capoluogo delle Fiandre conta anche 55 cioccolaterie. Un Natale tra le praline, oltre che tra i presepi e gli eleganti addobbi tra le strade e i canali medievali. Volendo, per i cultori a Bruges c’è anche il museo del cioccolato Choco Story.

Natale 2019 10 luoghi Amalfi
La Calata della stella cometa, Amalfi.

7. AD AMALFI DOVE SCENDE LA COMETA

D’inverno la Costiera amalfitana regala il Natale più mediterraneo e coreografico. La vigilia del 24 dicembre tra Atrani, il borgo più piccolo d’Italia, e Amalfi, nel litorale patrimonio dell’Unesco va in scena la spettacolare Calata della stella cometa: da più di 140 anni una palla infuocata con centinaia di fiaccole viene fatta scivolare dai monti per 300 metri su un cavo d’acciaio fino alle terrazze panoramiche. Un clima magico tra le luminarie di borghi incastonati come gioielli e fuochi d’artificio.

Natale 2019 10 luoghi Dubai
Natale a Dubai. GETTY.

8. AL CALDO A DUBAI O SUL MAR ROSSO

Per staccare dalla tradizione, le ferie natalizie sono un periodo ottimo anche per svernare una settimana al caldo, tra il Mar Rosso e Dubai. Con pacchetti low cost si può volare in un resort di Sharm el Sheik, da Natale fino a Capodanno: le prenotazioni dall’Italia per l’Egitto di queste festività sono in aumento del 39% rispetto al 2018. Un altro Natale esotico sempre più gettonato è a Dubai, negli Emirati: più costoso, ma con delle offerte. E un fine 2019 col botto.

9. SUTRI, IL VILLAGGIO ETRUSCO DI BABBO NATALE

La casa italiana di Babbo Natale è a Sutri, nel cuore della Tuscia. Tra le mura etrusche e medievali in tufo, per le festività della fine dell’anno viene creato un villaggio di Natale tra i più caratteristi d’Italia, a una trentina di chilometri da Roma. Il borgo del Viterbese, nel club dei borghi più belli della penisola, è assaltato da famiglie con bambini, impazienti di entrare nelle stanze dei balocchi Santa Claus e della Befana. Tra i luoghi che furono celebrati anche dal Petrarca.

10. SUL BALTICO DOVE NACQUE L’ALBERO DI NATALE

Più incerto è il primato sulla tradizione dell’albero di Natale. Le tre capitali baltiche si litigano la palma di città del primo albete addobbato, e tengono molto al clima natalizio. Queste festività sono in ogni caso il periodo più caratteristico per visitare Tallin (Estonia), Vilnius (Lituania) e Riga (Lettonia), dove una targa in otto lingue ricorda il “primo albero di Capodanno” del 1510. Spostarsi tra le tre Repubbliche baltiche è facile anche in autobus, dopo un volo low cost dall’Italia.

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