Fondazioni e Think Tank, perché i controlli non funzionano

Aver equiparato associazioni e partiti e istituito una Commissione ad hoc non ha risolto i problemi. I cinque magistrati designati dovrebbero monitorare 6 mila organizzazioni e 56 mila persone. Ma mancano risorse e personale. Il report di OpenPolis.

Fatta la legge per i controlli sulle fondazioni, trovata la mancanza. Di risorse e personale. Con la conseguenza di vanificare gran parte delle intenzioni della riforma.

La norma, che equipara le fondazioni ai partiti, è entrata in vigore con il decreto Spazzacorrotti ed è stata ritoccata dal decreto Crescita e impone alle associazioni di pubblicare gli organi direttivi, il bilancio, lo Statuto e le donazioni. Ma presenta comunque un grande bug: non ci sono adeguate dotazioni di personale per verificare chi opera nelle fondazioni, tornate al centro della cronaca per le indagini su Open, la cosiddetta cassaforte renziana.

Su questo caso sarà l’inchiesta a chiarire le cose, ma un fatto è già assodato: la riforma voluta dal governo gialloverde non cambia le cose, almeno se si parla di controllo. Anzi fa perdere i magistrati, responsabili delle verifiche, in un mare magnum di nomi e informazioni. Smarriti in una platea sterminata da monitorare.

LA COMMISSIONE DI GARANZIA È COMPOSTA SOLO DA 5 MAGISTRATI

La Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici, chiamata a monitorare su questi enti, è formata infatti da cinque magistrati, esattamente come quando è stata istituita. Alla nascita aveva però solo il compito di controllare i partiti e i movimenti politici, che – per quanto numerosi – sono comunque inferiori alla fioritura di fondazioni. Uno studio OpenPolis, pubblicato qualche giorno fa, fornisce numeri impressionanti: dovrebbero essere sottoposti a verifiche quasi 54 mila persone, per un totale di oltre 6 mila organizzazioni.

IL MARE MAGNUM DELLE ORGANIZZAZIONI

«Per la legge rientrano nel novero delle organizzazioni da monitorare tutte quelle strutture i cui organi direttivi sono composti per un terzo da persone che hanno avuto incarichi politici negli ultimi sei anni nel parlamento europeo e nazionale, nel governo, nelle regioni e nei comuni con più di 15 mila abitanti», spiega nel dettaglio il dossier. «Stiamo parlando di 53.904 persone, un numero talmente elevato che rende la fattibilità stessa dell’operazione un’illusione. Di fronte a questi numeri gli allarmi lanciati dalla commissione di garanzia sul non avere i mezzi per svolgere il proprio mandato sembrano legittimi». Il giudizio è quindi tranchant: «La normativa per com’è ora serve infatti solo ad anestetizzare il problema: una legge scritta male e un organo di controllo che non ha i mezzi per vigilare».

SEIMILA ASSOCIAZIONI DA MONITORARE

Una relazione della stessa Commissione, risalente allo scorso maggio, ha evidenziato la questione dell’immane lavoro da svolgere a fronte di risorse limitate: «Nell’ampliamento della nozione di partito e di movimento politico segue il notevole incremento dei compiti di controllo e sanzionatori della Commissione, a cui si aggiunge un’intensa attività istruttoria per l’identificazione delle diverse realtà associative destinatarie della nuova normativa, che si possono ipotizzare in circa 6 mila unità», si legge nel documento consegnato alla Camera. Nel passaggio successivo c’è la denuncia della situazione: «Funzioni da espletare con risorse umane e organizzative invariate e in assenza di ogni supporto economico dei compiti di istituto». Insomma, una precisa richiesta di potenziamento dell’organico, uno degli ultimi atti dell’ex presidente, Luciano Calamaro, che ha rassegnato le dimissioni a giugno. Al suo posto è stato nominato Amedeo Federici, affiancato dagli altri quattro componenti dell’organismo, Fabrizio Di Marzio, Salvatore Cacace, Laura Cafasso e Luisa De Petris. Peraltro, ai componenti della Commissione «non è corrisposto alcun compenso o indennità per l’attività prestata», come recita la legge istitutiva.

NEL MIRINO SOPRATTUTTO CONSIGLIERI, ASSESSORI E SINDACI

OpenPolis ha messo insieme un po’ di numeri, utili a capire le dimensioni del fenomeno. La fetta maggiore delle persone da monitorare riguarda chi ha occupato ruoli nei comuni con più di 15 mila abitanti: si parla di 48.955 tra consiglieri, assessori e sindaci. Il 90% del totale. Mentre sono 4.949 i politici in ambito nazionale ed europeo, così suddivisi: 208 nel parlamento europeo, 245 nel governo, 663 nel Senato, 1.303 nella Camera, 2.530 nelle Regioni. Una cifra impegnativa, ma che renderebbe possibile uno screening. «È ingenuo mettere sullo stesso piano organizzazioni strutturate come Italianieuropei o Aspen, con realtà associative locali coinvolte dalla normativa solamente perché un terzo degli organi apicali è composto da politici con incarichi comunali», chiosa OpenPolis.

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Fondazioni e Think Tank, perché i controlli non funzionano

Aver equiparato associazioni e partiti e istituito una Commissione ad hoc non ha risolto i problemi. I cinque magistrati designati dovrebbero monitorare 6 mila organizzazioni e 56 mila persone. Ma mancano risorse e personale. Il report di OpenPolis.

Fatta la legge per i controlli sulle fondazioni, trovata la mancanza. Di risorse e personale. Con la conseguenza di vanificare gran parte delle intenzioni della riforma.

La norma, che equipara le fondazioni ai partiti, è entrata in vigore con il decreto Spazzacorrotti ed è stata ritoccata dal decreto Crescita e impone alle associazioni di pubblicare gli organi direttivi, il bilancio, lo Statuto e le donazioni. Ma presenta comunque un grande bug: non ci sono adeguate dotazioni di personale per verificare chi opera nelle fondazioni, tornate al centro della cronaca per le indagini su Open, la cosiddetta cassaforte renziana.

Su questo caso sarà l’inchiesta a chiarire le cose, ma un fatto è già assodato: la riforma voluta dal governo gialloverde non cambia le cose, almeno se si parla di controllo. Anzi fa perdere i magistrati, responsabili delle verifiche, in un mare magnum di nomi e informazioni. Smarriti in una platea sterminata da monitorare.

LA COMMISSIONE DI GARANZIA È COMPOSTA SOLO DA 5 MAGISTRATI

La Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici, chiamata a monitorare su questi enti, è formata infatti da cinque magistrati, esattamente come quando è stata istituita. Alla nascita aveva però solo il compito di controllare i partiti e i movimenti politici, che – per quanto numerosi – sono comunque inferiori alla fioritura di fondazioni. Uno studio OpenPolis, pubblicato qualche giorno fa, fornisce numeri impressionanti: dovrebbero essere sottoposti a verifiche quasi 54 mila persone, per un totale di oltre 6 mila organizzazioni.

IL MARE MAGNUM DELLE ORGANIZZAZIONI

«Per la legge rientrano nel novero delle organizzazioni da monitorare tutte quelle strutture i cui organi direttivi sono composti per un terzo da persone che hanno avuto incarichi politici negli ultimi sei anni nel parlamento europeo e nazionale, nel governo, nelle regioni e nei comuni con più di 15 mila abitanti», spiega nel dettaglio il dossier. «Stiamo parlando di 53.904 persone, un numero talmente elevato che rende la fattibilità stessa dell’operazione un’illusione. Di fronte a questi numeri gli allarmi lanciati dalla commissione di garanzia sul non avere i mezzi per svolgere il proprio mandato sembrano legittimi». Il giudizio è quindi tranchant: «La normativa per com’è ora serve infatti solo ad anestetizzare il problema: una legge scritta male e un organo di controllo che non ha i mezzi per vigilare».

SEIMILA ASSOCIAZIONI DA MONITORARE

Una relazione della stessa Commissione, risalente allo scorso maggio, ha evidenziato la questione dell’immane lavoro da svolgere a fronte di risorse limitate: «Nell’ampliamento della nozione di partito e di movimento politico segue il notevole incremento dei compiti di controllo e sanzionatori della Commissione, a cui si aggiunge un’intensa attività istruttoria per l’identificazione delle diverse realtà associative destinatarie della nuova normativa, che si possono ipotizzare in circa 6 mila unità», si legge nel documento consegnato alla Camera. Nel passaggio successivo c’è la denuncia della situazione: «Funzioni da espletare con risorse umane e organizzative invariate e in assenza di ogni supporto economico dei compiti di istituto». Insomma, una precisa richiesta di potenziamento dell’organico, uno degli ultimi atti dell’ex presidente, Luciano Calamaro, che ha rassegnato le dimissioni a giugno. Al suo posto è stato nominato Amedeo Federici, affiancato dagli altri quattro componenti dell’organismo, Fabrizio Di Marzio, Salvatore Cacace, Laura Cafasso e Luisa De Petris. Peraltro, ai componenti della Commissione «non è corrisposto alcun compenso o indennità per l’attività prestata», come recita la legge istitutiva.

NEL MIRINO SOPRATTUTTO CONSIGLIERI, ASSESSORI E SINDACI

OpenPolis ha messo insieme un po’ di numeri, utili a capire le dimensioni del fenomeno. La fetta maggiore delle persone da monitorare riguarda chi ha occupato ruoli nei comuni con più di 15 mila abitanti: si parla di 48.955 tra consiglieri, assessori e sindaci. Il 90% del totale. Mentre sono 4.949 i politici in ambito nazionale ed europeo, così suddivisi: 208 nel parlamento europeo, 245 nel governo, 663 nel Senato, 1.303 nella Camera, 2.530 nelle Regioni. Una cifra impegnativa, ma che renderebbe possibile uno screening. «È ingenuo mettere sullo stesso piano organizzazioni strutturate come Italianieuropei o Aspen, con realtà associative locali coinvolte dalla normativa solamente perché un terzo degli organi apicali è composto da politici con incarichi comunali», chiosa OpenPolis.

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