Le agitazioni del Sud America arrivano anche in Colombia

Proteste, incidenti e coprifuoco a Bogotà. Tre poliziotti uccisi in un attentato esplosivo. Il Paese si unisce all'ondata di sollevazione popolare.

Anche la Colombia si incendia del fuoco delle agitazioni che pervadono il continente sudamericano. Almeno tre poliziotti sono stati uccisi e sette sono rimasti feriti in un attacco con esplosivi avvenuto la notte di venerdì 22 novembre contro una stazione di polizia a Santander de Quilichao. Lo ha reso noto l’agenzia Efe. Il governo colombiano aveva disposto il coprifuoco a Bogotà per la persistenza di gravi incidenti – scontri, saccheggi e blocchi stradali – legati alla giornata di sciopero nazionale di giovedì.

MISURA CHIESTA DAL SINDACO

Via Twitter il presidente Iván Duque ha precisato che la misura restrittiva, attiva dalle 21, è stata richiesta dal sindaco della capitale Enrique Penalosa «per garantire la sicurezza di tutti gli abitanti della città». Intanto nella serata di venerdì, per il secondo giorno consecutivo, la gente è uscita in strada a Bogotà per ripetere il ‘cacerolazo’ (concerto di pentole e coperchi) già realizzato la sera di giovedì nella maggior parte delle città colombiane.

UNO SCIOPERO NAZIONALE PARTECIPATO

La Colombia si è unita così al movimento di protesta che interessa da mesi il Sud America con uno sciopero nazionale antigovernativo molto partecipato, caratterizzato da un clima di festa e allegria, ma segnato anche da incidenti in alcune città come Bogotà, Cali e Popayán. Marce e cortei sono cominciati di prima mattina in quasi tutto il Paese, con un indiscusso protagonismo di Bogotà, dove la protesta è stata particolarmente forte. Originariamente si trattava di uno sciopero sindacale contro trasformazioni che il governo intende apportare al regime pensionistico e alla legislazione del lavoro. Ma poi l’adesione di organizzazioni studentesche e di movimenti sociali ha portato allo scoperto un malessere accumulato da anni per un modello di società che non soddisfa molti colombiani.

UN COMMANDO DI PERSONE COL VOLTO COPERTO

Nella serata di giovedì 21 novembre era apparso un commando di persone con il volto coperto che ha ricoperto di scritte le pareti degli edifici e si è scontrato con la polizia che ha usato gas lacrimogeni. Altri incidenti sono avvenuti in un ampio settore del Nord Est della capitale e lungo la nazionale che conduce all’aeroporto El Dorado, dove i manifestanti hanno cercato di giungere, però senza esito. Scontri fra manifestanti e polizia, infine, sono avvenuti anche a Cali, dove per tutta la giornata la protesta si era sviluppata nella calma, e a Popayán, capitale del dipartimento di Cauca, dove vi è stato negli ultimi mesi un gran numero di indigeni assassinati. Da più parti, anche con l’intervento dell’ex candidato presidenziale della sinistra e attuale senatore Gustavo Petro, è stato proposto che le manifestazioni nel centro di Bogotà si ripetano per «esprimere il disagio soprattutto delle giovani generazioni che lottano per un modello di società differente da quello attuale».

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