Il senso di Rula Jebreal al Festival di Sanremo

Il veto Rai alla presenza della giornalista ha scatenato le polemiche. Ma cosa ci faceva la Jebreal in una kermesse canora? Quale sarebbe stato il suo ruolo? E in quanti si sono chiesti «che ci azzecca»?

Quando ha cominciato a montare – sui giornali e sui social – la polemica sulla partecipazione di Rula Jebreal al prossimo Festival di Sanremo, in non pochi ci siamo chiesti «che ci azzecca?», Che ci azzecca la polemica (con tutto quel che sta succedendo nel mondo), ma anche che ci azzecca Rula con il Festival.

CANTANTE O VALLETTA?

Rula cantante? Rula valletta? Non sembrerebbe il ruolo adatto per questa giornalista ormai di profilo internazionale, cittadina del mondo, consulente del presidente Macron per il gender gap, stabilmente insediata nell’élite intellettuale ed ebraica newyorchese, ma spesso di ritorno in Italia per partecipare a talk show televisivi in cui non le manda certo a dire.

PERCHÉ ACCETTARE?

Cioè, ancora prima di chiedersi perché è stata invitata, ci si domanda perché lei avrebbe accettato, con quale intento e con quale scopo. Tanto più che il direttore artistico del Festival, Amadeus, ha precisato in un’intervista a Repubblica che quello di Jebreal «non sarà un intervento politico, chi viene a Sanremo non farà politica. Non mi interessa». E allora, che cosa farà? Sfilerà indossando preziose creazioni degli stilisti Made in Italy? Presenterà le canzoni? Reciterà un monologo teatrale? Danzerà? Nemmeno il tempo di approfondire la questione, che già erano partiti i razzi della polemica, dopo la decisione dei vertici Rai di sospendere la firma del contratto e non confermare i voli per la discussa ospite.

LA POLITICA CHE SI DIVIDE

Da un lato, coloro che inneggiano alla decisione della Rai, contestando la Jebreal soprattutto per la veemenza con cui esprime le sue critiche a un’Italia gretta, razzista e fascisteggiante; dall’altra i suoi difensori, che sbandierando l’hashtag #iostoconRula denunciano censura e discriminazione contro la giornalista, segno della sottomissione della Rai alle volontà sovraniste e leghiste. «La Jebreal potrebbe essere incaricata a Sanremo di spiegarci quanto le facciamo schifo» (Daniele Capezzone). «Sarebbe “discriminazione di Stato” non dare a Rula Jebreal il palco dell’Ariston con i soldi degli italiani. Gli stessi italiani accusati dalla signora di essere fascisti, razzisti, impresentabili» (Daniela Santanché). Sul fronte opposto, soprattutto esponenti di Italia Viva, come per esempio Gennaro Migliore («L’estromissione di #RulaJebreal dal festival di Sanremo puzza lontano un miglio di epurazione sovranista») e Davide Faraone («Vergognoso che la Rai, la tv pubblica si pieghi al diktat di Salvini. Porterò il caso in vigilanza Rai. Non possiamo stare zitti»).

LA SOLIDARIETÀ FEMMINISTA

E naturalmente non manca la solidarietà femminile e femminista: «Si esclude un’ottima giornalista per le proteste dei sovranisti. Dimenticando che la presenza di Rula al Festival avrebbe dimostrato che le persone non si scelgono per il genere o per il colore della pelle, ma solo per competenza e professionalità», (Teresa Bellanova); «Se è vero che sulla decisione hanno pesato le polemiche scatenate sui social dai sovranisti allora non ci siamo. Il servizio pubblico deve valutare le competenze di una persona non piegarsi alla prepotenza di chi la insulta», (Laura Boldrini). Già, ma torniamo a bomba. Di quali competenze parliamo, nell’ambito del Festival di Sanremo?

UNA TOP TEN DI DONNE PER AMADEUS

Secondo le anticipazioni di Amadeus, Rula Jebreal avrebbe fatto parte di una top ten di donne che dovrebbero affiancarlo sul palco, donne speciali per meriti e talenti particolari, dunque rappresentative di un universo femminile positivo e vincente. Peccato che delle altre nove non si sia saputo nulla. Tranne di una, la co-conduttrice Diletta Leotta, indubbiamente una ragazza di successo. I cui meriti e talenti sono ben chiari nella mente e nelle fantasie di milioni di maschi italiani, che pur di accarezzarne le curve per tre o quattro serate, si beccherebbero pure le rampogne antirazziste della Jebreal, peraltro non meno bella e fascinosa della Leotta. Al limite, il sovranista toglierà l’audio, il democratico di sinistra posterà sui social #iostoconRula e qualcuno risponderà al volo «sì, ti piacerebbe».

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La Rai curerà da sola la comunicazione di Sanremo

Dopo le polemiche legate all'ipotesi del conflitto di interessi di Giannotti con MN Italia, la tv di Stato decide di curarsi da sola la promozione del Festival.

Dopo le polemiche sui rapporti “incestuosi” con Mn Italia, alla fine Fabrizio Salini avrebbe deciso: niente appalto esterno per la comunicazione del Festival di Sanremo che sarà affidata in toto alla Direzione Comunicazione della Rai.

CONFLITTO DI INTERESSI

La decisione dell’amministratore delegato della tivù pubblica arriva dopo che Striscia la Notizia, Lettera43, e poi la Commissione parlamentare di vigilanza avevano sollevato l’ipotesi di un conflitto di interessi tra MN Italia – la societa’ che si sarebbe dovuta aggiudicare l’appalto (era già partita la richiesta, poi annullata) – e il Direttore della Comunicazione di viale Mazzini Marcello Giannotti – portato in azienda da Salini – e che fino a un anno fa lavorava proprio in MN.

SUL TAVOLO C’ERANO 40 MILA EURO

Un’inversione totale quella di Salini e di Giannotti, che quindi implicitamente conferma l’esistenza del conflitto di interessi tra Giannotti e MN e che contemporaneamente metterebbe in luce anche una gestione non trasparente delle risorse Rai: perché se l’ufficio stampa del festival “ora” può essere “fatto” internamente dalla Comunicazione Rai, una settimana fa l’azienda era pronta a sborsare fino a 40 mila euro per appaltarlo a un esterno?

LA PREOCCUPAZIONE DI GIANNOTTI

Fonti di corridoio vicine alla direzione comunicazione raccontano di un Giannotti chiuso nel suo ufficio a controllare e ricontrollare le mail inviate e ricevute sull’affaire MN, al centro di un altro appalto: quello per il nuovo programma di Fiorello su Raiplay. Un contratto arrivato in corsa per chiamata diretta, anche questo annullato dopo le polemiche.

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Dopo le polemiche legate all'ipotesi del conflitto di interessi di Giannotti con MN Italia, la tv di Stato decide di curarsi da sola la promozione del Festival.

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CONFLITTO DI INTERESSI

La decisione dell’amministratore delegato della tivù pubblica arriva dopo che Striscia la Notizia, Lettera43, e poi la Commissione parlamentare di vigilanza avevano sollevato l’ipotesi di un conflitto di interessi tra MN Italia – la societa’ che si sarebbe dovuta aggiudicare l’appalto (era già partita la richiesta, poi annullata) – e il Direttore della Comunicazione di viale Mazzini Marcello Giannotti – portato in azienda da Salini – e che fino a un anno fa lavorava proprio in MN.

SUL TAVOLO C’ERANO 40 MILA EURO

Un’inversione totale quella di Salini e di Giannotti, che quindi implicitamente conferma l’esistenza del conflitto di interessi tra Giannotti e MN e che contemporaneamente metterebbe in luce anche una gestione non trasparente delle risorse Rai: perché se l’ufficio stampa del festival “ora” può essere “fatto” internamente dalla Comunicazione Rai, una settimana fa l’azienda era pronta a sborsare fino a 40 mila euro per appaltarlo a un esterno?

LA PREOCCUPAZIONE DI GIANNOTTI

Fonti di corridoio vicine alla direzione comunicazione raccontano di un Giannotti chiuso nel suo ufficio a controllare e ricontrollare le mail inviate e ricevute sull’affaire MN, al centro di un altro appalto: quello per il nuovo programma di Fiorello su Raiplay. Un contratto arrivato in corsa per chiamata diretta, anche questo annullato dopo le polemiche.

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