Crisi 737 Max: licenziato il ceo di Boeing

Il cda ha deciso di non rinnovare la fiducia a Dennis Muilenburg. Per l'azienda è stato un anno disastroso, con due dei suoi aerei caduti e 346 vittime.

L’amministratore delegato di Boeing, Dennis Muilenburg, si è dimesso dopo che il cda dell’azienda ha deciso di non rinnovargli la fiducia. Il colosso dell’aviazione nomina David Calhoun presidente a amministratore delegato a partire dal 13 gennaio. Il cambio ai vertici è legato alla crisi del 737 Max. «Credo fermamente nel futuro di Boeing e del 737 Max», ha affermato Calhoun in una nota.

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Cosa c’è dietro allo stop della produzione di 737 Max da parte di Boeing

Il colosso americano ha deciso di bloccare tutto da gennaio 2020. Pesano le mancate autorizzazioni al volo dopo gli incidenti della Lion Air e Ethiopian Airlines. E il titolo crolla in borsa.

Nuova grana per Boeing. I tempi per il ritorno in volo del 737 Max si allungano e costringono il colosso dell’aviazione a una sospensione della produzione del velivolo, a terra da mesi dopo due incidenti mortali che hanno causato 346 vittime. Non è chiaro quanto durerà lo stop: l’unica certezza è che scatterà in gennaio 2020.

AEREI PRODOTTI ANCHE DOPO LO STOP DELLE AUTORITÀ MODNIALI

L’annuncio ha affondato i titoli Boeing che, in una giornata record per Wall Street, sono arrivati a perdere l’1% nelle contrattazioni after hours dopo aver chiuso la seduta in calo del 4,92%. Al momento lo stop non si tradurrà in alcun taglio della forza lavoro. «Il ritorno in servizio del 737 Max in sicurezza resta la nostra priorità», ha affermato la società in una nota. Lo stop temporaneo segue il taglio di un quinto della produzione deciso lo scorso aprile. Boeing ha continuato a produrre 40 aerei 737 Max al mese da marzo, quando le autorità mondiali hanno deciso la messa a terra del velivolo. Ora però la società è costretta a una mossa più estrema in seguito all’incertezza per un ritorno nei cieli del velivolo.

INCERTI I TEMPI PER UN RITORNO AL VOLO

Inizialmente la messa a terra del velivolo sembrava essere destinata a durare un periodo limitato. Ma è da marzo che il 737 Max non vola, e non è chiaro quando e se potrà tornare a volare. Di sicuro, secondo le indicazioni delle autorità americane, nessuna certificazione sarà rilasciata prima degli inizi del 2020. Potrebbe essere gennaio o febbraio. American Airlines non prevede un ritorno in volo prima di marzo. La Federal Administration Aviation non si sbilancia sui tempi, consapevole che la posta in gioco è alta: l’agenzia federale è stata travolta dalla critiche per il 737 Max e per il processo di certificazione attuato. E le rilevazioni delle ultime settimane hanno complicato ulteriormente la posizione della Faa. Secondo indiscrezioni, l’agenzia sapeva già dopo il primo incidente della Lion Air che l’aereo era a rischio ma nonostante questo non è intervenuta. E non lo ha fatto fino all’incidente dell’Ethiopian Airlines.

GLI EFFETTI DELLO STOP SUI CONTI DI BOEING

Per Boeing una sospensione della produzione rappresenta un duro colpo a uno dei suoi modelli di punta: sono 383 i 737 Max a terra da marzo e sono 400 quelli pronti per la consegna ma che sono stati bloccati. E di un colpo costoso: la società ha già visto calare il proprio utile di 5,6 miliardi di dollari per compensare i clienti e ha previsto ulteriori 3,6 miliardi di dollari di costi per il programma 737. La sospensione della produzione potrebbe aumentare la pressione sull’amministratore delegato, Dennis Muilenburg, al quale è già stato strappato il titolo di presidente. Ma lo stop preoccupa anche l’economia americana per la quale Boeing, il maggiore esportatore manifatturiero statunitense, e la sua produzione rappresentano un motore importante. L’incapacità di Boeing di consegnare i velivoli da marzo ha già avuto ripercussioni negative sul deficit commerciale americano.

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