L’autore dell’autobiografia di Papa Francesco: “Ammirava Ratzinger, qualcuno ha provato a metterli contro”


L'intervista di Fanpage.it a Fabio Marchese Ragona, co-autore del libro "Life. La mia storia nella Storia": "Papa Francesco lo definirei un uomo libero. ho percepito un grande entusiasmo sulle cose da fare. Segno che non pensa minimamente di lasciare il Pontificato. E me lo ha anche confermato che non ha questo pensiero. Il rapporto con Ratzinger? Gli voleva davvero bene".
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Papa Francesco e l’autobiografia: “Se avessi fatto il missionario, qualcuno in Vaticano starebbe meglio”


"Non mi fu dato il permesso di andare in Giappone. Chissà! La mia vita avrebbe imboccato una strada diversa e magari qualcuno in Vaticano sarebbe stato meglio di adesso” ha raccontato Papa Francesco nella sua autobiografia “Life. La mia storia nella Storia”, in uscita nei prossimi mesi. Il volume ripercorre la storia del Pontefice fino ai giorni nostri.
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Papa Francesco chiarisce sulle coppie gay: “Benediciamo le persone ma resta il peccato”


"Se viene l'associazione Lgbt dico no, alle persone invece dico sempre sì. Noi benediciamo le persone, non il peccato" ha spiegato oggi Papa Francesco al clero romano ribadendo la posizione sua e del Vaticano dopo il via libera alle benedizioni delle coppie gay del Dicastero per la dottrina della fede con la dichiarazione Fiducia supplicans.
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Come sta papa Francesco? «Ho una bronchite acuta e infettiva, ma non più febbre»

Come sta Papa Francesco? È stato lui stesso a parlare delle sue condizioni nel corso di una udienza con i partecipanti al seminario di Etica nella gestione della salute. «Come vedete, sono vivo», ha esordito nel breve discorso pronunciato in spagnolo. «Il dottore non mi ha lasciato andare a Dubai. Il motivo è che lì fa molto caldo e si passa dal caldo all’aria condizionata. E questo in questa situazione bronchiale non è conveniente», ha aggiunto. Poi ha continuato: «Grazie a Dio non era polmonite. È una bronchite molto acuta e infettiva. Non ho più la febbre, ma prendo ancora antibiotici e cose del genere».

Appuntamenti oltre la media per Papa Francesco

Parlando in generale della sanità, considerata la platea che aveva davanti, Papa Francesco ha sottolineato che «la salute poco curata lascia il posto alla fragilità. Mi piace molto la medicina preventiva, perché previene prima che arrivino gli eventi». Poi ha parlato della necessità di assicurare il benessere della persona e «non cercare solo soluzioni mediche o farmacologiche». Il Papa ha concluso: «Scusatemi se non posso parlare di più ma non ne ho la forza». Nonostante sia sotto cura antibiotica per la bronchite acuta, il pontefice ha avuto la mattina del 30 novembre piena di appuntamenti, oltre la media, ed è anche uscito da Casa Santa Marta per andare nell’Aula Paolo VI per l’udienza con gli organizzatori della Gmg di Lisbona. Nove le udienze della mattinata comunicate dalla sala stampa vaticana.

Oltre agli incontri, firmate diverse nomine

Nel sesto incontro della mattinata ha visto padre Federico Lombardi, con i premiati del Premio Ratzinger. Il Papa ha quindi visto i partecipanti al seminario di Etica nella gestione della salute. In Aula Nervi l’udienza più partecipata con i membri del comitato e della fondazione Giornata Mondiale della Gioventù Lisbona 2023. Nel nono e ultimo incontro della mattinata Papa Francesco ha visto mons. Heiner Wilmer, vescovo di Hildesheim (Germania). Oltre alle udienza, il Papa oggi ha anche firmato diverse nomine. Per l’India ha scelto i nuovi vescovi di Daltonganj, Kottapuram, Amravati, Gumla. Poi il pontefice ha nominato vescovo dell’Eparchia di Saskatoon degli Ucraini (Canada) il rev. Michael Smolinksy. Infine, ha nominato vescovo mons. Giovanni Cesare Pagazzi, Segretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, conferendogli il titolo personale di arcivescovo.

Perché è importante che Papa Francesco partecipi alla Cop28

Si fa sempre più difficile e incerto il procedere di Papa Francesco che il prossimo 17 dicembre compirà 87 anni, fra acciacchi dovuti all’età e malanni di stagione. Bergoglio ha invece un’agenda internazionale ancora fitta di impegni già programmati, mentre le crisi e i conflitti che attraversano il mondo non smettono di chiamare in causa la Chiesa di Roma. Il primo dicembre sarà a Dubai negli Emirati Arabi Uniti, dove rimarrà fino al 3; nell’Emirato, infatti, si terrà il prossimo vertice mondiale sul riscaldamento globale, la Cop28. Appuntamento, quest’ultimo, particolarmente sentito dal Papa che ha fatto della salvaguardia del Creato per le future generazioni uno dei fattori portanti del suo pontificato.

Il Vaticano conferma la trasferta del Papa alla Cop28 nonostante i problemi di salute

Tuttavia Francesco, per riuscire a raggiungere il summit, dovrà provare ad aggirare il peggioramento delle condizioni di salute avvenuto, improvvisamente, negli ultimi giorni; Francesco ha effettuato esami di controllo al Policlinico Gemelli di Roma; la conferma è arrivata dalla stessa Sala stampa della Santa Sede la quale ha diffuso un comunicato nel quale si spiegava che la tac, cui era stato sottoposto il papa nei giorni scorsi, «ha escluso una polmonite, ma mostrava una infiammazione polmonare che causava alcune difficoltà respiratorie. Per una maggiore efficacia della terapia si è proceduto a posizionare un ago cannula per infusione di terapia antibiotica per via endovenosa». Quindi si precisava: «Le condizioni del Papa sono buone e stazionarie, non presenta febbre e la situazione respiratoria è in netto miglioramento». Tuttavia, «per facilitare il recupero del Papa, alcuni importanti impegni previsti per questi giorni sono stati rimandati perché possa dedicarvi il tempo e le energie desiderate. Altri, di carattere istituzionale o più facili da sostenere date le attuali condizioni di salute, sono stati mantenuti». Sta di fatto che l’ultimo Angelus, quello di domenica 26 novembre, non è stato trasmesso come di consueto da piazza San Pietro, ma dall’appartamento di Santa Marta dove il testo del discorso del pontefice era stato letto da mons. Paolo Braida, uno dei ghostwriter del pontefice, mentre Francesco al suo fianco è apparso pallido e leggermente affaticato. E però, è stato proprio in questa occasione, che il Papa ha confermato, attraverso le parole pronunciate da mons. Braida, la trasferta a Dubai. «Oltre che dalla guerra il nostro mondo è minacciato da un altro grande pericolo, quello climatico», recitava il messaggio letto dal suo collaboratore, «che mette a rischio la vita sulla terra, specialmente le future generazioni. E questo è contrario al progetto di Dio, che ha creato ogni cosa per la vita». Per tale ragione, ha fatto sapere Francesco, «nel prossimo fine settimana mi recherò negli Emirati Arabi Uniti per intervenire sabato alla Cop28 di Dubai. Ringrazio tutti coloro che accompagneranno questo viaggio con la preghiera e con l’impegno di prendere a cuore la salvaguardia della casa comune».

Perché è importante che Papa Francesco partecipi alla Cop28
Papa Francesco all’udienza generale del 22 novembre 2023 (Getty Images).

L’impegno di Bergoglio per la tutela dell’ambiente: dal Laudato si’ al Laudate deum

L’ottimismo della volontà, aiutato da una massiccia dose di terapia antibiotica, avrà la meglio sull’infiammazione ai polmoni? D’altro canto, Francesco, il 2 dicembre, a Dubai dovrebbe pronunciare un intervento particolarmente atteso, tutto sta a vedere se ce la farà. Di recente (il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi), il papa ha pubblicato un’esortazione apostolica, Laudate deum, che rappresenta una sorta di seguito, di continuazione, dell’enciclica Laudato si’ (2015), la prima dedicata alla cura della casa comune e alla tutela dell’ambiente. Se Laudato si’ uscì a ridosso della Cop21 di Parigi (il vertice che raggiunse poi nell’accordo finale importanti risultati, disattesi successivamente, dalle scelte dei governi), Laudate deum rappresenta la presa d’atto angosciosa che, se non si interviene con decisione ora, i danni per l’ambiente rischiano di diventare irreversibili. «Sono passati ormai otto anni dalla pubblicazione della Lettera enciclica Laudato si’», si legge nelle prime righe dell’esortazione apostolica, «quando ho voluto condividere con tutti voi, sorelle e fratelli del nostro Pianeta sofferente, le mie accorate preoccupazioni per la cura della nostra casa comune. Ma, con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. Al di là di questa possibilità, non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti».

Il summit di Dubai sarà un banco di prova per verificare l’influenza della Santa Sede a livello globale

A Dubai non ci saranno invece presidenti di Usa e Cina (Joe Biden e Xi Jinping), i due Paesi maggiormente responsabili dell’inquinamento globale, che però hanno sottoscritto un impegno comune in favore dell’ambiente a metà novembre, un accordo che lascia ben sperare per l’esito finale della Cop28. L’impegno pubblico del Papa fu determinante nel 2015 per mobilitare i governi di diversi Paesi in favore di una strategia comune per arginare l’immissione di gas inquinanti nell’atmosfera; vedremo se stavolta, con la partecipazione diretta di Francesco, sia pure non al top della condizione fisica, accadrà lo stesso. Dubai, in tal senso, sarà un buon banco di prova per verificare l’influenza globale che la Santa Sede è in grado di esercitare.

Abusi sessuali nella Chiesa italiana: la Cei continua a fare melina

La Chiesa italiana da molti anni sta cercando di scongiurare un’operazione verità sullo scandalo degli abusi sessuali su minori simile a quanto avvenuto in Francia e Spagna dove, rapporti indipendenti, nel caso francese però promossi dalla stessa conferenza episcopale, hanno portato alla luce una realtà fatta di centinaia di migliaia di violenze messe in atto in gran parte da chierici, e in un certo numero di casi da laici che lavoravano in ambito ecclesiale.

L’impegno della Chiesa italiana per fare luce sugli abusi resta perlopiù sulla carta

Certo, a parole l’impegno non manca neanche in Italia. A parole, appunto, perché i fatti non si vedono. Tuttavia, la Cei, anche quest’anno, il prossimo 18 novembre, «celebra la III Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. L’iniziativa, istituita in corrispondenza della Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, coinvolge tutta la comunità cristiana nella preghiera, nella richiesta di perdono per i peccati commessi e nella sensibilizzazione riguardo questa dolorosa realtà». Le celebrazioni insomma si susseguono regolari, le strutture che dovrebbero occuparsi del problema sulla carta esistono, si pensi al Servizio nazionale per la tutela dei minori, così come formalmente sono attivi ormai in ogni diocesi i centri d’ascolto per raccogliere le denunce delle vittime (anche se resta un mistero la ragione per cui chi è stato vittima di un abuso si dovrebbe rivolgere a quella stessa istituzione che, più o meno indirettamente, è responsabile dell’aggressione sessuale). Tuttavia, ha ripetuto spesso l’arcivescovo responsabile del servizio tutela dei minori della Cei, mons. Lorenzo Ghizzoni (a capo della diocesi di Ravenna), obiettivo della conferenza episcopale è quello di guardare avanti e non al passato, di pensare cioè alla formazione dei futuri sacerdoti nei seminari e, in generale, di affrontare il tema dell’abuso sul minore in ogni ambito della vita delle comunità. Già, peccato però che senza il riconoscimento almeno di una parte delle proprie responsabilità nell’aver insabbiato e coperto vicende di abusi, ben difficilmente si arriverà a quella messa in discussione della cultura dell’omertà e del clericalismo – denunciata a più riprese dal Papa – che ha caratterizzato il modo di procedere della Chiesa italiana su tutta la questione.

Abusi sessuali nella Chiesa italiana: la Cei continua a fare melina
Monsignor Lorenzo Ghizzoni (Imagoeconomica).

Che fine hanno fatto i 613 fascicoli contenenti le denunce arrivate alla ex Congregazione per la dottrina della Fede?

Quest’anno era comunque attesa un prima timida apertura anche sul fronte dei numeri, cioè delle dimensioni e della casistica dello scandalo. Giusto un anno fa, infatti, venne annunciato dal segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, nel corso di una conferenza stampa, un nuovo dato relativo ai 613 fascicoli contenenti denunce di abusi arrivati alla ex Congregazione per la Dottrina della Fede dalle diocesi italiane, mons. Baturi spiegava che sarebbe stata svolta «una indagine in collaborazione con il Dicastero per un esame qualitativo e quantitativo del fenomeno emerso in sede istituzionale in Italia negli ultimi 20 anni».  Si trattava, in ogni caso, di un numero ben più ampio rispetto a quelli comunicati in passato dalla Cei sull’ultimo decennio. Baturi chiariva inoltre che «dalle notizie che abbiamo raccolto sono più di 600 i fascicoli ma serve un esame per comprendere quante e quali siano le vittime, in che contesto vivono, chi sono i responsabili, i loro profili, la nostra capacità di reagire alle denunce. Tutto sarà oggetto di ricerca su casi reali e ci vorrà tempo ma la Cei sarà supportata da centri indipendenti». Un anno dopo, di quella ricerca non si sa più nulla, «si stanno ancora elaborando i criteri interpretativi» dicono laconicamente dalla Cei.

Abusi sessuali nella Chiesa italiana: la Cei continua a fare melina
Il presidente della Cei, cardinal Matteo Maria Zuppi (Getty Images).

Atteso anche il secondo report sugli abusi: niente conferenze stampa ma un incontro a porte chiuse

D’altro canto era atteso anche il secondo report sui casi rilevati dai centri per l’ascolto delle diocesi italiane, dati in realtà non molto significativi e relativi giusto agli ultimissimi anni. Questi ultimi dovrebbero essere, in tutto o in parte, distribuiti alla stampa, ma il report vero e proprio no, né ci sarà conferenza stampa di presentazione dei dati come avvenne un anno fa. In compenso si svolgerà un incontro a porte chiuse il 17 e 18 novembre, a due passi dal Vaticano, al centro congressi Augustinianum, fra tutti i referenti territoriali del servizio per la tutela dei minori. Nel corso dei lavori verrà presentato il II report nazionale sulle attività dei servizi territoriali. Dalla prima indagine emerse che c’erano state 89 vittime (61 minorenni), nel biennio 2020-21, si segnalavano quindi casi di abusi – metà recenti, metà del passato – compiuti da 68 presunti abusatori. Non solo sacerdoti (30) e religiosi (15), ma anche laici (23) quali insegnanti di religione, sagrestani, animatori dell’oratorio, responsabili di associazione, direttori di uffici di curia, catechisti e presidenti di Onlus. A molti di questi, si spiegava, sono stati offerti percorsi di riparazione in comunità di accoglienza e accompagnamento psicoterapeutico. Se si considera il breve lasso di tempo considerato, se si tiene inoltre presente che la rete dei centri d’ascolto non era ancora estesa su tutto il territorio, che molti centri esistevano solo formalmente ma non dal punto di vista operativo, e la difficoltà per le stesse vittime di rivolgersi alle strutture ecclesiali per denunciare un abuso, non si tratta di numeri tanto marginali, tutt’altro. Sarebbe anzi interessante sapere come si è proceduto nei vari casi sollevati, quante volte ad esempio si è cercata la collaborazione delle autorità civili e in quanti casi si è avviato un processo canonico per arrivare all’accertamento dei fatti e delle responsabilità. Da parte sua, il presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, aprendo ad Assisi lo scorso 13 novembre i lavori dell’assemblea generale della Cei, non aggiungeva molto al già noto: «La seconda Rilevazione sulle attività di tutela dei minori degli adulti vulnerabili nelle Diocesi italiane, che verrà consegnata in questi giorni», affermava infatti, «conferma l’impegno continuo delle nostre Chiese nel consolidare ambienti più sicuri per i minori attraverso la formazione degli operatori pastorali. Nelle équipe che affiancano i Servizi e i Centri di ascolto sono diverse centinaia gli uomini e le donne che impegnano la loro passione per la Chiesa e le loro competenze professionali in questo delicato servizio». Niente di più.

Roma sarà pronta per il Giubileo 2025?

C’è poco da fare: a Roma le trasformazioni urbanistiche, virtuose o meno che siano, si fanno in concomitanza con grandi eventi e fra questi spiccano quelli religiosi, a cominciare dagli anni santi. Non fa eccezione il Giubileo del 2025 per il quale, grazie anche ai fondi stanziati col Pnrr, Roma potrà godere di risorse straordinarie per 3,5 miliardi di euro. Che, tradotto, significa una miriade di opere della più varia natura: centinaia di cantieri e interventi urbanistici, servizi per il turismo, di riqualificazione urbana, collegamenti ferroviari, rifacimento di strade e chi più ne ha più ne metta. I tempi però sono strettissimi, tanto più per le burocrazie capitoline e italiche abituate ad agire con estrema calma. A dicembre 2024 si procederà con l’apertura della Porta santa della basilica di San Pietro. Ma sui tempi, appunto, non c’è alcun margine di trattativa: l’indizione dell’anno santo è opera del Papa, e la scadenza è fissa, ogni 25 anni (il primo risale al 1300 e a Bonifacio VIII). Ormai, anche i governi (da Draghi a Meloni in piena continuità) si sono adeguati e si preparano per tempo alla scadenza giubilare.

All’estero si teme per Roma una «apocalisse zombie»

In ogni caso, l’attesa di circa 35-40 milioni di pellegrini – queste le previsioni attuali – fa tremare i polsi. Anche perché un simile ciclone umano si abbatterebbe su una città già satura di turisti, e questo è il meno, avvolta da anni in un caos generale: dai trasporti pubblici allo stremo a un traffico quotidiano soffocante, dalla storica carenza di strutture ricettive di costo medio-basso a un ormai endemico problema di sporcizia nelle strade (obiettivamente umiliante per una capitale europea), con una raccolta differenziata che fa acqua da tutte le parti. Senza contare lo stato di degrado urbano e di semi abbandono in cui versano tanti quartieri, centrali e periferici. Dato questo quadro generale, cosa potrebbe andare storto? Qualche dubbio è venuto anche a John Allen, vaticanista americano di lungo corso, che sulla testata online che dirige, Crux, ha scritto: «Il fatto è che Roma in questo momento è sopraffatta dall’enorme numero di persone che visitano la città e i sistemi urbani sembrano sull’orlo del collasso. Non riesco nemmeno a immaginare che tipo di apocalisse zombie possa attendere tali folle supplementari di visitatori tra due anni». Un epitaffio forse troppo forte? Staremo a vedere.

Roma sarà pronta per il Giubileo 2025?
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri (Imagoeconomica).

Il metodo Giubileo: le sinergie tra Campidoglio e Palazzo Chigi

D’altro canto va sottolineato come governo e opposizione sul Giubileo – in nome di Roma e della cristianità, s’intende – procedano compatti come un sol uomo, tanto che già si parla di “metodo Giubileo” per indicare l’intesa raggiunta fra il sindaco dem di Roma Roberto Gualtieri, già ministro dell’Economia nel governo Draghi, la premier Giorgia Meloni, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, cattolico integralista, ex presidente dell’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” con buone entrature in Vaticano. Non può mancare in questo schema, la presenza della ministra del Turismo, Daniela Santanché, impegnata in particolare nella valorizzazione dei cammini religiosi e siti turistici di Roma e dintorni, anche perché c’è da sfruttare la dotazione significativa di 500 milioni di euro del Pnrr turismo, per quel che riguarda il capitolo dal prevedibile titolo “caput mundi”.

Roma riuscirà a essere pronta per il Giuibileo 2025?
Alfredo Mantovano e Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Il ritorno di monsignor Rino Fisichella

L’altro protagonista del “metodo Giubileo”, è monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del dicastero vaticano per l’Evangelizzazione, in passato cappellano di Montecitorio, gran conoscitore della politica italiana. L’arcivescovo passò alle cronache, fra l’altro, per avere detto, era il 2010, che «bisognava contestualizzare le situazioni» dopo la diffusione di un video nel quale l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi raccontava una barzelletta su Rosiy Bindi, all’epoca vice presidente della Camera, che si concludeva con una bestemmia. Anche Osservatore romano e Avvenire criticarono l’uscita del Cavaliere; altri tempi, quasi un’altra era geologica. Tuttavia, mons. Fisichella guarda lontano e, proprio in occasione della recente inaugurazione del cantiere di Piazza Pia, compreso fra la fine di via della Conciliazione e l’area antistante Castel Sant’Angelo, ha osservato: «L’auspicio è che non guardiamo soltanto al 2025. Il 2025 è una tappa. Auspichiamo che Roma possa essere luogo anche di Expo 2030 e che possa guardare, anche grazie a quella tappa, al Giubileo del 2033. Ci auguriamo che siano queste tante tappe che portano Roma e la Santa Sede al centro dell’attenzione internazionale». Quello che si dice un cronoprogramma da paura.

Roma sarà pronta per il Giubileo 2025?
Papa Francesco e monsignor Rino Fisichella (Getty Images).

Il progetto per Piazza Pia e la lezione dimenticata del mega parcheggio al Gianicolo

A Piazza Pia, intanto, sede di uno dei grandi interventi previsti, verrà realizzato un sottovia che si collegherà a quello già esistente realizzato, neanche a dirlo, in occasione del Giubileo del 2000, e che permetterà di avere una grande area pedonale da Castel Sant’Angelo a piazza San Pietro. Fantastico, in effetti. Se non fosse che le 3 mila auto all’ora (dati del Comune di Roma) che attraversano quel tratto di strada, non si dissolveranno d’incanto, ma spariranno solo per qualche centinaio di metri per ricomparire sul lungo Tevere poco più avanti. Dettagli, si dirà. Intanto si allarga l’area pedonale. Resta poi insoluto un problema centrale: come arriveranno le decine di migliaia di pellegrini e turisti dalle parti di piazza san Pietro? Il problema pullman incombe come una calata quotidiana dei barbari sulla città da qualche decennio. Tanto che già in occasione del Grande Giubileo del 2000, una pensata non da poco venne in mente all’allora amministrazione Rutelli in accordo col Vaticano rappresentato da monsignor Crescenzio Sepe (futuro cardinale e arcivescovo di Napoli, oggi in pensione). Un mega parcheggio a cinque piani fu ricavato all’interno della collina del Gianicolo, quella presidiata alla sua sommità dal monumento equestre a Garibaldi e alla base dai palazzi vaticani, mentre a metà strada, lungo le pendici, si trovano diverse prestigiose proprietà vaticane e l’ospedale pediatrico Bambin Gesù. L’opera venne annunciata e realizzata come fosse la grande e definitiva risposta all’intasamento dei torpedoni che soffocano il centro storico e non solo. I bus turistici come grandi dinosauri avrebbero dovuto imboccare le gallerie dalle quali si accede al parcheggio, scaricare i fedeli e i turisti che, d’incanto, si sarebbero ritrovati a piazza san Pietro. Il miracolo però non ha funzionato e l’opera – costo complessivo più di 80 miliardi delle vecchie lire – è rimasta una cattedrale nel deserto. Nel parcheggio non ci vuole andare nessuno, né tanto meno è obbligato ad andarci. E allora? Bè – la notizia è di qualche mese fa – al quinto piano del fu parcheggio, è stato costruito un mega centro commerciale, Caput mundi – The mall, dove è possibile fare una “boutique experience” e anche parcheggiare l’auto perché il posto certo non manca. Ecco, l’auspicio è che si faccia tesoro delle esperienze passate. In quanto ai poveri che il papa vorrebbe mettere al centro del Giubileo, bè per loro c’è sempre tempo.

Papa Francesco ricoverato al Gemelli, come sta oggi: ha sospeso le flebo ed è già al lavoro


Le ultime notizie sullo stato di salute di Bergoglio dopo l’operazione di laparotomia a cui è stato sottoposto all’ospedale Gemelli di Roma. Il Vaticano fa sapere che i parametri emodinamici sono normali e Papa Francesco ha sospeso le flebo mentre nel pomeriggio si è raccolto in preghiera e si è dedicato alle attività lavorative.
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