Confessa il padrone della cascina in cui sono morti tre pompieri

L'uomo era fortemente indebitato e ha cercato di frodare l'assicurazione. Indagata anche la moglie.

Voleva frodare l’assicurazione, così ha appiccato il fuoco alla sua cascina di Quargnento, alle porte di Alessandria, dove poco dopo sarebbero morti i vigili del fuoco Antonino Candido, Marco Triches e Matteo Gastaldo. Giovanni Vincenti è stato fermato nella notte dai carabinieri e ha confessato, negando però di aver voluto uccidere. Il fascicolo aperto dal procuratore Enrico Cieri ipotizza i reati di omicidio plurimo, lesioni e crollo doloso per l’esplosione avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 novembre. Anche la moglie di Vincenti è indagata a piede libero. Secondo quanto rivelato in conferenza stampa dalla procura, i due erano fortemente indebitati. «Lo scorso agosto l’assicurazione dell’edificio era stata estesa al fatto doloso», ha rivelato il procuratore Cieri, «il premio massimale era di un milione e mezzo di euro».

ERANO FORTEMENTE INDEBITATI

La morte dei tre vigili del fuoco sarebbe da ricondurre a un errore di programmazione del timer, che era stato settato all’1.30, «ma accidentalmente c’era anche un settaggio alla mezzanotte. Questo ha portato alla prima modesta esplosione che, ahimè, ha allertato i vigili del fuoco», ha rivelato Cieri. L’esplosione doveva essere una sola ma l’errore nella programmazione del timer, collegato alle bombole del gas, ha provocato la tragedia. Vincenti avrebbe però potuto salvare la vita ai tre vigili del fuoco: «La notte della tragedia Vincenti è stato informato da un carabiniere che il primo incendio era quasi domato», ha spiega Cieri, «e non ha detto che all’interno della casa c’erano altre cinque bombole che continuavano a far fuoriuscire gas. Era intorno all’1, ci sarebbe stata mezz’ora di tempo per evitare la tragedia».

LA SVOLTA POCO DOPO I FUNERALI

La svolta nelle indagini a poche ore dai funerali solenni dei tre vigili del fuoco nella cattedrale dei Santi Pietro e Marco di Alessandria, alla presenza tra gli altri del premier Giuseppe Conte, del presidente della Camera Roberto Fico e del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. «Dovete beccarli, dovete fare di tutto per beccarli», era stato l’appello che i parenti delle tre vittime hanno rivolto nell’occasione al presidente del Consiglio. «Bisogna capire perché e chi ha fatto questo», è l’invito pressante del comandante provinciale dei vigili del fuoco, Roberto Marchioni, nell’esprimere la «rabbia» dei pompieri di fronte a questa tragedia.

NUMEROSI INTERROGATORI

Le indagini hanno portato in pochi giorni alla soluzione grazie alle attività «serrate e articolate» dei carabinieri, agli ordini del colonnello Michele Angelo Lorusso. Numerosi gli accertamenti tecnici e gli interrogatori, compreso quello di Vincenti. L’uomo, che gli inquirenti avevano già ascoltato più di una volta, ha risposto per diverse ore alle nuove domande degli investigatori. In caserma anche un avvocato, Laura Mazzolini del foro di Alessandria, e due donne, che sono arrivate e andate via in auto nell’arco di una ventina di minuti.

CITTADINI DAVANTI AL COMANDO

Davanti al Comando provinciale anche alcuni cittadini che, saputo dell’interrogatorio, hanno raggiunto gli uffici dell’Arma. La notizia del fermo di polizia giudiziaria era arrivata alle 2.29 con un comunicato di dieci righe che rimandava alle 9 i dettagli dell’operazione. Poco dopo anche Vincenti aveva lasciato la caserma con altre due persone, a bordo di un’Alfa Romeo Giulietta di colore grigio. Non si sa dove fosse diretto.

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Esplode tir sull’A1: feriti due vigili del fuoco

Il camion è andato in fiamme in un'area di sosta nel Bolognese prima di detonare. Un pompiere ferito al bacino e l'altro al braccio.

Sono due vigili del fuoco le persone rimaste ferite durante un intervento per l’incendio di un tir, nella notte nell’area di servizio Cantagallo sull’A1, nel Bolognese. C’è stata un’esplosione e i due sarebbero caduti da una scala, riportando fratture, uno al bacino e l’altro a un braccio. Sono stati portati all’ospedale Maggiore Anche altri pompieri della stessa squadra sono finiti a terra per lo spostamento d’aria.

IL TRAFFICO PARZIALMENTE INTERROTTO

La chiamata di soccorso è arrivata alle 2.10 alla sala operativa del 115, per un incendio di un tir parcheggiato nell’area di servizio Cantagallo Ovest, sull’A1, direzione Sud. L’esplosione è avvenuta durante lo spegnimento, portato a termine dai rinforzi arrivati dalla sede centrale di Bologna dei vigili del fuoco e del distaccamento volontario di Monzuno. L’autostrada è stata parzialmente interrotta durante le operazioni di soccorso. È intervenuta anche la Polizia Stradale e personale di Autostrade. Le operazioni si sono concluse alle 6.30.

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I problemi dei vigili del fuoco: dalla carenza d’organico ai mezzi inadeguati

La morte in servizio di tre pompieri nell'Alessandrino riaccende i riflettori su un corpo bistrattato. Tra buste paga leggerissime, coperture assicurative deboli e caserme fatiscenti. Il punto in attesa delle novità annunciate in Manovra.

L’esplosione, molto probabilmente di origine dolosa, nella quale in una cascina dell’Alessandrino sono morti tre pompieri e altri due sono rimasti feriti ha riacceso i riflettori su un corpo che, nonostante gli elogi e le solite promesse della politica, continua a operare in condizioni assai difficili, non dissimili da quelle in cui versano le forze dell’ordine.

Tra caserme che cadono a pezzi, stipendi bassi, carenza di personale e mezzi inadeguati, fare il vigile del fuoco in Italia nel 2019 è davvero un atto eroico, più che altrove.

UNA ECCELLENZA ITALIANA

Nemmeno l’80esimo anniversario della fondazione del corpo, caduto proprio quest’anno e celebrato a più riprese, è servito a spazzare via il disinteresse generale sui problemi che da anni affliggono i vigili del fuoco. Il corpo nacque nel 1935 ma solo nel 1939, con il Regio Decreto n. 333 del 27 febbraio, assunse la denominazione attuale. È in quegli anni che il prefetto Alberto Giombini, oggi considerato fondatore dei moderni pompieri, creò un’organizzazione al passo coi tempi e di grande efficienza che l’Europa ci invidiava. Dopo 80 anni, gli altri Paesi continuano ad ammirare i pompieri italiani per il lavoro svolto quotidianamente (sono stati insigniti qualche anno fa del titolo World of FirefightersConrad Dietrich Magirus Award, premio conferito soltanto alle eccellenze) ma, in compenso, le istituzioni sembrano essersi dimenticate di loro.

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TANTE PROMESSE MAI MANTENUTE

Ancora sul finire del 2018 oltre 1.200 candidati risultati idonei all’ultimo concorso del 2010 attendevano di conoscere il proprio destino. Il motivo? Il blocco delle assunzioni previsto, in via emergenziale, dal governo Monti su cui la politica poi non è però più intervenuta allocando risorse. E infatti del problema si tornò a parlare soltanto in occasione del crollo del ponte Morandi a Genova, quando i pompieri si distinsero nuovamente per il lavoro svolto. In quell’occasione, l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini assicurò: «Ho ereditato un piano assunzioni di 1.600 unità, stiamo lavorando per assumerne 1.500 nell’arco di un anno», come poi ribadito nel novembre dello stesso anno sempre dal titolare del Viminale durante un question time in Senato. Promesse simili negli anni sono arrivate da tutti gli esecutivi che si sono succeduti ma la carenza d’organico continua a essere tra i principali problemi dei vigili del fuoco.

I vigili del fuoco sul luogo del disastro sul ponte Morandi a Genova, 19 agosto 2018.

LA POLEMICA CON SIBILIA E IL M5S

E se nella ventura legge di Bilancio dovrebbe finalmente trovare posto – salvo intese – la copertura per il fondo per l’equiparazione stipendiale e pensionistica dei vigili del fuoco alle forze dell’ordine, i sindacati non hanno gradito il recente sondaggio che il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia ha pubblicato sui social. «Invece di dare altri soldi a Radio Radicale», ha proposto il grillino su Facebook, «se usassimo i 24 milioni per i vigili del fuoco? Cosa ne pensate?».

A chi daresti 24 milioni di euro?Invece di dare altri soldi a #RadioRadicale se usassimo i #24milioniper l'equiparazione stipendiale e previdenziale dei #VigiliDelFuoco alle forze dell'ordine? Cosa ne pensate?

Posted by Carlo Sibilia on Wednesday, October 30, 2019

POMPIERI CONTRO LE STRUMENTALIZZAZIONI

Dura però la replica della sigla Usb: «Come vigili del fuoco ci sentiamo offesi», ha dichiarato il coordinatore nazionale Costantino Saporito, «per il comportamento che il Movimento 5 stelle ci ha riservato. Promettere solo pochi mesi fa 200 milioni di euro da destinare a chi rischia la vita e poi scoprire che è tutto falso e poi ancora ritrovarsi usati in un sondaggio social in contrapposizione con i terremotati lo riteniamo una mancanza di serietà. Una politica che viaggia solo a “spot” lo fa per nascondere l’incapacità di gestire la cosa pubblica. Ci piacerebbe sapere», ha concluso il sindacalista, «se Luigi Di Maio ha il coraggio di fare un sondaggio sul gradimento di spesa tra Radio radicale e gli F35». Sempre l’Usb ha poi fatto notare a Sibilia che proprio Radio Radicale da anni, grazie alla trasmissione Cittadini in divisa, dà voce ai problemi che affliggono il loro corpo.

In queste ore il Governo ha messo sotto attacco Radio Radicale, storico punto di riferimento della informazione. Come…

Posted by Usb Vigili del Fuoco on Wednesday, October 30, 2019

«STIAMO MORENDO DI LAVORO»

Problemi che sono stati efficacemente riassunti nell’ultimo incontro tra i sindacati e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, del 25 ottobre scorso: «Stiamo morendo di lavoro, le malattie professionali non riconosciute, non abbiamo carriere e i nostri stipendi non sono il frutto di un lavoro di confronto: sono bassi e inadeguati». I circa 30 mila vigili del fuoco italiani lamentano non solo il blocco del turn over che ha ridotto il rapporto tra pompieri e cittadini a uno ogni 15 mila abitanti (contro medie europee di 1 ogni 1000), ma ha anche alzato l’età media, che ormai supera abbondantemente i 50 anni: per un lavoro così usurante, che richiede prestanza fisica e prontezza di riflessi, sono troppi.

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LE FALLE DELLA COPERTURA ASSICURATIVA

Ma l’aspetto più increscioso è l’assenza di una copertura assicurativa certa: i pompieri sono costretti ad affidarsi all’Opera nazionale di assistenza, che autofinanziano, ma in caso di invalidità permanenti o decessi, occorre ricorrere a collette per dare un sostegno alla vittima o ai suoi famigliari. E i sinistri di tipo sanitario, per chi respira ceneri, miasmi, risultati della combustione di agenti chimici e persino l’amianto, sono all’ordine del giorno.

STIPENDI CHE NON SUPERANO I 1400 EURO AL MESE

Insomma, ammalarsi sul campo è davvero troppo facile e lo si fa per uno stipendio che per i capi squadra si aggira appena sui 1.400 euro al mese, tra i più bassi in Europa. Inoltre, si lamenta la necessità di fare straordinari non pagati per assenza di fondi e il dramma di operare con mezzi inadeguati, che spesso espone ulteriormente le loro vite a rischi mortali. Eppure, i pompieri sono sempre in prima linea, soprattutto in un Paese fragile come il nostro, funestato da incendi in estate, alluvioni in autunno e disastrosi terremoti tutto l’anno. 

AUMENTANO GLI INTERVENTI

Il loro lavoro continua infatti ad aumentare. Secondo l’ultimo annuario disponibile, nel 2017 hanno compiuto circa 80 mila interventi di soccorso a vittime di infortuni, contro le 40 mila del 2008, quasi 43 mila recuperi rispetto ai 9,5 mila circa di 9 anni prima e hanno prestato soccorso in oltre 42 mila incidenti stradali (nel 2008 erano stati 36.440). E potremmo continuare, perché sono sempre i vigili del fuoco a occuparsi della rimozione di alberi pericolanti, dell’apertura di porte a chi dimentica le chiavi, del salvataggio di persone intrappolate negli ascensori (oltre 20 mila interventi nel solo 2017) o degli animali d’affezione e da cortile in situazioni di pericolo e, persino, della bonifica di luoghi domestici da insetti pericolosi.

Nel 2017 i vigili del fuoco hanno compiuto circa 80 mila interventi di soccorso a vittime di infortuni, contro le 40 mila del 2008.

CASERME A PEZZI

Ma il più delle volte l’opera sarebbe richiesta all’interno delle loro stesse sedi. Non si contano infatti le caserme fatiscenti, con i soffitti che crollano e le stanze che si allagano a ogni temporale. Non esiste un annuario parallelo che riporti dati simili, ma le testimonianze in Rete, i filmati postati sui social e le denunce alle Asl e ai giornali sono numerosissime. Risulta fatiscente, per esempio, lo stabile dell’Hangar elicotteri di Genova, nella vicina Varazze sono stati sistemati per anni in un container, a Catania la sede centrale è stata recentemente invasa da blatte e da ratti e la mensa è stata chiusa per le disastrose condizioni igieniche, mentre a Gela la sede portuale è stata direttamente chiusa. Secondo le tabelle elaborate dal ministero dell’Interno, il tempo ottimale per il soccorso è di massimo 20 minuti: ma tra carenza d’organico e distaccamenti che chiudono, difficile rispettare i tempi e ogni secondo che passa espone le vittime degli incidenti a rischi sempre più elevati.

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Esplode una cascina nell’Alessandrino: morti tre vigili del fuoco

Aperta un'inchiesta per omicidio plurimo e crollo doloso. Tra le macerie sono stati trovati i resti di inneschi rudimentali per far saltare in aria alcune bombole di gas.

Un gesto doloso che ha ucciso tre vigili del fuoco in una cascina a Quargnento, piccolo paese in provincia di Alessandria. È quello che è successo nella notte tra il 4 e il 5 novembre. Tra le macerie sarebbero stati ritrovati i resti di inneschi rudimentali che avrebbero fatto esplodere alcune bombole di gas. Collegati ad alcune bombole inesplose c’erano dei fili elettrici e una scatoletta che potrebbe essere un timer. Feriti ma non in pericolo di vita altri due vigili del fuoco e un carabiniere.

Un’immagine tratta da Google map che mostra la cascina di Quargnento (Alessandria) dove la scorsa notte un’esplosione ha causato la morte di tre vigili del fuoco, 05 novembre 2019. Inneschi rudimentali sarebbero stati trovati. Le indagini sono condotte dai Carabinieri del comando provinciale di Alessandria. ANSA / Google map

LA DINAMICA DELLA TRAGEDIA

L’esatta dinamica della tragedia non è ancora chiara. Secondo una prima ricostruzione ci sarebbe stata una doppia deflagrazione. Un abitante della zona ha raccontato: «C’è stata una piccola esplosione prima di mezzanotte, ma non ci avevo fatto troppo caso. Poi ho sentito arrivare vigili del fuoco e c’è stato un botto molto più forte, che ci ha svegliati». «Stavamo facendo il primo controllo quando ad un certo punto non so cosa sia successo, non mi ricordo nulla e mi sono ritrovato in terra», ha raccontato Graziano Luca Trombetta, uno dei vigili del fuoco rimasto ferito nell’esplosione.

SI INDAGA PER OMICIDIO PLURIMO E CROLLO DOLOSO

Secondo fonti investigative i pompieri sono intervenuti per un principio d’incendio. Poi, una volta entrati nella cascina, sarebbero stati travolti dall’esplosione. La procura di Alessandria ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, per l’esplosione. Omicidio plurimo e crollo doloso di edificio i reati ipotizzati. Le indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Alessandria, agli ordini del colonnello Michele Angelo Lorusso, sono coordinate dal procuratore Enrico Cieri. Sulla vicenda gli inquirenti, che hanno ascoltato i proprietari della cascina e i loro famigliari, mantengono il massimo riserbo. «Tutto ci fa pensare che l’esplosione sia stata voluta e deliberatamente determinata», ha detto il procuratore di Alessandria Enrico Cieri, «dagli elementi che abbiamo acquisito pensiamo sia un fatto doloso». Gli inquirenti hanno comunque escluso la matrice terroristico-eversiva. Tra le ipotesi al vaglio non è esclusa quella di dissidi tra il proprietario dell’abitazione e il figlio, così come la pista legata al risarcimento assicurativo. Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha commentato: «La dinamica va accertata, la magistratura sta lavorando. Ci sono accertamenti da fare».

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