Comune e Regione trovano l’intesa per la discarica di Roma

La Giunta Capitolina ha deliberato che Roma Capitale indicherà come sito per lo smaltimento dei rifiuti nel territorio del Comune,..

La Giunta Capitolina ha deliberato che Roma Capitale indicherà come sito per lo smaltimento dei rifiuti nel territorio del Comune, ovvero la discarica di servizio per la città, l’area di Monte Carnevale, nel Municipio XI nella Valle Galeria. La Regione, tra le altre cose, disporrà tutte le attività necessarie per consentire, come richiesto da Roma Capitale, una serie lavori straordinari all’impianto Tmb di Rocca Cencia. Lo affermano Roma Capitale e Regione Lazio in una nota congiunta.

IN PASSATO SALTATE LE IPOTESI FALCOGNANA E TRAGLIATELLA

La Regione, vista l’individuazione sul territorio comunale dell’impianto, in concomitanza con l’approvazione del provvedimento capitolino, «stralcerà anche dal Piano Rifiuti in via d’approvazione, come da accordo, l’indicazione del sub-ato per il Comune di Roma Capitale», si legge ancora nella nota congiunta. Prima delle festività le due amministrazioni avevano trovato un accordo sui rifiuti di Roma che prevedeva il supporto della Regione nella gestione temporanea dell’immondizia a fronte dell’indicazione di un sito dentro il Comune da parte del Campidoglio da realizzare in circa 18 mesi. Dopo aver detto no all’ ipotesi Falcognana e Tragliatella la scelta è caduta, tra le cosiddette ‘aree bianche’ indicate dalla città metropolitana, su Monte Carnevale.

VIGNAROLI (COMM.ECOMAFIE): «SCELTA INACCETTABILE»

La mossa di Comune e Regione ha fatto andare su tutte le furie il presidente della Commissione parlamentare Ecomafie Stefano Vignaroli: «La decisione di realizzare la nuova discarica di rifiuti urbani di Roma a due chilometri dalla discarica di Malagrotta è inaccettabile». «È una scelta vergognosa nei confronti di un’area già devastata e mai adeguatamente bonificata», ha aggiunto spiegando che «alla chiusura di Malagrotta non è seguito alcun intervento di risanamento ambientale».

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Il presidente di Amsa ama la pulizia. Anche in bagno

Dopo l'inchiesta che ha coinvolto l'ex municipalizzata milanese che si occupa della raccolta rifiuti, al vertice è arrivato D’Andrea. Che deve aver preso alla lettera il suo incarico: dopo aver cambiato i mobili dell'ufficio, si è subito fatto rifare la toilette.

L’Amsa è la ex municipalizzata di Milano che gestisce i servizi di raccolta delle immondizie nel capoluogo e in altri comuni delI’hinterland. Dal 2010 è posseduta da A2a, società controllata dai comuni di Milano e Brescia.

Da qualche mese è nella bufera per una inchiesta della magistratura milanese che, come spesso accade, ha trovato particolari connivenze tra la politica locale, qualche dirigente dell’azienda e alcuni fornitori della società.

L’accusa dei magistrati è quella classica, ovvero che il politico si sarebbe fatto portatore degli interessi del privato presso l’Amsa agevolando alcune operazioni. Nella fattispecie il politico (Pietro Tatarella, ex consigliere comunale milanese ed ex vicecoordinatore lombardo di Forza Italia) avrebbe ricevuto denaro dalla Ecol Service di Daniele D’Alfonso, per forniture varie che alcuni dirigenti, in particolare il sindacalista e dipendente Amsa Sergio Salerno, avrebbero facilitato.

L’ARRIVO ALLA PRESIDENZA DI FEDERICO MAURIZIO D’ANDREA

Che cosa hanno fatto allora i vertici di A2a, spinti da Beppe Sala, per cercare di superare una situazione che imbarazzava Amsa, la capogruppo, tra l’altro quotata, e il buon nome del sindaco di Milano? La soluzione, probabilmente anche suggerita dal tribunale di Milano, è stata trovata lo scorso settembre, quando alla presidenza di Amsa è arrivato Federico Maurizio D’Andrea, 59 anni, un passato nella Guardia di Finanza (è stato comandante a Monza e in provincia di Bergamo), poi manager al centro di un robusto network di relazioni con privati e pubblica amministrazione che vanno dalla presidenza della Sangalli di Monza (azienda che opera nello stesso settore dell’igiene urbana) e della Pedemontana Lombarda, fino alla partecipazione negli organismi di vigilanza del Banco Bpm, di Smeralda Holding, del Sole 24 Ore, di Metropolitane Milanesi e di A2a.

DOPO L’AUTISTA PERSONALE, IL BAGNO NUOVO

Appena arrivato in Amsa, per prima cosa, ha richiesto un autista personale. D’Andrea deve aver preso poi alla lettera il suo incarico e ha cominciato a fare pulizia: ha cambiato tutti i mobili del suo ufficio e si è fatto rifare il bagno, il bagno personale. Con una spesa importante e soprattutto inutile. Del resto sulla pulizia non si transige, a cominciare dagli ambienti di lavoro. Pulizia e sicurezza, perché se non si fa attenzione nei bagni si può anche scivolare.

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Il presidente di Amsa ama la pulizia. Anche in bagno

Dopo l'inchiesta che ha coinvolto l'ex municipalizzata milanese che si occupa della raccolta rifiuti, al vertice è arrivato D’Andrea. Che deve aver preso alla lettera il suo incarico: dopo aver cambiato i mobili dell'ufficio, si è subito fatto rifare la toilette.

L’Amsa è la ex municipalizzata di Milano che gestisce i servizi di raccolta delle immondizie nel capoluogo e in altri comuni delI’hinterland. Dal 2010 è posseduta da A2a, società controllata dai comuni di Milano e Brescia.

Da qualche mese è nella bufera per una inchiesta della magistratura milanese che, come spesso accade, ha trovato particolari connivenze tra la politica locale, qualche dirigente dell’azienda e alcuni fornitori della società.

L’accusa dei magistrati è quella classica, ovvero che il politico si sarebbe fatto portatore degli interessi del privato presso l’Amsa agevolando alcune operazioni. Nella fattispecie il politico (Pietro Tatarella, ex consigliere comunale milanese ed ex vicecoordinatore lombardo di Forza Italia) avrebbe ricevuto denaro dalla Ecol Service di Daniele D’Alfonso, per forniture varie che alcuni dirigenti, in particolare il sindacalista e dipendente Amsa Sergio Salerno, avrebbero facilitato.

L’ARRIVO ALLA PRESIDENZA DI FEDERICO MAURIZIO D’ANDREA

Che cosa hanno fatto allora i vertici di A2a, spinti da Beppe Sala, per cercare di superare una situazione che imbarazzava Amsa, la capogruppo, tra l’altro quotata, e il buon nome del sindaco di Milano? La soluzione, probabilmente anche suggerita dal tribunale di Milano, è stata trovata lo scorso settembre, quando alla presidenza di Amsa è arrivato Federico Maurizio D’Andrea, 59 anni, un passato nella Guardia di Finanza (è stato comandante a Monza e in provincia di Bergamo), poi manager al centro di un robusto network di relazioni con privati e pubblica amministrazione che vanno dalla presidenza della Sangalli di Monza (azienda che opera nello stesso settore dell’igiene urbana) e della Pedemontana Lombarda, fino alla partecipazione negli organismi di vigilanza del Banco Bpm, di Smeralda Holding, del Sole 24 Ore, di Metropolitane Milanesi e di A2a.

DOPO L’AUTISTA PERSONALE, IL BAGNO NUOVO

Appena arrivato in Amsa, per prima cosa, ha richiesto un autista personale. D’Andrea deve aver preso poi alla lettera il suo incarico e ha cominciato a fare pulizia: ha cambiato tutti i mobili del suo ufficio e si è fatto rifare il bagno, il bagno personale. Con una spesa importante e soprattutto inutile. Del resto sulla pulizia non si transige, a cominciare dagli ambienti di lavoro. Pulizia e sicurezza, perché se non si fa attenzione nei bagni si può anche scivolare.

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Tassa sui rifiuti: a Nord tariffe più leggere, Catania la città più cara

Secondo le rilevazioni di Cittadinanzattiva la Tari in media ammonta a 300 euro. La regione più economica è il Trentino Alto Adige dove si spendono 190 euro l'anno, la più tartassata la Campania. La mappa.

L’immondizia costa, e pure parecchio. In media la tassa sui rifiuti nel 2019 (la Tari) è di 300 euro, ma le differenze da regione a regione sono piuttosto marcate. A spendere meno sono i cittadini del Trentino Alto Adige con 190 euro, i più tartassati quelli della Campania con 421 euro l’anno. Scendendo ai capoluoghi di provincia, a Catania la tassa arriva a 504 euro, la più alta d’Italia, con un aumento del 15,9% rispetto al 2018. Potenza, invece, è la città più economica con 121 euro e un decremento del 13,7% rispetto al 2018.

SMALTIRE I RIFIUTI COSTA MENO AL NORD

È questo il quadro che emerge dalla rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe della onlus Cittadinanzattiva. L’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia prende come riferimento nel 2019 una famiglia tipo composta da tre persone e una casa di proprietà di 100 metri quadri. A livello di aree geografiche, i rifiuti costano meno al Nord (in media 258 euro). Segue il Centro (299 euro), infine il Sud, il più costoso (351 euro).

A MATERA L’AUMENTO PIÙ CONSISTENTE

Analizzando le tariffe dei 112 capoluoghi di provincia, sono state riscontrati aumenti in circa la metà, 51 capoluoghi, tariffe stabili in 27 e in diminuzione in 34. A Matera si registra l’incremento più consistente (+19,1%), a Trapani il calo più netto (-16,8%). Le 10 città più costose per la tassa rifiuti dopo Catania sono Cagliari (490), Trapani (475), Benevento (471), Salerno (467), Napoli (455), Reggio Calabria (443), Siracusa (442), Agrigento (425), Messina (419). Quelle più economiche Potenza (121 euro), Udine (167), Belluno (168), Pordenone (181), Vibo Valentia (184), Isernia (185), Bolzano (186), Brescia (191), Verona (193), Trento e Cremona a pari merito (195).

LEGGI ANCHE: Rifiuti: Polonia e Italia divise da 45 tonnellate di plastica

LA CLASSIFICA DELLE REGIONI

Tra le regioni dove la tassa sui rifiuti è più leggera oltre il Trentino Alto Adige ci sono il Molise (219), la Basilicata (221), il Friuli Venezia Giulia (228), il Veneto (234), le Marche (235), la Lombardia (241), l’Emilia-Romagna (274), la Valle d’Aosta (275), il Piemonte (276), la Calabria (296), l’Umbria (301), la Toscana (323), il Lazio (325), l’Abruzzo (326), la Liguria (333), la Sardegna (345), la Puglia (373), la Sicilia (394) e maglia nera la già citata Campania (421). La Tari è diminuita in Lazio (-2%, con Roma che cala del 4,1%), l’Emilia-Romagna con un -0,8%, le Marche (-1,4%), la Sicilia (-1,3%) e la Valle d’Aosta con un calo del 2,3%. 

CITTADINANZATTIVA: «IN MOLTE AREE RITARDI E INEFFICIENZE»

«In tema di smaltimento dei rifiuti continuano a registrarsi in molte aree del Paese ritardi e inefficienze», spiega Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, «e la transizione verso uneconomia circolare, prevista dalla strategia 2020, sembra essere ancora lontana». Si continua a registrare, continua Gaudioso, «una modalità di calcolo dei costi che non tiene conto dei rifiuti realmente prodotti e quindi non incentiva il cittadino a cambiare i propri comportamenti. Molto marcate sono le differenze territoriali, non solo in termini di costi del servizio, ma anche di qualità: vivere in una città anziché un’altra può voler dire disporre di un servizio gestione rifiuti costoso e insoddisfacente».

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Tassa sui rifiuti: a Nord tariffe più leggere, Catania la città più cara

Secondo le rilevazioni di Cittadinanzattiva la Tari in media ammonta a 300 euro. La regione più economica è il Trentino Alto Adige dove si spendono 190 euro l'anno, la più tartassata la Campania. La mappa.

L’immondizia costa, e pure parecchio. In media la tassa sui rifiuti nel 2019 (la Tari) è di 300 euro, ma le differenze da regione a regione sono piuttosto marcate. A spendere meno sono i cittadini del Trentino Alto Adige con 190 euro, i più tartassati quelli della Campania con 421 euro l’anno. Scendendo ai capoluoghi di provincia, a Catania la tassa arriva a 504 euro, la più alta d’Italia, con un aumento del 15,9% rispetto al 2018. Potenza, invece, è la città più economica con 121 euro e un decremento del 13,7% rispetto al 2018.

SMALTIRE I RIFIUTI COSTA MENO AL NORD

È questo il quadro che emerge dalla rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe della onlus Cittadinanzattiva. L’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia prende come riferimento nel 2019 una famiglia tipo composta da tre persone e una casa di proprietà di 100 metri quadri. A livello di aree geografiche, i rifiuti costano meno al Nord (in media 258 euro). Segue il Centro (299 euro), infine il Sud, il più costoso (351 euro).

A MATERA L’AUMENTO PIÙ CONSISTENTE

Analizzando le tariffe dei 112 capoluoghi di provincia, sono state riscontrati aumenti in circa la metà, 51 capoluoghi, tariffe stabili in 27 e in diminuzione in 34. A Matera si registra l’incremento più consistente (+19,1%), a Trapani il calo più netto (-16,8%). Le 10 città più costose per la tassa rifiuti dopo Catania sono Cagliari (490), Trapani (475), Benevento (471), Salerno (467), Napoli (455), Reggio Calabria (443), Siracusa (442), Agrigento (425), Messina (419). Quelle più economiche Potenza (121 euro), Udine (167), Belluno (168), Pordenone (181), Vibo Valentia (184), Isernia (185), Bolzano (186), Brescia (191), Verona (193), Trento e Cremona a pari merito (195).

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LA CLASSIFICA DELLE REGIONI

Tra le regioni dove la tassa sui rifiuti è più leggera oltre il Trentino Alto Adige ci sono il Molise (219), la Basilicata (221), il Friuli Venezia Giulia (228), il Veneto (234), le Marche (235), la Lombardia (241), l’Emilia-Romagna (274), la Valle d’Aosta (275), il Piemonte (276), la Calabria (296), l’Umbria (301), la Toscana (323), il Lazio (325), l’Abruzzo (326), la Liguria (333), la Sardegna (345), la Puglia (373), la Sicilia (394) e maglia nera la già citata Campania (421). La Tari è diminuita in Lazio (-2%, con Roma che cala del 4,1%), l’Emilia-Romagna con un -0,8%, le Marche (-1,4%), la Sicilia (-1,3%) e la Valle d’Aosta con un calo del 2,3%. 

CITTADINANZATTIVA: «IN MOLTE AREE RITARDI E INEFFICIENZE»

«In tema di smaltimento dei rifiuti continuano a registrarsi in molte aree del Paese ritardi e inefficienze», spiega Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, «e la transizione verso uneconomia circolare, prevista dalla strategia 2020, sembra essere ancora lontana». Si continua a registrare, continua Gaudioso, «una modalità di calcolo dei costi che non tiene conto dei rifiuti realmente prodotti e quindi non incentiva il cittadino a cambiare i propri comportamenti. Molto marcate sono le differenze territoriali, non solo in termini di costi del servizio, ma anche di qualità: vivere in una città anziché un’altra può voler dire disporre di un servizio gestione rifiuti costoso e insoddisfacente».

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Caos rifiuti a Roma, i carabinieri denunciano i dirigenti dell’Ama

I militari che si occupano di reati ambientali hanno indagato sui disservizi nella raccolta dell'immondizia del giugno scorso e verificato il mancato rispetto del contratto tra l'utility e il comune di Roma.

Una misura senza precedenti con i militari del Noe che denunciano alla giustizia i vertici della municipalizzata che non ha fatto il suo dovere nei confronti dei cittadini: a Roma succede anche questo. Per i disservizi verificatisi nel giugno scorso a Roma sul fronte della raccolta dei rifiuti, i Carabinieri del Noe hanno denunciato gli allora dirigenti dell‘Ama. Ma alla fine Ama ha sanato la posizione dei due funzionari sotto accusa, pagando una multa salata – 6.500 euro. Tanto è costato quello scenario d’emergenza, con cassonetti stracolmi e cataste di sacchetti di immondizia lasciati dai cittadini vicino a contenitori ormai saturi, direttamente in strada o sui marciapiedi che ha fatto scattare l’indagine e accertare i disservizi nella raccolta dell’immondizia.

NON RISPETTATO IL CONTRATTO DI SERVIZIO

L’indagine dei militari del Nucleo operativo ecologico era scattata dopo una serie di esposti dei cittadini che lamentavano i cassonetti stracolmi. I due dirigenti, Massimo Bagatti, già amministratore unico pro-tempore e attualmente direttore tecnico di Ama, e Massimo Ranieri, ex consigliere di amministrazione della municipalizzata capitolina, sono stati denunciati dai carabinieri del Noe e poi indagati dalla procura per un reato ben preciso, previsto dal Testo unico ambientale, di «stoccaggio non autorizzato di rifiuti, all’interno ed in prossimità dei cassonetti stradali» dovuto «all’inadeguata attività di raccolta ed avvio a recupero/smaltimento». L’azienda quindi non ha rispettato il «Contratto di servizio tra Roma Capitale e Ama Spa per la gestione dei rifiuti urbani e servizi di igiene urbana per gli anni 2019/2021».

INDAGINI MINUZIOSE NEI MUNICIPI

L’attività investigativa, coordinata dall’aggiunto Nunzia D’Elia e dal pm Luigia Spinelli, ha comportato controlli in alcuni municipi di Roma, tra cui anche il centro storico, dai quali sono emersi delle irregolarità nell’attività di raccolta. In particolare nei quartieri di Prati e Pigneto gli inquirenti hanno verificato che i cassonetti poco dopo essere stati svuotati tornavano a riempirsi nuovamente e pertanto il servizio non era adeguato alle necessità della zona. Con il pagamento della sanzione di 6.500 euro, fa sapere l’Ama, «le contestazioni del Noe sono già state derubricate a semplice ammenda».

IL CODACONS PUNTA SUI RIMBORSI DELLA TARI

Nel giugno scorso, «come è noto – ricorda l’azienda – ci sono stati rallentamenti nella raccolta dei rifiuti, dovuti alle criticità e forti decurtazioni nelle quantità di materiali accolte da impianti di trattamento terzi. Tali decurtazioni hanno poi reso necessaria l’emanazione di una specifica ordinanza da parte della Regione Lazio». La vicenda ha rinfocolato le polemiche politiche con Matteo Salvini, leader della Lega, andato all’attacco del sindaco Virginia Raggi. Ma non solo. Per il Codacons l’indagine «apre la strada ai rimborsi della Tari in favore dei cittadini romani». L’associazione si dice pronta «a sommergere l’azienda con una valanga di ricorsi».

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