Quello che Visco fa finta di non capire

Il governatore di Bankitalia non dice bugie, ma omette. Palesando problemi nella distinzione tra malafinanza e finanza inefficiente.

In un paese che non cresce e che non crescerà nei prossimi anni, la funzione del sistema bancario diventa ancor più determinante. Semplicisticamente, nelle fasi di stagnazione, per sostenere l’economia produttiva si ha bisogno di credito. La Bce ha rivisto al ribasso la crescita del Pil nell’eurozona nel 2020 (solo +1,1%) e uno studio del Pardee Center della Università di Denver afferma che nel 2100 il Pil dell’Italia sarà al 23esimo posto nel mondo. Altro che G8. Il nostro Pil varrà un misero 0,82% di quello mondiale, contro il 2,55% di oggi. Davanti all’Italia in rapporto al PIL ci saranno anche paesi come l’Indonesia, la Nigeria, l’Iraq, il Pakistan, l’Etiopia, la Tanzania, e l’Uganda. La decrescita europea non crea benessere ma povertà, i flussi di ricchezza si spostano verso oriente ed il nostro Pil perde slancio. Poca innovazione, poca flessibilità e troppa burocrazia. La ricerca di un nuovo benessere può passare anche da una decrescita ma solo con una sana politica del credito. In questo scenario cosa fa il governatore della Banca d’Italia? Lo struzzo. Facendo finta di non capire.

L’ARCHETIPO DEL BANCHIERE ITALIANO

Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco è l’archetipo del banchiere e bancario italiano: non dice bugie ma omette. L’omissione è la regola. Anche in occasione della intervista rilasciata al Corsera il numero uno di palazzo Koch ha ribadito che «queste banche (quelle in crisi) rappresentavano, nel complesso, il 10% degli attivi totali, il che vuol dire che il restante 90% ha fatto fronte alle gravissime conseguenze della crisi dell’economia reale». L’arte del minimizzare è spesso l’unica arma che hanno tra le mani i perdenti. È l’ atteggiamento che ha avuto Visco (e alcune penne di sistema) che difende un mondo che presenta ormai più buchi di una fetta di formaggio svizzero. È vero che solo le banche che rappresentavano il 10% degli attivi totali ha manifestato pubblicamente lo stato di crisi. Visco non ha detto una bugia. Ma ha dimenticato di aggiungere, ecco la strategica omissione, che il sistema bancario nella sua interezza ha evidenziato una palese inefficienza più volte ribadita ed analizzata su queste colonne.

LA DIFFERENZA TRA MALAFINANZA E INEFFICIENZA

Ancora oggi si fa fatica a capire la differenza tra malafinanza (bilanci falsi, politiche commerciali violente, abusi sui clienti, corruzione, collusione, ecc.) dalla finanza inefficiente. Quella finanza che non riesce più a fare ricavi e che produce utili (pochi) solo attraverso il contenimento dei costi, quella che continua a fare credito con modelli di analisi superati, quella che non si è ancora accorta dell’arrivo della fintech e dei mostri (Yahoo, Amazon, Google, Facebook, ecc) , quella che ha perso completamente il capitale di fiducia dei clienti, quella con un management obsoleto e vecchio (che non è la stessa cosa). Basta guardare l’andamento del Ftse Italia All Share Banks, l’indice settoriale delle banche italiane quotate, per capire quanto le politiche gestionali dei banchieri nostrani hanno inciso sulla capitalizzazione (il valore di mercato delle azioni in circolazione) complessiva del sistema. A fine 2009 l’indice valeva circa 21.640 punti, oggi vale 9.440 punti. Il 56% di riduzione di valore. E di chi è la responsabilità? Il regolatore dovrebbe ripensare forse ad un modello di sistema bancario più coerente con la nostra economia? Ne riparleremo presto.

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Quello che Visco fa finta di non capire

Il governatore di Bankitalia non dice bugie, ma omette. Palesando problemi nella distinzione tra malafinanza e finanza inefficiente.

In un paese che non cresce e che non crescerà nei prossimi anni, la funzione del sistema bancario diventa ancor più determinante. Semplicisticamente, nelle fasi di stagnazione, per sostenere l’economia produttiva si ha bisogno di credito. La Bce ha rivisto al ribasso la crescita del Pil nell’eurozona nel 2020 (solo +1,1%) e uno studio del Pardee Center della Università di Denver afferma che nel 2100 il Pil dell’Italia sarà al 23esimo posto nel mondo. Altro che G8. Il nostro Pil varrà un misero 0,82% di quello mondiale, contro il 2,55% di oggi. Davanti all’Italia in rapporto al PIL ci saranno anche paesi come l’Indonesia, la Nigeria, l’Iraq, il Pakistan, l’Etiopia, la Tanzania, e l’Uganda. La decrescita europea non crea benessere ma povertà, i flussi di ricchezza si spostano verso oriente ed il nostro Pil perde slancio. Poca innovazione, poca flessibilità e troppa burocrazia. La ricerca di un nuovo benessere può passare anche da una decrescita ma solo con una sana politica del credito. In questo scenario cosa fa il governatore della Banca d’Italia? Lo struzzo. Facendo finta di non capire.

L’ARCHETIPO DEL BANCHIERE ITALIANO

Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco è l’archetipo del banchiere e bancario italiano: non dice bugie ma omette. L’omissione è la regola. Anche in occasione della intervista rilasciata al Corsera il numero uno di palazzo Koch ha ribadito che «queste banche (quelle in crisi) rappresentavano, nel complesso, il 10% degli attivi totali, il che vuol dire che il restante 90% ha fatto fronte alle gravissime conseguenze della crisi dell’economia reale». L’arte del minimizzare è spesso l’unica arma che hanno tra le mani i perdenti. È l’ atteggiamento che ha avuto Visco (e alcune penne di sistema) che difende un mondo che presenta ormai più buchi di una fetta di formaggio svizzero. È vero che solo le banche che rappresentavano il 10% degli attivi totali ha manifestato pubblicamente lo stato di crisi. Visco non ha detto una bugia. Ma ha dimenticato di aggiungere, ecco la strategica omissione, che il sistema bancario nella sua interezza ha evidenziato una palese inefficienza più volte ribadita ed analizzata su queste colonne.

LA DIFFERENZA TRA MALAFINANZA E INEFFICIENZA

Ancora oggi si fa fatica a capire la differenza tra malafinanza (bilanci falsi, politiche commerciali violente, abusi sui clienti, corruzione, collusione, ecc.) dalla finanza inefficiente. Quella finanza che non riesce più a fare ricavi e che produce utili (pochi) solo attraverso il contenimento dei costi, quella che continua a fare credito con modelli di analisi superati, quella che non si è ancora accorta dell’arrivo della fintech e dei mostri (Yahoo, Amazon, Google, Facebook, ecc) , quella che ha perso completamente il capitale di fiducia dei clienti, quella con un management obsoleto e vecchio (che non è la stessa cosa). Basta guardare l’andamento del Ftse Italia All Share Banks, l’indice settoriale delle banche italiane quotate, per capire quanto le politiche gestionali dei banchieri nostrani hanno inciso sulla capitalizzazione (il valore di mercato delle azioni in circolazione) complessiva del sistema. A fine 2009 l’indice valeva circa 21.640 punti, oggi vale 9.440 punti. Il 56% di riduzione di valore. E di chi è la responsabilità? Il regolatore dovrebbe ripensare forse ad un modello di sistema bancario più coerente con la nostra economia? Ne riparleremo presto.

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Visco gioca in difesa sulla Popolare di Bari

Dopo le critiche sui mancati interventi sulla banca pugliese, il capo di via nazionale spiega il perché il commissariamento è arrivato solo ora.

«La Banca d’Italia ha sempre svolto il proprio compito rispettando le regole, ha sempre collaborato e continuerà a farlo ed è pronta a fornire, come sempre», tutte le informazioni disponibili, così come è pronta a rendere conto del proprio operato, nelle sedi istituzionali. Intervistato in apertura di prima pagina dal Corriere della Sera, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco interviene sul caso della Popolare di Bari. E spiega che il commissariamento è stato disposto «quando le perdite hanno ridotto i livelli di capitale al di sotto dei minimi stabiliti dalle regole prudenziali».

Una veduta esterna di una filiale della Banca Popolare di Bari davanti alla quale risparmiatori e azionisti hanno inscenato una protesta, Bari, 18 dicembre 2019. ANSA / DONATO FASANO

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La posizione della Banca d’Italia e del governatore Visco sul Mes

Il capo di Palazzo Koch in audizione alle commissioni Bilancio e Politiche Ue della Camera ha spiegato che il salva-stati non altera i meccanismi sul debito ed è utile se rilancia l'integrazione Ue.

«Il modo migliore per convincere tutti dell’utilità della riforma è usarla come punto di partenza per riprendere con convinzione il percorso di integrazione europea». È l’augurio del governatore di Bankitalia Ignazio Visco in audizione alle commissioni Bilancio e Politiche Ue della Camera sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Quello che continua a mancare, secondo Visco, è «un disegno organico di completamento dell’unione monetaria» nonché il completamento dell’unione stessa.

I VANTAGGI NELLA RIFORMA SECONDO VISCO

«La proposta di riforma del Mes», ha aggiunto il governatore, «segna un passo nella giusta direzione, soprattutto perché introduce il backstop al Fondo di risoluzione unico». La guida di palazzo Koch ha poi spiegato che «viene confermata l’esclusione di qualsiasi automatismo nelle decisioni circa la sostenibilità dei debiti pubblici e di un eventuale meccanismo per la loro ristrutturazione». Una «conferma importante», questa, perché in caso contrario si incorrerebbe in un «rischio enorme».

LIMITI ALLA POSSIBILE RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO

Le modifiche introdotte per la riforma del Meccanismo di Stabilita «sono di portata complessivamente limitata. La riforma non prevede né annuncia un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani. Come nel Trattato già in vigore, non c’è scambio tra assistenza finanziaria e ristrutturazione del debito. Anche la verifica della sostenibilità del debito prima della concessione degli aiuti è già prevista dal Trattato vigente. È una clausola a tutela delle risorse del Mes, di cui l’Italia è il terzo principale finanziatore», ha concluso Visco.

VISCO: «SERVONO TAGLI DEL DEBITO»

Sempre sulla questione del debito il governatore ha aggiunto che «le modifiche proposte in materia di assistenza finanziaria ai paesi membri ribadiscono principi di buon senso che sono già presenti nel Trattato». «In ogni caso», ha puntualizzato, «è indispensabile proseguire in maniera credibile nel processo di consolidamento delle finanze pubbliche nei paesi ad alto debito, cogliendo senza esitazione l’opportunità fornita dall’attuale contesto di bassi tassi di interesse». «Per il Mes, come per qualsiasi prestatore», ha aggiunto, «non avrebbe senso erogare credito a chi ha un debito che non è considerato sostenibile, visto che si tratterrebbe di un trasferimento a fondo perduto. I presidi in termini di condizionalità ex ante e di monitoraggio ex post che accompagnano i finanziamenti del meccanismo erano e restano doverosamente rigorosi. Sono presidi a tutela delle risorse che i paesi dell’area dell’euro hanno “investito” nell’istituzione l’Italia, come ho ricordato, è al terzo posto in termini di impegno finanziario».

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Visco (Bankitalia) a Berlino: «Sui bond serve offrire alle banche un’alternativa»

Visco contro il tetto ai titoli di Stato in pancia alle banche dice al quotidiano tedesco Handelsblatt:. «Quello di cui c'è bisogno è un titolo sicuro, emesso da un'organizzazione unica, che acquisisca automaticamente le entrate fiscali dagli Stati dell'euro»,

Il governatore Ignazio Visco in un’intervista all’Handelsblatt, quotidiano economico conservatore tedesco, di fatto la voce di quella classe dirigente che si è quasi sempre opposta alla linea di Mario Draghi all’interno della Bce e a quella italiana, in Europa, ha toccato tutti i temi caldi: il governo dell’Eurotower e anche la proposta tedesca di ponderare i titoli di Stato, definita dall’ex ministro Pier Carlo Padoan, il vero problema, altro che Mes.

IL RISCHIO DI DEFLAZIONE GIUSTIFICA LE SCELTE BCE

Sulle politiche espansive della Bce e in particolare sulla loro recente estensione, con le decisioni prese a settembre dalla Bce, ha detto: «C’è un dissenso sul fatto se queste mosse fossero necessarie. Io penso che lo fossero. E così anche il consiglio della Bce. Il ciclo economico non è favorevole. Il rischio di una deflazione, e dunque di prezzi in calo, sussiste». Ma ha anche aggiunto che «i tassi negativi, nel lungo periodo, possono provocare danni collaterali».

IL GOVERNATORE CHIEDE UN TITOLO SICURO SULL’EUROZONA

Poi ha discusso anche dei titoli di Stato. «In Italia le banche hanno funzionato da fattore stabilizzante durante le tensioni sui mercati finanziari. Io temo che questo vada perso se si dotano i bond di un fattore di ponderazione del rischio, senza che le banche abbiano un’alternativa», ha spiegato il governatore della Banca d’Italia. Anche la proposta di mettere un tetto all‘acquisto dei titoli di uno stato, aggiunge,«limiterebbe la funzione di stabilizzatore del sistema finanziario». Si potrebbe valutare se ci fosse un’alternativa. In Italia le banche hanno funzionato da fattore stabilizzante durante le tensioni sui mercati finanziari. Io temo che questo vada perso se si dotano i bond di un fattore di ponderazione del rischio, senza che le banche abbiano un’alternativa». «Quello di cui c’è bisogno è un titolo sicuro, emesso da un’organizzazione unica, che acquisisca automaticamente le entrate fiscali dagli Stati dell’euro», aggiunge Visco. «Questo potrebbe essere la base della costruzione di una capacità fiscale comune nell’eurozona», conclude.

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