Come funzionano e quanto pesano le cinque nuove tasse del governo

Plastic e sugar tax sono le più chiacchierate. E partiranno da luglio e ottobre. Ma con l'anno nuovo bisognerà fare i conti anche con le imposte su auto aziendali, sigarette fai da te e giochi. La scheda.

La parte “dare” è legata all’impatto che alcune tasse avranno sul costo dei prodotti, come la sugar tax sulle bibite. La parte “avere” sarà sotto forma di bonus befana e lotteria degli scontrini, che garantiranno il rimborso di una quota degli acquisti fatti con carta di credito. Sono i provvedimenti più “pop” di manovra e dl fisco, quelli che avranno un effetto facilmente constatabile sui portafogli: cinque nuove tasse e il cosiddetto piano “cashless”.

PLASTIC TAX DA LUGLIO E SUGAR TAX DA OTTOBRE

Oltre alla sugar e alla plastic, il primo capitolo comprende le tasse sulle auto aziendali, quella sulle cartine per le sigarette fai da te e quella sui giochi. La sugar tax e la plastic tax hanno praticamente monopolizzato il dibattito politico. In un primo momento, le bozze della manovra prevedevano che entrassero in vigore a gennaio. La tassa sulla plastica, da applicare sugli imballaggi monouso, era fissata a un euro al chilogrammo. Quella sullo zucchero, che grava sulle bevande analcoliche, a 10 centesimi al litro. Alla fine, la prima è stata ridotta a 45 centesimi ed entrerà in vigore a luglio. La seconda è rimasta tale e quale come ammontare, ma è slittata a ottobre.

AUTO AZIENDALI, DALLA STRETTA ALLA RIMODULAZIONE

C’è poi il fringe benefit, cioè il ‘peso’ in busta paga delle auto aziendali. Dopo un batti e ribatti all’interno della maggioranza di governo, dalla stretta ipotizzata in un primo momento si è passati a una rimodulazione, che azzera di fatto il maggior gettito atteso dallo Stato. La revisione della tassazione sui mezzi aziendali si è trasformata quindi in un incentivo all’acquisto di mezzi “green”. Le nuove disposizioni si applicheranno infatti solo ai nuovi contratti e prevedono che l’impatto delle auto ecologiche sugli stipendi scenda dal 30% al 25%, e che quello delle auto più inquinanti salga fino al 60%.

L’IMPOSTA PER I FUMATORI CHE USANO CARTINE E FILTRI

Un’altra tassa che potrebbe avere impatto diretto sui portafogli riguarda i fumatori. Non tutti, solo quelli che rollano le sigarette. L’imposta si applica alle cartine e ai filtri ed è di 0,0036 euro «per ciascun pezzo contenuto nella confezione destinata alla vendita»: quindi, una confezione da 50 cartine costerà 0,18 centesimi in più. Anche a giocare ci sarà un po’ meno gusto. La manovra prevede infatti che dal 15 gennaio il prelievo sulle vincite alle slot oltre i 200 euro salga da 12% al 20%. Per le lotterie istantanee, come i gratta e vinci, dal primo marzo il prelievo sulle vincite oltre 500 euro passerà dal 12% al 20%.

DA LUGLIO PARTE LA LOTTERIA DEGLI SCONTRINI

C’è però anche una lotteria che premia senza trattenere. È’ quella degli scontrini, che scatterà a luglio. I dettagli sono ancora da definire, ma dovrebbe prevedere estrazioni mensili, con premi da 10 mila euro, 30 mila euro e 50 mila euro e una annuale più consistente. Parteciperanno i consumatori che hanno fatto acquisti con carte e bancomat. Con il bonus befana, agli acquirenti verrà restituita, in un’unica soluzione, una quota delle spese fatte nell’anno precedente, sempre con carte o bancomat: «Credo che arriveremo a far trovare nei conti correnti fino a 2 mila euro», ha ipotizzato il premier Giuseppe Conte.

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La manovra attesa al via libero definitivo della Camera

Appuntamento alle 18 per il voto conclusivo di Montecitorio. In una giornata campale per il governo, tra il Consiglio dei ministri e il vertice sui nodi del Milleproroghe.

Giornata di fuoco per il governo quella dell’antivigilia di Natale. L’appuntamento cruciale è fissato per le 18, quando alla Camera andrà in scena il voto destinato a dare il via libera definitivo alla legge di Bilancio. Subito dopo sono previsti, nell’ordine, un Consiglio dei ministri e un vertice con all’ordine del giorno il cosiddetto “salvo intese”, vale a dire tutti i nodi ancora aperti nel “decretone” Milleproroghe.

SUL TAVOLO LA REVOCA DELLE CONCESSIONI AUTOSTRADALI

Si tornerà sul tasto che ha innescato lo scontro nella riunione di governo dello scorso 20 dicembre: la revoca delle concessioni autostradali che ha avuto l’ok senza il voto delle due ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti. Alcune limature sono state messe a punto dal ministero delle Infrastrutture, però il quadro d’insieme è chiuso. Va, invece. affrontato il piano di innovazione digitale della ministra pentastellata Paola Pisano che – secondo il compromesso proposto dal dem Dario Franceschini – dovrebbe avere comunque un “gancio” nel Milleproroghe: poi, in parlamento, si vedrà.

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Quando la manovra si blinda sacrificando il parlamento

Nel 2018 il Pd attaccava una legge di bilancio extra-parlamentare con cui il governo calpestava i diritti delle Camere. Ma 12 mesi dopo è successa la stessa cosa. Il 2010 di Berlusconi, il Salva Italia montiano, la scommessa (persa) di Renzi: i precedenti.

«Per la prima volta si fa una legge di bilancio completamente extra-parlamentare. Il governo ha calpestato i diritti del parlamento e nelle ultime ore è stata usata violenza». Lo gridava, ormai a tarda sera, dal suo scranno in Senato, il capogruppo del Partito democratico Andrea Marcucci. Esattamente 12 mesi fa.

TEMPI DELLA DISCUSSIONE ANCORA TAGLIATI

La votazione si concluse alle 3 del mattino del 23 dicembre 2018. Alla Camera il suo compagno di partito, Emanuele Fiano, dopo aver lanciato l’intero testo – un plico di diverse centinaia di fogli – contro i banchi del governo (colpendo il sottosegretario all’Economia, il leghista Massimo Garavaglia) andò oltre, evocando manifestazioni di piazza e l’intervento della Consulta. Il Pd si stringeva attorno alla Costituzione per difendere la centralità del parlamento. Atto più che dovuto, si dirà. Ma 12 mesi dopo è stato il governo giallorosso sostenuto da dem e Movimento 5 stelle a tagliare i tempi della discussione alle Aule. E non è nemmeno la prima volta che accade nella storia repubblicana.

IL RISCHIO DA SVENTARE: L’ESERCIZIO PROVVISORIO

Lo spettro che il governo vuole allontanare è finire nell’esercizio provvisorio. Sarebbe un paradosso dal forte sapore beffardo per un esecutivo nato sul finire dell’estate 2019 esattamente con lo scopo di disarmare le clausole di salvaguardia dell’Iva, che invece si attiverebbero automaticamente nel caso in cui il parlamento non licenziasse la manovra 2020 entro il 31 dicembre.

VALANGA DI 4.500 EMENDAMENTI: TUTTI CADUTI

Soltanto il 18 novembre le Camere bombardavano la finanziaria con una gragnuolata di emendamenti: 4.500 (più di mille quelli presentati dalla stessa maggioranza: 900 dal Pd, 400 dal M5s, 200 da Italia viva). Non sono stati mai discussi. Anzi, la stessa legge di bilancio è stata compattata in un maxi-emendamento di un solo articolo, da votare a scatola chiusa. Con tanto di due soli passaggi nelle assemblee, e il sacrificio inevitabile della terza lettura. Ma ecco i precedenti nella Seconda Repubblica.

2010 – PRIMA LA MANOVRA E POI LA SFIDUCIA (SVENTATA) A SILVIO

La prima volta che la discussione parlamentare fu sacrificata sull’altare della speditezza dei lavori è stato nel 2010. Il 15 novembre di quell’anno si consumò la rottura tra Gianfranco Fini, allora presidente della Camera nonché leader di Futuro e libertà e Silvio Berlusconi, che guidava il governo sostenuto dal Popolo della libertà e dalla Lega Nord di Umberto Bossi.

Gianfranco Fini.

Il 2 dicembre Fini, Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e Raffaele Lombardo chiesero a nome del Terzo polo le dimissioni del presidente del Consiglio, ma vennero prontamente richiamati all’ordine dall’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano, che pretese di congelare la mozione di sfiducia così da dare precedenza a una lettura accelerata della finanziaria. Che fu così licenziata il 7 dicembre, la sfiducia messa ai voti il 14 dello stesso mese, mentre Roma veniva attraversata da un corteo che, tra scontri, auto incendiate e cariche della polizia, chiedeva a gran voce le dimissioni dell’esecutivo.

Silvio Berlusconi e Domenico Scilipoti.

Dimissioni che non arrivarono: nella settimana “in più” che fu concessa al governo, Berlusconi andò a caccia di voti tra gli indecisi (risaltò alle cronache soprattutto il soccorso di due ex dell’Italia dei valori, Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, ma anche quattro finiani tradirono all’ultimo il proprio leader) e il parlamento rinnovò la fiducia al governo, regalandogli altri 11 mesi.

2011 – L’ARRIVO DEI TECNICI E IL SALVA ITALIA A PACCHETTO CHIUSO

Gli eventi del dicembre 2010 sono strettamente connessi alla seconda volta in cui il parlamento fu ridotto al ruolo di mero spettatore nell’iter di approvazione della legge di bilancio, appena 12 mesi dopo. Il governo Berlusconi IV, sopravvissuto a stento a fine 2010, terminò la sua corsa il 12 novembre dell’anno successivo, attanagliato dallo spread e dagli attacchi speculativi subiti in Borsa. Subentrarono in corsa i tecnici guidati da Mario Monti che approntarono in tutta fretta una maxi manovra da 40 miliardi (21,43 per ridurre il debito pubblico e 18,54 miliardi per la ripresa economica e le spese indifferibili). Una cifra monstre che pure non fu discussa dal parlamento. Il decreto Salva Italia fu approvato in via definitiva dal Senato con 257 sì e 41 no tre giorni prima di Natale.

2016 – LA SCOMMESSA (PERSA) DA RENZI E LA LEGGE BLINDATA

L’ultimo episodio risale infine al 2016, quando cioè l’allora premier Matteo Renzi legò la sopravvivenza del proprio esecutivo all’esito del referendum del 4 dicembre. La storia è nota: la riforma costituzionale che avrebbe dovuto scardinare il bicameralismo perfetto fu bocciata dall’elettorato e il governo arrivò a fine corsa. Non prima, però, di licenziare la finanziaria, come richiesto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che voleva che lo Stato concludesse l’anno con i conti in ordine. Solo la Camera ebbe modo di ritoccare il pacchetto di misure da 29 miliardi nella votazione del 28 novembre antecedente alla tornata referendaria. Al Senato il testo arrivò blindato il 7 dicembre con la richiesta di approvarlo in tutta fretta. Alcuni osservatori notarono che la scelta di escludere dalla discussione la Camera Alta costituisse la prova fattuale che la riforma renziana che puntava a ridurne gli ambiti di intervento in campo legislativo fosse ormai realtà nonostante l’esito referendario.

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La manovra alla prova del Senato, battaglia su cannabis light e tobin tax

La finanziaria approda a Palazzo Madama per il voto di fiducia. Opposizioni all'attacco: mancano 700 milioni. Meloni e Salvini contro lo "spaccio di Stato".

La manovra si avvicina a incassare il primo via libera del parlamento. Nel pomeriggio del 16 dicembre, al Senato, il governo affronterà il voto di fiducia sul maxiemendamento da 958 commi. Blindare il testo potrebbe però non essere sufficiente. Da Palazzo Chigi, nella giornata del 15 sono arrivate nuove rassicurazioni con la garanzia che le coperture «ci sono». Pochi i rilievi che sarebbero arrivati dalla Ragioneria dello Stato, ha detto il viceministro all’Economia Antonio Misiani. Due misure però continuano a essere in bilico: i nuovi paletti per la vendita della cannabis light e l’introduzione della Tobin tax. Ma altre potrebbero saltare.

PER LE OPPOSIZIONI MANCANO 700 MILIONI

A quattro giorni dall’approvazione in commissione Bilancio a Palazzo Madama del testo, continuano a rincorrersi le voci di un ‘buco’ che secondo le opposizioni sarebbe di circa “700 milioni” e anche di conseguenti slittamenti dell’esame. Conti che non corrisponderebbero alla realtà secondo la maggioranza. Ma ora la parola è passata alla presidenza di Palazzo Madama che deve pronunciarsi sulle ammissibilità delle decine di norme approvate nel corso dell’iter parlamentare.

LEGGI ANCHE: Cosa prevede l’emendamento sulla cannabis light

A RICHIO UNA QUINDICINA DI PROVVEDIMENTI

Secondo le ultime indiscrezioni si andrebbe verso lo stralcio di una quindicina di norme per inammissibilità. Fra queste ci sarebbero quella sulla cosiddetta liberalizzazione della cannabis light e la tobin tax, che introduceva un’aliquota dello 0,04% su alcuni tipi di transazione finanziarie online. Il M5s, che ha firmato con il senatore Matteo Mantero l’emendamento che riscrive la legge sugli stupefacenti ritoccando all’insù le percentuali di Thc per cui è legale la vendita di canapa, ha chiesto “terzietà” dalla seconda carica dello Stato: sarebbe «grave» se una «mannaia di natura politica» si abbattesse sull’emendamento per la cannabis light. Con conseguente replica: la presidenza del Senato rivendica il proprio ruolo di garanzia e sottolinea come le proprie valutazioni in questi casi non siano mai “politiche” ma solo “tecniche”. Fatto sta che la misura finisce nel mirino delle opposizioni: Meloni ha promesso «battaglia» per cancellare quella che considerano «una follia», Salvini ha parlato di «spaccio di Stato» mentre Forza Italia ha sostenuto che dovrebbe essere stralciata perché materia estranea alla legge di bilancio. Tra le misure nel mirino della mannaia anche la norma sullo slittamento da luglio 2020 al primo gennaio 2022 della fine del mercato tutelato per l’energia sarebbe.

POSSIBILE TESTO BLINDATO ALLA CAMERA

Le norme da passare al vaglio sono comunque numerose: secondo una bozza del maxiemendamento, messi uno in fila all’altro, i commi della manovra sfiorano quasi i mille. E lo spettro degli interventi è davvero ampio: si va da decine di micronorme, che riguardano realtà locali, alla plastic e sugar tax passando per la tassa sulla fortuna; dai ritocchi alle accise sui carburanti alle misure legate alla riscossione degli enti locali. Qualsiasi decisione prendano alla fine i senatori, alla Camera non resterà che convalidare le scelte dell’altro ramo del parlamento: i tempi ormai sono troppo stretti per riaprire il dossier senza voler mettere a rischio i conti pubblici con l’esercizio provvisorio. Una scelta che è costata una lunga mediazione all’interno delle forze politiche e che si annuncia oggetto di nuove polemiche con le minoranze. La Lega ha già annunciato di voler ricorrere alla Consulta, così come fece il Partito democratico lo scorso anno: la strada imboccata da maggioranza e governo, è stata l’accusa, ha esautorato totalmente una Camera dei propri poteri.

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Con la manovra arriva una piattaforma digitale per le notifiche di multe e atti

I destinatari riceveranno un avviso digitale dell'avvenuta notifica e potranno accedere alla propria area riservata per consultare i documenti.

Un emendamento alla manovra approvato in commissione Bilancio al Senato introduce una nuova piattaforma digitale per le notifiche con valore legale di atti, provvedimenti, avvisi e comunicazioni della Pubblica amministrazione. Multe comprese. I destinatari riceveranno un avviso digitale dell’avvenuta notifica e potranno accedere alla propria area riservata per consultare i documenti. La piattaforma non sarà usata per le notifiche giudiziarie e si affiancherà alla Posta elettronica certificata.

LEGGI ANCHE: Le ultime novità sulla manovra prima del voto di fiducia

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La manovra salva la cannabis light

Un emendamento prevede che sotto lo 0,5 il thc non sia più considerata sostanza stupefacente, liberalizzata la vendita dei fiori e la biomassa di canapa.

La cannabis light è alla fine stata salvata. Almeno stando a quanto scritto dal senatore Del Movimento Cinque stelle Matteo Mantero su Facebook: «Ragazzi ce l’abbiamo fatta: questa notte in commissione bilancio abbiamo approvato uno dei nostri emendamenti» alla manovra «sulla canapa industriale. È quello meno ambizioso, che riguarda principalmente la biomassa, ma che comunque modifica le legge sulla canapa consentendo di commercializzare i fiori e soprattutto modifica il testo unico per gli stupefacenti stabilendo una volta per tutte che sotto lo 0,5% di thc la canapa non si può considerare sostanza stupefacente».

LEGGI ANCHE: La sentenza della Cassazione sulla cannabis

A fine maggio la Cassazione aveva imposto il divieto di vendita di tutti i  prodotti «derivati dalla coltivazione della cannabis», mettendo in crisi il commercio da poco legalizzato della cannabis light.

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Gli emendamenti alla manovra approvati al Senato

Plastic tax ridotta a 45 centesimi al chilo, sale la tassa sulla fortuna. Restano le detrazioni sanitarie per tutti, ma crescono le clausole di salvaguardia sui carburanti a partire dal 2021.

Dopo una maratona notturna, la commissione Bilancio del Senato nella mattinata del 12 dicembre si appresta a chiudere il testo della manovra economica 2020. Nella notte sono stati approvati molti emendamenti-chiave. La plastic tax entrerà in vigore a luglio, ma è stata ridotta a 45 centesimi al chilo. Mentre le clausole di salvaguardia sui carburanti, se non verranno disinnescate, determineranno aumenti delle accise per 1,2 miliardi nel 2021, 1,6 miliardi nel 2022 e 1,9 miliardi nel 2023. Ecco le principali modifiche al disegno di legge di bilancio che hanno ottenuto il via libera in commissione.

PLASTIC TAX

Scende a 45 centesimi al chilo la plastic tax, che si applica ai prodotti monouso. L’emendamento approvato reinserisce il tetrapak fra i materiali sottoposti alla tassa. L’imposta entrerà in vigore a luglio. Esclusi i prodotti in plastica riciclata e quelli composti da più materiali che abbiano una componente di plastica inferiore al 40%.

SUGAR TAX

Via libera anche alla sugar tax, la tassa di 10 centesimi al litro sulle bevande analcoliche zuccherate, che scatterà dal primo ottobre. Lo slittamento da gennaio a ottobre comporta un minor gettito per 175,3 milioni di euro.

TASSA SULLA FORTUNA

Dal primo marzo sale al 20% il prelievo sulle vincite superiori a 500 euro, compresi i gratta e vinci. Nel caso di vincite alle slot sopra i 200 euro, dal 15 gennaio il prelievo salirà al 20%. Rivisti anche il prelievo erariale unico (Preu) e il payout (al 65%), cioè la percentuale di somme giocate destinate alle vincite. L’aumento della cosiddetta tassa sulla fortuna serve anche a coprire i “buchi” lasciati dalla revisione di plastic tax e sugar tax.

DETRAZIONI SANITARIE

Restano le detrazioni al 19% per le spese sanitarie, senza vincoli di reddito. L’emendamento alla manovra approvato dalla commissione Bilancio cancella la stretta sui bonus fiscali per i redditi alti, prevista nella prima versione del disegno di legge.

AUTO AZIENDALI

La nuova tassazione sulle auto aziendali scatterà da luglio 2020 e riguarderà le nuove immatricolazioni. Il fringe benefit scende al 25% per le auto meno inquinanti, mentre sale dal 40% fino al 60% nel 2021 per le auto più inquinanti, in base al livello delle emissioni. Lo Stato prevedeva di incassare circa 330 milioni di euro nel 2020, ma la nuova versione della norma annulla il gettito per l’anno considerato.

ACCISE SUI CARBURANTI

Via libera all’aumento delle accise sui carburanti, con un innalzamento del gettito di 303 milioni di euro nel 2021 e di 651 milioni nel 2022. Complessivamente, se le clausole di salvaguardia non saranno sterilizzate, si prevedono maggiori entrate per 1,2 miliardi nel 2021, 1,6 miliardi nel 2022 e 1,9 miliardi nel 2023. Le risorse servono anche a compensare l’alleggerimento di plastic tax e sugar tax, e la rimodulazione delle tasse sulle auto aziendali.

ROBIN TAX

La Robin tax, cioè l’addizionale Ires, sale del 3,5% per i concessionari di autostrade, porti, aeroporti e ferrovie, passando quindi dal 24% al 27,5%. In una precedente versione, la platea dei concessionari colpiti era più vasta, ma il governo ha deciso di ridurla per evitare il rischio che l’aumento venisse scaricato sulle tariffe pagate dai cittadini.

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I nuovi emendamenti alla manovra in commissione Bilancio la Senato

Nuova giornata di voti a Palazzo Madama. Più fondi per la violenza contro le donne, via libera a monopattini elettrici e più poteri alla Consob. Le novità.

La manovra, scoglio da superare, poi il programma. Mentre al Senato va in scena un’altra giornata campale di presentazione degli emendamenti sulla manovra, e alla vigilia del voto più delicato, quello dell’informativa sul Mes, il leader del M5s Di Maio ha dichiarato: «Sul contratto di governo, che vogliamo fare dal prossimo anno, è arrivato il momento di mettere nero su bianco tempi e temi. Siamo tutti d’accordo di lavorarci appena si approva la legge di bilancio». «Credo che sia utile che, subito dopo, il premier convochi i capi delegazione del governo. Ci facciamo una giornata di pianificazione e poi mettiamo i gruppi parlamentari a lavorare per dire come, quando e dove faremo le cose nei prossimi 3 anni». Intanto alle 9 del 10 dicembre la commissione Bilancio del Senato ha ripreso i lavori sulla finanziaria. E le novità non mancano: ecco le ultime modifiche.

12 MILIONI IN PIÙ IN TRE ANNI CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Quattro milioni di euro in più per ogni anno dal 2020 al 2022 per il piano straordinario “contro la violenza sessuale e di genere“.

SALE AL 40% LA QUOTA ROSA IN SOCIETÀ QUOTATE

Un altro emendamento ha previsto di portare al 40% la ‘quota rosa‘ nelle società quotate. La richiesta, prima firmataria Donatella Conzatti (Iv), ha ottenuto un consenso trasversale. L’emendamento di fatto estende quanto previsto dalle legge del 2011 Golfo-Mosca che introduceva una quota rosa per consigli di amministrazione e di controllo delle società quotate.

PIÙ POTERE ALLA CONSOB CONTRO LE TRUFFE ONLINE

Più potere alla Consob contro le truffe on line. L’organo di controllo potrà chiedere l’inibizione dei siti web che svolgano attività truffaldine legate, fra l’altro, al trading finanziario o alla pubblicità.

RICOMPENSE PER GLI UTENTI VITTIMA DI BOLLETTE PAZZE

Chi riceva bollette ‘pazze’ per la fornitura di energia elettrica, gas, acqua, servizi telefonici, televisivi e internet, «oltre al rimborso delle somme eventualmente versate» e non dovute, ha diritto a ricevere anche una somma «pari al 10% dell’ammontare contestato e non dovuto e, comunque, per un importo non inferiore a 100 euro». Il rimborso può avvenire o con lo «storno nelle fatturazioni successive» o con «un apposito versamento».

VIA LIBERA A 25 ASSUNZIONI PER LA CORTE DEI CONTI

Tra le varie proposte è arrivato un emendamento per la Corte dei Conti che per il triennio 2020-2022 potrà bandire un concorso per 25 assunzioni in modo da incrementare «l’attuale dotazione organica» che è «di 611 unità». Lo scopo è «rafforzare il presidio a tutela della legalità dell’intero sistema di finanza pubblica». Ha ottenuto il via libera anche un altro emendamento che autorizza il Consiglio di Stato a «conferire, nell’ambito della dotazione organica vigente, a persona dotata di alte competenze informatiche, un incarico dirigenziale di livello generale, in deroga ai limiti percentuali previsti».

6,5 MILIONI ALLE FONDAZIONI PER LA RICERCA

I finanziamenti destinati alle fondazioni, associazioni e agli altri enti che fanno capo al ministero dei Beni culturali sono stati incrementati di 6,5 milioni di euro per il 2020 per sostenere «le attività di ricerca, innovazione e formazione e per incentivare la promozione e la fruizione del patrimonio culturale».

1 MILIONE L’ANNO PER PROMUOVERE L’ITALIANO ALL’ESTERO

Dal 2020 ci sarà a disposizione un milione di euro per la promozione della cultura e la lingua italiana all’estero e in particolare, tra le varie finalità, per puntare sulla mobilità internazionale e il reclutamento di talenti. Un emendamento alla manovra ha stanziato risorse per «il sostegno del sistema italiano di formazione superiore e del sistema educativo italiano» che si aggiungono, nel 2020, ai 50 milioni già stanziati nel 2016 in un fondo ad hoc.

15 MILIONI PER LA SALVAGUARDIA DELLE ALPI IN VALLE D’AOSTA

Arrivano 5 milioni l’anno per tre anni per gli investimenti per contrastare i rischi idrogeologici «dell’ambiente alpino» in Valle d’Aosta.

SALTA LA PROROGA PER LA CEDOLARE SECCA DEI NEGOZI

Niente proroga per la cedolare sui negozi. La cedolare secca al 21% introdotta lo scorso anno sugli affitti di immobili commerciali, nonostante le diverse proposte di maggioranza e opposizione, non sarà confermata anche per il 2020. Nella serata del 9 dicembre in commissione sono stati bocciati gli emendamenti delle opposizioni sul tema, il Pd ha ritirato la sua proposta mentre quelle analoghe di M5S e Iv sono state trasformate in ordini del giorno.

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I nuovi emendamenti alla manovra in commissione Bilancio la Senato

Nuova giornata di voti a Palazzo Madama. Più fondi per la violenza contro le donne, via libera a monopattini elettrici e più poteri alla Consob. Le novità.

La manovra, scoglio da superare, poi il programma. Mentre al Senato va in scena un’altra giornata campale di presentazione degli emendamenti sulla manovra, e alla vigilia del voto più delicato, quello dell’informativa sul Mes, il leader del M5s Di Maio ha dichiarato: «Sul contratto di governo, che vogliamo fare dal prossimo anno, è arrivato il momento di mettere nero su bianco tempi e temi. Siamo tutti d’accordo di lavorarci appena si approva la legge di bilancio». «Credo che sia utile che, subito dopo, il premier convochi i capi delegazione del governo. Ci facciamo una giornata di pianificazione e poi mettiamo i gruppi parlamentari a lavorare per dire come, quando e dove faremo le cose nei prossimi 3 anni». Intanto alle 9 del 10 dicembre la commissione Bilancio del Senato ha ripreso i lavori sulla finanziaria. E le novità non mancano: ecco le ultime modifiche.

12 MILIONI IN PIÙ IN TRE ANNI CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Quattro milioni di euro in più per ogni anno dal 2020 al 2022 per il piano straordinario “contro la violenza sessuale e di genere“.

SALE AL 40% LA QUOTA ROSA IN SOCIETÀ QUOTATE

Un altro emendamento ha previsto di portare al 40% la ‘quota rosa‘ nelle società quotate. La richiesta, prima firmataria Donatella Conzatti (Iv), ha ottenuto un consenso trasversale. L’emendamento di fatto estende quanto previsto dalle legge del 2011 Golfo-Mosca che introduceva una quota rosa per consigli di amministrazione e di controllo delle società quotate.

PIÙ POTERE ALLA CONSOB CONTRO LE TRUFFE ONLINE

Più potere alla Consob contro le truffe on line. L’organo di controllo potrà chiedere l’inibizione dei siti web che svolgano attività truffaldine legate, fra l’altro, al trading finanziario o alla pubblicità.

RICOMPENSE PER GLI UTENTI VITTIMA DI BOLLETTE PAZZE

Chi riceva bollette ‘pazze’ per la fornitura di energia elettrica, gas, acqua, servizi telefonici, televisivi e internet, «oltre al rimborso delle somme eventualmente versate» e non dovute, ha diritto a ricevere anche una somma «pari al 10% dell’ammontare contestato e non dovuto e, comunque, per un importo non inferiore a 100 euro». Il rimborso può avvenire o con lo «storno nelle fatturazioni successive» o con «un apposito versamento».

VIA LIBERA A 25 ASSUNZIONI PER LA CORTE DEI CONTI

Tra le varie proposte è arrivato un emendamento per la Corte dei Conti che per il triennio 2020-2022 potrà bandire un concorso per 25 assunzioni in modo da incrementare «l’attuale dotazione organica» che è «di 611 unità». Lo scopo è «rafforzare il presidio a tutela della legalità dell’intero sistema di finanza pubblica». Ha ottenuto il via libera anche un altro emendamento che autorizza il Consiglio di Stato a «conferire, nell’ambito della dotazione organica vigente, a persona dotata di alte competenze informatiche, un incarico dirigenziale di livello generale, in deroga ai limiti percentuali previsti».

6,5 MILIONI ALLE FONDAZIONI PER LA RICERCA

I finanziamenti destinati alle fondazioni, associazioni e agli altri enti che fanno capo al ministero dei Beni culturali sono stati incrementati di 6,5 milioni di euro per il 2020 per sostenere «le attività di ricerca, innovazione e formazione e per incentivare la promozione e la fruizione del patrimonio culturale».

1 MILIONE L’ANNO PER PROMUOVERE L’ITALIANO ALL’ESTERO

Dal 2020 ci sarà a disposizione un milione di euro per la promozione della cultura e la lingua italiana all’estero e in particolare, tra le varie finalità, per puntare sulla mobilità internazionale e il reclutamento di talenti. Un emendamento alla manovra ha stanziato risorse per «il sostegno del sistema italiano di formazione superiore e del sistema educativo italiano» che si aggiungono, nel 2020, ai 50 milioni già stanziati nel 2016 in un fondo ad hoc.

15 MILIONI PER LA SALVAGUARDIA DELLE ALPI IN VALLE D’AOSTA

Arrivano 5 milioni l’anno per tre anni per gli investimenti per contrastare i rischi idrogeologici «dell’ambiente alpino» in Valle d’Aosta.

SALTA LA PROROGA PER LA CEDOLARE SECCA DEI NEGOZI

Niente proroga per la cedolare sui negozi. La cedolare secca al 21% introdotta lo scorso anno sugli affitti di immobili commerciali, nonostante le diverse proposte di maggioranza e opposizione, non sarà confermata anche per il 2020. Nella serata del 9 dicembre in commissione sono stati bocciati gli emendamenti delle opposizioni sul tema, il Pd ha ritirato la sua proposta mentre quelle analoghe di M5S e Iv sono state trasformate in ordini del giorno.

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Manovra, retromarcia sulle “finte” prime case alla vigilia del voto in Aula

La proposta di stretta contro i furbetti dell'Imu dovrebbe essere ritirata. E Gualtieri parla di asili (quasi) gratis. Mentre la Robin tax sale al 3,5%. Le novità sulla legge di bilancio pronta alla prova del Senato.

Dopo l’accordo delle “tasse rimangiate”plastic tax, sugar tax, auto aziendali – si va verso un’altra retromarcia, quella sulla stretta che è stata proposta dai relatori in tema di “finte” prime case. La manovra è pronta ad affrontare la prova del voto al Senato, ma ancora manca l’intesa complessiva sulle modifiche da apportare.

RIVISTA L’ADDIZIONALE IRES SUI CONCESSIONARI

Anche perché continuando a tagliare certe microtasse, servono le coperture: oltre al prelievo sulla “fortuna“, che potrebbe salire al 20%, dovrebbe essere rivista anche una nuova imposta appena presentata, l’addizionale Ires sui concessionari. Dopo la decisione di restringere la platea ai soli concessionari dei trasporti (autostrade, porti e aeroporti), la Robin tax dovrebbe infatti salire al 3,5%, allineando l’addizionale a quella che già si applica al sistema bancario.

«TAGLIO DELLE TASSE SUL LAVORO»

L’Imu è insomma un dettaglio, in una legge di bilancio che comunque ha compiuto il “miracolo” di bloccare gli aumenti Iva, saldando «il conto del Papeete», come ha detto il ministro Roberto Gualtieri in tivù. Il titolare dell’Economia ha difeso la manovra che porta con sé un «significativo taglio delle tasse sul lavoro», grazie ai 3 miliardi a bilancio per la riduzione del cuneo fiscale, e asili nido «sostanzialmente gratuiti per la stragrande maggioranza dei cittadini italiani».

IL VOUCHER NIDI IN TRE FASCE

In che senso? Il voucher nidi è stato modulato su tre fasce: è rimasto a 1.000 euro per chi ha l’indicatore sopra i 40 mila euro, è salito a 2 mila euro per le famiglie con Isee tra i 25 mila e 40 mila euro, ed è arrivato a 3 mila euro per le famiglie meno abbienti, sotto i 25 mila euro.

TRA MOGLIE E MARITO NON METTERE L’IMU

Sull’Imu, invece, il ministro ha frenato. La stretta contro i “furbetti” della prima casa, cioè in genere moglie e marito che fissano la residenza in due abitazioni diverse per evitare di pagare l’imposta sulla casa delle vacanze, è stata inserita nel pacchetto di emendamenti alla manovra depositati dai due relatori (Dario Stefano per il Partito democratico e Rossella Accoto per il Movimento 5 stelle). Ma «non è un emendamento del governo», ha precisato Gualtieri, preannunciando un probabile parere negativo.

MA QUALCUNO LAVORA IN CITTÀ DIVERSE DALLA RESIDENZA

Possibile, quindi, che già lunedì 9 dicembre l’esecutivo chieda ai relatori di ritirare l’emendamento oppure di riscriverlo tenendo conto della necessità di tutelare i nuclei familiari che hanno bisogno di due prime case perché uno dei due coniugi lavora in un’altra città rispetto a dove risiede la famiglia.

VERSO TRE GIORNI DI VOTO NO STOP: LE NOVITÀ

La commissione si prepara a una tre-giorni di voto quasi senza sosta, per arrivare a chiudere anche in Aula al Senato entro la settimana. E dovrebbe approvare anche alcune proposte parlamentari, puntando su quelle sponsorizzate da più gruppi: dall’aumento dei fondi contro la violenza di genere alla proroga del credito d’imposta per le partecipazione delle Pmi alle fiere internazionali, passando per gli sconti per la continuità territoriale della Sicilia (chiesto anche da Pd e M5s), fino all’aumento delle borse di studio per l’Università (promosso in particolare da Italia viva).

BIOLOGICO, BONUS VERDE: COSA CAMBIA

Resta in attesa anche la riconferma del Bonus verde, annunciato dalla ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova e anche tra le richieste di Liberi e uguali. Tra le proposte del Pd potrebbe trovare spazio il sostegno al biologico, ai vivai e anche ad alcune eccellenze musicali.

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Le dichiarazioni politiche dopo l’accordo sulla manovra

Per Renzi è un successo di Italia Viva. Di Maio rivendica l'intervento sui vigili del fuoco. Zingaretti la usa in chiave anti Salvini. E il leader leghista replica: «Governo delle tasse, Conte tolga il disturbo».

La maggioranza festeggia. Magari litiga un pochino sui meriti specifici, ma comunque festeggia. L’opposizione attacca. Il giorno dopo la fumata bianca sulla manovra è quello dei bilanci e delle dichiarazioni da toni decisamente diversi.

ZINGARETTI: «RIMETTIAMO I SOLDI NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI»

«Con questa manovra abbiamo iniziato a rimettere i soldi nelle tasche degli italiani e investire sul futuro del nostro Paese», ha detto il leader del Partito democratico Nicola Zingaretti. «Ha vinto l’Italia. Niente Salvini Tax, cioè il tanto temuto aumento dell’Iva per 23 miliardi, che sarebbe costato 500 euro in più di tasse ad ogni famiglia. Stipendi più alti per i lavoratori, con 3 miliardi di sgravi fiscali sulle tasse sul lavoro. E poi 59 miliardi di investimenti pluriennali per l’economia verde, giusta, competitiva e per le infrastrutture». Per Zingaretti, dal governo è arrivato «un sostegno alle imprese, al cuore pulsante del Paese. Una finanziaria per i più deboli e per fare ripartire l’Italia. Ora tutti insieme prepariamo una nuova agenda di governo per lo sviluppo, il lavoro e la giustizia sociale».

DI MAIO: «UNA VITTORIA PER I VIGILI DEL FUOCO»

Luigi Di Maio ha invece posto l’accento su un punto in particolare, i 165 milioni di euro stanziati per l’equiparazione stipendiale dei vigili del fuoco alle altre forze di polizia «È una vittoria di tutto il governo, una vittoria di un governo unito che ha portato a casa un risultato importantissimo», ha detto il ministro degli Esteri, «per un corpo che tutti quanti in Italia amiamo e a cui siamo tutti molto grati». Il leader del Movimento 5 stelle ha aggiunto: «Nel comparto difesa, sicurezza e soccorso ci sono ancora delle disparità però è evidente che i vigili del fuoco meritavano questo aumento, perché è veramente importante in questo momento storico non perdersi in chiacchiere. Sono tutti bravi a dire ‘sono i migliori’, ma è nei fatti, non con le parole, che si dimostra la vicinanza a questo grande corpo».

PER RENZI È UN SUCCESSO DI ITALIA VIVA

Matteo Renzi ha voluto ribadire i meriti del suo partito: «In queste settimane Italia Viva ha lottato con forza per evitare l’aumento delle tasse, a cominciare dall’Iva. Dalle auto aziendali fino al rinvio della Sugar e Plastic Tax il risultato è stato raggiunto», ha detto l’ex presidente del Consiglio. «Da gennaio ci sarà da fare uno sforzo in più: rilanciare la crescita. Ecco perché abbiamo lanciato il Piano #ItaliaShock. Questa è la vera svolta per il 2020. Abbiamo vinto la battaglia delle tasse. Ora tutti insieme concentriamoci sulla crescita. E l’unico modo per raggiungerla è sbloccare i cantieri. Finirà come sulle tasse: prima ci criticano, poi ci ignorano, poi ci daranno ragione».

SALVINI: «CONTE TOLGA IL DISTURBO»

Matteo Salvini auspica invece che il premier Giuseppe Conte «tolga il disturbo perché è il governo sbagliato nel posto sbagliato». Il leader della Lega ha replicato alle affermazioni del premier secondo cui sarebbe stata scongiurata la recessione: «Guardate l’economia italiana, è la penultima in Europa», ha detto. «Questo è il governo delle tasse, se le rinvii di tre mesi sempre tasse sono». E a chi gli chiedeva se la Lega fosse intenzionata a fare ricorso alla Consulta contro la manovra ha risposto: «Per il momento mi sto occupando di Mes, vogliamo bloccarlo con ogni energia necessaria. Prima vogliamo fare di tutto per bloccare questo trattato, che arriva mercoledì in Aula, perché è un rischio per il Paese e poi sulla manovra abbiamo qualche giorno in più per ragionarci».

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Il governo delle tasse rimangiate

Conte dopo il vertice-fiume sulla manovra: «Azzerato il prelievo sulle auto aziendali». Plastic tax ridotta a 50 centesimi al chilo e rinviata a luglio. Mentre la sugar tax partirà soltanto a ottobre. Il premier: «Nessuno dica più che siamo l'esecutivo delle imposte». Ma preoccupano i tempi contingentati in parlamento.

Azzerata la tassa sulle auto aziendali, dimezzata (50 centesimi al chilo) quella sulla plastica, che partirà dal primo luglio. Mentre la sugar tax viene rinviata a ottobre, così le imprese «avranno tutto il tempo per riformulare le loro linee produttive e rielaborare le loro strategie». Il premier Giuseppe Conte, in conferenza stampa, ha confermato che la maggioranza ha trovato un accordo sulla manovra. «Nessuno dica più che siamo il governo delle tasse», ha scandito il presidente del Consiglio, «sarebbe una bugia inoppugnabile». Coperture alternative potrebbero arrivare da una nuova stretta sui giochi: allo studio un prelievo del 15% sulle vincite superiori a 25 euro.

AUMENTO DELL’IRES SOLO SUI CONCESSIONARI DEI TRASPORTI

Un’altra importante novità riguarda la Robin tax, ovvero l’aumento dell’Ires del 3% per le società concessionarie di servizi pubblici. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha spiegato che la platea è stata fortemente riddotta. L’aumento, infatti, «riguarderà solo i concessionari dei trasporti», ad esempio Autostrade per l’Italia, per «limitare l’impatto di questa misura sui cittadini».

IL COLLOQUIO FRA CONTE E MATTARELLA

Conte ha chiarito anche la natura del colloquio al Quirinale con il presidente Sergio Mattarella: «Era un incontro già programmato da tempo, rientra nelle mie abitudini aggiornare ogni tanto il Capo dello Stato. C’è stato anche un rapido ragguaglio sullo stato della manovra, ma nessun accenno alla tenuta della maggioranza».

IL RISCHIO DI “ESAUTORARE” LA CAMERA

Tuttavia, alle innegabili fibrillazioni interne alla compagine di governo (Italia viva ha già fatto sapere che «per noi è una priorità cancellare del tutto plastic tax e sugar tax, lavoreremo per questo nei prossimi mesi»), si somma il rischio di un esame compresso della legge di bilancio in parlamento. I tempi sono talmente stretti che le modifiche potrebbero essere concentrate tutte al Senato, mentre la Camera rischia di non toccare palla. In altre parole, Montecitorio dovrebbe limitarsi a ratificare il testo licenziato da Palazzo Madama senza intervenire, altrimenti sarebbe necessario un ulteriore passaggio al Senato per il quale non c’è più tempo.

SOLO 25 GIORNI PER EVITARE L’ESERCIZIO PROVVISORIO

Le opposizioni già minacciano ricorsi alla Consulta e sul punto anche i partiti che sostengono il governo avrebbero opinioni divergenti. Di sicuro c’è che per evitare l’esercizio provvisorio ci sono solo 25 giorni, da qui al 31 dicembre. Dunque nel vertice a Palazzo Chigi, e verosimilmente anche nel colloquio fra Conte e Mattarella, si sono affrontate questioni di calendario che però non sono affatto meramente formali, visto che riguardano gli equilibri di potere fra le due Camere.

LA LEGA SUL PIEDE DI GUERRA

È possibile che gli emendamenti presentati e votati dai senatori a partire dal 7 dicembre vengano in parte condivisi con i deputati, chiamati a “travasare” le loro istanze. Ma la Lega e le altre forze di centrodestra sono pronte a dare battaglia. Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio a Montecitorio, ha dichiarato: «Non vorrei che il governo volesse procedere con un maxi-emendamento al Senato, chiudere lì il testo e farlo arrivare alla Camera con la fiducia. Non ci sarebbero precedenti, e allora altro che l’intervento della Consulta dell’anno scorso…».

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Il governo delle tasse rimangiate

Conte dopo il vertice-fiume sulla manovra: «Azzerato il prelievo sulle auto aziendali». Plastic tax ridotta a 50 centesimi al chilo e rinviata a luglio. Mentre la sugar tax partirà soltanto a ottobre. Il premier: «Nessuno dica più che siamo l'esecutivo delle imposte». Ma preoccupano i tempi contingentati in parlamento.

Azzerata la tassa sulle auto aziendali, dimezzata (50 centesimi al chilo) quella sulla plastica, che partirà dal primo luglio. Mentre la sugar tax viene rinviata a ottobre, così le imprese «avranno tutto il tempo per riformulare le loro linee produttive e rielaborare le loro strategie». Il premier Giuseppe Conte, in conferenza stampa, ha confermato che la maggioranza ha trovato un accordo sulla manovra. «Nessuno dica più che siamo il governo delle tasse», ha scandito il presidente del Consiglio, «sarebbe una bugia inoppugnabile». Coperture alternative potrebbero arrivare da una nuova stretta sui giochi: allo studio un prelievo del 15% sulle vincite superiori a 25 euro.

AUMENTO DELL’IRES SOLO SUI CONCESSIONARI DEI TRASPORTI

Un’altra importante novità riguarda la Robin tax, ovvero l’aumento dell’Ires del 3% per le società concessionarie di servizi pubblici. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha spiegato che la platea è stata fortemente riddotta. L’aumento, infatti, «riguarderà solo i concessionari dei trasporti», ad esempio Autostrade per l’Italia, per «limitare l’impatto di questa misura sui cittadini».

IL COLLOQUIO FRA CONTE E MATTARELLA

Conte ha chiarito anche la natura del colloquio al Quirinale con il presidente Sergio Mattarella: «Era un incontro già programmato da tempo, rientra nelle mie abitudini aggiornare ogni tanto il Capo dello Stato. C’è stato anche un rapido ragguaglio sullo stato della manovra, ma nessun accenno alla tenuta della maggioranza».

IL RISCHIO DI “ESAUTORARE” LA CAMERA

Tuttavia, alle innegabili fibrillazioni interne alla compagine di governo (Italia viva ha già fatto sapere che «per noi è una priorità cancellare del tutto plastic tax e sugar tax, lavoreremo per questo nei prossimi mesi»), si somma il rischio di un esame compresso della legge di bilancio in parlamento. I tempi sono talmente stretti che le modifiche potrebbero essere concentrate tutte al Senato, mentre la Camera rischia di non toccare palla. In altre parole, Montecitorio dovrebbe limitarsi a ratificare il testo licenziato da Palazzo Madama senza intervenire, altrimenti sarebbe necessario un ulteriore passaggio al Senato per il quale non c’è più tempo.

SOLO 25 GIORNI PER EVITARE L’ESERCIZIO PROVVISORIO

Le opposizioni già minacciano ricorsi alla Consulta e sul punto anche i partiti che sostengono il governo avrebbero opinioni divergenti. Di sicuro c’è che per evitare l’esercizio provvisorio ci sono solo 25 giorni, da qui al 31 dicembre. Dunque nel vertice a Palazzo Chigi, e verosimilmente anche nel colloquio fra Conte e Mattarella, si sono affrontate questioni di calendario che però non sono affatto meramente formali, visto che riguardano gli equilibri di potere fra le due Camere.

LA LEGA SUL PIEDE DI GUERRA

È possibile che gli emendamenti presentati e votati dai senatori a partire dal 7 dicembre vengano in parte condivisi con i deputati, chiamati a “travasare” le loro istanze. Ma la Lega e le altre forze di centrodestra sono pronte a dare battaglia. Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio a Montecitorio, ha dichiarato: «Non vorrei che il governo volesse procedere con un maxi-emendamento al Senato, chiudere lì il testo e farlo arrivare alla Camera con la fiducia. Non ci sarebbero precedenti, e allora altro che l’intervento della Consulta dell’anno scorso…».

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Vertice sulla manovra per trovare un accordo sulle le tasse

Si cerca l'intesa sulla plastic tax che vede il no di Italiaviva.E alla Camera in programma il voto finale sul decreto legge fiscale.

Nuovo vertice di maggioranza sulla manovra il 6 dicembre, per trovare in particolare un accordo sulla plastic tax. Conte assicura che il clima è buono e che c’è convergenza politica. Meno ottimista Renzi, che prevede una crisi di governo al 50%. Alla Camera atteso il voto finale al dl Fisco, sul quale l’aula ha confermato la fiducia all’esecutivo. Conte intanto respinge il piano di ArcelorMittal per l’ex Ilva, che prevede 4.700 esuberi. Fim-Fiom-Uilm in sciopero dal 9 dicembre.

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Lo spettro della crisi dietro la fumata nera nel governo sulla manovra

Niente accordo nel vertice di maggioranza. Italia viva punta i piedi: vuole la cancellazione delle tasse su zucchero, plastica e auto aziendali. Conte apre. Ma Renzi gela tutti: «L'esecutivo ha il 50% di possibilità di restare in piedi».

Fumata nera sulla manovra. Col solito spettro della crisi che aleggia. Nella maggioranza restano fibrillazioni, soprattutto quando si parla di tasse. Come se non bastasse la difficile partita sulla riforma della prescrizione e il monito dell’agenzia di rating Fitch sull’incertezza politica giallorossa che agita i mercati, anche sulla legge di bilancio non si trova la quadra.

MAGGIORANZA IN BILICO AL SENATO

Un altro vertice si è trasformato in un nulla di fatto. Nel giorno in cui la Camera ha votato la fiducia al decreto fiscale con 310 sì, i renziani di Italia viva sono tornati ad alzare la posta. Chiedendo di cancellare del tutto la plastic tax, la sugar tax e la tassa sulle auto aziendali. Il centrodestra ha minacciato di votare la proposta di Iv: in quel caso la maggioranza sarebbe battuta. Allarme rosso.

RENZI DÀ «IL 50% DI POSSIBILITÀ» AL GOVERNO

Confermato ancora di più dalle parole serali di Matteo Renzi: «Se si continua così, ci sta che si torna a votare. Litigano su tutto! Noi non stiamo litigando. All’incontro di domenica quando hanno litigato noi non c’eravamo», ha detto a Piazza Pulita prevedendo «il 50% di possibilità che il governo rimanga in piedi».

CONTE PROMETTE SFORZI PER ABBASSARE LE TASSE

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva convocato tutti nel pomeriggio a Palazzo Chigi, al ritorno del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri dall’Ecofin. Dopo due ore di vertice molto tese il premier ha chiesto ai tecnici del ministero dell’Economia e della Ragioneria dello Stato di fare «un ulteriore sforzo» per trovare le risorse per ridurre le imposte rimaste in quella che «già adesso è una legge di bilancio che non aumenta la tassazione».

LA LEGA PRONTA A VOTARE CON ITALIA VIVA

Intanto la Lega, sorniona, ha provato ad approfittarne, valutando di mettere la firma sotto le proposte di Iv. Già alla Camera i renziani hanno votato contro il carcere agli evasori del decreto fiscale: la differenza è che in Senato i numeri sono risicati e se Iv si dovesse smarcare mancherebbe la maggioranza.

Le tasse contro la plastica e lo zucchero sono un autogol per le aziende e rischiano di far licenziare 5 mila persone


Matteo Renzi

A ridosso del vertice a Palazzo Chigi Renzi aveva già fatto capire di non voler deporre le armi, con frecciatina implicita al Movimento 5 stelle: «Le tasse contro la plastica e lo zucchero “funzionano” mediaticamente per i populisti, ma sono un autogol per le aziende e rischiano di far licenziare 5 mila persone».

SI LAVORA A UNA MEDIAZIONE

All’incontro con Conte e Gualtieri la delegazione di Iv ha puntato i piedi: le urla si sono sentite anche fuori dalla stanza. Alla fine niente intesa: ci si rivede venerdì 6 dicembre e intanto si lavora a una mediazione. La tassa sulla plastica, prevista da aprile, potrebbe slittare almeno alla metà del 2020, anche se Iv cerca un rinvio al 2021.

LUPI PRONTO A RICORRERE ALLA CONSULTA

Conte dal canto suo ha respinto la narrazione di una manovra di tasse: «Siamo tutti d’accordo che va fatto un ulteriore sforzo per abbassare le imposte». Ma i giorni passano. Maurizio Lupi ha fatto già sapere che è pronto a ricorrere alla Consulta (come fece nel 2018 il Pd) se alla Camera non dovesse esserci il tempo adeguato per esaminare la legge di bilancio.

DALL’IMU ALLA CHIESA AI VIGILI: GLI EMENDAMENTI

E al Senato ancora si ragiona di emendamenti. Roberto Speranza lavora per aumentare di almeno mille le borse di studio per le specializzazioni in medicina. Dario Franceschini ha ipotizzato di estendere anche agli alberghi il “bonus facciate” al 90%. Il M5s ha proposto un emendamento per equiparare gli stipendi dei vigili del fuoco a quelli delle altre forze dell’ordine e rilanciato la proposta di un bonus fino a 250 euro per gli airbag delle moto. Elio Lannutti ha denunciato però il «veto del Pd sull’emendamento per far pagare 5 miliardi di Imu alla Chiesa». Tra grida, scontri e piedi puntati, l’alleanza giallorossa non trova mai un equilibrio.

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Vertice di maggioranza sulla manovra a Palazzo Chigi

I renziani chiedono di eliminare del tutto la plastic tax, già ridotta a 50 centesimi al chilo dal maxi emendamento presentato dal governo. Il 6 dicembre si cominciano a votare al Senato le proposte di modifica.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte vedrà alle 17 a Palazzo Chigi tutti i partiti di maggioranza, per un vertice sulle proposte di modifica alla manovra che si voteranno in Senato a partire dal 6 dicembre. I lavori della commissione Bilancio dovrebbero concludersi entro il fine settimana. Il 9 è previsto l’approdo in Aula e il 10 potrebbe essere già posta la questione di fiducia.

Italia viva, tuttavia, ha chiesto un incontro dopo aver lasciato il tavolo in dissenso su plastic tax e tassa sulle auto aziendali, fortemente ridotte ma non del tutto cancellate dal maxi emendamento messo a punto il 4 dicembre dal governo. Ai renziani non piacciono nemmeno la sugar tax e la Robin tax, ovvero l’aumento dell’Ires del 3% per le società concessionarie di servizi pubblici.

Il maxi emendamento preparato dall’esecutivo contiene una ventina di misure per un totale di 1,7 miliardi. E per coprire lo stop alle microtasse introduce una clausola di salvaguardia che – se non sterilizzata – farebbe aumentare di circa 900 milioni di euro le accise sulla benzina nel 2021.

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Cosa c’è nel maxi emendamento del governo alla manovra

Quasi azzerata la tassa sulle auto aziendali. Dimezzata quella sulla plastica. Ma spunta una clausola di salvaguardia sulle accise della benzina nel 2021. Le novità.

Arriva una Robin tax sui concessionari, viene quasi azzerata la tassa sulle auto aziendali e si riduce del 50% quella sulla plastica. Dopo settimane di tavoli di maggioranza e ipotesi, la manovra cambia volto con un maxi emendamento presentato dal governo.

Mentre alla Camera viene posta la fiducia sul decreto fiscale, l’esecutivo tenta uno sprint per portare in Aula la legge di bilancio lunedì 9 dicembre, in una corsa contro il tempo che non scongiura il rischio del via libera finale solo tra Natale e Capodanno.

Il maxi emendamento comprende una ventina di misure per un totale di 1,7 miliardi. Per coprire i buchi che derivano dallo stop alle microtasse, viene inserita una clausola di salvaguardia che farebbe aumentare di circa 900 milioni le accise sulla benzina nel 2021. I nodi politici, però, non sono tutti risolti: Italia viva storce il naso sulla Robin tax e chiede l’abolizione totale della tassa sulla plastica e anche della sugar tax, che potrebbe essere cambiata alla Camera.

SALE L’IRES PER LE SOCIETÀ CONCESSIONARIE DI SERVIZI PUBBLICI

La novità principale del maxi emendamento è proprio la Robin tax, ovvero l’aumento dell’Ires del 3% per le società concessionarie di servizi pubblici, per tre anni. La misura, voluta dal Pd, è destinata a far discutere. Anche perché si applica ad Autostrade, mentre è in corso l’istruttoria per la revoca della concessione. L’aumento dell’Ires sostituisce la stretta sull’ammortamento prevista inizialmente per i soli concessionari autostradali e destina i 647,1 milioni stimati nel 2020 (369,8 milioni nel 2021 e 2022) a migliorare le infrastrutture e combattere il degrado sociale. L’aumento scatta per chi gestisce porti, aeroporti, autostrade, lo sfruttamento di acque minerali, la produzione di energia elettrica, le ferrovie, le frequenze radio tv e telefoni. Sono salvi i balneari e le concessioni petrolifere.

SCOMPARE IL BOLLO SUI CERTIFICATI PENALI

Tra le novità annunciate in manovra c’è poi la scomparsa del bollo sui certificati penali, l’arrivo di 40 milioni per i Vigili del fuoco e 50 milioni per il sostegno agli affitti.

QUASI AZZERATA LA TASSA SULLE AUTO AZIENDALI

C’è poi il quasi azzeramento, con solo un milione di incasso nel 2020, della tassa sulle auto aziendali: non solo slitta a luglio e si applica alle nuove immatricolazioni, ma si articola in quattro fasce in base alle emissioni. I mezzi in fringe benefit concorreranno al reddito per il 25% per le auto più ecologiche, mentre si arriverà al 60% per quelle che più inquinanti.

DIMEZZATA LA PLASTIC TAX

Infine, la plastic tax: l’imposta si dimezza a 50 centesimi al chilo e si escludono i prodotti che contengono plastica riciclata, tutti i contenitori di medicine e dispositivi medici.

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Manovra: tasse sulle concessionarie dello Stato per fondi al sociale

Il governo pensa all'aumento dell'Ires per chi gestisce servizi come autostrade, porti e aeroporti. L'obiettivo è di creare una "Robin tax" per progetti sociali.

Aumenterà del 2% l’Ires sugli utili di tutte le società concessionarie dello Stato: i ricavi saranno destinati a finalità sociali. La novità, a quanto si apprende, è spuntata in manovra con un emendamento del governo, anticipato dal Sole 24 Ore e in via di definizione, che dovrebbe tassare per tre anni gli utili dei concessionari che gestiscono servizi come autostrade, porti, aeroporti, servizi di telefonia. L’idea è una sorta di “Robin tax” per finanziare progetti per il sociale e dovrebbe sostituire la stretta degli ammortamenti sui soli concessionari autostradali. La finanziaria dovrebbe approdare in Aula al Senato il 9 dicembre.

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La manovra slitta: in Aula al Senato lunedì 9 dicembre

Il giorno successivo ci si aspetta che il governo ponga la questione di fiducia sul testo.

Slitta l’approdo della manovra nell’Aula del Senato, inizialmente previsto per il pomeriggio del 3 dicembre. La legge di bilancio, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei capigruppo, arriverà a Palazzo Madama per l’inizio della discussione lunedì 9 a mezzogiorno. Il giorno successivo ci si aspetta che il governo ponga la questione di fiducia.

Il ritardo potrebbe dipendere non solo dalle tensioni nella maggioranza sulla riforma del Mes, ma anche dalla necessità di trasferire in manovra il provvedimento urgente che riguarda Alitalia, necessario per sbloccare il prestito-ponte all’ex compagnia di bandiera.

La norma, infatti, non confluirà nel decreto fiscale, per evitare un ulteriore allungamento dei tempi della sua conversione in legge.

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Rc Auto, Alitalia e Pos, le novità sul dl fisco

Nuovi ritocchi al dl Fisco dopo il vertice di governo. Provvedimento verso il ritorno in commissione Finanze per integrarlo con quello su Alitalia. Malumori delle assicurazioni sull'rc auto famigliare.

Il dl Fisco è ancora un cantiere aperto. Il 3 dicembre è iniziata in Aula a Montecitorio la discussione generale sul provvedimento collegato alla manovra. Con ogni probabilità all’assemblea dovrebbe arrivare la richiesta di un ritorno in commissione Finanze del provvedimento, per sistemare il ‘caso’ delle fondazioni e per correggere alcune coperture, in particolare per alcune voci come il bonus per gli airbag da moto, le norme per i lavoratori rimpatriati e il tetto agli interessi per debiti col fisco e rate.

VERSO UN EMENDAMENTO PER ALITALIA

Uno dei motivi per riportare il dl in commissione è quello di integrarlo con il provvedimento su Alitalia. L’idea è quella di inserire per intero il provvedimento urgente per la ex compagnia di bandiera varato il 2 dicembre dal Cdm e già in Gazzetta Ufficiale.

POLEMICHE TRA ASSICURAZIONI E MAGGIORANZA SULL’RC FAMILIARE

Uno dei temi più caldi è quello della Rc auto. In particolare il M5s ha spinto per introdurre un coefficiente familiare, come spiegato dagli stessi deputati grillini: «Grazie a un emendamento a prima firma Andrea Caso, si potrà beneficiare della fascia assicurativa più bassa fra tutti i veicoli di proprietà del nucleo familiare. Nel caso si possieda un motorino in 14esima fascia e un’auto in prima, a partire dal prossimo rinnovo dell’assicurazione anche per il motorino si passerà in prima fascia, con un risparmio sul premio. Per le famiglie italiane è una boccata d’ossigeno». Un provvedimento che non è piaciuto all’Ania, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici: «I proclami entusiastici con cui è stata accolta l’approvazione dell’emendamento sono una vittoria di Pirro». Per le compagnie, la disposizione, «se definitivamente approvata, condurrebbe a conseguenze davvero distorsive per la sostenibilità del sistema assicurativo, a danno di tutti gli utenti», depotenziando l’equità sociale e la sicurezza stradale.

DI MAIO ESULTA PER LE NOVITÁ SUL POS

Intanto Luigi Di Maio è tornato sulla questione delle multe per i commercianti che non usano il Pos. «Sono contento che sia stata trovata l’intesa per eliminare la multa ai commercianti che non hanno il Pos», ha spiegato in una nota il capo politico M5s, «l’ennesima promessa mantenuta. Come ho più volte detto la priorità deve essere quella di abbassare il costo delle commissioni in modo da agevolare tutti, a partire dai piccoli commercianti. Perché lo Stato non deve mettere paletti a chi fatica dalla mattina alla sera, piuttosto deve trovare delle soluzioni».

VIA LIBERA AL BONUS TARI PER I REDDITI PIÙ BASSI

Alitalia e Pos non sono le uniche novità per il dl nelle ultime ore. Il 2 dicembre la commissione Finanze della Camera ha dato il via libera al “bonus Tari” per i redditi più bassi. L’emendamento approvato prevede infatti che «agli utenti domestici in condizioni economiche disagiate» sia consentito «l’accesso al servizio a condizioni tariffarie agevolate». I beneficiari sono individuati in analogia ai criteri utilizzati per i bonus sociali relativi all’energia elettrica, al gas e al servizio idrico integrato. La stessa proposta prevede che dal 2021 i bonus sociali per la fornitura di energia elettrica, gas e acqua siano riconosciuti automaticamente. Per quanto riguarda la Tari, in arrivo anche lo slittamento al 30 aprile dell’approvazione da parte dei comuni delle tariffe e dei regolamenti relativi alla tassa sui rifiuti.

IN ARRIVO 45 MILIONI PER RIFINANZIARE LA CIGS

Infine entrano nel decreto anche 45 milioni per il 2019 per rifinanziare la Cigs per cessazione dell’attività produttiva.

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Nel decreto fiscale sconto su Imu e Tasi e taglio alla tampon tax

Le ultime modifiche includono l'abbassamento dell'Iva ma solo sui prodotti igienici bio. Ancora da chiudere le partite su appalti e grandi evasori. In compenso potrebbe spuntare una legge quadro sulle autonomie.

Uno sconto sulle sanzioni per i ritardatari di Imu e Tasi, scontrino unico per pagamenti elettronici e invio dei dati all’Agenzia delle entrate, credito d’imposta su tutte le commissioni, non solo per chi accetta acquisti col Pos. Cominciano a prendere forma le modifiche al decreto fiscale, con il quale si potrebbe segnare anche un primo “importante risultato” nella battaglia sui costi degli assorbenti: la maggioranza avrebbe raggiunto un’intesa per iniziare ad abbassare l’Iva sui prodotti femminili biodegradabili, che potrebbe ampliarsi anche a tutti quelli per l’igiene bio e, in futuro, magari anche alla generalità dei beni eco-compatibili. Il grosso delle modifiche, però, tarda ad arrivare: la commissione Finanze della Camera, impegnata sul decreto, tenterà il tour de force per chiudere venerdì anche se i tempi per l’approdo in Aula, causa ‘ingorgo’ con altri decreti, si sono dilatati.

LE PARTITE DA CHIUDERE: APPALTO E GRANDI EVASORI

Ancora, tra l’altro, non si sono chiuse le due partite più delicate, la revisione della stretta per le ritenute negli appalti e sul carcere per i grandi evasori, con l’inasprimento delle pene che potrebbe essere allentato ad esempio sugli omessi versamenti. E qualche tensione la starebbe creando anche l’ipotesi di uno stanziamento ad hoc per funzionari e dirigenti del Mef e della Ragioneria, subito peraltro finita sotto attacco della Lega. Intanto la commissione ha comunque approvato i primi emendamenti, accogliendo anche alcune proposte delle opposizioni, ad esempio per allentare i vincoli di spesa di Comuni, Province e Regioni e consentendo il ravvedimento operoso (cioè la possibilità di pagare in ritardo ma con sanzioni ridotte) anche per i tributi locali, a partire da Imu e Tasi, Una serie di riunioni, in Parlamento e al ministero dell’Economia, sono in agenda per tentare di trovare una sintesi almeno sul decreto, mentre altri incontri, in Senato, puntano ad arrivare pronti per iniziare a votare già da sabato gli emendamenti alla manovra.

LA NOVITÀ: LA LEGGE QUADRO SULLE AUTONOMIE

Quasi certo che arriverà a Palazzo Madama la riscrittura della plastic tax, che sarà drasticamente ridotta, così come il cambio di passo sulle auto aziendali (penalizzate solo quelle inquinanti, nuove regole che si applicheranno comunque solo alle nuove immatricolazioni). La maggioranza sta ancora analizzando i margini di intervento anche su altri temi, dal lavoro (nutrito pacchetto del ministero su Cigs e sostegno alle aree di crisi complessa) alle concessioni autostradali. Sul tavolo ci sarebbe l’ipotesi di una revisione della stretta sugli ammortamenti, che aveva messo in allarme l’Aiscat per il rischio di blocco generale degli investimenti. Ma non si esclude che si possa affrontare più in generale il tema della riforma delle concessioni. La manovra, novità dell’ultima ora, potrebbe intanto ‘imbarcare’ una nuova legge quadro sulle Autonomie, sponsorizzata dal ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, che ha condiviso il testo con le Regioni incassando un primo via libera e che ora è pronto a portare il testo in Cdm.

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Cosa resta della plastic tax dopo gli emendamenti alla manovra

Il Pd annuncia: «Tassa completamente rivista, con una riduzione di gettito del 70%». Quella riciclata sarà esclusa dall'imposta, assieme a tutti i dispositivi medici.

La plastic tax che verrà sarà molto più leggera rispetto ai progetti iniziali del governo giallorosso, con un gettito ridotto del 70%.

Dario Stefano, vice capogruppo al Senato del Pd e relatore della manovra, ha infatti annunciato che gli emendamenti alla legge di bilancio hanno determinato «modifiche radicali» al provvedimento, consentendo al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri «un ulteriore affinamento».

La tassa «viene completamente rivista, con una riduzione di gettito del 70%. La plastica riciclata viene esclusa dall’imposta, come è sempre stato per quella biodegradabile e compostabile. Esclusi, oltre alle siringhe, anche tutti i dispositivi medici e gli imballaggi di medicinali».

Sarà contento, sempre in casa Pd, il governatore uscente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, in corsa per un nuovo mandato. Il 26 gennaio 2020 si vota e la regione vanta un primato mondiale. Lì infatti si registra la maggiore concentrazione al mondo di industrie per la produzione di macchine per il confezionamento e l’imballaggio, secondo un recente report dell’Ucima, l’associazione che raggruppa i costruttori.

Proprio Bonaccini, non a caso, aveva chiesto al governo di rivedere la plastic tax, avvertendo che in caso contrario l’Emilia-Romagna avrebbe pagato un «prezzo alto».

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Le modifiche nella manovra su plastic tax e auto aziendali

Il governo pronto a un dietrofront col dimezzamento della tassa da 1 euro a 50 centesimi al chilogrammo. Il Pd preme per un ammorbidimento della tassa sulle bibite gassate. Ma resta il nodo coperture.

Al rallentatore, con coperture ancora da trovare e liti di maggioranza da dirimere. La manovra e il decreto fiscale procedono così, con un andamento che fa già annunciare nuovi slittamenti e potrebbe portare nelle prossime settimane a una tagliola dell’esame, con modifiche approvate da un ramo del parlamento e ratificate dall’altro. In una giornata senza votazioni, una lunga riunione al ministero dell’Economia non basta a risolvere i nodi aperti nel decreto fiscale: i partiti della maggioranza sono divisi sull’inasprimento del carcere agli evasori e sulla stretta per gli appalti.

ALLO STUDIO ESTENSIONE DEGLI 80 EURO

Mentre venerdì dovrebbero arrivare gli emendamenti del governo alla manovra, a partire da plastic tax e tassa sulle auto aziendali. Roberto Gualtieri annuncia che è allo studio l’ipotesi, nell’ambito del taglio del cuneo fiscale, di «estendere gli 80 euro alla fascia di redditi fino 35 mila euro e facendoli diventare i 120 euro per tutti gli altri». Il ministro spiega anche che sulle auto aziendali la misura sarà a gettito quasi zero con un «sussidio aumentato per le auto meno inquinanti» e «un parallelo e limitato aumento solo per quelle superinquinanti».

SI LAVORA AL DIMEZZAMENTO DELLA PLASTIC TAX

Il ministro lancia anche, con gli operatori del settore un piano nazionale per la plastica, mentre si lavora a un dimezzamento della tassa, che dovrebbe passare da 1 euro a 50 centesimi al chilogrammo. La misura dovrebbe anche slittare «di almeno sei mesi», secondo quanto spiega il ministro Stefano Patuanelli: «La rimoduliamo per allungarla nel tempo e limitarne l’introduzione nel primo periodo ad alcuni specifici prodotti che sono fortemente impattanti sull’ambiente come le plastiche non riciclabili».

IL PD VUOLE RIDURRE LA TASSA SULLE BIBITE

Il Pd preme anche per un ammorbidimento della tassa sulle bibite gassate, fortemente voluta dai cinque stelle e per una nuova pace fiscale con la rottamazione degli avvisi bonari. Ma in che direzione si vada si capirà probabilmente solo dopo una riunione prevista mercoledì pomeriggio al ministero. Il nodo resta quello delle coperture necessarie a ridurre l’impatto delle nuove imposte, anche perché gli spazi di bilancio sono limitati e, sebbene in ambienti parlamentari si ipotizzi la richiesta di un supplemento di flessibilità a Bruxelles, dal governo lo escludono. Anche per la “tampon tax”, ovvero l’abbassamento dell’Iva per gli assorbenti, non sarebbero stati ancora definiti i circa 200 milioni di copertura. E nuove risorse si rendono necessarie per interventi come quello annunciato dal ministro Paola De Micheli per concludere il Mose con 325 milioni e per opere idrauliche nella laguna veneziana per altri 60 milioni.

STALLO PER IL DECRETO FISCALE ALLA CAMERA

È stallo intanto per il decreto fiscale alla Camera. Restano irrisolti i nodi del carcere agli evasori e delle nuove norme sugli appalti. Per la norma che inasprisce il carcere per gli evasori e disciplina la confisca, il ministero della Giustizia avrebbe aperto ad alcune correzioni non di sostanza, ma non basterebbe agli altri partiti e in particolare a Iv, che minaccia barricate. Quanto agli appalti, si starebbe lavorando sull’ipotesi di limitare l’obbligo di ritenuta negli appalti e subappalti solo oltre un limite minimo (l’ipotesi è di 200 mila euro) e solo per la sola somministrazione di personale che riguardi aziende che siano nate da meno di tre anni.

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Ilva, manovra, riforma del Mes: gli ostacoli del governo per arrivare a fine 2019

Da qui alla fine dell'anno il governo Conte bis rischia di inciampare. Tutti i fronti caldi che possono spaccare la maggioranza entro la fine dell'anno.

Aumentano gli ostacoli sul cammino del governo Conte bis. Tanto che potrebbe rivelarsi persino ottimistica la previsione che fissa la scadenza della maggioranza M5s-Pd-Italia viva-Leu al prossimo 26 gennaio, giorno delle Regionali emiliano-romagnole. Una sconfitta in casa potrebbe infatti convincere i democratici a strappare l’alleanza, soprattutto considerato che Matteo Renzi sembra voler trascinare l’esperienza governativa al solo scopo di logorarli. Ma da qui alla fine di gennaio c’è comunque ancora da portare a casa la legge di Bilancio, discutere sulla riforma della giustizia e sullo Ius soli, senza dimenticare la necessità di trovare un accordo sulle sorti dell’Ilva. L’inciampo, insomma, rischia di essere dietro l’angolo. Ecco una veloce rassegna delle prove che l’esecutivo dovrà affrontare nei prossimi giorni.

IUS SOLI E IUS CULTURAE: LA BATTAGLIA DEL PD

La prima fibrillazione potrebbe arrivare dalla decisione del Pd di provare a portare a compimento l’introduzione nel nostro ordinamento dello Ius soli. Nicola Zingaretti ne ha bisogno per far ritrovare al partito una propria identità di sinistra. L’alleato pentastellato teme invece di perdere altro consenso tra gli elettori. «Col maltempo che flagella l’Italia, il futuro di 11 mila lavoratori a Taranto in discussione, qui si parla di ius soli: sono sconcertato», ha sibilato Luigi Di Maio. Non è la prima volta che questo tema mette in difficoltà un esecutivo. Accadde anche tra il 2015 e il 2017, quando il partito di Angelino Alfano congelò l’azione del governo Renzi prima e Gentiloni poi. La riforma, auspicata da Leu, dovrebbe essere sostenuta anche dai renziani.

L’intervento del segretario nazionale del Partito democratico Nicola Zingaretti alla convention del Pd a Bologna il 17 novembre.

BARUFFA SU QUOTA 100

C’è un altro tema che potrebbe registrare una inedita convergenza tra Partito democratico e Italia viva: l’abrogazione di Quota 100, che è per sua stessa natura destinata comunque a sparire, quindi bisognerà vedere come intendano concretamente anticiparne la chiusura. Eppure, sulla fine della riforma leghista il governo giallorosso discute da quando è nato. In ottobre, i malumori interni alla maggioranza (in quell’occasione la partita si giocò tra renziani e grillini, con i democratici alla finestra) fecero persino slittare alle ultime ore disponibili il Consiglio dei ministri per sciogliere i nodi sul documento programmatico di bilancio da inviare improrogabilmente alla Commissione europea. Ora il tema sembra essere cavalcato con prepotenza anche da Zingaretti, cui Di Maio ha già replicato in modo stizzito: «Qui siamo all’assurdo che si vuole fare lo Ius soli da una parte e togliere Quota 100 dall’altra per ritornare alla legge Fornero. Mi sembra un po’ eccessivo».

Matteo Renzi, leader di Italia Viva.

LA GRANDE BATTAGLIA SULLA LEGGE DI BILANCIO

L’ultima batosta elettorale subita dalle forze di maggioranza alle Regionali umbre di fine ottobre sembra averle spronate ad avanzare proposte dal forte sapore propagandistico in sede di legge di Bilancio. E così una manovra quasi integralmente dedicata al reperimento di risorse per il disinnesco delle clausole Iva rischia ora di tramutarsi in tutt’altro, se si considera la gragnuolata di 4.550 emendamenti presentati in commissione Bilancio al Senato. Di questi, 921 sono piovuti dal Partito democratico, 435 portano la firma di Movimento 5 stelle e 230 sono stati presentati dai renziani, segno che nei prossimi giorni si giocherà una intensa battaglia muscolare. Tra i punti di maggior frizione, la richiesta del Pd di abbassare la plastic tax voluta dai pentastellati da 1 euro a 80 centesimi al chilo mentre potrebbe essere più facile una intesa sulle tasse sulle auto aziendali inquinanti, oggetto di emendamenti firmati tanto dai dem quanto dai grillini. Su questo fronte, sarà Italia viva la più difficile da accontentare, dato che i renziani si trincerano dietro la volontà di espungere dalla manovra tutte le “micro-tasse” e non sembrano disponibili a trattare.

Matteo Salvini (Foto LaPresse/Filippo Rubin).

L’INCOGNITA SULL’ABOLIZIONE DEI DECRETI SALVINI

Sembra che il “nuovo” Pd che Zingaretti sta provando a tratteggiare sia intenzionato a chiedere agli alleati di governo un altro coraggioso passo avanti per rimarcare le differenze rispetto all’era gialloverde: l’abolizione dei decreti Salvini. «Creano discriminazioni e insicurezza», ha detto il segretario dem da Bologna. Ma quei decreti, nonostante se li fosse intestati il leader della Lega, portano anche le firme di Giuseppe Conte e di Luigi Di Maio, immortalati sorridenti accanto all’allora ministro dell’Interno al momento del varo. Difficile per loro rimangiarsi l‘intero testo, più facile che si vada verso un ammorbidimento per cercare una quadra. Anche in questo caso, si avrebbe una convergenza tra Pd, Italia viva e Leu e una contrapposizione comune con M5s.

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

LA RIFORMA DELLA PRESCRIZIONE

Nubi oscure si addensano anche sulla riforma della prescrizione voluta dai 5 stelle contenuta nella Spazzacorrotti. I pentastellati, che un anno fa riuscirono a convincere la Lega a sostenerla, la consideravano ormai portata a casa. Invece il Pd sembra tentato di ridiscuterne i contorni approfittando del nuovo testo di riforma della giustizia su cui il governo sta lavorando. Secondo le nuove norme, dal primo gennaio 2020 le lancette dell’orologio della prescrizione si congeleranno dopo la sentenza di primo grado. «Il cittadino resterà dunque in balia della giustizia penale per un tempo indefinito, cioè fino a quando lo Stato non sarà in grado di celebrare definitivamente il processo che lo riguarda», ha già denunciato l’Unione delle Camere penali.

LO SCUDO DELL’ILVA SPACCA I 5 STELLE

Finora non sono serviti gli appelli all’unità che il presidente del Consiglio Conte ha rivolto ai sostenitori della maggioranza. I giallorossi rischiano infatti di arrivare al tavolo con l’Ilva separati e litigiosi. Il punto del contendere è sempre lo stesso: il ripristino dello scudo penale, che Pd e Italia viva sarebbero disponibili a concedere ad ArcelorMittal per toglierle facili pretesti. Anche Di Maio sembra possibilista, ma teme di spaccare il partito, già incrinato da tutte le batoste elettorali subite nell’arco del 2019, e non sembra avere la forza per opporsi all’irremovibilità della fronda pugliese capitanata da Barbara Lezzi.

manovra conte di maio evasione fiscale
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

LE TRIBOLAZIONI SULLA RIFORMA DEL MES

Studiato nel 2012 per sostituire e unire due istituti analoghi (il Fondo europeo di stabilità finanziaria e il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria), il Mes (o Esm secondo l’acronimo inglese) è il Fondo salva-Stati che l’Unione europea riserva ai Paesi membri in difficoltà in cambio di riforme strutturali imposte dalla Commissione. Ora Bruxelles ha stabilito di riformarlo, decisione che sta causando l’insonnia del governo. Secondo le nuove condizioni d’accesso (non essere in procedura d’infrazione, avere da almeno un biennio un deficit sotto il 3% e un debito pubblico sotto al 60%), l’Italia verrebbe automaticamente esclusa dal programma di aiuti e, per potervi accedere, dovrebbe accettare, spalle al muro, una pesante ristrutturazione del debito con un cronoprogramma scritto a Bruxelles che rischia di essere lacrime e sangue. I sovranisti sono già all’attacco e sostengono persino che Conte abbia firmato «l’eurofollia» (credit di Giorgia Meloni) di nascosto.

LEGGI ANCHE: Perché per uscire dalla spirale dei rendimenti negativi serve un’unione bancaria

In realtà, l’iter per una eventuale ratifica non è nemmeno stato avviato, ma bisognerà vedere come intende procedere l’esecutivo e se si apriranno crepe anche su un fronte che rappresenta per Salvini e Meloni una ghiotta opportunità di muovere guerra ai giallorossi. Il leader della Lega è partito all’attacco: «Conte subito in parlamento a dire la verità, il sì alla modifica del Mes sarebbe la rovina per milioni di italiani e la fine della sovranità nazionale».

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Sì di Bruxelles alla manovra giallorossa, anche se rischia di violare le regole

La Commissione europea ha dato l'ok. Ma restano le preoccupazioni sul debito. In primavera nuovo giudizio su conti e flessibilità, con Gentiloni agli Affari economici. A rischio violazione anche Belgio, Francia e Spagna.

La Commissione europea ha detto alla manovra economica italiana 2020, sebbene sussista il rischio di un mancato rispetto del Patto di stabilità e crescita.

La legge di bilancio del governo giallorosso, infatti, potrebbe portare a una «deviazione significativa» dagli obiettivi di medio termine per la sostenibilità delle finanze pubbiche. La Commissione europea tornerà a valutare i nostri conti in primavera, ma a farlo sarà la nuova squadra guidata da Ursula Von Der Leyen, con Paolo Gentiloni commissario agli Affari economici.

Anche il criterio della progressiva riduzione del debito pubblico rischia di essere disatteso. È quasi una certezza, ma sotto questo profilo l’Italia è in “buona” compagnia. Lo stesso discorso vale infatti anche per Belgio, Spagna, Francia, Portogallo, Finlandia, Slovenia e Slovacchia.

Tanto che il vicepresidente dell’esecutivo comunitario, Valdis Dombrovskis, ha sottolineato che da tali Stati membri «ci si aspetta che non rispettino la regola del debito». I Paesi in questione «non hanno usato a sufficienza le condizioni economiche favorevoli per mettere in ordine i loro conti pubblici e nel 2020 non pianificano alcun significativo aggiustamento». Un elemento che preoccupa l’Unione europea, «perché i debiti molto alti limitano la capacità di rispondere agli choc economici e alle pressioni del mercato».

Per quanto riguarda in particolare l’Italia, la Commissione europea precisa che «la sostenibilità a breve termine delle finanze pubbliche continua ad apparire vulnerabile agli aumenti del costo di emissione del debito». Ma Bruxelles si dice pronta ad analizzare ex post la richiesta di flessibilità motivata dalle emergenze idrogeologiche e quantificata nello 0,2% del Pil, ovvero in 3,6 miliardi di euro.

È probabile che i recenti eventi meteorologici estremi che hanno colpito Venezia e Matera peseranno in modo favorevole. E in ogni caso anche questa analisi spetterà alla nuova Commissione targata Von Der Leyen.

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Sì di Bruxelles alla manovra giallorossa, anche se rischia di violare le regole

La Commissione europea ha dato l'ok. Ma restano le preoccupazioni sul debito. In primavera nuovo giudizio su conti e flessibilità, con Gentiloni agli Affari economici. A rischio violazione anche Belgio, Francia e Spagna.

La Commissione europea ha detto alla manovra economica italiana 2020, sebbene sussista il rischio di un mancato rispetto del Patto di stabilità e crescita.

La legge di bilancio del governo giallorosso, infatti, potrebbe portare a una «deviazione significativa» dagli obiettivi di medio termine per la sostenibilità delle finanze pubbiche. La Commissione europea tornerà a valutare i nostri conti in primavera, ma a farlo sarà la nuova squadra guidata da Ursula Von Der Leyen, con Paolo Gentiloni commissario agli Affari economici.

Anche il criterio della progressiva riduzione del debito pubblico rischia di essere disatteso. È quasi una certezza, ma sotto questo profilo l’Italia è in “buona” compagnia. Lo stesso discorso vale infatti anche per Belgio, Spagna, Francia, Portogallo, Finlandia, Slovenia e Slovacchia.

Tanto che il vicepresidente dell’esecutivo comunitario, Valdis Dombrovskis, ha sottolineato che da tali Stati membri «ci si aspetta che non rispettino la regola del debito». I Paesi in questione «non hanno usato a sufficienza le condizioni economiche favorevoli per mettere in ordine i loro conti pubblici e nel 2020 non pianificano alcun significativo aggiustamento». Un elemento che preoccupa l’Unione europea, «perché i debiti molto alti limitano la capacità di rispondere agli choc economici e alle pressioni del mercato».

Per quanto riguarda in particolare l’Italia, la Commissione europea precisa che «la sostenibilità a breve termine delle finanze pubbliche continua ad apparire vulnerabile agli aumenti del costo di emissione del debito». Ma Bruxelles si dice pronta ad analizzare ex post la richiesta di flessibilità motivata dalle emergenze idrogeologiche e quantificata nello 0,2% del Pil, ovvero in 3,6 miliardi di euro.

È probabile che i recenti eventi meteorologici estremi che hanno colpito Venezia e Matera peseranno in modo favorevole. E in ogni caso anche questa analisi spetterà alla nuova Commissione targata Von Der Leyen.

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Al gran ballo della manovra: vertice con 40 invitati su tasse e bilancio

Il premier Conte ha invitato sottosegretari e ministri, capigruppo, capi partito e capi delegazione. Tutti a Palazzo Chigi il 14 novembre per una soluzione su tasse e investimenti.

Per trovare un‘intesa su tasse e investimenti e voci di bilancio sono chiamati a riunirsi in più di 40. Maxivertice di maggioranza giovedì 14 novembre per discutere su tempi e modi della manovra finanziaria. Al vertice, che precede il termine per la presentazione degli emendamenti, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiamato ministri e sottosegretari competenti, capi delegazione dei quattro partiti, capigruppo, presidenti di commissione e capigruppo in commissione.

GUALTIERI: «OBIETTIVI DELLA LEGGE DA SALVAGUARDARE»

Il ministro dell’Economia Gualtieri auspica che il Parlamento migliori la manovra, «salvaguardando l’impianto e gli obiettivi». E spiega che la finanziaria così come è stata progettata per ora migliora il quadro della crescita del Pil: lo 0,1% nel 2019 può essere superato, lo 0,6% nel 2020 è raggiungibile.

PRIMA IL CDM SUL “CANTIERE TARANTO”

A quanto si apprende, la convocazione alla riunione indetta dal premier, è partita stamane con una email del ministero per i Rapporti con il Parlamento guidato da Federico D’Incà, diretta a tutti i sottosegretari all’Economia, ai capigruppo dei quattro partiti di maggioranza, ai capigruppo in commissione, a Carla Ruocco e Daniele Pesco, presidenti di commissione. In totale sono 37 i destinatari della missiva, tra deputati e senatori. A loro vanno sommati ovviamente il ministro dell’Economia e i capi delegazione al governo dei partiti. La riunione inizierà dopo il Consiglio dei ministri convocato alle 16.30, nel quale Conte avvierà la discussione sui progetti per il “cantiere Taranto“.

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Confindustria boccia la manovra del governo giallorosso

Il giudizio degli imprenditori: «È insufficiente rispetto alle esigenze del Paese». Nel mirino soprattutto le tasse sulla plastica e sulle auto aziendali.

Una manovra «insufficiente rispetto alle esigenze del Paese». Confindustria ha bocciato in parlamento la legge di bilancio presentata dal governo giallorosso. Gli imprenditori, rappresentati dal direttore generale dell’associazione Marcella Pannucci, non hanno usato mezzi termini: «Manca un disegno di politica economica capace di invertire la tendenza negativa. Anzi, in alcuni casi, si produce un effetto opposto».

LEGGI ANCHE: Ecco quanto il governo incasserà e perderà dalla manovra

Nel mirino ci sono soprattutto la tassa sulla plastica e l’aumento delle imposte sulle auto aziendali. La prima, pur comportando benefici ambientali, secondo Confindustria «penalizza i prodotti e non i comportamenti». Dunque «rappresenta unicamente una leva per rastrellare risorse», «danneggia pesantemente un intero settore produttivo» e «determina un aumento medio pari al 10% del prezzo di prodotti di larghissimo consumo, contribuendo a indebolire la domanda interna». L’impatto sulla spesa delle famiglie viene stimato in «circa 109 euro all’anno».

LEGGI ANCHE: Di Maio difende la manovra

Ancora più dura la presa di posizione contro l’innalzamento della tassazione sulle auto aziendali: «Rappresenta una vera e propria stangata per circa due milioni di lavoratori, oltre a incidere su un settore economico, quello dell’automotive, già penalizzato su altri fronti. Di fatto si tassa un bene già tassato e lo si fa intervenendo sulla busta paga dei dipendenti e sugli oneri contributivi dei datori di lavoro». Una «contraddizione» anche rispetto al «condivisibile» taglio del cuneo fiscale, che costituisce al contrario uno dei pochi «interventi positivi» contenuti nella manovra.

LEGGI ANCHE: Sulle modifiche alla manovra s’infiamma lo scontro Zingaretti-Renzi

In conclusione, se la disattivazione delle clausole di salvaguardia era «necessaria per non deprimere i consumi», l’inasprimento della tassazione «finisce comunque per ripercuotersi, con impronta settoriale, sul consumo di specifici beni e servizi: dalla plastica monouso alle bevande zuccherate, passando per i giochi, i servizi digitali, i tabacchi e i prodotti accessori, per finire alle auto aziendali». Un’azione di bilanciamento «irragionevole per il mondo produttivo».

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Confindustria boccia la manovra del governo giallorosso

Il giudizio degli imprenditori: «È insufficiente rispetto alle esigenze del Paese». Nel mirino soprattutto le tasse sulla plastica e sulle auto aziendali.

Una manovra «insufficiente rispetto alle esigenze del Paese». Confindustria ha bocciato in parlamento la legge di bilancio presentata dal governo giallorosso. Gli imprenditori, rappresentati dal direttore generale dell’associazione Marcella Pannucci, non hanno usato mezzi termini: «Manca un disegno di politica economica capace di invertire la tendenza negativa. Anzi, in alcuni casi, si produce un effetto opposto».

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Nel mirino ci sono soprattutto la tassa sulla plastica e l’aumento delle imposte sulle auto aziendali. La prima, pur comportando benefici ambientali, secondo Confindustria «penalizza i prodotti e non i comportamenti». Dunque «rappresenta unicamente una leva per rastrellare risorse», «danneggia pesantemente un intero settore produttivo» e «determina un aumento medio pari al 10% del prezzo di prodotti di larghissimo consumo, contribuendo a indebolire la domanda interna». L’impatto sulla spesa delle famiglie viene stimato in «circa 109 euro all’anno».

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Ancora più dura la presa di posizione contro l’innalzamento della tassazione sulle auto aziendali: «Rappresenta una vera e propria stangata per circa due milioni di lavoratori, oltre a incidere su un settore economico, quello dell’automotive, già penalizzato su altri fronti. Di fatto si tassa un bene già tassato e lo si fa intervenendo sulla busta paga dei dipendenti e sugli oneri contributivi dei datori di lavoro». Una «contraddizione» anche rispetto al «condivisibile» taglio del cuneo fiscale, che costituisce al contrario uno dei pochi «interventi positivi» contenuti nella manovra.

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In conclusione, se la disattivazione delle clausole di salvaguardia era «necessaria per non deprimere i consumi», l’inasprimento della tassazione «finisce comunque per ripercuotersi, con impronta settoriale, sul consumo di specifici beni e servizi: dalla plastica monouso alle bevande zuccherate, passando per i giochi, i servizi digitali, i tabacchi e i prodotti accessori, per finire alle auto aziendali». Un’azione di bilanciamento «irragionevole per il mondo produttivo».

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Di Maio difende la manovra: «Abbassate le tasse e sterilizzata l’Iva»

Per il ministro degli Esteri è tornato anche sul caso ArcelorMittal e sulla necessità che la multinazionale rispetti gli impegni. E per il 2020 mette nel mirino il conflitto d'interessi.

Una manovra che taglia le tasse. Potrebbe essere riassunto così l’intervento di Luigi Di Maio a Uno Mattina su Rai1.«Abbiamo abbassato le tasse e impedito che aumentasse l’Iva la cui crescita sarebbe costata mediamente 600 euro a famiglia», ha spiegato il ministro degli Esteri. Agli attacchi della Lega il leader M5s ha poi risposto così: «Voi c’eravate al Governo e potevate fare voi la riduzione delle tasse e trovare i soldi per la Flat tax ma ora non ne parlate più….».

Nel corso dell’intervista Di Maio ha affrontato anche il tema dell’ex Ilva e del passo in dietro di ArcelorMittal, confermando anche la posizione del premier Giuseppe Conte. Lo scudo penale, ha spiegato, è stato già proposto ma l’azienda ha confermato i 5 mila esuberi nonostante un contatto firmato solo un anno fa che non prevede questa soluzione. «Il tema è che l’Italia si deve far rispettare, deve far rispettare un contratto e dispiace che i sovranisti stiano dall’altra parte».

Il ministro è poi ritornato sul 30esimo anniversario del crollo del muro di Berlino definendolo un momento che ha portato al superamento delle ideologie di destra e sinistra. Un fatto non negativo, ha spiegato Di Maio, perchè ha aperto al strada, come sta facendo il movimento 5 stelle, alla gestione di fatti concreti non legati alle ideologie ma ai bisogni. Il ministro degli Esteri, in questo quadro, si è augurato anche il superamento del “Muro” del regolamento di Dublino sull’immigrazione, un tema che a suo avviso è squisitamente europeo e non affrontabile da un solo Paese. Di qui l’obiettivo del diritto di asilo unico europeo.

I PIANI DEL M5S PER IL 2020

Il leader pentastellato ha poi lanciato il cronoprogramma del governo e dei 5 stelle per il 2020 menzionando diverse nuove riforme, dopo quella già attuata del taglio dei parlamentari, a partire da quelle dell’acqua pubblica e del conflitto di interessi. «Stare al governo non ha mai portato consensi», ha affermato, «ma abbiamo deciso di stare al governo per fare le riforme e vinceremo la sfida se completeremo il programma elettorale». Di Maio ha ricordato anche il taglio del cuneo fiscale e la nuova legge sulla sanità che tra l’altro toglie alle regioni le nomine dei direttori degli ospedali» per puntare su scelte legate a competenza e preparazione. Quanto alle prossime elezioni regionali, il ministro non si è sbilanciato sul tema delle alleanze ma chiarisce che dove il Movimento sarà pronto lì si presenterà, dove non si riterrà pronto non ci sarà e questo «sarà spiegato ai cittadini», ha concluso.

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