I pirati del petrolio sono la nuova emergenza in Messico

Gli attacchi ai pozzi a terra e il sequestro delle navi cisterna sono costati al governo un miliardo in un anno. Centinaia di assalti come quello all'italiana Remas. Il presidente Obrador schiera la Marina.

Il Messico, stretto nella tenaglia della guerra tra i cartelli narco che causa migliaia di morti ogni anno, è alle prese da diversi anni con un nuova emergenza criminalità: la pirateria del petrolio, che costa allo Stato quasi un miliardo di dollari l’anno. Il presidente Andrés Manuel López Obrador ha lanciato a inizio 2019 una campagna contro le bande di trafficanti che nell’entroterra perforano gli oleodotti per prelevare carburante da rivendere clandestinamente e al largo attaccano piattaforme, navi cisterna o di rifornimento offshore, come la Remas assaltata oggi.

OLTRE 300 ASSALTI IN UN ANNO: IL MESSICO SCHIERA LA MARINA

Nelle acque del Golfo del Messico il governo ha schierato le navi della Marina, dopo un anno record, il 2018, in cui gli attacchi dei pirati sono cresciuti vertiginosamente del 310%. Da allora, le navi messicane hanno registrato oltre 300 assalti, per rubare il carburante ma anche macchinari e altri equipaggiamenti che valgono una fortuna sul mercato nero, dai pezzi di motori all’alluminio. Questi pirati moderni si travestono da pescatori, oppure da agenti messicani, e riescono a sfuggire ai controlli dei pattugliatori e degli elicotteri. Il fenomeno si sta rapidamente diffondendo e ai pirati non basta più l’oro nero, tanto che non sono mancati i casi di furti di contante negli assalti sulle piattaforme.

A SETTEMBRE PRESI DI MIRA DEI TURISTI

Lo scorso aprile un equipaggio di sei persone di un impianto off-shore è stato sequestrato per ore mentre i pirati davano la caccia a qualsiasi cosa di valore, mentre lo scorso settembre sono stati presi di mira i primi turisti. Le barche vengono abbordate, gli ospiti minacciati con le armi e depredati, come mostra il video girato fortunosamente da uno dei turisti con il proprio telefono divenuto virale nel Paese.

TORNANO ANCHE I PIRATI DEI CARAIBI

Ma non è solo il Messico a patire l’emergenza: i pirati sono rispuntati anche nel Mar dei Caraibi. Qui non è il petrolio l’obiettivo ma soprattutto gli yacht di lusso. Gli attacchi, 71 solo lo scorso anno, avvengono soprattutto davanti alle coste del Venezuela, sguarnite dalla crisi politica nel Paese. In un attacco del 2016 venne ucciso un cittadino tedesco, il suo yacht gravemente danneggiato. I pirati, a volto coperto e armati fino ai denti, assaltarono l’imbarcazione ancorata nella Baia di St Vincent a Wallilabou. La stessa baia dove, ironia della sorte, venne girato Pirati dei Caraibi, che ormai da quelle parti non è più solo il titolo di un film.

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Il Messico ha dato l’asilo politico a Evo Morales

Il presidente dimissionario della Bolivia vittima di un colpo di Stato. Trump esulta per la sua uscita di scena: «Un grande momento per la democrazia».

Il Messico ha annunciato di aver concesso asilo politico al presidente dimissionario della Bolivia, Evo Morales. L’annuncio è stato fatto dal ministro degli Esteri, Marcelo Ebrard. Morales, deposto alla vigilia di quello che molti considerano un colpo di Stato, aveva formalizzato la richiesta nelle scorse ore al governo messicano.

Era stato lo stesso governo messicano a offrire rifugio a Morales, dopo aver accolto nei suoi uffici di La Paz una ventina di personalità dell’esecutivo e del parlamento boliviano. «Difendiamo le libertà e chiediamo il rispetto dell’ordine costituzionale e della democrazia in Bolivia», ha twittato il ministro messicano Ebrard, secondo cui «il golpe rappresenta un passo indietro per tutto il continente».

TRUMP ESULTA E TIRA IN BALLO VENEZUELA E NICARAGUA

Il presidente del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador, ha sottolineato la «decisione responsabile» del presidente boliviano di lasciare il suo incarico per evitare che il popolo fosse esposto alla violenza. Mentre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito l’uscita di scena del leader della Bolivia un «momento significativo per la democrazia» e un «segnale forte anche ai regimi illegittimi di Venezuela e Nicaragua».

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Strage di mormoni in Messico per mano dei cartelli della droga

Una decina di persone vittima di un'imboscata. Uccisi anche bambini e due neonati. Alcuni sono stati bruciati vivi. La zona al confine con gli Usa è infestata dai trafficanti.

Una storia che intreccia mormonismo e cartelli delle droga. Vittime una decina di mormoni americani, tra cui almeno quattro bambini e due gemelli neonati di sei mesi e le loro madri, brutalmente uccisi in Messico in una imboscata da colpi d’arma da fuoco. Alcuni di loro sono stati bruciati vivi.

AUTO BLOCCATE DA UOMINI ARMATI

La notizia è stata riportata dai media internazionali. La polizia locale ritiene che la strage sia opera dei trafficanti di droga. Il gruppo viaggiava in automobile quando è stato bloccato da uomini armati che hanno sparato e dato fuoco alla vettura.

TRUMP: «SE MESSICO HA BISOGNO, USA PRONTI A FARE IL LAVORO»

L’episodio ha anche riaperto le polemiche tra Messico e Stati Uniti. Il presidente Usa Donald Trump ha infatti commentato su twitter: «Una splendida famiglia dello Utah è finita nello scontro fra due cartelli di droga che si stavano sparando. Il risultato è stata l’uccisione di molti americani. Se il Messico ha bisogno o chiede aiuto contro questi mostri, gli Stati Uniti sono pronti a essere coinvolti e a fare il lavoro in modo veloce ed efficace».

«IL MESSICO NON HA BISOGNO DELL’INTERVENTO USA»

Ma il presidente del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador, ha replicato a Trump: «Il Messico non ha bisogno dell’intervento americano per risolvere i suoi problemi». «Il Messico», ha affermato Obrador, spiegando che vuole comunque parlare con il leader Usa, «è pronto a lavorare con l’Fbi purché la sua indipendenza sia rispettata, e non penso che avremo bisogno di un intervento straniero».

ZONA INFESTATA DA TRAFFICANTI E BANDITI

Il massacro – secondo quanto riferito da un leader della comunità familiare di una vittima a Radio Formula, emittente messicana – è avvenuto a Rancho de la Mora, al confine tra gli Stati di Chihuahua e Sonora, vicino al confine con gli Stati Uniti, in una zona infestata dai cartelli della droga e da banditi di ogni genere.

ATTIVITÀ MISSIONARIA IN MESSICO

Il procuratore di Chihuahua, César Augusto Peniche – ha scritto il Telegraph – ha affermato che il numero delle vittime rimane «incerto». Secondo alcuni media sarebbero almeno nove, per altri oltre una decina, tutti appartenenti alla folta comunità mormone e tutti di origine statunitense, che svolgono attività missionaria per la loro chiesa in Messico.

MADRE E FIGLI CRIVELLATI DI PROIETTILI

Stando a quanto spiegato da uno dei leader della comunità e cugino di una delle vittime, Julian Lebaron, il gruppo si stava dirigendo verso il confine americano per andare a prendere un parente all’aeroporto di Phoenix, negli Stati Uniti, quando uomini armati gli hanno teso un’imboscata. I mormoni viaggiavano in un convoglio di vari automezzi. Dentro uno di questi sono stati trovati i corpi di una madre e dei suoi quattro figli con i corpi crivellati di proiettili.

ALCUNI FUGGITI, ALTRI DISPERSI

Altre due auto sono state ritrovate a una certa distanza alcune ore dopo; al loro interno i cadaveri di altre due donne e due bambini. Cinque o sei bambini sarebbero riusciti a fuggire e tornare a casa, ma altre persone, tra cui una ragazza scappata nel bosco per nascondersi, risultano dispersi. I governi di Chihuahua e Sonora hanno rilasciato una dichiarazione congiunta affermando che è stata avviata un’indagine e che ulteriori forze di sicurezza sono state inviate nell’area.

UNA COMUNITÀ TRA RELIGIONE E POLIGAMIA

Il fratello di Julian Lebaron, Benjamin Lebaron, che aveva fondato un gruppo di lotta al crimine chiamato Sos Chihuahua, era stato assassinato nel 2009. La comunità colpita è formata da discendenti di mormoni che fuggirono dagli Stati Uniti nel XIX secolo per scappare dalla repressione della poligamia, praticata nella loro religione. Molti mormoni in Messico godono della doppia cittadinanza messicana e americana.

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