Francia, pompiere di 24 anni morto mentre tentava di spegnere un incendio

Le proteste in Francia hanno causato un altro morto, il secondo di questi giorni di scontri: la vittima era un pompiere di 24 anni, morto dopo aver tentato di estinguere un incendio scoppiato nel sobborgo parigino di Saint-Denis.

Proteste in Francia, muore un pompiere di 24 anni

Si chiamava Dorian Damelincourt il giovane vigile del fuoco che ha perso la vita nella notte fra domenica 2 e lunedì 3 luglio mentre era impegnato a spegnere le fiamme appiccate nel parcheggio a Saint-Denis.

A dare l’annuncio della scomparsa del caporale dei pompieri del centro di soccorso di La Corneuve è stato il ministro dell’interno Gérald Darmanin, che sul suo profilo Twitter ha scritto: «Stanotte, lottando contro un incendio che ha interessato diversi veicoli in un parcheggio sotterraneo a Saint-Denis (Seine-Saint-Denis) un giovane caporale a capo della Brigata dei pompieri di Parigi di 24 anni è deceduto nonostante fosse stato rapidamente soccorso dalla sua squadra».

In base alla ricostruzione di Le Parisien, i soccorsi erano stati chiamati dagli abitanti della zona verso le 7 del mattino a causa delle fiamme che si erano propagate in un edificio di quattro piani situato all’87 di rue du Landy, a Saint-Denis. Le ragioni dietro l’incendio, secondo la prefettura locale, sono ancora sconosciute ma si pensa che il rogo possa essere stato appiccato dai manifestanti che dal 28 giugno protestano contro l’uccisione del giovane Nahel a Nanterre.

Francia, città messe a ferro e fuoco

Sono ore davvero complicatissime per la Francia, dove da giorni imperversano feroci proteste contro la violenza delle forze dell’ordine che hanno ucciso a sangue freddo un ragazzino di soli 17 anni. I tumulti hanno a oggi costretto le autorità ad arrestare almeno 2 mila persone: c’è inoltre stata finora anche un’altra vittima, un manifestante ventenne che due giorni fa ha perso la vita cadendo dal tetto di un negozio a Petit-Quevilly.

In Francia nuova giornata di proteste contro la riforma delle pensioni

Alta tensione a Parigi, dov'è prevista la presenza di 70 mila persone nel corteo. Si temono gilet gialli e black bloc. Code per 300 chilometri intorno alla capitale.

La Francia si appresta a vivere un’altra giornata all’insegna del caos. Martedì 17 dicembre è infatti in programma intanto una nuova manifestazione contro la riforma delle pensioni varata dal presidente Emmanuel Macron, la quarta se si conta anche quella praticamente passata inosservata di giovedì 12. Di fatto si tratta del terzo appuntamento, col quale il sindacato punta per mostrare i muscoli alla vigilia della possibile apertura di un tavolo cruciale. Con Laurent Berger, il leader della sigla riformista Cfdt apertamente contrario allo sciopero aoltranza durante le feste.

CODE DI 300 CHILOMETRI ATTORNO ALLA CAPITALE

Per ora sono 300 i chilometri coda nell’area che circonda Parigi. Come riporta l’emittente Bfm tv, l’accesso alla capitale è particolarmente complicato con ingorghi e rallentamenti sulla tangenziale e anche verso gli aeroporti. Nella manifestazione prevista nella capitale, dalle 13.30, sono attesi tra i 400 e 600 ‘disturbatori’. Le autorità temono la presenza di elementi radicali dei gilet gialli e di estrema sinistra, con la prefettura prevede la presenza di oltre 70 mila manifestanti.

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Cosa prevede la riforma delle pensioni al centro delle proteste in Francia

Nessun innalzamento dell'età pensionistica, né tagli alla spesa previdenziale: nel mirino dei manifestanti c'è l'abolizione dei regimi speciali. Tabù intoccabile su cui Macron si gioca tutto.

Un milione e mezzo di persone sono scese in piazza il 5 dicembre in Francia per protestare contro la riforma delle pensioni. La legge, promessa dal presidente Emmanuel Macron durante la campagna elettorale che nel 2017 lo portò all’Eliseo, non prevede (almeno sulla carta) alcun innalzamento dell’età pensionistica o tagli al bilancio previdenziale. Il motivo alla base di tanto malcontento è l’introduzione di un regime universale e l’abolizione dei regimi speciali. In Francia un tabù intoccabile, impersonificato dai cheminot, i lavoratori di metro e ferrovie in testa ai cortei anti Macron.

UN REGIME UNICO AL POSTO DEI 42 ATTUALI

I contenuti della riforma sono ancora vaghi, nonché oggetto di concertazione. L’unico punto fermo è l’introduzione di un sistema universale a punti – ogni giorno di attività lavorativa viene ricompensato da un punteggio che permette di accumulare contributi pensionistici – che sostituisca i 42 regimi attuali. Il premier Edouard Philippe, che promette di fornire nuovi dettagli entro la metà di dicembre, parla di un sistema «più equo e leggibile», mentre gli oppositori temono una «precarizzazione» dei pensionati. In pratica, assicura il governo, tutti i dipendenti del settore privato e pubblico, nonché i liberi professionisti, potranno beneficiare degli stessi diritti e delle stesse condizioni, abolendo complessità e privilegi del passato. Nel corso di un recente intervento a Rodez, nel Sud del Paese, Macron ha inoltre detto che non ci saranno più pensioni sotto ai 1.000 euro per chi ha contribuito a tasso pieno durante tutta la sua carriera professionale.

ETÀ PENSIONABILE FERMA A 62 ANNI

Quanto all’età per andare in pensione, già innalzata da 60 a 62 anni durante la presidenza di Nicolas Sarkozy, non dovrebbe subire modifiche. Questo, almeno, è quanto promesso nel 2017 da Macron. Tanto che tra i falchi della maggioranza c’è chi dietro alle quinte storce il naso, considerando che il presidente rischia di giocarsi il quinquennato per una riforma considerata fin troppo prudente. Alla rivolta dei cosiddetti regimi speciali, come i macchinisti, si aggiunge anche quella delle professioni liberali, come avvocati o medici. Raramente in piazza, questi ultimi rifiutano infatti che il loro regime previdenziale finora autonomo possa fondersi nel nuovo sistema universale proposto nel rapporto dell’alto commissario alla Previdenza, Jean-Paul Delevoye, finora l’unico testo ufficiale sui cui si basano le discussioni avviate con le parti sociali ormai da circa un anno.

UNA PROTESTA CONTRO LA RIFORMA O CONTRO IL PRESIDENTE?

La riforma pensionistica, che dovrebbe progressivamente entrare in vigore a partire dal 2025, è attesa da una strada ancora lunga e tortuosa. Il premier ha espresso l’auspicio di un voto in parlamento entro la prossima estate. Secondo un sondaggio Ifop per Le Journal Du Dimanche, tre francesi su quattro vogliono riformare il sistema previdenziale armonizzando i diversi regimi, ma il 64% non ha fiducia in Macron per raggiungere questo obiettivo. E tra gli osservatori sono in molti a credere che dietro alla contesa sulle pensioni sia soprattutto lui l’obiettivo della protesta.

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Scontri in Francia nel giorno dello sciopero contro la riforma delle pensioni

Alta tensione a Parigi, dove i black bloc sono entrati in azione danneggiando vetrine e e dando fuoco ai cassonetti: fermate 41 persone.

Alta tensione a Parigi, in occasione dello sciopero contro la riforma delle pensioni varata dal governo di Emmanuel Macron. Scontri lungo il percorso del corteo con destinazione République: nei dintorni della grande piazza, dove hanno preso posizione centinaia di black bloc con il volto coperto, sono stati dati alle fiamme alcuni cassonetti e i pompieri sono stati costretti a intervenire. I casseur hanno lanciato sassi contro le vetrine, con la situazione che è fatta sempre più tesa. Un gruppo di black bloc, composto da almeno 500 individui vestiti di nero, si è appostato all’angolo del boulevard Magenta e Place de la République, nel cuore della capitale, inscenando scontri e provocazioni con gli agenti di polizia costretti a replicare.

LA POLIZIA HA FERMATO 41 PERSONE

Un grande rogo si è stagliato al centro di place de la République. Lì i black bloc hanno dato alle fiamme materiale di cantiere, arredo urbano e cassonetti proprio in corrispondenza di un ingresso della metropolitana, che è chiusa dal mattino. Alcuni giovani vestiti di nero e con il volto coperto si sono arrampicati sul monumento nel centro della piazza. Al momento sono 41 le persone fermate dalla polizia per le violenze a margine della manifestazione. Secondo la questura, sono invece 71 le persone controllate dalla polizia e 9.350 i controlli preventivi.

DISAGI PER TUTTO IL FINE SETTIMANA

Intanto, la città si prepara a un fine settimana di pesanti disagi su metro e bus. I sindacati della Ratp la compagnia che gestisce il trasporto pubblico parigino, hanno infatti annunciato che lo sciopero indetto per oggi contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron verrà prorogato «fino a lunedì» per «la quasi totalità dei lavoratori in sciopero». La mobilitazione, già molto forte in questo ‘giovedì nero’ dei trasporti, con collegamenti praticamente paralizzati, sarà «la stessa fino a lunedì», ha riferito Thierry Babec, rappresentante di Unsa, primo sindacato della Ratp.

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Scontri in Francia nel giorno dello sciopero contro la riforma delle pensioni

Alta tensione a Parigi, dove i black bloc sono entrati in azione danneggiando vetrine e e dando fuoco ai cassonetti: fermate 41 persone.

Alta tensione a Parigi, in occasione dello sciopero contro la riforma delle pensioni varata dal governo di Emmanuel Macron. Scontri lungo il percorso del corteo con destinazione République: nei dintorni della grande piazza, dove hanno preso posizione centinaia di black bloc con il volto coperto, sono stati dati alle fiamme alcuni cassonetti e i pompieri sono stati costretti a intervenire. I casseur hanno lanciato sassi contro le vetrine, con la situazione che è fatta sempre più tesa. Un gruppo di black bloc, composto da almeno 500 individui vestiti di nero, si è appostato all’angolo del boulevard Magenta e Place de la République, nel cuore della capitale, inscenando scontri e provocazioni con gli agenti di polizia costretti a replicare.

LA POLIZIA HA FERMATO 41 PERSONE

Un grande rogo si è stagliato al centro di place de la République. Lì i black bloc hanno dato alle fiamme materiale di cantiere, arredo urbano e cassonetti proprio in corrispondenza di un ingresso della metropolitana, che è chiusa dal mattino. Alcuni giovani vestiti di nero e con il volto coperto si sono arrampicati sul monumento nel centro della piazza. Al momento sono 41 le persone fermate dalla polizia per le violenze a margine della manifestazione. Secondo la questura, sono invece 71 le persone controllate dalla polizia e 9.350 i controlli preventivi.

DISAGI PER TUTTO IL FINE SETTIMANA

Intanto, la città si prepara a un fine settimana di pesanti disagi su metro e bus. I sindacati della Ratp la compagnia che gestisce il trasporto pubblico parigino, hanno infatti annunciato che lo sciopero indetto per oggi contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron verrà prorogato «fino a lunedì» per «la quasi totalità dei lavoratori in sciopero». La mobilitazione, già molto forte in questo ‘giovedì nero’ dei trasporti, con collegamenti praticamente paralizzati, sarà «la stessa fino a lunedì», ha riferito Thierry Babec, rappresentante di Unsa, primo sindacato della Ratp.

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Volano stracci tra Erdogan e Macron alla vigilia del summit Nato

Il presidente della Turchia ha definito l'omologo francese in «stato di morte cerebrale», riciclando l'espressione usata dal capo dell'Eliseo per descrivere l'Alleanza Atlantica. Parigi convoca l'ambasciatore turco.

«Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che la Nato è in stato di morte cerebrale. Macron, ascolta cosa ti dico dalla Turchia, lo dirò anche alla Nato: prima di tutto fai controllare la tua morte cerebrale», ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dopo le critiche di Macron all’offensiva di Ankara contro le milizie curde in Siria. «Queste dichiarazioni sono adatte solo a persone come te che sono in stato di morte cerebrale. Non rispetti i tuoi obblighi nella Nato, non paghi neppure quello che dovresti pagare alla Nato, ma quando c’è da mettersi in mostra ti metti in mostra», ha aggiunto Erdogan.

«LA FRANCIA NON HA DIRITTO DI STARE IN SIRIA»

«Escludere o non escludere la Turchia dalla Nato… hai l’autorità per prendere una decisione del genere? Tu non ha alcun diritto legittimità a stare laggiù (in Siria). Non ti ha invitato neppure il regime, mentre la sicurezza della Turchia è la sicurezza dell’Europa», ha concluso Erdogan.

L’AMBASCIATORE TURCO CONVOCATO A QUAI D’ORSAY

Per tutta risposta, l’ambasciatore della Turchia in Francia è stato convocato al ministero degli Esteri di Parigi. Per l’Eliseo, «non si tratta di dichiarazioni, sono insulti. L’ambasciatore verrà convocato al ministero per spiegarsi». Il nuovo duello tra Ankara e Parigi rischia di alimentare le tensioni a pochi giorni dal summit Nato della settimana prossima a Londra.

ATTACCHI ANCHE DAL MINISTERO DEGLI ESTERI

Il duro attacco del presidente turco giunge dopo che il suo ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu aveva definito il capo dello Stato francese uno «sponsor del terrorismo», facendo riferimento all’appoggio di Parigi alle milizie curde Ypg, che Ankara considera appunto «terroriste». Cavusoglu aveva anche detto che Macron vorrebbe diventare il capo dell’Europa, ma è in realtà «debole».

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Donna incinta sbranata e uccisa da un branco di cani nel Nord della Francia

Il corpo di Elisa Pilarski, 29 anni, è stato trovato senza vita con profonde ferite a testa, gembe e braccia. Sarebbe stata assalita durante una battuta di caccia al cervo.

Una donna incinta di sei mesi, Elisa Pilarski, che portava a spasso il suo cane in un bosco nel nord della Francia, è stata uccisa da un branco di cani che con ogni probabilità partecipavano ad una battuta di caccia al cervo. La morte della donna, che aveva 29 anni e passeggiava nella foresta di Retz, a 150 chilometri dal confine con il Belgio nei pressi del centro di Villers-Cotterets, è stata provocata da «un’emorragia conseguenza di diversi morsi di cani alle braccia e alle gambe, ma anche alla testa», ha spiegato il procuratore di Soissons, Frédéric Trinh.

Sono stati effettuati «prelievi su 93 cani», ha precisato, quelli appartenenti alla vittima, che ne aveva cinque in totale, più molti altri che stavano partecipando a una caccia al cervo nei paraggi, come riportato anche dal giornale locale Le Courrier Picard. L’obiettivo è «soprattutto di identificare il cane o i cani che hanno morso». Alcuni, fra gli animali aggressori, hanno morso provocando la morte della donna, altri hanno continuato anche dopo il decesso. La donna, prima di essere assalita, aveva telefonato al compagno per «segnalargli la presenza di cani minacciosi».

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Tensione a Parigi per l’Atto 53 dei Gilet gialli

Qualche migliaio di manifestanti si sono dati appuntamento nella Capitale francese per il primo anniversario della protesta. Tafferugli a Place d'Italie, spaccata la vetrina di una banca. Una quarantina gli arresti. Gli aggiornamenti.

A un anno dall’Atto primo che diede il via ai cortei del sabato, i Gilet gialli tornano a farsi sentire. Sabato 16 novembre, data dell’anniversario dell’inizio della protesta, si sono registrati i primi scontri con la polizia a Parigi.

Tafferugli a Porte de Champerreta Parigi-

TAFFERUGLI A PLACE D’ITALIE

Alcune migliaia di persone si sono date appuntamento per l‘Atto 53 in diversi punti della città, compresa la zona vietata degli Champs-Elysées e dell’Arc de Triomphe – teatri delle violenze dei primi mesi della protesta – e l’area di Pigalle. A Place d’Italie, punto di partenza del corteo autorizzato (l’altro punto di incontro era Porte de Champerre) è andato in scena qualche tafferuglio con la polizia e alcuni cassonetti e barricate sono state date alle fiamme. Una filiale della banca Hsbc è stata presa di mira e la vetrina spaccata a colpi di pietre. Un centinaio di gilet hanno invaso per qualche minuti una parte della périphérique, la tangenziale della Capitale francese, disperdendosi all’arrivo delle forze dell’ordine. Intorno a mezzogiorno, la polizia aveva controllato preventivamente 1.497 persone, 41 i fermi.

MANIFESTAZIONI ANCHE A BORDEAUX, LIONE E MARSIGLIA

Nella Capitale le forze dell’ordine, come riportato da Le Monde, si attendono una forte mobilitazione ma lontana dai numeri dello scorso anno: il 17 novembre 2018 si registrarono bel 282 mila manifestanti. Altri cortei sono attesi in altre città: da Bordeaux a Lille, fino a Lione, Marseille, Nantes e Toulouse.

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I Gilet gialli cercano il rilancio nel primo anniversario

Il movimento nato 12 mesi fa promette un fine settimana di proteste a Parigi e in Francia. In un anno 2.400 manifestanti e 1.800 agenti feriti. Ma le concessioni di Macron e il "Grand Debat National" hanno ridimensionato le proteste.

Correva il novembre 2018. Infuriati per l’aumento delle accise sul carburante, migliaia di francesi con indosso i Gilet gialli, simbolo di chi rimane fermo sul ciglio della strada, cominciarono a bloccare arterie e rotatorie di Francia, salendo fino a Parigi per chiedere al presidente Emmanuel Macron il ritiro di quella tassa e invocare maggiore potere d’acquisto. Cominciò così, nell’uggioso autunno d’Oltralpe, un’inedita mobilitazione nata su Facebook e cresciuta grazie al tam tam dei social, al di fuori di ogni quadro politico o sindacale. A un anno dall’inizio delle proteste, con il cosiddetto ‘Atto primo‘ del 17 novembre, i gilet gialli oggi decimati anche per effetto delle concessioni miliardarie fatte da Macron cercano un rilancio.

GLI CHAMPS-ELYSÉES BLINDATI PER IL FINE SETTIMANA AD ALTA TENSIONE

Sperando di essere nuovamente tantissimi a manifestare questo fine settimana, per le mobilitazioni-anniversario indette tra Parigi e la provincia. Il prefetto di Parigi ha firmato un’ordinanza per il divieto di manifestare nel fine settimana sugli Champs-Elysées. Un appello a tornare proprio nella zona dove più danni fecero le prime manifestazioni, la celebre avenue parigina, circola da giorni su Facebook. Per alcuni duri e puri la ricorrenza sarà anche l’occasione di dire che i gialli «non sono morti», anche se forse dovranno trovare altre formule per tornare ad esistere per davvero.

DA MACRON CONCESSIONI PER 17 MILIARDI

Secondo un sondaggio Elabe per Bfm-Tv, oltre metà dei francesi, il 55%, dice di approvare la mobilitazione, ma il 63% si oppone all’eventualità che possa riprendere. Rispetto all’inverno scorso, il movimento si è fortemente ridimensionato. Oltre alle concessioni da 17 miliardi di euro fatte da Macron (sacrificando gli impegni sui conti pubblici assunti con Bruxelles) anche il Grand Débat National che per mesi ha cercato di far dibattere i cittadini su problemi e soluzioni del Paese sembra aver sortito qualche effetto.

L’IPOTESI DELLA CREAZIONE DI UN PARTITO

Privo di un vero leader, il movimento francese potrebbe ora passare dalle piazze alle urne, con la creazione di diverse liste di gilet gialli in vista del voto municipale di marzo. Ex portavoce della frangia moderata, Jacline Mouraud punta addirittura alla corsa all’Eliseo del 2022. Intanto, per scongiurare una nuova rivolta sociale, Macron si è recato oggi nella regione della Marna, per illustrare i meriti delle sue riforme che, giunto a metà mandato, porta avanti con maggior cautela rispetto ai primi anni a tambur battente. In contemporanea, migliaia di camici bianchi hanno protestato a Parigi per la crisi degli ospedali e l’Eliseo teme la manifestazione indetta per il 5 dicembre contro l’annunciata riforma previdenziale. Per l’Atto Primo dei gilet gialli, il 17 novembre 2018, furono 282 mila persone a rispondere all’appello sui social. Un rito che da quel momento in poi è continuato quasi per un anno, ogni sabato, tra Parigi e la Francia profonda.

IL BILANCIO: 2.400 MANIFESTANTI E 1.800 AGENTI FERITI

Dodici mesi vissuti al cardiopalma, talvolta segnati dalle violenze, con 2.400 manifestanti e 1.800 agenti feriti. Tra l’altro, 24 persone hanno perso un occhio a causa dei lanciatori Lbd, l’arma non letale data in dotazione alle forze dell’ordine francesi divenuta il simbolo delle «violenze della polizia» denunciate dai manifestanti. Undici le persone morte per incidenti a margine dei cortei. Nel picco della crisi, l’inverno scorso, si paventò anche il rischio di tenuta democratica del Paese, come quando uno dei leader più agguerriti del movimento, Eric Drouet, annunciò l’intenzione di entrare all’Eliseo. O quando, a dicembre, venne lanciato l’assalto all’Arco di Trionfo, con opere d’arte e vetrine andate in frantumi.

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Il terremoto in Francia fa fermare i reattori nucleari

La scossa più forte dal 2003 spaventa i francesi. E porta Edf a chiudere l'impianto di Cruas -Meysse nell'Ardeche. Gli attivisti anti nucleare denunciano che un impiano si trova sulla faglia sismica.

A pensare agli effetti dei terremoti in Italia, verrebbe da chiedersi cosa succederebbe se li avessimo noi i reattori nucleari francesi. L’11 novembre infatti dopo che una scossa di terremoto molto forte, di magnitudo 5.4 ha ferito quattro persone nel Sud della Francia, di cui una in modo molto grave, tre reattori nucleari della centrale nucleare gestita da Edf a Cruas-Meysse, nell’Ardeche sono stati «momentaneamente fermati»

LO STOP NECESSARIO PER «APPROFONDITI CONTROLLI »

Il blocco è stato deciso per per consentire «approfonditi controlli». E sincerarsi che la scossa non li abbia danneggiati. Secondo l’Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn), il terremoto – il più forte in Francia dal 2003 – non ha provocato «danni apparenti» agli edifici della centrale, e l’impianto ha continuato a funzionare normalmente. Ma l’operatore Edf dovrà stabilire quale sia stato l’impatto sismico sull’insieme delle installazioni.

UN FERITO SOTTO IL CROLLO DI UN’IMPALCATURA

Per il prefetto Hugues Moutouh, «non è stato constatato alcun danno» dal terremoto che il Centro di osservazione sismica di Strasburgo ha localizzato alle 11:52 «26 chilometri a sud-est di Privas». Per il resto i danni sono stati contenuti. Dei 4 feriti, tre hanno subito le conseguenze di una crisi di panico, mentre una ha riportato gravi conseguenze per il crollo di un’impalcatura a Montelimar, la città dove il terremoto è stato avvertito con maggior forza.

LA TERRA HA TREMATO DA GRENOBLE A MONTPELLIER

Ma la terra ha tremato da Lione a Grenoble, da Marsiglia a Montpellier. Testimoni intervistati dalle tv hanno detto di aver udito «un boato fortissimo», a Montelimar sono parecchi quelli che denunciano danni agli edifici, soprattutto crepe. Il sindaco di Teil, paese vicino a Montelimar, Olivier Peverelli, ha detto che due campanili «stanno per cadere» e l’ultimo piano del Comune è inaccessibile a causa della caduta dei soffitti. Ha annunciato di aver aperto tre palestre per ospitare fra le 400 e le 500 persone che, nel timore di crolli, non vogliono trascorrere la notte in casa.

EPICENTRO A POCHE DECINE DI KM DA DUE IMPIANTI NUCLEARI

Secondo il collettivo antinucleare del Vaucluse, dipartimento più a sud dell’Ardeche, l’epicentro è stato localizzato «a meno di 20 chilometri dalla centrale nucleare di Cruas, dove la scossa è stata avvertita nella sala macchine dei reattori, e a 30 chilometri dal sito nucleare del Tricastin». Quest’ultimo impianto, aggiunge il collettivo, «sorge su una faglia sismica attiva ed è il più minaccioso di tutta Europa». Da tempo, gli ecologisti ne chiedono la chiusura. .

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Macron attacca la Nato: «È in stato di morte cerebrale»

Il presidente francese, con le ambizioni di una Difesa europea, si getta a testa bassa contro l'Alleanza Atlantica e gli Usa: «L'America sta voltando le spalle al progetto europeo. È tempo di svegliarsi».

Emmanuel Macron ritiene che la Nato sia in stato di «morte cerebrale»: è quanto afferma lo stesso presidente francese al settimanale The Economist. Macron, che ha da sempre l’ambizione di far nascere una Difesa europea autonoma, si è gettato a testa bassa contro l’Alleanza Atlantica e gli Usa: «L’America sta voltando le spalle al progetto europeo. È tempo di svegliarsi».

I TRE GRANDI RISCHI SECONDO MACRON

Il capo dell’Eliseo ha lanciato un duro avvertimento sul futuro dell’Europa la cui «straordinaria fragilità» rischia di farla «scomparire» se non comincerà a concepirsi «come una potenza del mondo». «Non credo di drammatizzare le cose, cerco di essere lucido», afferma il presidente francese, evidenziando tre grandi rischi per l’Europa: aver «dimenticato di essere una comunità», il «disallineamento» della politica Usa dal progetto europeo e l’emergere della potenza cinese che «mette chiaramente l’Europa a margine».

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Francia, quote per i migranti economici e nuovi limiti per l’accesso alle cure

Previsti 33mila visti di lavoro l'anno con gli stranieri"professionali" reclutati «in base alle necessità». Il 6 novembre l'annuncio della riforma che include anche restrizioni per ottenere le cure mediche di basei.

Le riforme che il governo di Parigi è pronto ad annunciare il 6 novembre faranno discutere e potrebbero far piovere su monsieur le président Emmanuel Macron nuove critiche. Un sistema di quote per facilitare l’immigrazione economica e regole più severe per l’accesso degli stranieri all‘assistenza sanitaria gratuita: questi i nuovi imminenti provvedimenti della Francia, mentre parte la corsa per le elezioni comunali di primavera con il solito testa a testa tra il partito En Marche dell’attuale presidente e il Rassemblement National di Marine Le Pen.

MIGRANTI RECLUTATI «IN BASE ALLE NECESSITÀ»

In attesa di conoscere i dettagli delle nuove disposizioni, che verranno annunciate il 6 novembre dal premier Edouard Philippe, la ministra del Lavoro, Muriel Pénicaud, ha confermato l’introduzione di un sistema annuale di “quote“, anticipato il 5 novembre dai media. Un dispositivo che dovrebbe entrare in vigore già dall’estate, per assumere a seconda dei bisogni di manodopera. «Sarà la Francia a reclutare rispetto alle sue necessità. È un nuovo approccio, un po’ come in Canada e in Australia», ha dichiarato la fedelissima di Macron, aggiungendo che «l’idea è avere numeri precisi, oppure delle quote».

PREVISTI CIRCA 33 MILA VISTI DI LAVORO L’ANNO

Pénicaud ha aggiunto che questa sorta di immigrazione à la carte sarà «abbastanza modesta nei numeri», circa 33 mila persone all’anno. L’immigrato «professionale» disporrà di un «visto di lavoro per una durata determinata e un lavoro determinato», ha precisato.

CRITICHE DA SINISTRA

La sinistra però attacca, accusando il presidente di sfruttare elettoralmente il dramma migratorio, mentre la destra si trova spiazzata da quello che sarebbe potuto diventare un suo cavallo di battaglia. Nella cosiddetta ‘patrie des droits de l’Homme‘ le quote sui migranti suscitano critiche, anche impietose, da parte della società civile. Per la prima pagina di Le Monde il vignettista Plantu ha disegnato una nave battente bandiera francese che accosta un’imbarcazione di fortuna carica di migranti. Un funzionario si sporge dal parapetto rivolgendosi allo sfortunato equipaggio di esiliati: «Abbiamo bisogno di due idraulici e di tre addetti alle macchine fresatrici. Per gli altri ripassate domani…».

RESTRIZIONI PER L’ACCESSO ALLA SANITÀ PUBBLICA

Insieme con le regole per «adattarsi in tempo reale ai bisogni delle nostre imprese» facilitando l’immigrazione economica, saranno messe a punto e migliorate le norme per la concessione dei visti, con l’istituzione di una commissione incaricata di migliorare le relazioni fra consolati e prefetture. Nella ventina di provvedimenti che verranno annunciati il 6 novembre dopo il consiglio dei ministri c’è anche l’inasprimento di alcune regole e controlli per l’accesso di richiedenti asilo e immigrati irregolari alle cure della sanità pubblica. Philippe ha insistito sulla «necessità di lottare contro frodi ed abusi», come auspicato da Macron.

TRE MESI DI ATTESA PER LA PROTEZIONE MEDICA DI BASE

Il capo dello Stato si è detto determinato a «risolvere rapidamente» la questione di «coloro che vengono con un visto turistico, restano tre mesi e poi hanno diritto all’Ame» (l’aiuto medico di Stato, accordato agli stranieri in situazione irregolare, ndr). Nonostante le proteste delle correnti più a sinistra del partito di maggioranza – La République en Marche – e di molte associazioni, il governo instaurerà un trimestre di attesa per l’accesso alla Protezione universale malattia, l’assistenza di base destinata «a tutti coloro che lavorano o risiedono in Francia in modo stabile e regolare». Finora, il diritto scattava appena depositata la richiesta.

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