Bonaccini apre la campagna elettorale per le Regionali in Emilia-Romagna

Almeno 10 mila in piazza Maggiore a Bologna. Il governatore uscente e candidato del centrosinistra dal palco saluta Romano Prodi.

Dopo le Sardine, in Piazza Maggiore a Bologna arriva il centrosinistra. Sabato si è infatti aperta ufficialmente la campagna elettorale di Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna sfidato dalla leghista Lucia Borgonzoni alle Regionali del 2020.

Almeno 10 mila le persone presenti. «È una piazza bellissima», ha detto Bonaccini salendo sul palco: «Mi hanno detto che è venuto anche Romano Prodi, gli mando un grande abbraccio».

Stefano Bonaccini in piazza a Bologna (Foto Massimo Paolone/LaPresse).

I SINDACI CON IL PRESIDENTE DI REGIONE

In piazza, coperta dalle bandiere del Pd, anche il sindaco Virginio Merola, quello di Modena Gian Carlo Muzzarelli e il primo cittadino di Parma Federico Pizzarotti, presidente di Italia in Comune. «Ora a Bologna, gli emiliano-romagnoli si sono ripresi la piazza», ha scritto su Facebook Pizzarotti. «Non contro qualcuno ma per l’Emilia Romagna. Per la nostra terra, con entusiasmo come non avveniva da anni. Sto con Stefano Bonaccini, sto con l’Emilia Romagna libera e forte, con questa piazza incredibile. Sto con chi parla di coraggio e non di paura».

Ora a #Bologna, gli emiliano-romagnoli si sono ripresi la piazza. Non contro qualcuno ma per l'Emilia Romagna. Per la…

Posted by Federico Pizzarotti on Saturday, December 7, 2019

IL SOSTEGNO DI ITALIA VIVA

Al fianco di Bonaccini anche Italia viva. «Non abbiamo mai avuto un solo dubbio sul fatto che Stefano fosse il migliore candidato possibile per questa regione», ha detto il deputato renziano Marco Di Maio. «Bonaccini ha dimostrato in questi cinque anni di essere all’altezza del compito di guidare l’Emilia-Romagna, una delle più avanzate d’Europa e del mondo, capace di migliorare in questi anni tutti gli indicatori economici».

Bandiere del Pd in Piazza Maggiore (Foto Massimo Paolone/LaPresse).

«Non solo condividiamo il programma e le azioni svolte da Bonaccini in questi anni», ha aggiunto, «ma ci legano a lui anche battaglie comuni che in questi giorni stiamo conducendo come quella per la cancellazione della plastic-tax, tema particolarmente avvertito in Emilia-Romagna dove vi è la più alta concentrazione di imprese legate a questo comparto».

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Anche Romano Prodi dà il suo sostegno alle Sardine

L'ex presidente del Consiglio spende parole di elogio per il neonato movimento: «Chiedono toni civili, la gente è stufa delle tensioni».

Dopo l’ennesimo successo di piazza per le Sardine arriva anche un “endorsement” di peso, quello dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi. «La gente è perplessa sulle tensioni che si hanno: d’altra parte non avevo mai visto in vita mia una grande manifestazione che inneggia alla civiltà dei toni», ha detto Prodi parlando dei pienoni fatti registrare dalle Sardine. «Questo quindi vuol dire che la durezza del dibattito, indipendentemente dai contenuto del dibattito, comincia a stancare», ha aggiunto l’ex premier a margine di un convegno a Firenze su Carlo Azeglio Ciampi.

SANTORI: «UNA FAKE NEWS I MIEI LEGAMI CON PRODI»

Intanto, l’ideatore del movimento, Mattia Santori, ha respinto le illazioni sulla sua presunta vicinanza proprio a Prodi. «I miei legami con Prodi? Una fake news montata ad arte», ha detto Santori a PoliticaPresse, il forum di LaPresse. «Un giornale è andato a spulciare il mio profilo Facebook in cui dicevo che, per lavoro, lo avevo intervistato. Sotto quell’articolo è arrivata una serie di insulti semplicemente perché si parlava di Prodi».

QUELLE SARDINE CHE APRIRONO LA STRADA ALL’EX PREMIER

Ironia della sorte, ad aprire la strada di Palazzo Chigi all’ex presidente del Consiglio furono proprio delle sardine. Il cosiddetto “patto delle sardine” fu infatti l’accordo col quale il 22 dicembre 1994 Umberto Bossi, Massimo D’Alema e Rocco Buttiglione si accordarono per far cadere il primo governo Berlusconi. Come ricordato dallo stesso Bossi, i tre “cospiratori” si erano trovati nella casa del leader leghista alla periferia di Roma: «A un certo punto chiesi: avete fame?» La risposta fu un sì piuttosto timido: avevano capito che in quella casa non c’era da aspettarsi una gran cena. Oltretutto non si vedeva l’ombra di una colf, o di un cuoco. Andai in cucina, aprii il frigorifero e ci trovai una confezione di pancarrè, alcune scatole di sardine e tre o quattro lattine di birra e Coca Cola. Piazzai tutto sul tavolo, aprii lo scatolame e cominciai a mettere insieme qualcosa di simile a dei tramezzini». I tre politici firmarono così il “patto delle sardine”, sancendo la fine dell’esperienza a palazzo Chigi del Cav e l’arrivo del tecnico Lamberto Dini, a sua volta precursore del governo Prodi.

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