L’Italia spende in pensioni il 16% del Pil

Nel nostro Paese il reddito medio delle persone con più di 65 anni è simile a quello dell'intera popolazione mentre nella media Ocse è più basso del 13%.

Un Paese in cui la distribuzione dei redditi e la spesa sociale favorisce gli anziani che non lavorano. La fotografia scattata dall’Ocse nel suo rapporto Pension at a Glance presentato il 27 novembre è chiara. Secondo l’Ocse l’Italia spende per il sistema pensionistico il 16% del Pil, il secondo livello più alto nell’area Ocse.

REDDITO DEGLI ULTRA 65ENNI IN LINEA CON QUELLO DI CHI LAVORA

Secondo l’organizzazione con sede a Parigi nel nostro Paese inoltre il reddito medio delle persone con più di 65 anni è simile a quello dell’intera popolazione mentre nella media Ocse è più basso del 13%. L’Ocse sottolinea che l’età di ritiro legale è 67 anni, tre anni superiore a quella della media Ocse ma che di recente «è andata indietro rispetto alle recenti riforme introducendo Quota 100».

ALTA ETÁ PENSIONABILE E CONTRIBUZIONE, MA RITIRO PRECOCE

Nel sistema pensionistico italiano la priorità dovrebbe essere «aumentare l’età effettiva di ritiro dal lavoro» dato che al momento è a 62 anni, di due anni circa inferiore a quella media Ocse e di cinque più bassa rispetto all’età legale di vecchiaia (67), si legge nel Rapporto Ocse. L’Ocse sottolinea che l’Italia oltre ad aver introdotto Quota 100 che consente di ritirarsi in anticipo dal lavoro, ha bloccato l’aumento dei requisiti legati all’aspettativa di vita fino al 2026 per coloro che hanno almeno 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini e 41 e 10 mesi se donne. Inoltre non è prevista una revisione per l’età di vecchiaia nel 2021 legata all’aspettativa di vita. «Il sistema italiano – scrive l’Organizzazione – combina un’alta età pensionabile obbligatoria con un tasso di contribuzione pensionistica elevato del 33%» e ciò comporterà un tasso di sostituzione netto futuro (quando si raggiungeranno i 71 anni, ndr) molto elevato, il 92% per i lavoratori con salario medio a carriera piena contro il 59% in media nell’Ocse.

«IL RISCHIO DI BASSE PENSIONI IN FUTURO»

L’Ocse segnala inoltre che la pensione di cittadinanza ha innalzato i benefici per la vecchiaia portandoli al di sopra della media Ocse per questi schemi. In particolare l’Organizzazione ricorda le difficoltà del mercato del lavoro italiano con una percentuale di lavoro temporaneo e part time che generalmente dà guadagni più bassi, più alto rispetto alla media dei paesi Ocse. «Queste forme di lavoro – avverte – aumentano il rischio di basse pensioni future dato che il sistema italiano collega strettamente le pensioni ai contributi. Inoltre i tassi di occupazione di giovani e anziani in Italia sono ancora bassi con il 31% di giovani tra i 20 e i 24 anni al lavoro contro il 59% medio Ocse e il 54% tra i 55 e i 64 anni contro il 61% della media Ocse. Anche questo rischio di carriere incomplete pesa sulla pensione futura strettamente legata ai contributi versati. Infine l’Ocse ricorda l’alta percentuale di lavoro autonomo nel nostro Paese «Più del 20% dei lavoratori sono autonomi – si legge – a fronte del 15% nei paesi Ocse». E se nella media Ocse questi lavoratori hanno pensioni mediamente più basse del 22% rispetto ai lavoratori dipendenti in Italia c’è il divario più grande con una differenza che supera il 30%.

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Le previsioni Ocse sulle prospettive economiche dell’Italia

Debito pubblico in crescita al 136% nel 2019 e nel 2020. Il Pil arranca.

La crescita del Pil italiano dovrebbe riprendere “molto gradualmente”, allo 0,4% nel 2020 e allo 0,5% nel 2021, contro lo 0,2% del 2019: è quanto emerge dalle Prospettive economiche dell’Ocse.

Per l’Ocse da un lato peseranno la “fiacca domanda esterna” e le “persistenti incertezze” legate agli attriti commerciali globali dall’altro “i consumi interni dovrebbero crescere in modo moderato, spinti dalla stabilizzazione della fiducia dei consumatori e dai tagli al cuneo fiscale per molti lavori dipendenti”.

Il tasso di disoccupazione dell’Italia è calato al 10% nel 2019 e nel 2020 dopo il 10,6% del 2018: è quanto emerge dalle prospettive economiche dell’Ocse diffuse oggi. Secondo l’organismo con sede a Parigi, il dato dovrebbe tornare a crescere, al 10,2%,nel 2021. “L’occupazione – scrive l’Ocse nella scheda di sintesi dedicata all’Italia – ha continuato a crescere, anche se ad un ritmo più lento, con una quota maggiore di nuove assunzioni coperte da contratti a tempo indeterminato”.

Le “misure fiscali adottate dall’Italia e una crescita piu’ lenta” faranno crescere il debito pubblico al 136% del Pil nel 2019 e al 136,1% nel 2020, prima che torni a scendere nel 2021, al 135,6%: è quanto emerge dalle Prospettive economiche dell’Ocse pubblicate oggi.

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