Chi è Sebastiano Esposito, il 2002 da record in gol nell’Inter

Titolare più giovane in nerazzurro nel XXI secolo (superato Balotelli), rete più "verde" a San Siro (meglio di Bergomi). Storia dell'attaccante che ha segnato su rigore contro il Genoa e a fine partita è andato in lacrime dalla mamma.

E voi, a 17 anni, cosa facevate? Il liceo svogliatamente? La raccolta delle figurine Panini? Sebastiano Esposito, nato il 2 luglio 2002, su quelle figurine dei calciatori è già finito da inizio stagione e ora, a 17 anni, ha segnato il suo primo gol in Serie A in InterGenoa 4-0 del 21 dicembre.

SECONDO 2002 A SEGNO IN A DOPO TRAORÉ

L’allenatore Antonio Conte lo ha preferito a Matteo Politano – che proprio non rientra nei piani del tecnico – per sostituire lo squalificato Lautaro Martinez. Ed Esposito lo ha ripagato segnando (il secondo classe 2002 a farlo nel campionato italiano dopo Amad Diallo Traoré dell’Atalanta contro l’Udinese) su rigore gentilmente concesso dal compagno d’attacco Romelu Lukaku, tra il boato del pubblico nerazzurro di San Siro: grande freddezza e palla nell’angolino basso.

IN LACRIME DALLA MAMMA A FINE PARTITA

A fine partita il ragazzone (1,87) di Castellamare di Stabia è andato in lacrime dalla mamma e poi ha ringraziato proprio Lukaku: «È una persona fantastica oltre a essere un giocatore straordinario. Mi ha detto “vai convinto sulla palla e fai gol”». Così è stato. «Ho appena visto mia mamma, il gol è per lei. Non nego che stanotte non ho dormito, ho pensato a questa serata e non potevo sognarla nel modo migliore».

BATTUTI I RECORD DI BALOTELLI E BERGOMI

Esposito è diventato il più giovane giocatore dell’Inter a segnare in casa. Battendo Beppe Bergomi che fece gol in un derby Inter-Milan 2-2 del 6 settembre 1981 a 17 anni, 9 mesi e 15 giorni. Una carriera di record abbattuti: è il più giovane ad aver giocato titolare in Serie A con l’Inter nel XXI secolo, scavalcando Mario Balotelli.

CONTE: «È SVEGLIO, AVRÀ FUTURO»

Il presidente Steven Zhang gli ha dedicato una storia su Instagram: «Con il duro lavoro e con il coraggio, le belle storie possono nascere in giovane età». E gli applausi sono arrivati anche da Conte: «L’ho visto crescere, l’ho trovato in ritiro che anche nel volto era un ragazzino… È un ragazzo sveglio, avrà futuro».

Sto raccogliendo i frutti del mio lavoro, di quei panini mangiati prima degli allenamenti


Sebastiano Esposito

Il baby centravanti ha commentato così la sua serata d’oro: «Sto raccogliendo i frutti del mio lavoro, di quei panini mangiati prima degli allenamenti. Nella vita non bisogna mai mollare. Ma c’è ancora tanto da lavorare». I sacrifici di una famiglia trapiantata dalla Campania per seguire le ambizioni calcistiche dei figli. Sebastiano svettava tra i compagni nelle giovanili dell’Inter, poi la chiamata in prima squadra, la rinuncia al Mondiale Under 17, il debutto in Champions, la partita da titolare contro il Genoa.

sebastiano esposito romelu lukaku
Il passaggio di consegne tra Lukaku ed Esposito prima del rigore. (Ansa)

E L’INTER È IN TESTA ALLA CLASSIFICA CON LA JUVE

Il padre aveva detto di lui: «Deve restare con i piedi per terra». E lo farà seguendo insegnamenti e movimenti dei compagni più grandi e di giocatori del calibro di Lukaku, oggi un po’ maestro un po’ fratello maggiore. Dopo che l’arbitro ha concesso il rigore, ha preso palla, l’ha messa sul dischetto, poi si è avvicinato ad Esposito e, abbracciandolo, gli ha dato la carica per scrivere un pezzo di storia nerazzurra. Intanto l’Inter, tra parentesi ma non troppo, è tornata in testa alla classifica a quota 42 punti assieme alla Juventus. Una poltrona per due.

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Chi è Sebastiano Esposito, il 2002 da record in gol nell’Inter

Titolare più giovane in nerazzurro nel XXI secolo (superato Balotelli), rete più "verde" a San Siro (meglio di Bergomi). Storia dell'attaccante che ha segnato su rigore contro il Genoa e a fine partita è andato in lacrime dalla mamma.

E voi, a 17 anni, cosa facevate? Il liceo svogliatamente? La raccolta delle figurine Panini? Sebastiano Esposito, nato il 2 luglio 2002, su quelle figurine dei calciatori è già finito da inizio stagione e ora, a 17 anni, ha segnato il suo primo gol in Serie A in InterGenoa 4-0 del 21 dicembre.

SECONDO 2002 A SEGNO IN A DOPO TRAORÉ

L’allenatore Antonio Conte lo ha preferito a Matteo Politano – che proprio non rientra nei piani del tecnico – per sostituire lo squalificato Lautaro Martinez. Ed Esposito lo ha ripagato segnando (il secondo classe 2002 a farlo nel campionato italiano dopo Amad Diallo Traoré dell’Atalanta contro l’Udinese) su rigore gentilmente concesso dal compagno d’attacco Romelu Lukaku, tra il boato del pubblico nerazzurro di San Siro: grande freddezza e palla nell’angolino basso.

IN LACRIME DALLA MAMMA A FINE PARTITA

A fine partita il ragazzone (1,87) di Castellamare di Stabia è andato in lacrime dalla mamma e poi ha ringraziato proprio Lukaku: «È una persona fantastica oltre a essere un giocatore straordinario. Mi ha detto “vai convinto sulla palla e fai gol”». Così è stato. «Ho appena visto mia mamma, il gol è per lei. Non nego che stanotte non ho dormito, ho pensato a questa serata e non potevo sognarla nel modo migliore».

BATTUTI I RECORD DI BALOTELLI E BERGOMI

Esposito è diventato il più giovane giocatore dell’Inter a segnare in casa. Battendo Beppe Bergomi che fece gol in un derby Inter-Milan 2-2 del 6 settembre 1981 a 17 anni, 9 mesi e 15 giorni. Una carriera di record abbattuti: è il più giovane ad aver giocato titolare in Serie A con l’Inter nel XXI secolo, scavalcando Mario Balotelli.

CONTE: «È SVEGLIO, AVRÀ FUTURO»

Il presidente Steven Zhang gli ha dedicato una storia su Instagram: «Con il duro lavoro e con il coraggio, le belle storie possono nascere in giovane età». E gli applausi sono arrivati anche da Conte: «L’ho visto crescere, l’ho trovato in ritiro che anche nel volto era un ragazzino… È un ragazzo sveglio, avrà futuro».

Sto raccogliendo i frutti del mio lavoro, di quei panini mangiati prima degli allenamenti


Sebastiano Esposito

Il baby centravanti ha commentato così la sua serata d’oro: «Sto raccogliendo i frutti del mio lavoro, di quei panini mangiati prima degli allenamenti. Nella vita non bisogna mai mollare. Ma c’è ancora tanto da lavorare». I sacrifici di una famiglia trapiantata dalla Campania per seguire le ambizioni calcistiche dei figli. Sebastiano svettava tra i compagni nelle giovanili dell’Inter, poi la chiamata in prima squadra, la rinuncia al Mondiale Under 17, il debutto in Champions, la partita da titolare contro il Genoa.

sebastiano esposito romelu lukaku
Il passaggio di consegne tra Lukaku ed Esposito prima del rigore. (Ansa)

E L’INTER È IN TESTA ALLA CLASSIFICA CON LA JUVE

Il padre aveva detto di lui: «Deve restare con i piedi per terra». E lo farà seguendo insegnamenti e movimenti dei compagni più grandi e di giocatori del calibro di Lukaku, oggi un po’ maestro un po’ fratello maggiore. Dopo che l’arbitro ha concesso il rigore, ha preso palla, l’ha messa sul dischetto, poi si è avvicinato ad Esposito e, abbracciandolo, gli ha dato la carica per scrivere un pezzo di storia nerazzurra. Intanto l’Inter, tra parentesi ma non troppo, è tornata in testa alla classifica a quota 42 punti assieme alla Juventus. Una poltrona per due.

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Lo strano caso della Marcia di Radetzky de-nazificata in ritardo

Rivisto l'arrangiamento del brano suonato al concerto di Capodanno a Vienna: più morbido e meno marziale. E allora i legami con l'impero asburgico anti-libertario? Quella musica si è già auto riscattata: lasciateci solo il piacere di ascoltarla.

Leopold Weninger era un oscuro musicista di nessun interesse della prima metà del Novecento. I più dettagliati repertori musicali non gli dedicano una riga e solo se conoscete il tedesco riuscirete a trovare qualche sua notizia in Rete. Eppure godrà di una notorietà mai raggiunta durante la sua vita, conclusasi nel 1940 all’età di 60 anni.

WENINGER ISCRITTO AL PARTITO NAZISTA

Intorno al suo nome, infatti, si sta sviluppando la clamorosa novità del prossimo Concerto di Capodanno a Vienna: come ha annunciato Avvenire.it, la popolarissima Marcia di Radetzky, il brano che per immutabile tradizione costituisce l’ultimo bis del programma, verrà eseguita in forma “de-nazificata. È per questo che le luci si accendono su Weninger: oscuro, sì, ma anche nazista, iscritto al partito fin da prima della salita al potere di Adolf Hitler, attivo nell’ufficio culturale del partito per la zona di Lipsia. Autore, soprattutto, dell’arrangiamento della Marcia – scritta nel 1848 da Johann Strauss padre – che per tradizione praticamente ottantennale viene eseguito nella sala del Musikverein. E che è quello oggi universalmente conosciuto.

L’ACCUSA: VERSIONE TROPPO MILITARISTA E PROPAGANDISTICA

Weninger vi pose mano a metà degli Anni 30; qualche anno dopo il pezzo in questa versione – già inserito nel repertorio dei corpi musicali delle Ss – diventava un caposaldo del programma viennese, culmine di un concerto che iniziò in pieno nazismo, nel 1939, si tenne per tutti gli anni del conflitto ed è proseguito senza soluzione di continuità a guerra conclusa. Ora accusano la sua versione di eccesso di militarismo e di evidenti intenzioni propagandistiche.

NEL 2020 ARRANGIAMENTO PIÙ MORBIDO E “VIENNESE”

Avessero detto che fu imposta per ragioni politiche, avrebbero avuto probabilmente anche ragione, ma si parla proprio di fatti squisitamente musicali. Orchestrazione, accentuazione del ritmo e così via. A quanto pare il nuovo arrangiamento curato “in casa” dai Wiener, che il direttore Andris Nelsons eseguirà verso le 13.30 alla testa dei Wiener Philharmoniker la mattina del primo gennaio 2020, risponde molto di più all’originale: meno scandita, più morbida e “viennese”. Non marziale.

VIETATO ANCHE BATTERE LE MANI A TEMPO?

Nel mirino anche l’abitudine di battere a tempo le mani accompagnando l’orchestra: consuetudine nazista. Insomma, il pubblico internazionale che da sempre affolla quella che è forse la più popolare manifestazione musicale non pop-rock dei nostri tempi soggiace ignaro da più di settant’anni alla propaganda hitleriana. Fosse vero che da qualche parte in Sudamerica il dittatore è sopravvissuto a lungo all’incenerimento del suo Reich millenario, avrebbe avuto di che compiacersene.

DUNQUE SI SONO ACCORTI CON 73 ANNI DI RITARDO

Eppure, una domanda sorge spontanea – come suole dirsi. Ammesso e non concesso che sia davvero così, che l’arrangiamento di Weninger è un’esaltazione in musica del nazismo, com’è possibile che a Vienna ci abbiano messo 73 anni a liberarsene? Pare che qualche direttore, nei decenni scorsi, avesse avuto qualche perplessità, ma che non sia mai riuscito a far prevalere l’idea di cambiare. È un fatto che se cercate la Marcia su Google, la prima occorrenza che trovate è un video di YouTube, il cui titolo affianca la venerata memoria di Claudio Abbado, sicuro democratico, con il nome dell’oscuro nazi-arrangiatore…

MA GLI AFFARI, SI SA, SONO AFFARI

Risposta intuitiva: gli affari sono affari. La Marcia di Radetzky è un “greatest hit” e ha un ruolo centrale nell’assicurare la montagna di denaro generata dal Concerto di Capodanno: vendita di dischi, di video e Dvd, dei diritti televisivi in 70 o più Paesi del mondo. Non è mai troppo tardi per correggersi e cambiare, ma non è certo una bella figura, quello che fanno i sommi Wiener Philharmoniker. Come minimo sono stati molto distratti per molto tempo…

STRAUSS PERÒ SOSTENEVA L’IMPERO ASBURGICO…

Comunque, dal 2020 si rimedia: la Marcia di Radetzky sarà de-nazificata, si riparte dalla versione originale, l’urtext come dicono i tedeschi. Alles in ordnung, caso chiuso? Mica tanto. A questo punto non si può fingere di ignorare che Johann Strauss senior era un riprovevole ammiratore e sostenitore dell’impero asburgico oppressore dei popoli in rivolta per la libertà, nel fulgido 1848. Il nuovo arrangiamento della Marcia sarà anche libero da “ombre brune”, ma l’originale a cui fa riferimento è un inno reazionario e anti-libertario, motivato dall’entusiasmo (e dal sollievo: anche Vienna era stata attraversata dalla rivolta) per la vittoria di Custoza, con cui alla fine di luglio di quell’anno Radetzky aveva stroncato le speranze dei patrioti italiani.

Una pubblicazione sulla Marcia di Radetzky.

UNA FESTA CHE ESALTAVA L’OPPRESSIONE DEI POPOLI

Quella musica, come si legge nel frontespizio di una pubblicazione d’epoca, fu scritta «in onore del grande generale» e fu anche «dedicata all’Imperial-Regio esercito». Militarismo al quadrato, culto di una personalità al servizio della reazione sul filo delle baionette. Un pezzo scritto per festeggiare l’oppressione dei popoli, quello italiano della Lombardia e del Veneto, prima di tutto, ma con esso tutti i popoli delle nazionalità conculcate dagli Asburgo a metà dell’Ottocento.

LA VERITÀ: NON È PIÙ SIMBOLO DI NIENTE TRANNE CHE DI SE STESSA

Da qualsiasi parte la si giri, questa Marcia è una grana. Solo apparentemente unisce nel gradimento i pubblici di tutto il mondo, in realtà è profondamente divisiva. Forse la soluzione finale è una sola: non eseguirla proprio più. Fuori di provocazione: anche se arrangiata dal propagandista nazista Leopold Weninger, dopo 70 anni di fasti esecutivi viennesi per Capodanno la Marcia di Radetzky è mondata da ogni ombra, novecentesca o risorgimentale. Si è auto riscattata, per così dire. Il suo presunto bieco militarismo è stato sublimato. Oggi non è più un simbolo di niente tranne che di se stessa e soprattutto del piacere di ascoltarla. Sarebbe molto più semplice lasciare tutto come sta, ma è inutile illudersi. Forse è proprio quel piacere che ci vogliono togliere.

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Lo strano caso della Marcia di Radetzky de-nazificata in ritardo

Rivisto l'arrangiamento del brano suonato al concerto di Capodanno a Vienna: più morbido e meno marziale. E allora i legami con l'impero asburgico anti-libertario? Quella musica si è già auto riscattata: lasciateci solo il piacere di ascoltarla.

Leopold Weninger era un oscuro musicista di nessun interesse della prima metà del Novecento. I più dettagliati repertori musicali non gli dedicano una riga e solo se conoscete il tedesco riuscirete a trovare qualche sua notizia in Rete. Eppure godrà di una notorietà mai raggiunta durante la sua vita, conclusasi nel 1940 all’età di 60 anni.

WENINGER ISCRITTO AL PARTITO NAZISTA

Intorno al suo nome, infatti, si sta sviluppando la clamorosa novità del prossimo Concerto di Capodanno a Vienna: come ha annunciato Avvenire.it, la popolarissima Marcia di Radetzky, il brano che per immutabile tradizione costituisce l’ultimo bis del programma, verrà eseguita in forma “de-nazificata. È per questo che le luci si accendono su Weninger: oscuro, sì, ma anche nazista, iscritto al partito fin da prima della salita al potere di Adolf Hitler, attivo nell’ufficio culturale del partito per la zona di Lipsia. Autore, soprattutto, dell’arrangiamento della Marcia – scritta nel 1848 da Johann Strauss padre – che per tradizione praticamente ottantennale viene eseguito nella sala del Musikverein. E che è quello oggi universalmente conosciuto.

L’ACCUSA: VERSIONE TROPPO MILITARISTA E PROPAGANDISTICA

Weninger vi pose mano a metà degli Anni 30; qualche anno dopo il pezzo in questa versione – già inserito nel repertorio dei corpi musicali delle Ss – diventava un caposaldo del programma viennese, culmine di un concerto che iniziò in pieno nazismo, nel 1939, si tenne per tutti gli anni del conflitto ed è proseguito senza soluzione di continuità a guerra conclusa. Ora accusano la sua versione di eccesso di militarismo e di evidenti intenzioni propagandistiche.

NEL 2020 ARRANGIAMENTO PIÙ MORBIDO E “VIENNESE”

Avessero detto che fu imposta per ragioni politiche, avrebbero avuto probabilmente anche ragione, ma si parla proprio di fatti squisitamente musicali. Orchestrazione, accentuazione del ritmo e così via. A quanto pare il nuovo arrangiamento curato “in casa” dai Wiener, che il direttore Andris Nelsons eseguirà verso le 13.30 alla testa dei Wiener Philharmoniker la mattina del primo gennaio 2020, risponde molto di più all’originale: meno scandita, più morbida e “viennese”. Non marziale.

VIETATO ANCHE BATTERE LE MANI A TEMPO?

Nel mirino anche l’abitudine di battere a tempo le mani accompagnando l’orchestra: consuetudine nazista. Insomma, il pubblico internazionale che da sempre affolla quella che è forse la più popolare manifestazione musicale non pop-rock dei nostri tempi soggiace ignaro da più di settant’anni alla propaganda hitleriana. Fosse vero che da qualche parte in Sudamerica il dittatore è sopravvissuto a lungo all’incenerimento del suo Reich millenario, avrebbe avuto di che compiacersene.

DUNQUE SI SONO ACCORTI CON 73 ANNI DI RITARDO

Eppure, una domanda sorge spontanea – come suole dirsi. Ammesso e non concesso che sia davvero così, che l’arrangiamento di Weninger è un’esaltazione in musica del nazismo, com’è possibile che a Vienna ci abbiano messo 73 anni a liberarsene? Pare che qualche direttore, nei decenni scorsi, avesse avuto qualche perplessità, ma che non sia mai riuscito a far prevalere l’idea di cambiare. È un fatto che se cercate la Marcia su Google, la prima occorrenza che trovate è un video di YouTube, il cui titolo affianca la venerata memoria di Claudio Abbado, sicuro democratico, con il nome dell’oscuro nazi-arrangiatore…

MA GLI AFFARI, SI SA, SONO AFFARI

Risposta intuitiva: gli affari sono affari. La Marcia di Radetzky è un “greatest hit” e ha un ruolo centrale nell’assicurare la montagna di denaro generata dal Concerto di Capodanno: vendita di dischi, di video e Dvd, dei diritti televisivi in 70 o più Paesi del mondo. Non è mai troppo tardi per correggersi e cambiare, ma non è certo una bella figura, quello che fanno i sommi Wiener Philharmoniker. Come minimo sono stati molto distratti per molto tempo…

STRAUSS PERÒ SOSTENEVA L’IMPERO ASBURGICO…

Comunque, dal 2020 si rimedia: la Marcia di Radetzky sarà de-nazificata, si riparte dalla versione originale, l’urtext come dicono i tedeschi. Alles in ordnung, caso chiuso? Mica tanto. A questo punto non si può fingere di ignorare che Johann Strauss senior era un riprovevole ammiratore e sostenitore dell’impero asburgico oppressore dei popoli in rivolta per la libertà, nel fulgido 1848. Il nuovo arrangiamento della Marcia sarà anche libero da “ombre brune”, ma l’originale a cui fa riferimento è un inno reazionario e anti-libertario, motivato dall’entusiasmo (e dal sollievo: anche Vienna era stata attraversata dalla rivolta) per la vittoria di Custoza, con cui alla fine di luglio di quell’anno Radetzky aveva stroncato le speranze dei patrioti italiani.

Una pubblicazione sulla Marcia di Radetzky.

UNA FESTA CHE ESALTAVA L’OPPRESSIONE DEI POPOLI

Quella musica, come si legge nel frontespizio di una pubblicazione d’epoca, fu scritta «in onore del grande generale» e fu anche «dedicata all’Imperial-Regio esercito». Militarismo al quadrato, culto di una personalità al servizio della reazione sul filo delle baionette. Un pezzo scritto per festeggiare l’oppressione dei popoli, quello italiano della Lombardia e del Veneto, prima di tutto, ma con esso tutti i popoli delle nazionalità conculcate dagli Asburgo a metà dell’Ottocento.

LA VERITÀ: NON È PIÙ SIMBOLO DI NIENTE TRANNE CHE DI SE STESSA

Da qualsiasi parte la si giri, questa Marcia è una grana. Solo apparentemente unisce nel gradimento i pubblici di tutto il mondo, in realtà è profondamente divisiva. Forse la soluzione finale è una sola: non eseguirla proprio più. Fuori di provocazione: anche se arrangiata dal propagandista nazista Leopold Weninger, dopo 70 anni di fasti esecutivi viennesi per Capodanno la Marcia di Radetzky è mondata da ogni ombra, novecentesca o risorgimentale. Si è auto riscattata, per così dire. Il suo presunto bieco militarismo è stato sublimato. Oggi non è più un simbolo di niente tranne che di se stessa e soprattutto del piacere di ascoltarla. Sarebbe molto più semplice lasciare tutto come sta, ma è inutile illudersi. Forse è proprio quel piacere che ci vogliono togliere.

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Via libera al Milleproroghe con una mina per i concessionari autostradali

In caso di revoca subentra Anas. Un modo del governo per nazionalizzare? Benetton, Gavio e gli altri sul piede di guerra. Nel decreto, licenziato dal Cdm "salvo intese", salta la norma sui vertici di Anac.

Aria di nazionalizzazione? I concessionari autostradali sono in fermento per una norma infilata nella bozza del Milleproroghe che ha ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri.

GESTIONE AFFIDATA IN ATTESA DI NUOVA GARA

L’articolo 33 prevede infatti che in caso di revoca, decadenza o risoluzione di concessioni di strade o autostrade, in attesa di individuare un nuovo concessionario, la gestione può passare all’Anas, l’ente nazionale per le strade.

AD ANAS ANCHE LE ATTIVITÀ DI MANUTENZIONE

Al concessionario è dovuto il valore delle opere realizzate, le penali e gli altri costi da sostenere in conseguenza dell’estinzione del rapporto, a meno che lo stop alla concessione sia per suo inadempimento. Anas potrà inoltre svolgere le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria e quelle di investimento finalizzate alla loro riqualificazione o adeguamento. Una mina vagante per i concessionari, che dai Benetton al gruppo Gavio sono tutti in agitazione.

testo decreto milleproroghe articolo 33

L’AISCAT: «UNA GRAVISSIMA LESIONE»

Sul tema Italia viva ha votato contro in Cdm, spiegando di aver messo a verbale il dissenso. Ovviamente anche l’associazione dei concessionari autostradali Aiscat non l’ha presa bene. E ha espresso «sconcerto e incredulità» per quell’articolo 33 che «sembra inficiato da forti dubbi di incostituzionalità», e «genera una gravissima lesione dello Stato di diritto, in quanto modifica per legge e in modo unilaterale i contratti in essere tra lo Stato e i concessionari autostradali». Insomma il provvedimento «rischia di provocare conseguenze estremamente gravi nei confronti di diverse società concessionarie, in particolare di quelle quotate in Borsa».

TESTO LICENZIATO SALVO INTESE: SALTA LA QUESTIONE ANAC

Il decreto è stato licenziato con la formula “salvo intese“: nel testo è saltata la norma «per assicurare la continuità» delle funzioni dell’Autorità nazionale anticorruzione. Un passaggio attribuiva al componente del consiglio con maggiore anzianità l’esercizio delle funzioni di presidente, ruolo ricoperto da Raffaele Cantone fino al 23 ottobre 2019. Il tema era affrontato anche in un emendamento alla manovra poi non ammesso.

SPORT E SALUTE, NIENTE MODIFICA ALLA GOVERNANCE

Altra questione saltata è quella della modifica alla governance di Sport e Salute Spa, la società che ha sostituito Coni Servizi. La nuova bozza del Milleproroghe infatti non contiene l’articolo che introduceva nuove “distribuzioni” delle funzioni, cambiamenti nella composizione del consiglio di amministrazione e nelle modalità di nomina.


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Torino scelta per ospitare il mega raduno dei Fridays for Future

Gli attivisti ambientalisti l'hanno preferita alla tedesca Dresda. Il ritrovo internazionale organizzato ad agosto durerà cinque giorni.

Forse non sarà per lo scambio di gentilezze avuto con le ferrovie tedesche, sta di fatto che ad agosto ad ospitare il più grande raduno dei Fridays for Future, le manifestazioni dei giovani ambientalisti contro il cambiamento climatico sarà Torino, città che è stata preferita dal movimento ecologista alla tedesca Dresda. Il capoluogo piemontese è stato visitato di recente da Greta Thunberg ed è stato scelto come luogo del ritrovo internazionale dalla maggioranza degli attivisti. Il raduno di quest’estate durerà cinque giorni.

APPENDINO: «FAREMO DA MEGAFONO AL MONDO»

La scelta di Torino come sede del prossimo raduno internazionale dei Fridays For Future è «un segnale importante che ancora una volta mette al centro la priorità dell’emergenza climatica», rendendo il capoluogo piemontese «megafono per tutto il mondo», ha commentato la sindaca Chiara Appendino. «Un risultato che si deve al grande lavoro del gruppo Fridays For Future Torino e in cui la Città ha creduto sin dall’inizio», aggiunge la prima cittadina, ricordando che nel ballottaggio con Dresda la prima capitale d’Italia è stata preferita dal «75% degli attivisti». «Grazie a chi lo ha reso possibile», conclude Appendino

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La caccia ai frutti proibiti (o quasi) del mare

Dall'abusivismo nella pesca di ricci al contrabbando dei datteri: viaggio tra divieti e consumi che mettono a rischio l'ecosistema.

Ormai più moda che tradizione: quel sapore di mare in pieno inverno scuote desideri di palato, coscienze ambientaliste ed economie nascoste – di contrabbando. La caccia ai frutti proibiti (o quasi) da Nord a Sud è infatti anche affare di soldi e conoscenze giuste. E talvolta di petizioni contro una pesca legale ma che mette a rischio il futuro dell’ecosistema. Spuma di mare, ricci, datteri: un viaggio tra divieti, consumi legali ma al limite e tam tam social.

RICCI DI MARE: LA PESCA È LEGALE, MA GLI ABUSIVI…

Nessuno stop imposto a ristoratori e pescatori professionisti, ma in Sardegna da Alghero a Cagliari – ben prima dei preparativi natalizi – è polemica. Attorno alla pesca e al consumo dei ricci di mare si sono scatenate fazioni contrapposte. La Regione, da prassi – tramite l’assessorato all’Agricoltura – ha autorizzato i circa 200 pescatori professionisti: 2 mila ricci al giorno da novembre fino al 15 aprile. Secondo una ricostruzione degli ambientalisti il prelievo potrebbe arrivare a 50 milioni di esemplari nell’intera stagione. In più, ci sono gli abusivi camuffati da hobbisti che si immergono per un bottino da rivendere ad amici e amiche, a bordo strada in città: ricci confezionati nei vasetti proibitissimi anche per il rispetto inesistente delle norme sulla conservazione. Sequestri e sanzioni amministrative delle forze dell’ordine non bloccano il giro: si tratta di un’entrata certa, una specie di ammortizzatore sociale in tempi di lavori precari o inesistenti.

L’unico ostacolo agli spaghetti ai ricci arriva dal boicottaggio personale o di chi li cucina

Al chilo la quotazione può superare i 200 euro. Eppure, come sottolineano gli ambientalisti del Gruppo d’intervento giuridico, alla Regione è noto lo stato dei mari e della specie: ricci sempre più piccoli, o con gusci vuoti, pescati anche sotto quota, piccolissimi. Così è partita di nuovo la campagna Nessun riccio nel mio piatto. Se vuoi mangiarne anche nel futuro (ideata dall’associazione Qui Etica) a cui hanno aderito alcuni ristoratori, con un tam tam sui social network e una petizione da 7 mila firme su charge.org. Grig e altri chiedono uno stop di tre anni, monitoraggi marini e aiuti per i pescatori ufficiali che non possono lavorare. Una presa di posizione condivisa anche da alcune amministrazioni del Sud-Ovest: Portoscuso, Calasetta, Sant’Antioco. Ma, nulla da fare: l’unico ostacolo agli spaghetti ai ricci arriva dal boicottaggio personale o di chi li cucina.

DATTERI MARE, DATTERI DI CONTRABBANDO

È il frutto proibito per eccellenza, non solo al Sud. Prelevarli è illegale in Italia dal 1988, dal 2006 in tutta Europa. I datteri di mare sono al centro di una recente inchiesta di Report che ha dimostrato come si continui di notte, nonostante il divieto ormai trentennale, a spaccare le rocce in cui i molluschi – di forma allungata come quelli vegetali – si insediano in lunghi buchi cilindrici. Chi si immerge usa con forza martello e scalpello, ma anche esplosivi. Si stima che per averne un chilo si debba sacrificare un metro quadro di scogliera. Una distruzione irreversibile che si consuma nelle coste campane e lazionali – come dimostrano le immagini – ma non solo.

UNO SFIZIO SALATO ANCORA IN VOGA

Gustare datteri, quindi, non è mai passato di moda ed esiste una rete di contrabbando che paga bene e li fa arrivare nei vassoi dei ristoranti di lusso in tutta Italia. I costi per il consumatore finale – sempre consapevole – possono superare i 200 euro al chilo sotto le feste, un piatto di spaghetti con i datteri si può pagare fino a 70 euro. Il giro, con il supporto e il benestare dii nomi importanti della ristorazione, è ben avviato. Le squadre dei sub professionisti a caccia del ‘profumo di mare’ hanno un’organizzazione stabile e mezzi: barche, pali, vedette e personale per la consegna. Niente li ferma, se non i blitz della Finanza. Non il timore delle sanzioni: arresto da due mesi fino a due anni, confisca del pescato e dell’attrezzatura. E una multa da 200 fino a 2 mila euro.

LO STOP DELL’UE PER I MICRO-PESCI

Lì dove il buon senso non arriva, alla fine è intervenuta l’Unione europea con uno stop alla pesca per il novellame o bianchetto. È successo con un apposito regolamento nel 2006 per motivi di sostenibilità ambientale, prima di allora in Italia alcuni decreti ministeriali ne regolavano tempi parziali di pesca. Si tratta della schiuma di mare, ovvero neonata in Sicilia o gianchetti in Liguria: insomma la taglia micro di sardine e acciughe. Regione che vai, nome e ricetta che trovi. Ma la pesca blocca la crescita e lo sviluppo della specie: provoca un impoverimento per l’intero ecosistema che – se praticato con l’insistenza dei ritmi dei ristoratori – potrebbe portare alla scomparsa. Ragioni che non intaccano ancora convinzioni, abitudini e desiderio di guadagno dei bracconieri di mare. A monte il cliente paga, la domanda regge.

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Gli Stati Uniti di Trump hanno le forze spaziali

Inaugurato dal presidente e dalla first lady il nuovo corpo militare dedicato alla guerra nello spazio.

L’esercito degli Stati Uniti guarda allo spazio ed è pronto alla sua conquista, letteralmente. Il presidente Donald Trump ha ufficialmente inaugurato la sera del 20 dicembre la Us Space Force cioè le nuove forze spaziali americane, un nuovo corpo militare – si tratta del primo in più di settant’anni dedicato alla conquista e alla difesa spaziale.

«LA SUPERIORITÀ NELLO SPAZIO È VITALE»

«Lo spazio è il nuovo dominio mondiale di combattimento in guerra e tra le gravi minacce alla nostra sicurezza nazionale la superiorità americana nello spazio è assolutamente vitale», ha sottolineato il presidente Usa, in visita al nuovo corpo militare assieme alla first lady Melania Trump.

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Consigli natalizi per normaloidi

Se vi capiterà di incontrare una persona disabile durante le feste, non preoccupatevi. Ecco alcuni consigli per gestire al meglio la situazione.

Cari normaloidi,

le feste natalizie si avvicinano e a Natale, si sa, siamo tutti più buoni. Questo è il periodo ideale per compiere delle buone azioni nei confronti di chi considerate più sfortunato di voi. A volte però non riuscite ad avere un’opinione condivisa rispetto a chi lo sia effettivamente (secondo voi, è ovvio) e su chi invece finga di esserlo. Rispetto ai profughi e ai migranti, ai senza fissa dimora, alle vittime della tratta, a chi fa uso di sostanze stupefacenti, per esempio avete idee discordanti: c’è chi tra voi li considera delinquenti, approfittatori e persone da evitare e chi invece li ritiene “pecorelle smarrite” da redimere e salvare.

Pensate che siamo tutti buoni, sfortunati, innocenti e asessuati

Ma esiste una “categoria sociale” che vi mette tutti d’accordo: quella delle persone con disabilità. Di noi pensate che siamo tutti e tutte buoni, sfortunati, innocenti come bambini, bisognosi del vostro aiuto e, naturalmente, asessuati come angeli. Fate bene a crederlo, è proprio così. Permettetemi dunque di darvi qualche piccolo consiglio rispetto a cosa pensare e come comportarvi se per caso vi capiterà di imbattervi in una persona disabile durante le imminenti festività.

1. LA PERSONA DISABILE È SEMPRE BUONA

Al ritorno dalle compere natalizie trovate la vostra auto, che avevate indebitamente parcheggiato in un posto riservato alle persone con disabilità, con le ruote a terra e la portiera rigata. Poco distante, una persona in sedia a rotelle sogghigna soddisfatta con un punteruolo in mano. Non dubitate di lei: non c’entra niente con l’atto di vandalismo che avete cotanto ingiustamente subito. La nostra risaputa e proverbiale bontà, infatti, ci impedisce di ribellarci quando subiamo una discriminazione e anzi proviamo un certo godimento nel veder calpestati i nostri diritti. Vi consiglio perciò di rassegnarvi, non troverete mai il colpevole. Non vi resta che contattare la vostra assicurazione, augurandovi che per “sfiga” non sia scaduta proprio in quei giorni.

2. LA PERSONA DISABILE È SEMPRE POVERA

Quando incontrate una persona disabile non offritele dolciumi, ma denaro. Infatti, la persona con disabilità è povera per definizione. È consigliato donare banconote di grosso taglio, più comode e maneggevoli. Nel caso foste a corto di contanti, non rammaricatevene: non siamo attaccati alla moneta. Ci vanno benissimo anche gli assegni o i beni immobili. In quest’ultimo caso, è preferibile regalare una villa con piscina, terapeutica per il corpo e lo spirito Oppure un diamante che, si sa, è per sempre. Se siete contrari ad elargire soldi o beni d’altro tipo agli sconosciuti, mi permetto di farvi notare che una persona con disabilità non è mai un ignoto qualsiasi: è come se fosse tuo fratello, sorella, mamma, zio, peluche del cuore. Insomma, ci siamo capiti: non siate taccagni e sganciate la grana. Qualora vi capitasse, qualche tempo dopo aver compiuto la vostra buona azione, di vedere il destinatario del nobile gesto a bordo di una Rolls Royce, mentre sorseggia champagne prenotate una visita dall’oculista perché sicuramente avete problemi di vista: il poveretto non si sarebbe mai potuto permettere un lusso simile.

3. LA PERSONA DISABILE NON VA IN VACANZA

Siete albergatori di una località turistica invernale. Alla reception si presenta un turista con disabilità motoria o sensoriale che vuole prenotare una stanza, ma, proprio in quel momento, vi ricordate che la vostra struttura è piena di barriere architettoniche. Non avreste mai immaginato che anche una persona disabile potesse andare in vacanza? Tranquilli, a tutto c’è rimedio: potete offrirvi di dargli una mano a superare le barriere architettoniche che non avete provveduto ad eliminare, regalandogli pure il soggiorno gratuito o pagargli la permanenza in una struttura agibile. Sono sicura che dopo quest’esperienza il vostro hotel diventerà un esempio di accessibilità.

4. LA PERSONA DISABILE SPERA SEMPRE NEL MIRACOLO

A tutti i devoti e ferventi cattolici dell’universo: non cercate di miracolarci con la scusa della (ri)nascita di Gesù Cristo. Dovete mettervi in testa una volta per tutte che non ce ne importa proprio niente di diventare “normali” come voi. Non ci interessa perché pensiamo che la nostra diversità sia una ricchezza per tutti e anche perché, diventando la maggioranza di cui voi fate parte, non vorremmo rischiare di incorrere nel vostro tragico fatale errore: ritenervi superiori a noi e quindi anche migliori.

5. LA PERSONA DISABILE NON FA SESSO

Se la notte di capodanno trovate una persona con disabilità a letto con il/la vostro/a partner non allarmatevi: non stanno facendo sesso anche se tutto ciò che state vedendo sembrerebbe dimostrare il contrario. Avete sempre pensato che fossimo angeli asessuati, incapaci di attrarre ed essere attratti da qualcuno, non è così? Beh, allora potete stare tranquilli perché la vostra vita di coppia non corre alcun pericolo. Fossi in voi mi preoccuperei soltanto di far alzare gli stipiti delle porte.

SE AVETE COLTO IL SARCASMO SIETE SULLA BUONA STRADA

Cari amici “normodotati” se, leggendo queste mie parole, avete notato un filo di sarcasmo, se avete avuto l’impressione che mi burlassi un pochino di certi vostri pregiudizi e luoghi comuni, rallegratevi, avete compreso correttamente. Non abbiatene a male, averlo capito significa che siete sulla buona strada per comprendere che i preconcetti ed il senso di superiorità nei confronti di persone arbitrariamente definite “non abili” e per questo diverse e quindi sfortunate sono falsi e inutili. Bisogna ripartire da una collaborazione tra pari. Solo così riusciremo a costruire una società più giusta per tutti. Buon Natale.

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Il congresso della Lega di Salvini sancisce l’esistenza di due partiti

Bossi dal palco: : «Ora c'è la possibilità di avere il doppio tesseramento». Quella al movimento storico e quello fondato dal Capitano. Ma per il vecchio leader c'è la stading ovation.

Non è la fine della Lega Nordista di Bossi, ma è l’inizio di una doppia vita, con due partiti paralleli, con la Lega Nazionale di Matteo Salvini che si affianca a quella del fondatore. Il Congresso del 21 dicembre pensato per celebrare definitivamente il nuovo corso del nuovo capo e per modificare lo statuto del partito si basa su un compromesso. E lo ha spiegato proprio il patriarca Bossi quando dopo essere stato accolto da applausi e standing ovation, ha dichiarato: «Sono contento di dirvi che oggi non si chiude nessuna Lega, questo congresso nella sostanza dà la possibilità di avere il doppio tesseramento, sarà possibile essere iscritti alla Lega e alla Lega per Salvini».

Il fondatore della Lega Nord Umberto Bossi (D) e il segretario della Lega Matteo Salvini (S) al congresso Federale del partito. Milano 21 Dicembre 2019. ANSA / MATTEO BAZZI

«SIAMO NOI CHE CONCEDIAMO, SALVINI NON PUÒ IMPORCI UN C….»

«Questo», ha aggiunto il Senatùr, «glielo possiamo concedere, siamo noi che concediamo non è Salvini che ci impone. Salvini non può imporci un cazzo lo diciamo con franchezza. Le cose imposte non funzionano». E ancora: «Se Salvini vuole avere la possibilità di avere il simbolo della Lega nel partito chre sta facendo, deve raccogliere le firme», ha detto Bossi.

“Il nostro obiettivo è tornare al governo del Paese”, ha dichiarato Matteo Salvini dal palco del Congresso della Lega. Milano, 21 dicembre 2019. ANSA / MATTEO BAZZI

SALVINI:«BISOGNA APRIRE CON INTELLIGENZA LA LEGA»

Dal canto suo il segretario Salvini ha spiegato la sua linea. Bisogna «aprire con intelligenza», ma bisogna aprire la Lega. Secondo Salvini, infatti, con il 30% non si può «ragionare come se avessimo ancora il 3%». «Chi lascia fuori chi è più bravo» ha aggiunto il segretario, chi «tiene le porte chiuse fa il male del movimento», ovviamente «non subappaltando il movimento a portatori di voti dell’ultim’ora».

SALVINI SUL CASO GREGORETTI: «AUTODENUNCIAMOCI TUTTI»

«Propongo al congresso di autodenunciarci in massa se dovessero procedere», ha dichiarato poi il segretario della Lega sulla richiesta di autorizzazione a procedere per sequestro di persona riguardo al blocco della nave Gregoretti. «Non penso che questi giudici attacchino me, attaccano un popolo. Non c’è in ballo la libertà personale di Salvini è un attacco alla sovranità nazionale, alla sovranità popolare, al diritto alla sicurezza e alla difesa dei confini», aveva detto rispondendo ai giornalisti all’arrivo al Congresso del partito. «Io rispetto la stragrande maggioranza dei giudici che fanno bene il loro lavoro, qualcuno ha un pregiudizio», ha aggiunto Salvini.

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Guida ai regali di Natale 2019 più stravaganti e inaspettati

Giochi per bambini con escrementi protagonisti. Monopoli rivisitati. Scacchi cinesi. Profumi al sushi o all'hamburger. Salva-Nutella. Accessori per fare i selfie al gatto. Tutte le idee last minute più originali (e un filo trash) se siete in crisi di ispirazione.

È spesso un problema fare i regali di Natale. Soprattutto quando vanno talmente a ruba che spariscono. A quanto pare, il regalo più gettonato dai bambini su Amazon è in uno scatologico “Acchiappa la cacca in cui i concorrenti devono far schizzare via un modello di escremento da un gabinetto a colpi di sturalavandino.

«Devi spingere lo sturalavandini sul water per il numero di volte indicato sul dado. Quando la cacca salta fuori dallo scarico, afferrala per primo. Se riesci a prenderla al volo, guadagni due gettoni! Vince chi ottiene più gettoni!», è la pubblicità. «Gioco per serate all’insegna delle risate e del divertimento, da due a quattro giocatori da 5 anni in su». Una icona dei tempi non del tutto gradevoli che stiamo vivendo? A ogni modo è andato totalmente sold out: su Amazon non è disponibile prima di due mesi. Chi ci tiene, forse può iniziare a prenotarsi per il Natale prossimo.

ESCREMENTI DA EVITARE A OCCHI BENDATI

In attesa si può ripiegare su “Non calpestarla. Il gioco dello sorprese birichine”, che è al numero 13 tra le vendite. Tanto la materia prima è sempre la stessa. «Evita le pupù a occhi bendati. Modella il composto incluso con lo stampo per farlo sembrare una vera pupù. Calpesta meno pupù possibile per vincere. Sfida i tuoi amici o gareggia contro te stesso».

IL REGALO FATEVELO DA SOLI: CON I BUONI

Anche quando l’articolo non è esaurito, c’è ovviamente poi il problema della scelta. Cosa si può prendere che il destinatario gradisca veramente e soprattutto non abbia già? Non sarebbe tutto più facile se la gente i regali se li facesse da sola? Fermi tutti! Proprio pensando a ciò Amazon ha inventato i Buoni regalo. E best seller in questo momento sono quelli presentati in formato natalizio. Primo quello da 30 euro in Cofanetto Fiocco, secondo da 50 in Cofanetto renne di Natale, terzo da 30 in Cofanetto Babbo Natale, eccetera.

MONOPOLI: CHI PIÙ NE HA PIÙ NE METTA

Ma torniamo ai giochi e giocattoli, che secondo tutte le rilevazioni sono al primo posto tra i regali natalizi. A parte quelli per bambini, tra i più intellettuali spopola sempre il Monopoli, che fu inventato ai tempi della grande crisi per esorcizzare quello che stava accadendo, e in qualche modo può forse continuare a svolgere una funzione del genere. Il Monopoli classico, sia pure rinnovato con una serie nuova di pedine, è al numero 7 delle vendite.

VERSIONI CON FORTNITE, ELETTRONICA E TEX

Al numero 19 è il Monopoly Fortnite, che integra il gioco sul capitalismo al videogioco del 2017 ambientato invece in un mondo apocalittico, sposando in modo originale lo schema del monopolio a quello del combattimento senza tregua. Numero 20 è Monopoly Ultimate Banking, con banca elettronica e carta di credito. Numero 59 Monopoly Junior, con pedine per bambini piccoli. Ma forse la variante più originale può essere il Monopoli di Tex. Le pedine sono cactus, stivali, ferri di cavallo, stelle da sceriffo, cappelli da cowboy e totem. Case e hotel sono in stile West, e anche la toponomastica. Il “per tutti i Satanassi”! lo potete aggiungere voi, per entrare meglio nella parte durante il gioco.

SCHERZI CINESI: COME QUESTI SCACCHI

La Cina è vicina, e anzi sempre più invadente. Dalla Belt and Road all’ambasciatore a Roma che incontra Beppe Grillo, passando per Donald Trump che blocca il Wto appunto perché dice che da quando ci sta in mezzo Pechino tutte le regole sono saltate. È vero che i cinesi hanno regole loro che sembrano partire dagli stessi principi nostri, ma poi diventano una cosa incomprensibile? Forse per verificarlo empiricamente nulla è più efficace di una partita di Xiangqi: o scacchi cinesi, perché si tratta dell’evoluzione cinese dello stesso ancestrale wargame che da noi ha dato gli scacchi.

SIMBOLOGIA DI UN ESERCITO ANTICO

Alcuni pezzi sono gli stessi. I pedoni in particolare, anche se sono solo cinque e non otto, mangiano come muovono, e una volta passato il fiume simbolico a metà della scacchiera possono andare anche di lato. O i cavalli, che però non possono scavalcare. Altri sono rimasti fedeli alla originale simbologia descrittiva di un esercito dell’antichità, che nelle traduzioni occidentali si è persa. Le torri sono dunque carri da guerra, con le stesse mosse. Quelli che in Occidente sono diventati alfieri o vescovi sono elefanti, solo che in diagonale possono muovere solo di due passi alla volta. Senza regina, un re o generale e due consiglieri o mandarini che non possono uscire da una “casa” o “reggia” dividono le mosse del re occidentale: solo avanti o indietro o di lato; solo in diagonale; sempre di una mossa.

NON HANNO DISEGNI MA IDEOGRAMMI

Ma ci sono soprattutto due cannoni o bombarde che sparano in avanti come un carro ma devono avere una pedina di mezzo per colpire: una cosa che da sola basta a mandare il giocatore occidentale fuori fase, quasi come le nostre aziende quando si trovano alle prese con il codice cinese sulla proprietà intellettuale. In più le pedine non hanno disegni ma ideogrammi: però, giusto per condiscendenza, ne sono state create versioni appunto simili agli scacchi occidentali. Chi vuole può provare anche a cimentarsi online con il computer: versione iconica o ideografica. Per regalare, su Amazon si può compare una magnifica versione iconica ispirata al famoso esercito di terracotta, o un’altra un po’ più cara ispirata al Romanzo dei Tre Regni. Versioni ideografiche ve ne sono in quantità.

ALLA CONQUISTA DEL MONDO: I VIDEOGIOCHI STRATEGICI

Il percorso idealmente iniziato con scacchi e xiangqi passando per il classico RisiKo! e varianti arriva ai videogiochi strategici di oggi, dove non si cerca più di vincere una semplice battaglia simbolica, ma addirittura di conquistare il mondo. Dalla tattica alla strategia. Da regalare sia ai sovranisti nostalgici di guerre tra nazioni sia ai globalisti vogliosi di dimostrare che di riffa o di raffa comunque a un mondo integrato si arriva. La svedese Paradox ha per esempio come sue ultime offerte Imperator: Rome e Age of Wonders: Planetfall. Nella prima si deve a provare a gestire una superpotenza del Mediterraneo nell’anno 450 a.C.: la Roma repubblicana, malgrado il nome, ma anche Cartagine o l’Egitto. Nel secondo invece si è proiettati in un futuro alla Star Wars. Comunque le regole della strategia e del potere restano le stesse: ieri, oggi, domani. Al massimo le si può prendere con un sorriso: cosa che suggerisce di fare Tropico, videogioco di God Games che affronta la lotta per il potere dal 1950 in poi in un immaginario Paese caraibico con un tono da dittatore dello Stato Libero di Bananas.

PROFUMI APPETTITOSI: DAL SUSHI ALL’HAMBURGER

Non ci sono comunque solo i giochi a Natale, anche se piacciono a grandi e piccini. Come spiegano le rilevazioni della Unione nazionale consumatori, al secondo posto dopo giochi e giocattoli tra i regali preferiti ci sono i prodotti per la cura della persona: profumi, cosmetici, creme viso-corpo, trousse trucchi. Gli alimentari sarebbero invece solo decimi, ma perché comunque più che regalarli a Natale e Capodanno li si consuma direttamente. Sarebbe possibile un regalo che rientri sia nella categoria profumi sia in quella cibo? Ormai, sì! In particolare, l’americana Demeter mette in vendita una fragranza per donne al profumo di sushi. L’azienda avverte che comunque non c’è odore di pesce ma «sentori di alghe, riso, zenzero e limoni». Quasi a ricambiare il favore agli Usa, in Giappone avevano creato una fragranza al Burger King, ma purtroppo non è più in vendita. O forse la si può trovare ancora?

INDOVINA CHI VIENE A CENA? L’INSETTO

Dal panettone al torrone passando per pandoro, tacchino, lenticchie e cotechino o zampone, gran parte della spesa alimentare per Natale è comunque tradizionale. Ma se qualcuno volesse sperimentare qualcosa di diverso? Ormai con l’e-commerce la gastronomia esotica non è più qualcosa solo da leggere nei libri di Tarzan o di Sandokan. In particolare carne di serpente «eccezionalmente buona» e carne di coccodrillo secca sono in vendita a prezzi competitivi su Multivores: un sito la cui principale specializzazione sono comunque gli insetti commestibili. In proposito c’è un “pacco scoperta” che permette di gustare uno snack che esplora tutte le principali specialità della casa: cavallette, grilli, bachi da seta e tarme della farina.

TOGLIETEMI TUTTO MA NON LA MIA NUTELLA

Anche i casalinghi sono un must: sesta categoria nelle vendite. E un gadget domestico lanciato qualche anno fa ma tornato di grande attualità è il lucchetto per non farsi rubare la Nutella. È stato infatti un tema delle ultime settimane la grande sfida tra la Barilla che ha lanciato una crema Pan di Stelle rivale della Nutella e la Ferrero che ha risposto con i Nutella Biscuits: una guerra commerciale con retroscena la polemica sull’olio di palma, che la Ferrero si vanta di usare come materia prima sostenibile e la Barilla invece si vanta di non usare.

SALVINI E IL BOICOTTAGGIO DELLE NOCCIOLE TURCHE

Sembra che qualche esperto in algoritmi abbia suggerito a Salvini di «dire qualcosa di sovranista» sul tema, per finire in testa ai clic. E così lui ha avuto la pensata di chiamare al boicottaggio della Nutella per “uso di nocciole turche”: ignorando del tutto che un anno e mezzo prima proprio la Ferrero aveva lanciato un programma per ridurre la dipendenza dalla materia prima turca (70% della produzione mondiale) facendo aumentare la produzione italiana dal 13 al 30% planetario entro il 2025 (la Nutella per la sua fabbricazione succhia da sola ogni anno tra il 25 e il 33% della produzione mondiale).

Avvertito che la battuta era risultata controproducente, Salvini ha corretto il tiro, tornando a farsi vedere mentre si abbuffa di Nutella. Insomma, per chi se lo vede girare davanti al frigo, il Nutella Lock-protect può essere indispensabile.

ROBA DA GATTI: L’ACCESSORIO PER I SELFIE

Anche l’elettronica è sempre un genere che va: quinto posto tra i settori merceologici. E qua ovviamente le offerte si sprecano. Nell’epoca di smartphone, selfie e social, sembra essere però sorto un grave problema: come postare il ritratto del proprio micio? Come ricorda il sito che mette in vendita questo accessorio, «a) i gatti hanno la fastidiosa abitudine di girare la testa, senza preavviso, b) preferiscono ampiamente dare un colpo di zampa sul telefono o graffiarti piuttosto che posare per una foto c) non hanno abbastanza pazienza per prestarsi a un gioco umano spesso scomodo. Ciononostante, lo sappiamo bene: le foto con più like su Instagram sono quelle in cui mettiamo le nostre palle di pelo». Allora come fare? L’idea è, appunto, un accessorio per fare il selfie al gatto. «Un gadget con una campanella che si collega al telefono e inizia a squillare quando lo sposti. Un modo per catturare immediatamente l’attenzione del tuo gatto». I venditori mettono però le mani avanti: «Dovrai essere reattivo perché i gatti non si lasciano ingannare facilmente e potrebbero capire lo stratagemma in pochi minuti». Anche perché «potrebbe non funzionare con gatti con problemi di udito, ipovedenti o di cattivo umore».

GIOIELLI DELL’ELETTRONICA: AURICOLARI SWAROVSKI

Infine, una cosa che costa, ma che permette di regalare due al prezzo (sia pure non modico) di uno: gioielli e elettronica attraverso appunto una coppia di auricolari rosa con cristalli Swarovski. Trovata del brand indiano iWave. Se non si sente bene, se non altro abbellisce.

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L’ex presidente di Popolare di Bari Jacobini indagato per corruzione della vigilanza

La vicenda è collegata all'acquisizione di Banca Tercas e ai rapporti con Banca d'Italia. Negli atti della procura non c'è il nome del destinatario del reato.

L’ex presidente della Banca popolare di Bari, Marco Jacobini, sarebbe indagato per corruzione nell’ambito dei suoi rapporti con la Vigilanza della Banca d’Italia. La notizia è pubblicata da Repubblica secondo cui la vicenda sarebbe collegata in qualche maniera all’acquisizione della Banca Tercas.

JACOBINI INDAGATO DA GIUGNO

Il quotidiano precisa che Jacobini, al quale è stato notificato un avviso di proroga delle indagini nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte irregolarità nella gestione dell’istituto di credito barese, è indagato da giugno scorso. Nell’atto, precisa il quotidiano, non è indicato il destinatario della corruzione o in cosa si sarebbe concretizzata.

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L’ex presidente di Popolare di Bari Jacobini indagato per corruzione della vigilanza

La vicenda è collegata all'acquisizione di Banca Tercas e ai rapporti con Banca d'Italia. Negli atti della procura non c'è il nome del destinatario del reato.

L’ex presidente della Banca popolare di Bari, Marco Jacobini, sarebbe indagato per corruzione nell’ambito dei suoi rapporti con la Vigilanza della Banca d’Italia. La notizia è pubblicata da Repubblica secondo cui la vicenda sarebbe collegata in qualche maniera all’acquisizione della Banca Tercas.

JACOBINI INDAGATO DA GIUGNO

Il quotidiano precisa che Jacobini, al quale è stato notificato un avviso di proroga delle indagini nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte irregolarità nella gestione dell’istituto di credito barese, è indagato da giugno scorso. Nell’atto, precisa il quotidiano, non è indicato il destinatario della corruzione o in cosa si sarebbe concretizzata.

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Il governo alla prova del decreto intercettazioni

Le nuove norme saranno discusse nel vertice del 21 dicembre assieme al Milleproroghe con novità su class action e eco bonus.

Un decreto ad hoc per le intercettazioni in Consiglio dei ministri. Il governo ha deciso di non inserire le norme così delicate dal punto di vista politico giudiziairio nel Milleproroghe, anch’esso sul tavolo del Cdm di oggi. Tra le principali novità di quest’ultimo niente class action fino a ottobre, bonus per eco-scooter anche nel 2020 e altri 2 anni di sperimentazioni sugli animali per le droghe. Intanto il leader del M5s Luigi Di Maio ha dichiarato a Repubblica: «Questo governo deve andare avanti, senza indugi e polemiche. Chi rema contro, rema contro il Paese».

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L’Italia nella morsa del maltempo: un morto in Friuli

L'uomo ha imboccato una strada vietata per l'allerta meteo. Intanto in undici regione è scattato il codice arancione. E Venezia è pronta a due giorni di acqua alta a 130 centimetri.

Italia ancora nella morsa del maltempo nel week end del 21 e 22 dicembre. In Friuli Venezia Giulia, un uomo è morto per aver deciso di imboccare una strada che era stata chiusa per l’allerta meteo guadando il torrente e finendo travolto dalla corrente. La tragedia tra Zoppola e Cordenons, in provincia di Pordenone. Le autorità locali, a causa del maltempo, avevano diramato un’allerta arancione, che comporta una serie di prescrizioni compresa la chiusura di alcune strade. Tra queste, quella dove è morto l’uomo, tanto che l’accesso era stato chiuso con una sbarra.

ALTRE 48 ORE DI ACQUA ALTA A VENEZIA

Intanto si è presentata anche il 21 dicembre l’acqua alta a Venezia si è presentata anche oggi toccando i 120 centimetri sul medio mare. Per il 22 è prevista acqua alta di 130 centimetri. Nel Nord Ovest la protezione civile ha disposto la chiusura dellìautostrada A5 Torino-Aosta a causa dell’allerta scattata per il movimento della frana in località Chiappetti di Quincinetto.

ALLERTA ARANCIONE IN UNDICI REGIONI

Per il maltempo l’allerta è arancione in Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana e Umbria; gialla in Calabria, Piemonte e Veneto.

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Patuanelli: «Sei mesi di tempo per salvare Alitalia o si chiude»

«L'obiettivo è chiudere entro metà anno, con la scadenza del mandato al commissario. Altrimenti si chiude. Sono stati erogati i 400 milioni di euro di prestito. Non ci saranno altri fondi», ha detto il ministro dello Sviluppo economico.

Restano sei mesi nella vicenda infinita di Alitalia. Almeno così ha dichiarato al quotidiano Il Messaggero il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli: «Per salvare Alitalia ci restano sei mesi. L’obiettivo è chiudere entro metà anno, con la scadenza del mandato al commissario. Altrimenti si chiude. Sono stati erogati i 400 milioni di euro di prestito. Non ci saranno altri fondi». Secondo Patuanelli, «Fs deve entrare nella cordata, e poi sfida tra Lufthansa e Air France. Niente spezzatino – dice – sarà una holding». Mentre sull’Ex Ilva, «a fine piano ci saranno zero esuberi» assicura.

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Perché l’impeachment di Trump è un problema per la Russia

I media di Stato esultano, ma nella diplomazia serpeggia preoccupazione. Perché l'assedio del Congresso rende il presidente Usa imprevedibile. E riacutizza i sentimenti anti-russi nella politica d'Oltreoceano. Il racconto da Mosca.

Mentre sui media di Stato i guerrieri della propaganda del Cremlino si compiacciono del caos politico che regna a Washington, nelle stanze del potere di Mosca se ne è parecchio preoccupati.

Il capo della diplomazia russa Sergey Lavrov, durante una riunione tenutasi nel giorno in cui la Camera Usa ha messo in stato d’accusa il presidente Donald Trump, ha detto ai suoi consiglieri che il processo di impeachment sta creando «estreme difficoltà» nei già tesi rapporti con la controparte americana. «Riferendo degli incontri avuti con lo stesso Trump e con il Segretario dI Stato Mike Pompeo il 10 dicembre, il ministro ha sottolineato che i vertici dell’amministrazione americana sono così distratti dalla procedura di impeachment e dalla situazione politica interna da non essere in grado di concentrarsi sulle relazioni con Mosca in modo positivo», dice a Lettera43 il direttore del Consiglio russo per gli affari internazionali (Riac) Andrey Kortunov, che ha partecipato a quella riunione. «Certamente al ministero degli Esteri non si è contenti della situazione», spiega Kortunov.

L’attuale debolezza interna rende gli Stati Uniti «imprevedibili, inaffidabili e anche pericolosi»

Andrey Kortunov, Consiglio russo per gli affari internazionali

Il maggior timore è che il presidente Usa, «spinto dal nervosismo per l’impeachment, al fine di migliorare la sua posizione sul fronte domestico possa decidere qualche azione sconsiderata in politica estera ai danni della Russia». L’attuale debolezza interna rende gli Stati Uniti «imprevedibili, inaffidabili e anche pericolosi».

PER MOSCA L’IMPEACHMENT RIACUTIZZA I SENTIMENTI ANTI-RUSSI

Il problema, dicono i diplomatici di Mosca, è che la procedura di impeachment ha riacutizzato i sentimenti anti-russi nella politica americana: il pasticcio della telefonata di Trump al presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato collegato dal fronte anti-Donald alle interferenze russe nelle elezioni Usa del 2016; l’ Ucraina viene di nuovo identificata, a Capitol Hill e sui media, come una vittima dell’orso russo a cui si deve assicurare aiuto e protezione. Tutto questo proprio quando un’attenuazione delle tensioni con l’Occidente, grazie all’apertura del presidente francese Emmanuel Macron e alla ripresa del dialogo con Kiev, faceva intravedere la possibilità di un ritiro delle sanzioni contro la Russia, e sembrava rendere di nuovo perseguibile quel “big deal” con gli Usa che resta un obiettivo strategico di Putin. Aspettative accantonate, almeno finché la situazione a Washington non sarà più chiara e stabile.

Donald Trump e Vladimir Putin.

Intanto, le accuse di contiguità con Putin alla radice dei guai del presidente americano, e che paradossalmente stanno procurando qualche mal di testa a Mosca, vengono celebrate nei talk show televisivi pro-Cremlino della tivù russa. Uno dei conduttori più popolari, Vladimir Solovyev, si riferisce ironicamente al presidente Usa come al «nostro Ivan Ivanovich», con tanto di patronimico alla russa. E sottolinea «nostro», l’aggettivo che i cantori del regime usavano per la Crimea al tempo dell’annessione. Il messaggio è che Trump ha messo in crisi il sistema politico di Washington indebolendo gli Usa, e che più deboli sono gli Usa meglio è per la Russia.

LA VOCE DELLA PROPAGANDA

Un simile concetto viene espresso in modo più sofisticato in un editoriale dell’agenzia di stampa governativa Ria Novosti: «La conseguenza più importante dell’intera “operazione impeachment” è che chi l’ha iniziata ha involontariamente lavorato nell’interesse della Federazione Russa, e lo ha fatto in modo incredibilmente efficace», si legge nell’articolo, a firma dell’economista e blogger Ivan Danilov. Secondo cui dalla vicenda esce «completamente distrutto» il sistema istituzionale statunitense costruito sulle regole dettate dai padri fondatori. Tanto che nel conflitto politico in corso «i sostenitori di entrambi i partiti sognano di eliminare fisicamente gli oppositori, non più considerati concittadini e nemmeno essere umani». E così la stessa politica Usa «ha fenito per «firmare una sentenza di condanna per il Paese».

E QUELLA DELLA DIPLOMAZIA

«È davvero necessario tracciare una linea netta tra la propaganda e l’operatività politica», nota Kortunov riguardo alla retorica utilizzata dai media di stato russi nel coprire l’impeachment di Trump. «La propaganda fa il suo lavoro nel creare la narrativa di una Russia come Paese migliore rispetto agli Stati Uniti divisi e instabili. Così i cittadini possono dire: “siamo un’isola felice di stabilità in questo mondo volatile”, e anche se sanno che questa stabilità la si potrebbe anche chiamare estagnazione hanno qualcosa di cui esser soddisfatti. Ma sul piano operativo ho la netta impressione che i responsabili della politica estera russa preferirebbero trovarsi di fronte a un America meno imprevedibile». È la bipolarità che contraddistingue molti aspetti della Russia putiniana. Anche in questa caso, ne è la sintesi lo zar. Che ufficialmente si attiene alla linea ufficiale della non interferenza e della volontà di lavorare con qualsiasi presidente gli americani decidano di scegliersi, e poi – a impeachment inoltrato – difende a spada tratta Trump, definisce inventate le accuse e prevede pubblicamente l’esito del processo nel Senato di Washington.

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La lotta non è più di classe, ma tra generazioni

I sintomi si sono visti nelle elezioni britanniche. Ma presto contageranno (acuendosi) gli altri Paesi occidentali. L'analisi.

«Dato che esistono oratori balbuzienti, umoristi tristi, parrucchieri calvi, potrebbero anche esistere politici onesti» (Dario Fo). «Ogni cuoca dovrebbe imparare a reggere lo Stato» (Vladimir Lenin). Due citazioni estreme, ma che ben riassumono spirito e stato dell’arte della politica attuale. Un po’ ovunque agitata da leader divisivi, arroganti, presuntuosi. Talmente eccessivi nei loro comportamenti pubblici da riuscire, per colmo di paradosso, ad apparire normali. Scorrono le immagini di Donald Trump che twitta insulti e rabbia da impeachment, di Boris Johnson che fa jumping in un luna park, di Silvio Berlusconi che alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa sembra Maurizio Crozza. Ma in assoluto l’immagine più desolante, per me almeno, è del ministro degli Esteri Luigi Di Maio alle prese con l’aggravarsi della crisi libica e l’intervento di Russia e Turchia nel conflitto. Qui anche la classica casalinga di Voghera capisce che il cuoco non è assolutamente all’altezza. Riuscite a immaginare il capo politico dei grillini che fronteggia Tayyip Erdogan e Vladimir Putin? Non vi viene da rimpiangere l’astuzia levantina di Giulio Andreotti?

NELLA MENTE DELL’OPINIONE PUBBLICA

Sono però sociologiche e non politiche le questioni che voglio affrontare e che scaturiscono dall’evidente contraddizione, manifestata dalla nostra classe politica, fra principi e azioni, fra richiami teorici alla coerenza e alla fedeltà (di partito) puntualmente smentiti dalla realtà. Una contraddizione questa che fa malauguratamente parte del patrimonio politico nazionale, ma che deve fare i conti, si spera fortunatamente, come dirò in seguito,con avvenimenti nuovi, veloci e imprevedibili. Ma facciamo alcuni esempi di giornata. Matteo Salvini che twitta il benvenuto ai tre senatori transfughi dal M5s, dimentico, come gli viene subito ritwittato e ricordato, che due anni fa auspicava l’inserimento nella costituzione del vincolo di mandato.

Il senatore Gian Luigi Paragone che vota no alla finanziaria, ma invocando la fedeltà al programma elettorale dei 5 Stelle. I deputati di Forza Italia che chiedono invece il referendum, dopo avere nei giorni scorsi votato la riduzione del numero dei parlamentari. Però il meglio del peggio, ossia il pessimo, lo offrono i due ex alleati Salvini-Di Maio che ora si insultano. Anche se è il leghista la dissociazione fatta persona, visto che lo si dà in avvicinamento all’altro Matteo (Renzi) e favorevole a un governo di grande coalizione guidato dal sino a ieri odiato banchiere europeista Mario Draghi. L’interrogativo più pertinente non riguarda la pena e il danno che l’attuale classe politica italiana procura al Paese, perché ormai sono conclamati, bensì l’atteggiamento delle opinioni pubbliche, dei gruppi sociali e anche dei rispettivi sostenitori ed elettori. Visto che su di esso sembra non avere effetto alcuno questa deplorevole e generalizzata abitudine a dire una cosa, pensarne un’altra e farne una diversa.

LA STANCHEZZA DIETRO UN’INDIFFERENZA MANIFESTA

A promettere fedeltà al partito o agli alleati e poi tradirli alla prima occasione utile, così come rinfacciare alla parte avversa, quando si è all’opposizione, un comportamento istituzionale scorretto, salvo poi praticarlo, una volta passati al governo. Come è puntualmente accaduto con la soppressione del dibattito parlamentare in occasione della recente legge finanziaria. Credo che sull’indifferenza dei cittadini-elettori a cambiare giudizio di fronte a scelte politiche incoerenti o infedeli giochi la stanchezza e il fastidio. Ma anche l’imporsi di un’adessitudine o presentismo famelico che cancella sia il futuro sia il passato. Internet e il web sono stati e sono un potente azzeratore di memoria. Ma della memoria a breve, perché quella remota, anche per reazione a un presente che comunque non piace, si attiva con i colori e la forza della nostalgia.

L’apparente dejà vu è preso all’interno di una struttura sociale nuova e di un contesto tecnologico totalmente diverso

Quasi nessuno credo ricordi il ministro Franco Frattini o di cosa sia stata ministra Maria Elena Boschi. Tutti però ci troviamo a rimpiangere i leader di un tempo quasi remoto: Enrico Berlinguer, Giorgio Almirante, Aldo Moro. Perfino Winston Churchill viene scomodato per confronti fuori tempo e fuori luogo. Ma comunque denotativi di una generalizzata tendenza a correre velocissimi in ogni ambito, non solo in politica. Però con la testa girata all’indietro. «A tutta velocità guardando lo specchietto retrovisore», ha scritto il sociologo Th. Eriksen in Tempo tiranno. Velocità e lentezza nell’era informatica. È la nostalgia del buon tempo che fu e della “buona politica “, rivendicata dal movimento delle Sardine, che alimenta questa ambivalenza? Certamente sì. Ma c’è anche molto di nuovo in questo riproporsi, peraltro ciclico, di corsi e ricorsi. Il fatto fondamentale che l’apparente dejà vu è preso all’interno di una struttura sociale nuova e di un contesto tecnologico totalmente diverso.

IL WEB RIDISEGNA RAPPORTI E RELAZIONI

Il fascismo non tornerà, perlomeno nelle forme che abbiano conosciuto, non tanto perché lo scrive Vespa, ma perché i media di riferimento non sono più la radio e il cinematografo bensì il web. Che ridisegna rapporti e relazioni. Per molti aspetti inediti, anche quando sembrano riproporre vecchi schemi. Un mix di edito e inedito, di confermativo e sorprendente, di passato che ritorna e futuro che ricomincia, che emerge nitidamente dalle recenti elezioni nel Regno Unito. Gli inglesi che con il loro voto hanno espresso nostalgia per l’Inghilterra imperiale, che però non c’è più, hanno nello stesso tempo indicato, sia pure inconsapevolmente, che il trionfo delle piazze virtuali, ovvero la trasformazione esclusiva della politica in tweet e streaming su Facebook, è di là da venire. Nel contempo che il trionfo di Johnson segnala un inedito assoluto: non è più la lotta di classe il motore del confronto e scontro politico, bensì il conflitto fra generazioni.

IL CASO DELLE ELEZIONI NEL REGNO UNITO

Jeremy Corbyn ha infatti strabattuto il rivale sul web, ma ha rimediato la peggiore sconfitta elettorale dal 1935. Il Labour ha vinto su Internet, facendo uso di meme, post virali su Facebook e video che hanno attirato l’attenzione degli elettori. I fan di Corbyn sono stati molto più coinvolti sui social media rispetto a quelli di Johnson, e i video dei laburisti contro i conservatori hanno ottenuto milioni di visualizzazioni. Ma ciò non si è tradotto in voti, e i Tory hanno conquistato 364 seggi contro i 203 di Labour. Questo risultato costringe tutti a rifare i conti digitali con la politica. E a riconsiderare il ruolo e il potere delle piazze reali, che date per morte, si riscoprono improvvisamente, come l’ascesa del movimento delle Sardine, vitali, attuali. Capaci di indicare nuove traiettorie e dinamiche alla dialettica sociale e alla lotta politica. Che, come mostra l’analisi del recente voto britannico di Yougov, sembra spostarsi dal piano degli interessi di classe a quelli di età.

Il labour di Corbyn ha infatti stravinto nella fascia 18-24 anni e prevalso in quella 25-49, ma straperso in quelle 50-64 e oltre i 65. È molto probabile che questo scontro fra generazioni sia destinato, a breve, a generalizzarsi e acuirsi in tutti i Paesi dell’Occidente sviluppato. Quelli del welfare generoso con i pensionati. Ma non più sostenibile e ancor meno accettabile per un numero crescente di giovani. Che sono scesi in piazza e intendono continuare a farlo. Perchè, come hanno scritto a Repubblica i quattro promotori delle Sardine, «siamo stati per troppo tempo sdraiati».

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