Renzi attacca i magistrati al Senato dopo l’inchiesta su Open

L'intervento dell'ex premier a Palazzo Madama: «Diritto e giustizia sono diversi dal giustizialismo, barbarie contro di me». Poi cita Moro e Craxi.

Si incendia il dibattito al Senato sui finanziamenti alla politica. Matteo Renzi ha preso la parola e ha attaccato i magistrati, dopo l’inchiesta della procura di Firenze sulla fondazione Open.

Per il leader di Italia viva «la magistratura pretende di decidere cosa è un partito e cosa no. E se al pm affidiamo non già la titolarità dell’azione penale, ma dell’azione politica quest’Aula fa un passo indietro per pavidità e lascia alla magistratura la scelta di cosa è politica e cosa non lo è».

Avere rispetto per la magistratura, secondo Renzi, è «riconoscere che ci sono magistrati che hanno perso la vita per il loro impegno. A loro va il massimo rispetto. Ci inchiniamo davanti a queste storie. Ma a chi oggi volesse immaginare che questo inchino diventi una debolezza del potere legislativo, si abbia la forza di dire: contestateci per le nostre idee o per il Jobs act. Chi volesse contestarci per via giudiziaria sappia che dalla nostra parte abbiamo il coraggio di dire che diritto e giustizia sono diversi dal giustizialismo».

Secondo l’ex premier, l’inchiesta sulla fondazione Open sarebbe “macchiata” da una «violazione sistematica del segreto d’ufficio sulle vicende personali del sottoscritto. Non è uno stato di diritto questo, siamo alla barbarie».

Renzi ha citato Aldo Moro, quando sul caso Lockeed disse: «Non ci faremo processare nelle piazze». E poi anche Bettino Craxi: «Ho imparato ad avere orrore del vuoto politico. Di questo discutiamo, non di finanziamento illecito ma di debolezza della politica».

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Gli emendamenti alla manovra approvati al Senato

Plastic tax ridotta a 45 centesimi al chilo, sale la tassa sulla fortuna. Restano le detrazioni sanitarie per tutti, ma crescono le clausole di salvaguardia sui carburanti a partire dal 2021.

Dopo una maratona notturna, la commissione Bilancio del Senato nella mattinata del 12 dicembre si appresta a chiudere il testo della manovra economica 2020. Nella notte sono stati approvati molti emendamenti-chiave. La plastic tax entrerà in vigore a luglio, ma è stata ridotta a 45 centesimi al chilo. Mentre le clausole di salvaguardia sui carburanti, se non verranno disinnescate, determineranno aumenti delle accise per 1,2 miliardi nel 2021, 1,6 miliardi nel 2022 e 1,9 miliardi nel 2023. Ecco le principali modifiche al disegno di legge di bilancio che hanno ottenuto il via libera in commissione.

PLASTIC TAX

Scende a 45 centesimi al chilo la plastic tax, che si applica ai prodotti monouso. L’emendamento approvato reinserisce il tetrapak fra i materiali sottoposti alla tassa. L’imposta entrerà in vigore a luglio. Esclusi i prodotti in plastica riciclata e quelli composti da più materiali che abbiano una componente di plastica inferiore al 40%.

SUGAR TAX

Via libera anche alla sugar tax, la tassa di 10 centesimi al litro sulle bevande analcoliche zuccherate, che scatterà dal primo ottobre. Lo slittamento da gennaio a ottobre comporta un minor gettito per 175,3 milioni di euro.

TASSA SULLA FORTUNA

Dal primo marzo sale al 20% il prelievo sulle vincite superiori a 500 euro, compresi i gratta e vinci. Nel caso di vincite alle slot sopra i 200 euro, dal 15 gennaio il prelievo salirà al 20%. Rivisti anche il prelievo erariale unico (Preu) e il payout (al 65%), cioè la percentuale di somme giocate destinate alle vincite. L’aumento della cosiddetta tassa sulla fortuna serve anche a coprire i “buchi” lasciati dalla revisione di plastic tax e sugar tax.

DETRAZIONI SANITARIE

Restano le detrazioni al 19% per le spese sanitarie, senza vincoli di reddito. L’emendamento alla manovra approvato dalla commissione Bilancio cancella la stretta sui bonus fiscali per i redditi alti, prevista nella prima versione del disegno di legge.

AUTO AZIENDALI

La nuova tassazione sulle auto aziendali scatterà da luglio 2020 e riguarderà le nuove immatricolazioni. Il fringe benefit scende al 25% per le auto meno inquinanti, mentre sale dal 40% fino al 60% nel 2021 per le auto più inquinanti, in base al livello delle emissioni. Lo Stato prevedeva di incassare circa 330 milioni di euro nel 2020, ma la nuova versione della norma annulla il gettito per l’anno considerato.

ACCISE SUI CARBURANTI

Via libera all’aumento delle accise sui carburanti, con un innalzamento del gettito di 303 milioni di euro nel 2021 e di 651 milioni nel 2022. Complessivamente, se le clausole di salvaguardia non saranno sterilizzate, si prevedono maggiori entrate per 1,2 miliardi nel 2021, 1,6 miliardi nel 2022 e 1,9 miliardi nel 2023. Le risorse servono anche a compensare l’alleggerimento di plastic tax e sugar tax, e la rimodulazione delle tasse sulle auto aziendali.

ROBIN TAX

La Robin tax, cioè l’addizionale Ires, sale del 3,5% per i concessionari di autostrade, porti, aeroporti e ferrovie, passando quindi dal 24% al 27,5%. In una precedente versione, la platea dei concessionari colpiti era più vasta, ma il governo ha deciso di ridurla per evitare il rischio che l’aumento venisse scaricato sulle tariffe pagate dai cittadini.

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La manovra slitta: in Aula al Senato lunedì 9 dicembre

Il giorno successivo ci si aspetta che il governo ponga la questione di fiducia sul testo.

Slitta l’approdo della manovra nell’Aula del Senato, inizialmente previsto per il pomeriggio del 3 dicembre. La legge di bilancio, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei capigruppo, arriverà a Palazzo Madama per l’inizio della discussione lunedì 9 a mezzogiorno. Il giorno successivo ci si aspetta che il governo ponga la questione di fiducia.

Il ritardo potrebbe dipendere non solo dalle tensioni nella maggioranza sulla riforma del Mes, ma anche dalla necessità di trasferire in manovra il provvedimento urgente che riguarda Alitalia, necessario per sbloccare il prestito-ponte all’ex compagnia di bandiera.

La norma, infatti, non confluirà nel decreto fiscale, per evitare un ulteriore allungamento dei tempi della sua conversione in legge.

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Biella ci ripensa: cittadinanza onoraria a Liliana Segre

Dopo la polemica per il no iniziale della maggioranza di centrodestra, il Consiglio comunale ha fatto passare una mozione per l'onorificenza alla senatrice a vita.

La città di Biella conferirà la cittadinanza onoraria a Liliana Segre. Dopo le polemiche dei giorni scorsi per il diniego della maggioranza di centrodestra, che aveva portato lo showman Ezio Greggio a rifiutare un analogo riconoscimento in solidarietà con la senatrice a vita, oggi il Consiglio comunale ha votato una nuova mozione, priva di riferimenti politici, che è stata sottoscritta e votata da tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione.

LA MANIFESTAZIONE SOTTO IL MUNICIPIO

Il via libera alla mozione è, nelle intenzioni bipartisan del Consiglio comunale, un «segnale forte» da parte di una città, Biella, Medaglia d’Oro della Resistenza. Fuori dal municipio di Palazzo Oropa, in occasione del Consiglio comunale, un centinaio di persone si è riunita dopo che sui social è nato l’hashtag #nonsiamocretini, in riferimento all’affermazione del sindaco Claudio Corradino che si è definito «un cretino» per la strumentalizzazione della vicenda, sulla quale – aveva sostenuto – «è stata fatta una speculazione indegna».

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Ilva, i senatori del M5s non cedono sullo scudo penale

Approvato un documento in quattro punti. L'immunità non è tema di discussione. E se dovesse riproporsi per ragioni legali, andrà rimessa all'assemblea degli eletti. La prima udienza del processo fissata a maggio.

I senatori del M5s non cedono sullo scudo penale per l’Ilva. La pattuglia pentastellata a Palazzo Madama, composta da 105 persone, ha infatti approvato con soli cinque voti contrari un documento in quattro punti sul dossier ArcelorMittal, che ribadisce come l’immunità non sia tema di discussione. Il testo è stato inviato ai colleghi deputati.

LEGGI ANCHE: Stop agli emendamenti di Italia viva e Forza Italia sullo scudo penale

Se la questione dello scudo dovesse riproporsi per ragioni legali durante il contenzioso con l’azienda davanti al Tribunale di Milano, i senatori pentastellati chiedono che l’argomento venga sottoposto all’assemblea di tutti gli eletti Movimento, alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il documento, in ogni caso, dà piena fiducia alle iniziative che il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli vorrà portare avanti e non collega la vicenda dell’acciaieria alla fiducia nei confronti del governo Conte.

Intanto il presidente del Tribunale di Milano ha assegnato la causa intentata da ArcelorMittal per chiedere il recesso dal contratto d’affitto con oblbigo d’acquisto degli stabilimenti italiani dell’Ilva. A occuparsene sarà la sezione specializzata in imprese presieduta da Claudio Marangoni. La prima udienza, come indicato nell’atto di citazione, si terrà a maggio.

Sempre sul fronte giudiziario, i commissari straordinari dell’Ilva hanno depositato al Tribunale di Taranto l’analisi di rischio sull’altoforno 2, che non è a norma e che in assenza di interventi dovrà essere portato a produzione zero entro il 13 dicembre. Oggi era l’ultimo giorno utile per la presentazione dell’analisi di rischio.

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