Le reazioni politiche alle dimissioni del ministro Fioramonti

Voci critiche interne alla maggioranza e attacchi netti dall'opposizione. Mentre i presidi delle scuole sono sempre più preoccupati.

Le dimissioni del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti tengono banco nel dibattito politico sotto le feste. E fioccano le polemiche, dentro e fuori dal governo, tra maggioranza e opposizione. Fioramonti è vittima anche di quello che dovrebbe essere fuoco amico. «Se veramente ci si vuole battere per avere più risorse per la scuola bisogna stare in parlamento non all’estero, non a presentare un libro o a fare conferenze stampa», hanno attaccato Gabriele Toccafondi e Daniela Sbrollini, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura a Camera e Senato, che hanno difeso il lavoro del governo sul fronte scuola: «In quattro mesi questa maggioranza ha votato un decreto scuola, con 50 mila assunzioni e risorse. Non è quanto volevamo, ma nella legge di Bilancio, di risorse per l’istruzione, ci sono».

DADONE: «SE HAI CORAGGIO NON SCAPPI»

Non fa il nome di Fioramonti, ma forse non ce n’è bisogno, la ministra per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone: «Trovo stucchevole che chi professi coraggio agli elettori poi scappi dalle responsabilità politiche», ha scritto in un post su Facebook. «Se hai coraggio, non scappi. Se condividi davvero una battaglia, non scappi, ma mangi sale quando devi e porti avanti un progetto (ammesso che lo si abbia mai realmente condiviso). La coerenza è per lo più un pregio, ma a volte rischia di sconfinare nella sterile testimonianza che, peraltro, si addice poco a chi occupa posizioni di responsabilità».

CARFAGNA: «ORA UN MINISTRO INDIPENDENTE»

Mara Carfagna guarda invece avanti, a ciò che sarà poi, e auspica la nomina di un ministro che sia indipendente e autonomo dalle forze politiche della maggioranza: «Il ministero dell’Istruzione da anni è considerato un parcheggio per notabili di partito in cerca di collocazione. Dal 2013 abbiamo avuto ben cinque ministri, e in seguito alle dimissioni di Fioramonti verrà nominato il sesto», ha detto la vicepresidente della Camera.«È tempo di affidare l’incarico a una personalità autorevole e capace di far capire ai partiti che il sistema dell’istruzione è il “core business” di un Paese moderno».

FORZA ITALIA: «ATTO GRAVE E IRRESPONSABILE»

Durissimi i deputati di Forza Italia in commissione cultura alla Camera Valentina Aprea (capogruppo), Luigi Casciello, Marco Marin, Antonio Palmieri e Gloria Saccani. «Le dimissioni del ministro Fioramonti, costituiscono un atto grave e irresponsabile», hanno scritto in una nota congiunta. «Già minacciate sin dal suo insediamento, arrivano ora in un momento delicato e denso di appuntamenti amministrativi per l’attività del ministero dell’Istruzione. Avere maggiore disponibilità finanziarie per le politiche della scuola, dell’Università e della ricerca è da sempre aspirazione legittima di tutti i ministri dell’istruzione della Repubblica, ma Fioramonti sembra aver sottovalutato irresponsabilmente di essere arrivato a Viale Trastevere da soli quattro mesi, in un momento di crisi economica del Paese».

CALDEROLI RINGRAZIA BABBO NATALE

Sarcastico il senatore della Lega Roberto Calderoli: «Grazie a Babbo Natale per aver pensato ai nostri bambini mandando a casa con un sacco di carbone il pessimo ministro Fioramonti, uno dei peggiori ministri della storia repubblicana, quello che voleva tassare le merendine, quello che voleva togliere il crocifisso dalle aule perché non ci rappresenta. Grazie Babbo Natale per averlo fatto andare via, ora confidiamo nella Befana che magari nella calza ci farà trovare le dimissioni di tutto il governo».

PREOCCUPATI I PRESIDI

Preoccupazione è stata invece espressa dall’Associazione nazionale presidi: «Le dimissioni del ministro Lorenzo Fioramonti. nell’aria da alcuni giorni, ci preoccupano per l’inevitabile incertezza che si abbatte sul mondo della scuola e, soprattutto, per le ragioni delle dimissioni legate al mancato reperimento dei fondi necessari all’istruzione ed alla ricerca», ha affermato il presidente Antonello Giannelli. «Fioramonti, che ringrazio per l’impegno profuso durante il mandato, è stato un interlocutore sensibile e partecipe; questo suo gesto dimostra coerenza ma rende evidente la scarsa considerazione della politica per la scuola».

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Il problema delle microplastiche nello Stretto di Messina

Tra le 70 e le 130 mila tonnellate di piccoli rifiuti ogni anno contaminano il Mediterraneo. Finendo dentro lo stomaco del 37% del pescato. Il fotografo Bertuccio ha documentato tutto in un reportage a bordo di feluche e lampare. La storia.

Sopra e poi d’un fiato giù, in profondità, negli abissi. “Dove si fermano gli occhi”, appunto. Il reportage di Davide Bertuccio è un pendolo che oscilla tra universi evidenti e nascosti, a volte persino impossibili da esplorare. Il filo conduttore è il mare, il suo, lo Stretto di Messina, con un enorme carico di segreti e uno stato di salute piuttosto precario.

ASSIEME AI RICERCATORI E AI PESCATORI

Lui, 28enne a bagnomaria, grande per la generazione Greta e giovane abbastanza per non sentirsi responsabile dei disastri ambientali, lo ha studiato con i ricercatori dell’università siciliana, lo ha vissuto assieme ai pescatori che a quella distesa blu hanno dedicato la vita, sotto il sole a picco e la pioggia battente. Senza lamentarsi mai, perché, insegnano i Malavoglia, per certe preghiere non è detto ci sia qualcuno disposto ad ascoltarle.

DUE APPROCCI SULLO STESSO PIANO (FOTOGRAFICO)

«Volevo mettere sullo stesso piano i due approcci», spiega il fotografo a Lettera43.it, «chi dice che una determinata situazione secondo criteri oggettivi non possa esistere e coloro che affermano il contrario per averlo vissuto sul campo. Entrambi hanno ragione».

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A bordo delle barche coi pescatori.

L’INQUINAMENTO DA UNA PROSPETTIVA NUOVA

Un lavoro di un oltre un anno, tra laboratori e barche, affrontato con l’obiettivo di raccontare l’inquinamento da una prospettiva nuova, diversa e il più possibile completa: «Cercavo una storia e ho incominciato a leggere articoli sulle microplastiche, incuriosendomi al tema. Ho scoperto che, in proporzione alla grandezza, il Mediterraneo è uno dei mari che sono nelle peggiori condizioni». Qui ogni anno – si legge nel reportage – confluiscono tra le 150 mila e le 500 mila tonnellate di macroplastiche, mentre le micro, cioè con un diametro inferiore a cinque millimetri, oscillano tra le 70 e le 130 mila.

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Foto dall’interno delle imbarcazioni.

EPPURE LO STRETTO DI MESSINA DOVREBBE ESSERE PULITO

Secondo i dati elaborati dall’Ismar-Cnr con l’università di Ancona, se negli oceani le tracce di materiali simili per chilometro quadrato sono 335 mila, soltanto moltiplicandoli per quattro si avrà una fotografia del “Mare Nostrum”. Non esistono isole felici: «Lo Stretto di Messina, per via delle fortissime correnti, dovrebbe rappresentare un’eccezione ed essere pulito. Condizionale d’obbligo perché la realtà è opposta».

Ogni anno nel Mediterraneo finiscono migliaia di tonnellate di microplastiche.

CRATERI SOTTOMARINI PIENI DI PLASTICA

I motivi essenzialmente due: «Innanzitutto i canyon sottomarini», prosegue Bertuccio, «hanno la capacità di attrarre qualunque cosa ruoti nella loro orbita. Dentro si trova di tutto: pneumatici, macchine, elettrodomestici ammassatisi nel tempo che progressivamente si deteriorano nell’acqua. Con le moderne tecnologie si può pensare di fotografarli, tuttavia il mio budget non era sufficiente per intraprendere l’impresa. L’altro fattore è l’inquinamento in senso lato. L’aumento progressivo delle temperature, per esempio, ha comportato modifiche all’ecosistema e lo spostamento definitivo di numerose specie».

Ricercatori che analizzano il pesce inquinato.

UN PESCE SU TRE È MALATO

Il climate change non fa sconti, ma chi resta non se la passa meglio e i numeri sono spietati. «Il 37% sul totale del pescato si porta nello stomaco microplastiche», continua Bertuccio. «Per dimostrarlo, sono stato con gli scienziati al mercato, dove abbiamo comprato tre pesci che sarebbero potuti arrivare facilmente sulle nostre tavole. Giunti in laboratorio li abbiamo aperti e sezionati: come volevasi dimostrare, uno era malato».

Il 37% del pescato ha dei rifiuti nello stomaco.

PICCOLISSIME PARTICELLE ANNIDATE OVUNQUE

A rendere peggiore il quadro c’è una serie di constatazioni: «Nella normalità dei casi ed escludendo pesci che per piccole dimensioni si consumano interi, le plastiche risiedono in parti dell’organismo che non vengono mangiate dagli esseri umani. Siamo ben lontani, però, dal poter tirare un sospiro di sollievo. Esistono, infatti, le nanoplastiche di dimensioni ridottissime e annidate ovunque».

IL FOTOGRAFO SICILIANO CHE HA GIRATO IL MONDO

Trasferitosi dalla Sicilia a Milano dopo il diploma, Bertuccio si era iscritto alla facoltà di biotecnologie mediche, presto abbandonata per inseguire la passione della vita. Quattro anni dopo si è laureato allo Ied e ha iniziato a girare il mondo, macchinetta rigorosamente in spalla. Inserito nel 2014 tra i 10 fotografi under 25 più promettenti d’Italia e nel 2019 tra i nominati al prestigioso 6×6 World Press Photo Global Talent, pur giovanissimo, ha già allestito mostre da Tokyo a Parigi, passando per gli Stati Uniti e facendo ovunque incetta di premi: «Eppure narrare le vicende di casa ha un sapore speciale. Gran parte dei miei coetanei è stata costretta a emigrare per inseguire i propri sogni, soprattutto se coincidevano con professioni creative. Tornare e contribuire nel mio piccolo a fare qualcosa per questo posto è motivo d’orgoglio. Chi ha il mare dentro, d’altronde, se lo porta sempre dietro».

SULLE IMBARCAZIONI SI CONDIVIDE TUTTO

Nell’ultimo anno ha vissuto fianco a fianco con i pescatori, invadendo il loro universo fino a diventarne parte integrante: «Sono stato sulle feluche, le tradizionali imbarcazioni su cui si caccia lo spada nello Stretto o ospite delle “lampare”, piccole barche che attraggono i pesci attraverso un raggio di luce. Si usavano un tempo per pescare le aguglie, ora è l’usanza è praticamente scomparsa». Il motivo piuttosto scontato: «Non si prende nulla, l’ho constatato di persona». Sono le conseguenze dello sfruttamento intensivo: «Le reti hanno certamente apportato un contributo pesante in termini di devastazione, i fondali sono colmi di residui in cui gli animali continuano intrappolarsi». Con la pesca magra rimangono i ricordi, sugellati dagli scatti: «A bordo impari a condividere tutto, non esistono i concetti di mio e tuo. Le giornate sono dure, segnate dal sole: iniziano all’alba e si concludono al tramonto». In mezzo, tanto lavoro e lo spazio di un panino, sperando che almeno stavolta il mare sia clemente.

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Madonna ha interrotto il suo tour per un dolore insopportabile

La popstar cancella la tappa di Miami e si scusa coi fan. Preoccupazioni per il suo stato di salute e il rischio di danni permanenti al fisico.

Ancora uno stop per il tour di Madonna. ‘Madame X’ si ferma ancora e ad annunciarlo è proprio la popstar con un video e un lungo messaggio su Instagram. Nel suo post, Madonna parla di un dolore fortissimo che è arrivato a farla piangere durante le prove per lo show a Miami. Per questo è stata fermata dai medici che la seguono, per evitare il rischio di danni permanenti al suo fisico.

CONFERMATO PER ORA IL TOUR EUROPEO

L’ultima parte del tour di Madonna in Nord America si sarebbe dovuta concludere a Miami. Restano per ora confermate, invece, le date in Europa, in programma a partire da gennaio. «Mentre salivo la scala per cantare ‘Batuka’ sabato sera a Miami», ha scritto Madonna su Instagram, «ero in lacrime per il dolore causato dalle mie lesioni che è stato indicibile negli ultimi giorni… Mi considero una guerriera, non mollo mai tuttavia ora è il momento di dare retta al mio corpo e di accettare che il dolore è preoccupante. Voglio dire quanto mi dispiace a tutti i miei fan per essere costretta a cancellare il mio ultimo spettacolo».

CONSIGLIATA DAI MEDICI

A consigliare lo stop alla popstar sono stati i medici: «Hanno detto chiaramente che se voglio continuare il mio tour devo riposarmi il più possibile in modo da non causare danni irreversibili al mio fisico», ha scritto Madonna. «Non ho mai lasciato che una lesione mi impedisse di esibirmi ma questa volta devo accettare che non c’è alcuna vergogna nell’essere umana e di premere il pulsante pausa».

LA RABBIA DEI FAN

Eppure, secondo il tabloid Daily Mail, alcuni fan non l’avrebbero presa bene, arrabbiandosi per la cancellazione dello spettacolo a due ore dal suo inizio. Nel suo ultimo post su Instagram, Madonna appare in posa da modella. «Se proprio devo riposarmi e fare niente almeno posso parlo con stile», ha scherzato Madonna, che già a fine novembre aveva cancellato alcune tappe a Boston. Anche se non ci sono notizie ufficiali sulle cause dei suoi problemi di salute, alcuni media hanno rivelato che si tratta di una lesione al legamento crociato.

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Sul Gran Sasso sono morte tre persone in due giorni

Due alpinisti sono caduti mentre salivano verso la vetta il 26 dicembre. Ritrovato il corpo dell'escursionista dispersa a Natale.

Tre morti nel giro di poche ore, a cavallo tra Natale e Santo Stefano. È il tragico bilancio delle festività sul Gran Sasso. Il 26 dicembre hanno perso la vita due alpinisti che facevano parte di una cordata di tre arrampicatori. Avevano pernottato nel rifugio Franchetti, poi due di loro erano partiti per un’escursione in mattinata, decisi a salire in vetta. Durante la scalata, però, sono caduti e scivolati a valle. Il Soccorso Alpino ha avviato le operazioni di recupero dei due corpi.

RITROVATO IL CORPO DI UNA ESCURSIONISTA DISPERSA IL 25

È stato già ritrovato, invece, il cadavere dell’escursionista dispersa nel pomeriggio del 25. A lanciare l’allarme al 118 per il suo mancato rientro erano stati i familiari. Le intenzioni della donna erano di salire in vetta a Corno Grande, ma probabilmente un distaccamento nevoso ne ha causato la morte. L’elicottero del 118, partito dalla base di Preturo (L’Aquila) e in volo dalla mattina del 26 dicembre all’alba, ha avvistato il corpo nel Vallone dei Ginepri, a circa 2500 metri e sta provvedendo al recupero. Il ritrovamento è avvenuto dopo un’intera notte di ricerche, supportate anche dall’elicottero dell’Aeronautica Militare, che in volo notturno ha portato in quota le squadre di tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo. La salma verrà trasportata dall’elicottero del 118 all’obitorio dell’ospedale di Teramo.

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Sul Gran Sasso sono morte tre persone in due giorni

Due alpinisti sono caduti mentre salivano verso la vetta il 26 dicembre. Ritrovato il corpo dell'escursionista dispersa a Natale.

Tre morti nel giro di poche ore, a cavallo tra Natale e Santo Stefano. È il tragico bilancio delle festività sul Gran Sasso. Il 26 dicembre hanno perso la vita due alpinisti che facevano parte di una cordata di tre arrampicatori. Avevano pernottato nel rifugio Franchetti, poi due di loro erano partiti per un’escursione in mattinata, decisi a salire in vetta. Durante la scalata, però, sono caduti e scivolati a valle. Il Soccorso Alpino ha avviato le operazioni di recupero dei due corpi.

RITROVATO IL CORPO DI UNA ESCURSIONISTA DISPERSA IL 25

È stato già ritrovato, invece, il cadavere dell’escursionista dispersa nel pomeriggio del 25. A lanciare l’allarme al 118 per il suo mancato rientro erano stati i familiari. Le intenzioni della donna erano di salire in vetta a Corno Grande, ma probabilmente un distaccamento nevoso ne ha causato la morte. L’elicottero del 118, partito dalla base di Preturo (L’Aquila) e in volo dalla mattina del 26 dicembre all’alba, ha avvistato il corpo nel Vallone dei Ginepri, a circa 2500 metri e sta provvedendo al recupero. Il ritrovamento è avvenuto dopo un’intera notte di ricerche, supportate anche dall’elicottero dell’Aeronautica Militare, che in volo notturno ha portato in quota le squadre di tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo. La salma verrà trasportata dall’elicottero del 118 all’obitorio dell’ospedale di Teramo.

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Morto suicida lo scrittore norvegese Ari Behn

Era stato spostato con la principessa Martha Louise, figlia di Re Harald V. Nel 2017 aveva accusato Kevin Spacey di molestie.

Si è tolto la vita a 47 anni Ari Behn, scrittore ed ex genero del re di Norvegia. Lo ha reso noto il suo portavoce, citato dai media internazionali. Autore di numerosi romanzi e opere teatrali, Behn aveva sposato la principessa Martha Louise nel 2002 per poi divorziare nel 2016. La coppia ha avuto tre figlie. Behn è stato, sempre nel 2017, anche tra gli accusatori di Kevin Spacey, l’attore premio Oscar finito al centro dello scandalo #MeToo: disse che 10 anni prima l’attore lo avrebbe molestato toccandolo sotto a un tavolo in modo inappropriato dopo un concerto per il premio Nobel per la Pace, invitandolo a uscire con lui in terrazzo. «Magari più tardi», gli avrebbe risposto lui imbarazzato.

L’ESORDIO NEL 1999

Il primo romanzo di Behn fu pubblicato nel 1999, ma la fama arrivò tre anni più tardi, nel 2002, proprio grazie al matrimonio reale con la primogenita di re Harald V. Il suo ultimo libro, Inferno, è invece datato 2018 ed è un racconto della sua dura lotta contro la malattia mentale. «Ari è stato una parte importante della nostra famiglia per molti anni, e abbiamo ricordi belli di lui con noi», ha fatto sapere la casa reale norvegese in una nota.

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Le parole di Fioramonti sulle sue dimissioni da ministro

La notizia dell'addio all'incarico era filtrato la sera di Natale. La spiegazione è arrivata la mattina dopo con un post su Facebook. «Si trovano risorse per tutto, ma mai per l'istruzione».

Non avrebbe voluto andarsene così, con tutto quel clamore la sera di Natale. Lorenzo Fioramonti, la sua lettera di dimissioni al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’aveva presentata il 23, prima della Vigilia, ma aveva deciso di aspettare a rendere pubblica la sua decisione e di collaborare per una transizione rapida ed efficace al vertice del ministero dell’Istruzione. La notizia però è filtrata nel bel mezzo delle feste, così anche lui si è trovato a fornire la sua versione dei fatti la mattina del 26.

L’ATTESA PER L’APPROVAZIONE DELLA MANOVRA

«Prima di prendere questa decisione, ho atteso il voto definitivo sulla Legge di Bilancio, in modo da non porre tale carico sulle spalle del parlamento in un momento così delicato», ha spiegato il ministro dimissionario con un post sulla sua pagina Facebook. «Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note: ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza».

La sera del 23 dicembre, ho inviato al Presidente del Consiglio la lettera formale con cui rassegno le dimissioni da…

Posted by Lorenzo Fioramonti on Thursday, December 26, 2019

PER L’ISTRUZIONE SOLO 1,9 MILIARDI

Un fine che evidentemente non riteneva più raggiungibile, considerando che dei 3 miliardi che aveva chiesto per la scuola in linea di galleggiamento, ne sono arrivati solo 1,9. «Mi sono impegnato per rimettere l’istruzione – fondamentale per la sopravvivenza e per il futuro di ogni società – al centro del dibattito pubblico, sottolineando in ogni occasione quanto, senza adeguate risorse, fosse impossibile anche solo tamponare le emergenze che affliggono la scuola e l’università pubblica».

«NON È STATA UNA BATTAGLIA INUTILE»

Nonostante le dimissioni, per Fioramonti «non è stata una battaglia inutile e possiamo essere fieri di aver raggiunto risultati importanti: lo stop ai tagli, la rivalutazione degli stipendi degli insegnanti (insufficiente ma importante), la copertura delle borse di studio per tutti gli idonei, un approccio efficiente e partecipato per l’edilizia scolastica, il sostegno ad alcuni enti di ricerca che rischiavano di chiudere e, infine, l’introduzione dell’educazione allo sviluppo sostenibile in tutte le scuole (la prima nazione al mondo a farlo)».

«SERVIVA PIÙ CORAGGIO»

Ma non è bastato: «La verità è che sarebbe servito più coraggio da parte del governo per garantire quella ‘linea di galleggiamento’ finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca. Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica».

«COMBATTUTO PER OGNI EURO IN PIÙ»

Sulle tempistiche delle sue dimissioni ha precisato: «Alcuni mi hanno criticato per non aver rimesso il mio mandato prima, visto che le risorse era improbabile che si trovassero. Ma io ho sempre chiarito che avrei lottato per ogni euro in più fino all’ultimo, tirando le somme solo dopo l’approvazione della Legge di Bilancio. Ora forse mi criticheranno perché, in coerenza con quanto promesso, ho avuto l’ardire di mantenere la parola».

«UN GOVERNO CHE PUÒ ANCORA FARE BENE»

L’ormai ex ministro ha poi fatto capire di sostenere ancora il governo, invocando però quel coraggio necessario per fare le scelte giuste: «Le dimissioni sono una scelta individuale, eppure vorrei che – sgomberato il campo dalla mia persona – non si perdesse l’occasione per riflettere sull’importanza della funzione che riconsegno nelle mani del governo. Un governo che può fare ancora molto e bene per il Paese se riuscirà a trovare il coraggio di cui abbiamo bisogno».

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Uccisa da un’auto fuori dalla chiesa alla vigilia di Natale

La ragazza di 26 anni si stava recando a messa col padre quando la loro macchina è stata centrata da una Giulietta nel parcheggio.

Stava andando in chiesa per la messa della Vigilia, Ilaria, la giovane volontaria laureata in sociologia rimasta uccisa la notte del 24 dicembre in un tragico e assurdo incidente. Mentre entrava nel parcheggio con la Lancia Y10 del padre, la ragazza di 26 anni è stata centrata in pieno da una Alfa Romeo Giulietta lanciata ad alta velocità. È successo ad Arce, nel Frusinate.

IL PADRE È RIMASTO FERITO

Lo scontro tra le due auto, su una delle quali viaggiava la 26enne con suo padre, sarebbe avvenuto a pochi metri dalla chiesa di Sant’Eleuterio, lungo la regionale ‘Valle del Liri’, poco prima della mezzanotte. Il padre e il conducente dell’altra auto, un 30enne residente a Colli, nella frazione di Monte San Giovanni Campano, sono rimasti feriti, ma non sarebbero in pericolo di vita. Sulla dinamica indagano i carabinieri di Sora e la procura di Cassino. La 26enne era una volontaria della protezione civile di Fontana Liri.

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Come superare l’abbuffata di Natale reinventando gli avanzi

Dopo menù infiniti serve riciclare il cibo. Pasticcio o frittata di pasta con i primi, polpette di tutti i tipi per i secondi, pappa al pomodoro, pancotto e basi per tiramisù: guida al Santo Stefano (e non solo) anti-spreco.

Diciamoci la verità: Natale è spesso anche una scusa per lasciarci andare al consumismo più sfrenato e giustificato. Nessuno bada a spese e, almeno per un giorno, tutti vogliono sentirsi Trimalcione. Via libera a sontuosi banchetti nel nome dell’opulenza, menù che vanno avanti all’infinito, a cui si vorrebbe dire basta, ma non si può perché è Natale.

MANCA LA COSCIENZA DELLO SPRECO

Durante il periodo delle feste il cibo dunque non manca, ma la coscienza dello spreco quasi sempre sì. Anziché buttare senza consapevolezza e in maniera selvaggia, forse sarebbe meglio pensarci prima, magari razionalizzando le vivande in base al numero dei commensali, oppure organizzarsi per il riciclo e dare una nuova vita agli avanzi.

ANTIPASTI: CI SALVERANNO LE TORTE SALATE

Partiamo dagli antipasti: considerando la lunghezza dei menù natalizi, bisognerebbe ridurli un po’. È vero che appena ci sediamo a tavola siamo affamati, ma dopo le prime cucchiaiate di insalata russa rinsaviamo e ci ricordiamo che ancora ci sono molte portate da affrontare. Gli antipasti sono sempre tra gli avanzi del giorno dopo. Come riciclarli? Le torte salate vanno sempre bene: preparate una pasta brisé con farina, sale e burro e farcitela con qualsiasi ingrediente: verdure, formaggio, salumi. Mettetela in forno e aspettate una ventina di minuti: avrete un ottimo secondo. L’insalata russa non potete metterla in forno, usatela per farcire dei fagottini di prosciutto cotto o mescolatela con il tuorlo bollito per delle uova ripiene. Avrete due piatti vintage che sono sempre di moda.

PRIMI: PASTICCIO E FRITTATA DI PASTA

La pasta fresca è un must natalizio: i tortellini in brodo dominano le tavole delle feste. Cosa farne se avanzano? Avete almeno due possibilità: il giorno dopo potete preparare un pasticcio di tortellini al forno, aggiungendo della passata di pomodoro e del parmigiano oppure infilzate tortellini avanzati in stecche di legno, a mo’ di spiedini, e friggeteli in una padella con olio, alla maniera bolognese. Se invece avete preparato delle tagliatelle, prendete come esempio i napoletani e date loro una nuova vita in una buonissima frittata di pasta. Basta poco: unite la pasta avanzata a uova, formaggio, pepe ed è fatta.

SECONDI: POLPETTE, POLPETTONE E COTOLETTE

I secondi delle feste saranno tanti, troppi. Impossibile non averci a che fare nei giorni successivi. Le idee per recuperarli sono diverse. Per esempio, il bollito avanzato è la base per realizzare dei buonissimi mondeghili, le polpette lombarde antispreco. Prepararli è facile: si impasta la carne del bollito con uova, parmigiano, pane raffermo, latte e pepe, si creano delle palline di forma ellittica, si impanano nel pangrattato e si friggono in burro o olio. Se avanza del baccalà, con lo stesso procedimento, aggiungendo aglio, patate lesse e prezzemolo, si ottengono dei bolinhos de bacalhau. Avete fatto troppo arrosto e non sapete cosa farne? Impastatelo con uova, formaggio, aglio, prezzemolo, prosciutto, mollica di pane ammollata nel latte, modellatelo a mo’ di grande palla allungata, mettetelo in una teglia su un soffritto di carota, cipolla e sedano, fatelo rosolare, bagnatelo con vino bianco e irroratelo di brodo, avrete un ottimo polpettone. Infine il cotechino, tagliato a fette, passato nelle uova, nel pangrattato, poi fritto, si trasforma in buonissime cotolette

PANE: BASE PER PAPPA AL POMODORO O PANCOTTO

Il pane è sempre sovrastimato durante le feste, se non fate in tempo a congelarlo, utilizzatelo raffermo in ricette di recupero, come la pappa al pomodoro e il pancotto. Entrambe sono molto facili da realizzare: per la prima basta preparare un soffritto con aglio, peperoncino, unire la salsa di pomodoro e poi aggiungere un po’ di brodo e il pane, che si deve inzuppare in modo da raggiungere la morbidezza giusta, senza però essere liquido. Per la seconda basterà ammorbidire il pane in un po’ di acqua calda e aggiungere, a seconda delle varianti, solo olio extravergine d’oliva e parmigiano, o anche speck, verdure o uova con formaggio.

DOLCI: I RESTI DEL PANETTONE NEL TIRAMISÙ

Infine i dolci. Quanti panettoni e pandori avanzeranno dalle feste? Tantissimi. Il modo più semplice per riutilizzarli è di inzupparli nel latte delle colazioni successive. Ma se avete voglia di qualcosa di più creativo, il suggerimento è di tagliarli a strisce, inzupparli nel caffè come base di un tiramisù, al posto dei savoiardi o della ciambella.

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Il ministro Fioramonti si è dimesso

Aveva chiesto con la manovra tre miliardi di euro per scuola e università. Le risorse non sono arrivate,.

Il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, si è dimesso il 25 dicembre con una lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte. Aveva chiesto 3 miliardi di euro con la manovra per finanziare scuola e università, anticipando che se le risorse non fossero arrivate avrebbe lasciato l’incarico. A metà dicembre l’esponente del M5s aveva manifestato apertamente il suo malcontento: «La scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I tre che ho chiesto io non sono la sufficienza, ma la linea di galleggiamento». Tredici giorni dopo, a 48 ore dall’approvazione definitiva della legge di bilancio, è passato dalle parole ai fatti.

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Le previsioni meteo fino a Capodanno 2020

Le feste proseguiranno all'insegna dell'alta pressione. Tempo prevalentemente soleggiato, con temperature decisamente più alte della media.

Il clima primaverile che ha caratterizzato il Natale continuerà a farsi sentire sull’Italia fino a Capodanno 2020. Le feste proseguiranno quindi all’insegna dell’alta pressione, che impedirà il passaggio di nuove perturbazioni. Il meteo sarà prevalentemente soleggiato, con temperature più alte della media.

LE PREVISIONI PER IL 26 DICEMBRE

Giovedì 26 dicembre al Nord tempo stabile e soleggiato su tutte le regioni; aumento della nuvolosità dalla sera con fiocchi di neve sulle Alpi di confine. Temperature in calo, massime tra 10 e 13. Al Centro annuvolamenti su Marche e Abruzzo, qui con isolate precipitazioni il mattino; soleggiato altrove. Temperature in lieve calo sulle adriatiche, massime tra 12 e 15. Al Sud nubi irregolari e residui rovesci al mattino su Basilicata e Salento; bel tempo prevalente altrove. Temperature in calo sulle adriatiche, massime tra 13 e 17.

LE PREVISIONI PER IL 27 DICEMBRE

Venerdì 27 dicembre un piccolo nucleo di aria instabile attraverserà rapidamente il Centro-Sud nel corso della giornata. Al mattino un po’ di nubi al Centro associate a brevi rovesci sul Lazio centrale. Qualche annuvolamento anche nel nord della Sardegna, sulle aree alpine di confine e al Nord-Est. Nel pomeriggio la nuvolosità si estenderà alle regioni meridionali e verso la Sicilia, ampie schiarite al Nord e sulla Toscana. Verso sera rovesci isolati in Sicilia, deboli precipitazioni isolate su Abruzzo e Molise, nevose sopra 900 metri circa. Temperature in lieve calo: diminuzione più sensibile al Sud. Venti dai quadranti settentrionali in prevalenza deboli o moderati.

LE PREVISIONI PER IL 28 DICEMBRE

Nella giornata di sabato 28 dicembre si assisterà a un flusso di aria decisamente più fredda da Nord-Est, che si avvertirà maggiormente sui settori orientali del Paese, al Sud e sulla Sicilia. I venti soffieranno da moderati a forti su tutte le regioni peninsulari e sulle Isole, intensificandosi tra sabato e domenica. Questo flusso di aria fredda sarà accompagnato da deboli nevicate sparse fino a quote collinari su Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria. Fiocchi di neve fino a 500-600 metri anche nel Nord della Sicilia.

LE PREVISIONI FINO A CAPODANNO 2020

In seguito un intenso anticiclone associato ad aria particolarmente mite si consoliderà sull’Europa Occidentale e anche sull’Italia. Come conseguenza, l’afflusso di aria fredda sulle regioni meridionali si esaurirà rapidamente, già da lunedì 30 dicembre, mentre sulle regioni centro-settentrionali si farà strada una massa d’aria eccezionalmente mite per la stagione. Gli ultimi giorni dell’anno e l’inizio del 2020 saranno quindi caratterizzati da tempo stabile su tutta l’Italia e temperature primaverili al Centro-Nord, in particolare in montagna, con valori anche di 10-12 gradi sopra la norma.

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Nel 2019 gli sbarchi dei migranti si sono ridotti del 50%

Nel 2019 gli sbarchi dei migranti in Italia si sono ridotti del 50%. I dati arrivano dal ministero dell’Interno, secondo..

Nel 2019 gli sbarchi dei migranti in Italia si sono ridotti del 50%. I dati arrivano dal ministero dell’Interno, secondo cui nell’anno che sta per finire sono arrivate sulle nostre coste 11.439 persone, rispetto alle 23.210 del 2018. La differenza con il 2017, quando gli sbarchi furono 118.914, è ancora più netta: – 90,3%.

Nel 2019 la maggior parte degli approdi via mare ha riguardato cittadini tunisini (2.654), seguono i pachistani (1.180) e gli ivoriani (1.135). I minori stranieri non accompagnati sono stati invece 1.618, circa mille in meno rispetto al 2018 e 14 mila in meno sul 2017.

Proprio il 25 dicembre papa Francesco, davanti a 50 mila fedeli radunati a piazza San Pietro, ha voluto lanciare un appello definendo i migranti «gli schiavi di oggi». Gesù, ha detto il papa, «sia difesa e sostegno per quanti, a causa delle ingiustizie, devono emigrare nella speranza di una vita sicura. È l’ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e mari, trasformati in cimiteri. È l’ingiustizia che li costringe a subire abusi indicibili, schiavitù di ogni tipo e torture in campi di detenzione disumani. È l’ingiustizia che li respinge da luoghi dove potrebbero avere la speranza di una vita degna e fa loro trovare muri di indifferenza».

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Viaggio da Nord a Sud tra i dolci tipici di Natale

Le ricette tradizionali che resistono alla dittatura del panettone. Accomunate dal fil rouge del recupero. E spesso a base di pane o polenta.

Se pensate di avere già raggiunto il picco glicemico con l’assaggio di panettoni random, pre feste, sappiate che il meglio deve ancora arrivare. Natale significa anche zuccheri a go-go. Ricordate che dopo abbuffate di pasta fresca, carne, pesce, frutta secca e chi più ne ha più ne metta, dovrete lasciare spazio ai tanti, tantissimi dolci che bisognerà mangiare in maniera sistematica. In tutte le regioni italiane c’è uno zoccolo duro di pasticceria tradizionale che resiste alla dittatura del panettone e del pandoro. Specialità locali che si tramandano da generazioni e che sono accomunate dal fil rouge del recupero. Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di ricette povere e contadine, nate dalla necessità di non sprecare gli avanzi. Spesso a base di pane o polenta, arricchiti di frutta secca, canditi e uvetta. Iniziamo il nostro giro d’Italia per scoprirli, regione per regione.

LA FLANTZE VALDOSTANA E LA PINSA VENETA

In Valle d’Aosta potrete assaggiare la Flantze, un pane di forma rotonda, fatto con farina integrale, di solito di segale o di frumento, burro, zucchero, uvetta, mandorle, noci e scorza d’arancia. In Piemonte non può mancare il Tronchetto, il cui nome, secondo la leggenda, deriva dall’usanza di mettere sul fuoco, durante le feste, un ceppo di legno più grosso del solito perché durasse tutta la notte. Viene preparato con farina, burro, uova, marroni, brandy, panna e cioccolato. Ma c’è anche il Crumbot, un dolce piemontese povero: una pasta frolla antropomorfa che riproduce il bambin Gesù e viene fatta con farina del grano San Pastore, uova, burro, zucchero, un pizzico di lievito, arance, ciliegie candite e gocce di cioccolato. Tonda o rettangolare, la Pinsa veneta è un dolce antispreco, figlio di una cultura contadina che faceva del recupero virtù. Nato povero, veniva fatto con pane raffermo o polenta avanzata, poi nel tempo è stato arricchito di ingredienti. Oggi si prepara con farina bianca, farina gialla, lievito, latte, zucchero, uova, fichi, semi di finocchietto e uva passa.

LA BISCIOLA, IL PANETTONE VALTELLINESE

Oltre a essere la patria del panettone, la Lombardia ha dato i natali anche a Bisciola e Miascia. La Bisciola è considerato il panettone valtellinese: farina di grano saraceno, fichi, frutta secca e uvetta. La Miascia nasce come ricetta di riciclo per recuperare il pane secco ammollato nel latte e impastato con uova, frutta e frutta a guscio. In assenza del pane, si preparava una pasta di semplice farina, bianca e gialla. Ancora oggi è un dolce casalingo diffuso nel Comasco e nella Brianza e presenta varianti, sia nelle farine (in alcune città viene usata quella di castagne), sia negli ingredienti (scorze di agrumi, polvere di cacao, fichi secchi, ma anche liquore e amaretti). Farina, uova, burro, zucchero e lievito sono alla base dello Zelten, il pan dolce del Trentino Alto Adige, insaporito di frutta secca e canditi. Le varianti sono tante, ma si può distinguere tra la versione trentina, che prevede più pane e quella suditirolese che privilegia la frutta. Il Natale friulano si traduce con Gubana, un antico dolce lievitato a forma di chiocciola, ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone.

In tutte le province emiliane è diffusa la Spongata, una torta di pasta brisée, farcita di marmellata di mele e pere, frutta candita, pinoli e mandorle e ricoperta da un secondo strato di sfoglia

Al Pandöçe o Pan Döçe natalizio i liguri non rinuncerebbero mai. Un pane impreziosito da pinoli, uvetta e frutta candita, un tempo molto diffuso tra i marinai grazie al plus della sua lunga durata. In Emilia il panettone ha molti competitor. Il Pampepato o Pampapato di Ferrara (da pan del papa, perché a lui dedicato) ha la forma di zuccotto, è fatto con mandorle o nocciole finissime, gustosi canditi, spezie profumate; la calotta è ricoperta da cioccolato fondente. A Bologna il Certosino, o Pan Speziale, è una ciambella bassa insaporita da mandorle, pinoli, cioccolato fondente e canditi, miele e mostarda. Simile, ma arricchito da Cognac o vino bianco passito, è il Panone, sempre made in Bologna. Nelle tavole natalizie bolognesi, inoltre, si può trovare la Pinza, dolce da forno figlio della tradizione contadina: un rotolo di farina, burro e uova che stringe, come una pinza, un ripieno di mostarda (confettura tipica preparata con cotogne e prugne). In tutte le province emiliane è diffusa la Spongata, una torta di pasta brisée, farcita di marmellata di mele e pere, frutta candita, pinoli e mandorle e ricoperta da un secondo strato di sfoglia.

Dalla forma rotonda e dalla superficie rugosa con ostia alla base, bianco o nero (a seconda che venga spolverato con zucchero a velo o cacao), il Panforte è tipico del Senese, ma diffuso in tutta la Toscana. Presenta un forte gusto di spezie e di frutta candita, è consistente e si presenta leggermente gommoso al palato. Oltre al Panforte, in Toscana troviamo anche i Ricciarelli, biscotti di pasta di mandorla, con agrumi e cannella. La Cicerchiata (piccole sfere di pasta di farina, uova e zucchero, unite dal miele) è diffusa in tutto il Centro (Abruzzo, Marche, Lazio, Umbria, Toscana) e deve il suo nome a un legume antichissimo che ha trovato in questa parte della penisola il tuo terreno d’elezione e che richiama le dimensioni delle palline fritte, la cicerchia. Di forma rotonda è anche il Panpepato, specialità popolare umbra a base di noci, nocciole, mandorle, cannella, noce moscata, cioccolato, miele, uvetta, cacao e pepe.

UN NATALE A BASE DI MANDORLE E CIOCCOLATO

Il Natale marchigiano è a base di Bostrengo che, con nomi diversi, domina la scena. Anche questa volta alla base c’è la volontà di non sprecare, quindi pane raffermo arricchito di frutta secca (fichi in primis) e candita, mosto cotto, scorza di agrumi e uvetta. In Abruzzo è il Parrozzo il re incontrastato delle feste: una pagnotta semisferica a base di farina di mandorle, uova e cioccolato. L’invenzione si deve a Luigi D’Amico, un pasticcere di Pescara che fu ispirato dal pane di granturco dei contadini. La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il parrozzo fu Gabriele d’Annunzio, che, estasiato dal nuovo dolce, scrisse un madrigale “La Canzone del Parrozzo”. Di origini nobili è il Pangiallo romano, che risale alla Roma Imperiale. Veniva preparato durante la festa del solstizio d’inverno, in modo che con il suo colore dorato, potesse favorire il ritorno del sole. Tradizionalmente il pangiallo era realizzato con frutta seccamiele e cedro candito, che veniva sottoposto a cottura e ricoperto da uno strato di pastella d’uovo. Oggi si aggiunge anche lo zafferano. Fino a poco tempo fa, le massaie romane, per risparmiare, mettevano i noccioli essiccati della frutta estiva, ora sostituiti da mandorle e nocciole.

LE ZEPPOLE E GLI STRUFFOLI CAMPANI

Nella tradizione campana spiccano gli Struffoli: stesso concetto della Cicerchiata, quindi palline di pasta fritta, tenute insieme dal miele e sistemate a mo’ di montagnetta. A Napoli si fanno notare anche i Roccocò e i Susamielli. I primi, a forma di ciambella, sono a base di mandorle, farina, zucchero, cacao, canditi e spezie varie. Pare siano stati inventati nel 1320, dalle monache del Real Convento della Maddalena, mentre il nome deriva dal francese “rocaille”, elemento decorativo a forma di roccia o conchiglia. I Susamielli sono dei biscotti duri di forma rotonda o a esse, fatti con farina, miele, noci tritate e un grammo di ammoniaca. In Campania non possono mancare inoltre le Zeppole, ciambelle fritte, profumate e colorate dai diavulilli, confettini colorati. In Puglia Natale significa soprattutto Cartellate. Delle piccole rose, fatte da un semplice impasto di olio, vino bianco e farina: vengono fritte e poi passate nel vincotto, di vino o di fichi. Friabili e croccanti, hanno origini molto antichi, la leggenda narra che venissero fatte in Egitto per i faraoni, la tradizione popolare attribuisce loro un alto valore simbolico e le paragona alle lenzuola di Gesù.

In Molise imperversano i Cippillati, mezzelune di pasta frolla ripieno di marmellata di amarene

In Molise imperversano i Cippillati, mezzelune di pasta frolla ripieno di marmellata di amarene. Si può riempire di marmellata di amarene anche il Calzoncello fritto lucano che, nella sua forma più tradizionale, è ripieno di castagne e cioccolato. La Pitta ‘Nchiusa (o ‘mpigliata) è un dolce natalizio identitario della Calabria. Ha la forma di torta di rose ed è diffuso, con varianti, soprattutto nelle province di Cosenza e di Crotone. L’impasto dell’involucro prevede l’utilizzo di farina di grano duro, zucchero, olio extravergine d’oliva, succo di arancia, liquore dolce, cannella, chiodi di garofano. Nel ripieno l’uva passa viene resa ancora più gustosa da noci tritate, Mandarinetto, liquore all’anice, succo di arancia, cannella e chiodi di garofano.

IN SICILIA NON MANCANO BUCCELLATI E CUDDUREDDI

Il Natale calabro prevede anche tanti altri dolci: Susumelli o Susumelle (biscotti di farina, miele, mandorle tritate, uvetta, ricoperti di glassa o cioccolato), Lumini (biscotti rotondi di mandorla, ricoperti di glassa e ripieni di cioccolato), Muicate (paste di mandorle), ‘Mpignolata (palline di pasta fritta legate con il miele, più piccole degli Struffoli), Zeppole (bocconcini di pasta lievitata fritta e insaporita con uvetta), Curuje dolci (ciambelle di pasta lievitata, fritte e zuccherate), Crocette di fichi (fichi secchi, ripieni di noci, mandorle e scorza d’arancia). Nella provincia di Cosenza non possono mancare gli stratosferici Turdilli: gnocchi dolci di farina, vino cotto e miele. Il Natale siciliano è all’insegna dei Buccellati, dolci che possono assumere diverse forme a seconda della provenienza e sono a base di pasta frolla con un ripieno ricco di fichi secchi. Simili ai buccellati, i Cuddureddi o Cuddrureddi, fatti con farina e sugna e ripieni di marmellata di fichi, mandorle o melone.

I DOLCI ISOLANI, DALLA CUBAITA ALLE TIRICCAS

Sulle tavole siciliane non manca la Cubaita, un torrone isolano, a base di frutta secca o sesamo, miele e scorza d’arancia. In Sardegna vanno forti le Seadas, ravioli di pasta dolce fritta, ripiena di formaggio e condita con il miele; i Papassinos, grossi biscotti preparati con un impasto di pasta frolla, uva passa, mandorle, noci, scorza di limone grattugiata, miele e le Tiriccas, fatti con farina e strutto, e ripieni di sapa, il caratteristico mosto cotto sardo.

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La storia di Jenni Cerea e della sua patologia genetica rara

La 36enne bergamasca ha la sindrome di Ehlers Danlos da 14 anni. È costretta a letto e i sintomi sono dolorosi: dal mal di testa alle parestesie su tutto il corpo. Solo in America è riuscita a curarsi. Ma gli interventi sono costosi. Così ha fondato una onlus per raccogliere fondi. La videointervista di Lettera43.

Una cascata di morbidi capelli ricci raccolti in una coda, intensi occhi castani e una voce tranquilla ma determinata. Jenni Cerea è una giovane donna bergamasca di 36 anni. Da quando ne aveva 22 è costretta a trascorrere le sue giornate a letto a causa di una patologia genetica rara, molto grave e invalidante.

PROBLEMA AL TESSUTO CONNETTIVO

Si chiama sindrome di Ehlers Danlos e colpisce il tessuto connettivo che circonda la maggior parte degli organi. La componente principale del tessuto connettivo è il collagene, che si occupa dell’elasticità e che nei pazienti affetti da questa malattia è mutato, ossia più elastico. Questa mutazione comporta varie conseguenze negative a livello muscolare e scheletrico.

TANTI FARMACI DA PRENDERE OGNI GIORNO

Ma tutto questo si traduce anche in una valanga di sintomi molto dolorosi con cui Jenni è costretta a convivere quotidianamente da 14 anni. Mal di testa e vertigini costanti, parestesie a tutto il corpo e insensibilità in varie parti, dolore al torace alla schiena, problemi cardiocircolatori come la tachicardia che aumenta in posizione seduta, crisi della pressione, difficoltà di coordinazione, difficoltà di movimento a volte di deglutizione e respirazione, nausea e mancanza di equilibrio. E per cercare di lenire almeno un poco lo straziante dolore fisico Jenni assume tutti i giorni una dose di farmaci da cavallo.

  • Guarda la videointervista

GLI SPECIALISTI ITALIANI SENZA SOLUZIONI

Gli specialisti italiani non sono riusciti a fornirle risposte e soluzioni efficaci per contrastare la sua patologia, se non quella di rassegnarsi a un continuo e inesorabile peggioramento. Ma Jenni è una forza della natura e non si è arresa di fronte al loro ineluttabile verdetto. Si è rivolta ad altri luminari ma per farlo ha dovuto volare negli Stati Uniti.

SOLO IN AMERICA HA TROVATO LE CURE (COSTOSE)

Lì è stata presa in carico da medici molto competenti che l’hanno sottoposta a diversi interventi chirurgici, esami e visite specialistiche per farla stare meglio. Il percorso clinico sta dando buoni risultati ma non si è ancora concluso. Jenni dovrà sottoporsi ad altri interventi. In America però la sanità è privata e le spese mediche sono a completo carico suo e della famiglia. Ma non sono in grado di sostenerle interamente. Così, mettendo da parte il suo orgoglio, Jenni ha deciso di chiedere aiuto agli altri, a tutti noi. Ciascuno di noi, nel suo piccolo, può offrire il suo contributo affinché lei possa tornare a uscire di casa, andare al cinema, a ballare, a studiare e molto altro ancora. Tutte possibilità che alle sue coetanee sono concesse e che la malattia le ha distrutto con la violenza di un uragano.

LA ONLUS E IL SITO PER LE DONAZIONI

Jenni ha fondato la “giornopergiornoonlus (https://www.giornopergiornonlus.it/) tramite la quale chiunque lo voglia può aiutarla a sostenere il suo percorso medico e riabilitativo.

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Morto il campione di nuoto under 18 Dario D’Alessandro

Vittima di un incidente stradale in Versilia: era in scooter e si è scontrato con un'auto mentre stava tornando a casa nella notte di Natale.

Tragedia in Versilia. Il 16enne Dario D’Alessandro, campione italiano under 18 di nuoto pinnato, è morto in un incidente stradale avvenuto nella notte di Natale a Capezzano Pianore, frazione di Camaiore. Secondo una prima ricostruzione, il giovane viaggiava in sella al suo scooter e avrebbe prima urtato un’automobile che lo precedeva, poi sarebbe finito contro un muretto. La vittima stava tornando a casa dopo una serata trascorsa con gli amici a Pietrasanta.

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Un prete ha usato un aereo per benedire la comunità con 380 litri di acqua santa

La storia arriva dalla Lousiana, nel Sud-Est degli Stati Uniti. Protagonista padre Matthew Barzare: «Così abbiamo potuto mandare la benedizione su una zona più vasta».

La storia arriva dalla Lousiana, nel Sud-Est degli Stati Uniti. Qui un prete ha usato un piccolo aereo per spargere 380 litri di acqua santa sull’intera comunità di Cow Island, nei pressi della città di Lafayette. L’idea, secondo l’Independent, è stata del missionario L’Eryn Detraz, nativo della zona ma residente in Ohio. La proposta è stata accolta da padre Matthew Barzare, che ha benedetto l’acqua prima di farla caricare sul piccolo aereo, di solito utilizzato per spargere fertilizzanti o pesticidi sulle coltivazioni. «Così abbiamo potuto mandare la benedizione su una zona più vasta», ha raccontato il sacerdote, spiegando che al pilota è stato detto di sganciare l’acqua santa su chiese, scuole, negozi di alimentari e luoghi di ritrovo della comunità.

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I 10 luoghi più belli (e meno banali) per il Natale 2019

San Candido, nelle Dolomiti, per i romantici. In Norvegia con l'aurora boreale. Nella provincia di Rieti dove nacque il primo presepe. E poi Sutri, Bruges, Mar Baltico: idee alternative su dove trascorrere le festività.

1. MATERA: NATALE DI SASSI E CULTURA

Matera è città europea della Cultura del 2019 e un presepe naturale vivente. Anche questo Natale è la scenografia di una grande rievocazione, nelle date del 7-8 dicembre, del 14-15 dicembre, 21-22 dicembre e del 27-28-29 dicembre. Un itinerario tra figuranti e case di sassi del presepe di circa un’ora e mezzo dal centro storico al rione Sasso Barisano. Immancabile una visita per le festività nella provincia lucana, anche per vivere gli ultimi eventi di arte e cultura delle celebrazioni del 2019.

2. BETLEMME, LA CITTÀ DEL NATALE

Betlemme, in Palestina, è la città del Natale più lungo al mondo. Le festività cristiane nei luoghi di Gesù iniziano ogni anno con l’Avvento (il primo dicembre) e si chiudono il 19 gennaio con il Natale armeno (dopo Natale dei cattolici e protestanti il 25 dicembre il Natale degli ortodossi il 6 e 7 gennaio). Liturgie, sfilate e feste di piazza, visite alle falegnamerie e ai luoghi sacri come la Basilica della Natività restaurata dagli italiani che contiene la cripta della grotta: un clima unico, da vivere a fine anno. Si raggiunge con voli low-cost per Tel Aviv.

3. SAN CANDIDO PER I PIÙ ROMANTICI

San Candido, nelle Dolomiti, è molto più che una meta per mercatini natalizi: è la porta per il Parco naturale delle Tre cime di Lavaredo e tra i luoghi più incantevoli delle Alpi. L’atmosfera è fiabesca sin dalle settimane dell’Avvento: una settimana bianca per Natale nel borgo tirolese dell’Alta Val Pusteria è immancabile per le coppie romantiche. E per chiunque voglia sciare tra i panorami delle montagne più suggestive d’Europa.

4. A TROMSO VIGILIA CON L’AURORA BOREALE

Una meta alternativa alla casa finlandese di Babbo Natale, in Lapponia, è Tromsø, in Norvegia, il centro culturale del Circolo polare artico dalle luminose estati e dai Natali avvolti nell’oscurità. All’apparenza: la città del Sole a mezzanotte, casa di ispirati scrittori e musicisti, d’inverno è la terra dei bagliori delle aurore boreali, di lunghe traversate in slitte, interminabili nevicate e nottate di storie di troll ed elfi. Un luogo remoto, ma accessibile: dall’Italia si raggiunge in aereo con uno scalo.

5. GRECCIO, DOVE NACQUE IL PRIMO PRESEPE

Alzi la mano chi sa che il primo presepe al mondo fu opera di san Francesco, nell’Alto Lazio. Nel 1123 il santo dei poveri era appena rientrato dalla Palestina. Visitando Greccio (dal 2016 tra i borghi più belli d’Italia) ritrovò l’atmosfera della città della Natività e ordinò al cappellano di scegliere una grotta e di costruirvi dentro una mangiatoia. Da allora il borgo medievale della provincia di Rieti (gemellato con Betlemme) è famoso per la rievocazione del presepe nei luoghi originari e con i dialoghi del santo.

6. BRUGES: UN NATALE DI LUCI E PRALINE

Una meta europea più classica, ma di nicchia, per vivere l’atmosfera intima delle festività è la città fiamminga di Bruges, in Belgio. Meno assaltato per i mercatini delle città tedesche e austriache, il capoluogo delle Fiandre conta anche 55 cioccolaterie. Un Natale tra le praline, oltre che tra i presepi e gli eleganti addobbi tra le strade e i canali medievali. Volendo, per i cultori a Bruges c’è anche il museo del cioccolato Choco Story.

Natale 2019 10 luoghi Amalfi
La Calata della stella cometa, Amalfi.

7. AD AMALFI DOVE SCENDE LA COMETA

D’inverno la Costiera amalfitana regala il Natale più mediterraneo e coreografico. La vigilia del 24 dicembre tra Atrani, il borgo più piccolo d’Italia, e Amalfi, nel litorale patrimonio dell’Unesco va in scena la spettacolare Calata della stella cometa: da più di 140 anni una palla infuocata con centinaia di fiaccole viene fatta scivolare dai monti per 300 metri su un cavo d’acciaio fino alle terrazze panoramiche. Un clima magico tra le luminarie di borghi incastonati come gioielli e fuochi d’artificio.

Natale 2019 10 luoghi Dubai
Natale a Dubai. GETTY.

8. AL CALDO A DUBAI O SUL MAR ROSSO

Per staccare dalla tradizione, le ferie natalizie sono un periodo ottimo anche per svernare una settimana al caldo, tra il Mar Rosso e Dubai. Con pacchetti low cost si può volare in un resort di Sharm el Sheik, da Natale fino a Capodanno: le prenotazioni dall’Italia per l’Egitto di queste festività sono in aumento del 39% rispetto al 2018. Un altro Natale esotico sempre più gettonato è a Dubai, negli Emirati: più costoso, ma con delle offerte. E un fine 2019 col botto.

9. SUTRI, IL VILLAGGIO ETRUSCO DI BABBO NATALE

La casa italiana di Babbo Natale è a Sutri, nel cuore della Tuscia. Tra le mura etrusche e medievali in tufo, per le festività della fine dell’anno viene creato un villaggio di Natale tra i più caratteristi d’Italia, a una trentina di chilometri da Roma. Il borgo del Viterbese, nel club dei borghi più belli della penisola, è assaltato da famiglie con bambini, impazienti di entrare nelle stanze dei balocchi Santa Claus e della Befana. Tra i luoghi che furono celebrati anche dal Petrarca.

10. SUL BALTICO DOVE NACQUE L’ALBERO DI NATALE

Più incerto è il primato sulla tradizione dell’albero di Natale. Le tre capitali baltiche si litigano la palma di città del primo albete addobbato, e tengono molto al clima natalizio. Queste festività sono in ogni caso il periodo più caratteristico per visitare Tallin (Estonia), Vilnius (Lituania) e Riga (Lettonia), dove una targa in otto lingue ricorda il “primo albero di Capodanno” del 1510. Spostarsi tra le tre Repubbliche baltiche è facile anche in autobus, dopo un volo low cost dall’Italia.

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Conte a Taranto rassicura sul futuro dell’Ilva

Il premier in città fa visita all'ospedale e agli operai. E promette: «Sul piano industriale ci mettiamo la faccia, ho fiducia nel rilancio di quest'area».

La vigilia di Natale a Taranto, per assicurare l’impegno dello Stato sulla delicata questione che vede al centro lo stabilimento ArcelorMittal. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha trascorso la giornata del 24 dicembre prima in ospedale e poi con gli operai, ribadendo la ferma volontà del governo di far fronte alla vertenza.

«SUL PIANO INDUSTRIALE LO STATO CI METTE LA FACCIA»

«Stiamo lavorando al piano industriale, abbiamo ormai confermato che ci sarà il coinvolgimento dello Stato, lo Stato ci metterà la faccia», ha detto Conte. «Vogliamo migliorare questo piano, renderlo sempre meno carbonizzato, lo Stato è una garanzia per tutti». «Sono qui per portare la testimonianza dell’attenzione e della premura per questa comunità ferita», ha spiegato il premier nel corso di un punto stampa. «Quando sono venuto qui ho promesso che il sistema Italia avrebbe lavorato per alleviare le sofferenze».

«MOLTO FIDUCIOSO SUL RILANCIO DI QUESTA CITTÀ»

«Alcune misure le abbiamo approvate, altre le approveremo», ha poi proseguito Conte soffermandosi sul decreto “cantiere Taranto” che il governo è chiamato a varare nei prossimi giorni. «Nel complesso sta venendo una bella risposta che offriamo per il rilancio di questa città. Sono molto fiducioso, l’Italia è membro del G7, è impossibile che l’Italia non riesca a risollevare una città».

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Dopo Natale arriva l’eclissi di Sole di Santo Stefano

Visibile dall'Arabia all'Australia sarà anulare. Un'altra seguirà il 21 giugno e poi di nuovo a dicembre 2020.

Se i doni sotto l’albero di Natale saranno deludenti, ci sarà modo di rifarsi il giorno di Santo Stefano, quando il Sole e la Luna ci regaleranno un anello di fuoco disegnato nel cielo: l’ultima eclissi solare del 2019. Lo spettacolo non sarà direttamente visibile dall’Italia, ma potranno goderselo tutti coloro che per le vacanze hanno prenotato un viaggio verso Est: il cono d’ombra spazzerà infatti una vasta fetta del globo che va dall’Arabia Saudita al Kenya fino all’India, la Thailandia, le Filippine e la parte nord-occidentale dell’Australia.

DALL’ARABIA SAUDITA FINO ALL’AUSTRALIA

Per una manciata di minuti il giorno diventerà buio come la notte, anche se nel cielo continuerà a brillare un sottilissimo cerchio di luce: l’eclissi sarà anulare perché, anche nel momento culminante, il disco lunare non riuscirà a coprire completamente quello del Sole. In questi giorni, infatti, la Luna si trova vicina all’apogeo, il punto più distante dalla Terra, e per questo ci appare più piccola del 3% rispetto al Sole. Per quanto scenografico, questo gioco di ombre non sarà innocuo per la vista, per cui non dovrà essere ammirato a occhio nudo senza le dovute precauzioni.

IL 10 GENNAIO ECLISSI DI LUNA IN PENOMBRA

Come tutte le eclissi solari, anche questa avverrà a circa due settimane di distanza da un’eclissi di luna, che cadrà il prossimo 10 gennaio: purtroppo sarà un’eclissi di penombra, quindi difficile da distinguere dalla solita Luna piena.

LE ECLISSI DEL 2020: 21 GIUGNO E 14 DICEMBRE

Il Sole, invece, tornerà a dare grande spettacolo con un’altra eclissi anulare il 21 giugno, visibile anche dall’Italia, e poi il 14 dicembre 2020, con un’eclissi totale visibile dal Sud America e dall’Antartide.

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Micaela Biancofiore lascia Forza Italia

La deputata se ne va nel gruppo misto dopo 26 anni di militanza: : «Siamo diventati come i grillini, uno vale uno senza distinguo, senza storia, senza rispetto per le persone».

Passa al gruppo misto la deputata Micaela Biancofiore, 26 anni di militanza in Forza Italia. «Con la morte nel cuore, ma anche liberata. La Forza Italia nella quale sono nata e cresciuta, non esiste più». ha annunciato nella nottata della vigilia di Natale Biancofiore. La politica del Trentino Alto Adige sembra, infatti, non condividere più le scelte della dirigenza: «Siamo diventati come i grillini, uno vale uno senza distinguo, senza storia, senza rispetto per le persone», si limita a commentare.

GIAMMANCO: «SPERO CHE BERLUSCONI NE TENGA CONTO»

Sull’addio di Biancofiore forzista di lungo corso, dalla fondazione del partito, è arrivato il commento della vicepresidente del gruppo forzista al Senato Gabriella Giammanco: «Mi auguro che il Presidente Berlusconi, al quale Micaela Biancofiore ha sempre mostrato lealtà incondizionata, tenga nella giusta considerazione un gesto e un segnale così forte da parte di chi, in passato, non avrebbe mai lontanamente immaginato un simile epilogo». «Dal ’94», ha aggiunto Giammanco, «la collega Biancofiore ha militato con grande passione e abnegazione in Forza Italia ed è, quindi, con estrema amarezza che apprendo la notizia del suo passaggio al Gruppo misto. «Michaela è sempre stata in prima fila in qualsiasi competizione elettorale, anche candidandosi in prima persona ha dimostrato di avere un suo importante seguito elettorale e con costante impegno ha tutelato le istanze del Trentino Alto Adige, mostrando una conoscenza e un’attenzione rare nei confronti del suo territorio. Il nostro partito non può e non deve perdere figure così rappresentative della nostra storia politica, accadimenti simili dovrebbero indurre tutti ad una profonda riflessione», conclude Giammanco.

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Micaela Biancofiore lascia Forza Italia

La deputata se ne va nel gruppo misto dopo 26 anni di militanza: : «Siamo diventati come i grillini, uno vale uno senza distinguo, senza storia, senza rispetto per le persone».

Passa al gruppo misto la deputata Micaela Biancofiore, 26 anni di militanza in Forza Italia. «Con la morte nel cuore, ma anche liberata. La Forza Italia nella quale sono nata e cresciuta, non esiste più». ha annunciato nella nottata della vigilia di Natale Biancofiore. La politica del Trentino Alto Adige sembra, infatti, non condividere più le scelte della dirigenza: «Siamo diventati come i grillini, uno vale uno senza distinguo, senza storia, senza rispetto per le persone», si limita a commentare.

GIAMMANCO: «SPERO CHE BERLUSCONI NE TENGA CONTO»

Sull’addio di Biancofiore forzista di lungo corso, dalla fondazione del partito, è arrivato il commento della vicepresidente del gruppo forzista al Senato Gabriella Giammanco: «Mi auguro che il Presidente Berlusconi, al quale Micaela Biancofiore ha sempre mostrato lealtà incondizionata, tenga nella giusta considerazione un gesto e un segnale così forte da parte di chi, in passato, non avrebbe mai lontanamente immaginato un simile epilogo». «Dal ’94», ha aggiunto Giammanco, «la collega Biancofiore ha militato con grande passione e abnegazione in Forza Italia ed è, quindi, con estrema amarezza che apprendo la notizia del suo passaggio al Gruppo misto. «Michaela è sempre stata in prima fila in qualsiasi competizione elettorale, anche candidandosi in prima persona ha dimostrato di avere un suo importante seguito elettorale e con costante impegno ha tutelato le istanze del Trentino Alto Adige, mostrando una conoscenza e un’attenzione rare nei confronti del suo territorio. Il nostro partito non può e non deve perdere figure così rappresentative della nostra storia politica, accadimenti simili dovrebbero indurre tutti ad una profonda riflessione», conclude Giammanco.

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Oliverio rinuncia alla ricandidatura in Calabria

Il governatore uscente fa un passo indietro con una lettera indirizzata al segretario del Pd Nicola Zingaretti. «Sarà la storia a fare giustizia».

Il governatore della Calabria Mario Oliverio si ritira dalla corsa alla riconferma alla guida della Regione. «Pur ritenendo di avere tutte le ragioni del mondo, non faccio dividere il bambino a metà. Di altri sono e saranno le responsabilità», ha scritto Oliverio in una lettera indirizzata al segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti. «La Storia si incaricherà di fare giustizia di tutto, presto o tardi. Io faccio un passo indietro per non consentire che venga distrutto e dilaniato un patrimonio che è la mia storia politica».

STRADA SPIANATA PER CALLIPO

Oliverio ha così accolto l’invito di Zingaretti, che aveva chiesto al governatore uscente di farsi da parte, spianando il campo alla candidatura di Pippo Callipo. Nella lettera al segretario dem, Oliviero cita la parabola biblica di Re Salomone, sulle due donne che reclamavano la maternità di un bimbo, e richiama «la storia di Fausto Gullo e dei braccianti poveri e diseredati, la storia dei morti di Melissa, la storia delle lotte contro la ‘ndrangheta, la storia di Giannino Losardo e di Peppe Valarioti e dei tanti uomini e donne assassinati per l’affermazione dei diritti, per la legalità e la giustizia; la storia di Riace e di ciò che rappresenta, la storia di tanti giovani che credono nel riscatto di questa terra; la storia della mia famiglia. La storia di ieri e di oggi che prosegue».

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Bimbo di cinque mesi in coma: la madre lo aveva scosso per farlo dormire

Condizioni disperate per il piccolo, ricoverato in terapia intensiva a Padova. La donna indagata per lesioni gravissime aggravate.

Sono disperate le condizioni del bimbo di cinque mesi che da sabato si trova in ospedale in coma a Padova. Il piccolo è nel reparto di terapia intensiva di Pediatria dopo che la madre lo ha violentemente scosso perché non dormiva. I medici hanno richiesto l’intervento della commissione per la morte cerebrale. I fatti sono accaduti nella casa che la giovane famiglia condivide a Mestrino.

LA MADRE INDAGATA PER LESIONI AGGRAVATE GRAVISSIME

La donna, 29 anni, è indagata per lesioni gravissime aggravate. È stata lei stessa a confessare ai carabinieri e al magistrato Roberto Piccione di aver «cullato troppo forte» il piccolo, che non ne voleva saperne di dormire. La mamma, di origini vicentine, ha chiamato il 118 dopo aver visto che il piccolo non respirava più. Se i fatti venissero confermati dalla visita di due esperti delegati dalla procura, che effettueranno un accertamento venerdì, il caso rientrerebbe nel “Baby shake syndrome”, la sindrome del bambino scosso che nei piccoli provoca gravissimi danni cerebrali e neurologici.

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Gli Usa pensano al ritiro dall’Africa occidentale

La decisione è attesa in gennaio. Poi è prevista la valutazione dei programmi per l'America Latina.

Grandi manovre di fine anno al Pentagono. Gli Stati Uniti d’America potrebbero ritirare le truppe dall‘Africa occidentale. Lo riporta il New York Times citando alcune fonti, secondo le quali le proposte allo studio sono la prima fase dell’esame sul dispiegamento delle forze americane nel mondo. Dopo l’Africa Occidentale, per la quale una decisione è attesa in gennaio, il Pentagono valuterà i piani per l’America Latina.

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Tecnico muore folgorato in una cabina elettrica in Liguria

Stefano Strada, 45 anni, sposato e padre di due figli, dipendente della ditta Temar di Chiavari, stava riparando un guasto. Inutili i soccorsi e l'intervento del 118.

Tragedia sul lavoro a Casarza Ligure, in via Tangoni, dove un tecnico della ditta Temar di Chiavari, Stefano Strada, è morto folgorato all’interno di una cabina elettrica con alta tensione dove stava riparando un guasto. Sul posto i carabinieri, il magistrato di turno e i medici del 118 che hanno constatato il decesso.

INUTILE L’INTERVENTO DEI VIGILI DEL FUOCO

La vittima aveva 45 anni, era sposato e aveva due figli di nove e 11 anni. L’uomo, che risiedeva nel vicino Comune di Mezzanego stava facendo un intervento in una cabina elettrica all’interno della fabbrica Comer. Era assistito da un collega in un impianto da 15 mila volt, ma per cause non ancora accertate la media tensione ha continuato a erogare energia e lo ha folgorato. Il collega, disperato, ha dato l’allarme, ma a nulla è servito l’intervento dei vigili del fuoco di Chiavari e del 118.

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Una nuova ondata di mercenari invade la Libia

Almeno 3 mila miliziani sudanesi combattono nel Paese al fianco del generale Haftar. Centinaia di altri sono in arrivo.

Una nuova ondata di mercenari sudanesi è arrivata in Libia per combattere al fianco di Khalifa Haftar contro le forze governative di Tripoli. Lo riferisce il Guardian, citando i comandanti di due formazioni mercenarie sudanesi. «Molti giovani stanno arrivando e abbiamo vari problemi logistici», afferma uno dei comandanti delle milizie sudanesi, secondo il quale ci sono già «almeno 3 mila uomini» che combattono al libro paga di Haftar e centinaia di altri starebbero per arrivare.

LA FINE DELLA GUERRA SEMPRE PIÙ LONTANA

Insieme all’influenza sempre maggiore delle potenze regionali nel Paese, le nuove ondate di mercenari rischiano di prolungare ancor di più una guerra molto lontana dal concludersi.

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Auto a maggio sul nuovo Ponte Morandi

L'annuncio del sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione Bucci durante un sopralluogo col governatore Toti.

Le prime auto potrebbero circolare sul nuovo Ponte Morandi già a maggio. L’annuncio è arrivato sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera Marco Bucci durante un sopralluogo al cantiere con il governatore della Liguria Giovanni Toti.«Tutti i lavori edilizi, non quelli di acciaio ma le pile, saranno terminati entro la fine di gennaio», ha spiegato Bucci. «Questo consentirà di vedere a metà marzo il ponte completo con tutte le infrastrutture in acciaio montate. A metà maggio, pensiamo, potrà passare la prima macchina».

TOTI: «IL CANTIERE AVANZA E LO VEDETE CRESCERE»

«Il cantiere del ponte va avanti tutti i giorni e lo vedete crescere», ha aggiunto Toti, «anche se, ovviamente, il maltempo ha pesato sulla Liguria e sulle lavorazioni in cantiere. Io resto ottimista sul fatto che, settimana più o settimana meno, dobbiamo chiudere questo cantiere prima dell’estate». E ancora: «Chiunque remi contro non fa un dispetto a Toti o a Bucci, ma lo fa a tutta la Liguria, ai cittadini, alle sue imprese e all’Italia e, quindi, dobbiamo essere uniti e compatti a chiudere nei tempi questo lavoro, così come abbiamo promesso, perché siamo sotto gli occhi del mondo e ne va della credibilità del sistema Paese».

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Cappato ringrazia per il sostegno: «Ora andiamo avanti»

«Grazie», ha scritto oggi l'esponente radicale, «anche a chi mi è stato vicino per mia mamma».

Le prime parole su Facebook di Marco Cappato, l’esponente dei radicali assolto il 23 dicembre dalla Corte d’Assise di Milano dall’accusa di aiuto al suicidio per la vicenda di dj Fabo: «Grazie a chi mi ha sostenuto in questo percorso che ha portato al riconoscimento del diritto di Fabiano di non soffrire più». «Ora», ha aggiunto il leader dell’associazione Luca Coscioni’ – andiamo avanti per la libertà delle persone che sono nelle condizioni di Davide Trentini» (malato affetto da sclerosi multipla morto in Svizzera nel 2017, ndr).

LEGGI ANCHE: Cappato assolto per aver accompagnato a morire Dj Fabo

IL LUTTO PER LA MADRE

Durante il processo che si è concluso il 23 dicembre, Cappato, che era presente in aula, ha ricevuto la notizia della morte della madre, malata da tempo. «Grazie», ha scritto oggi l‘esponente radicale, «anche a chi mi è stato vicino per mia mamma. Le esequie si terranno in forma privata. Chi vorrà fare ‘opere di bene’ sa già come fare».

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Il M5s ruba al Pd l’imbarazzante idea della sitcom politica

I senatori Taverna e Castaldi protagonisti di una grottesca messinscena in cui elogiano la manovra fingendosi a Camera Café. Un format mutuato dal Partito democratico.

Il M5s ha preso in prestito dal suo nuovo alleato di governo, il Pd, un formato di dubbio gusto estetico: la sitcom politico-elettorale. Trattasi di una vera e propria messinscena in cui i politici di turno si improvvisano attori in un siparietto che vorrebbe dare l’illusione dell’autenticità (generando nello spettatore il risultato opposto, oltre che un certo imbarazzo). La clip regalata dal Movimento 5 Stelle agli italiani per Natale vede la vice presidente del Senato Paola Taverna e il sottosegretario per i Rapporti con il parlamento Gianluca Castaldi discutere animatamente delle novità per le famiglie passate con la manovra.

Nel botta e risposta, cui fa da sottofondo un’allegra canzone natalizia, il sottosegretario assume il ruolo dell’ingenuo che si chiede candidamente come mai una legge di Bilancio così perfetta non sia stata votata dall’opposizione. E in particolare dalla «madre del popolo», un chiaro riferimento a Giorgia Meloni. «Quella i soldi ce l’ha, ma che vuoi che ne sappia delle famiglie che non arrivano a fine mese. Altrimenti questa manovra, vedevi come la votava», la risposta della pasionaria pentastellata (che sottintende, tra l’altro, l’idea per cui chi «c’ha i soldi» se ne dovrebbe fregare della famiglie). Il tutto si chiude con risate di dubbia spontaneità e un bicchierino di caffè con la scritta “Parlamento Cafè” e il simbolo del M5s.

L’IDEA MUTUATA DAL PD

L’idea della sitcom come mezzo politico per attaccare un avversario non è però marchio originale Movimento 5 Stelle. I primi ad adottarla nel formato della messinscena erano stati i rappresentanti del Partito democratico nel settembre 2018, quando ancora erano all’opposizione del governo Conte I.

I tre deputati Alessia Rotta, Alessia Morani e Franco Vazio, seduti su un divanetto, si mostrano indignati per una festa del Carroccio a base di porchetta nella sede del Ministero dell’Interno. Anche qui il meccanismo è quello di uno degli attori che finge di chiedere agli altri spiegazioni per un fatto increscioso. Anche qui il risultato era grottesco, ma evidentemente è piaciuto al M5s tanto da replicarlo.

LA CRITICA DI LUCA BIZZARRI

Il tentativo pentastellato di rifarsi a Camera Café è stato subito criticato proprio da uno dei protagonisti della fortunata sitcom, Luca Bizzarri. L’attore ha stroncato su Twitter il video mettendone in luce i difetti. D’altronde ben visibili anche ai non addetti ai lavori.

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Il Gratterismo è la malattia senile del giustizialismo

Il magistrato calabrese Gratteri si lamenta di come i giornali hanno trattato la retata contro la 'ndrangheta. Ma chi non si inchina e attende l'esito del processo non va demonizzato. Siamo l'unico Paese che affronta il rapporto giudici-politici in modo non sobrio.

Nicola Gratteri è un magistrato calabrese in prima fila contro la ‘ndrangheta. Clamorose sono le sue inchieste e nell’ultima ha portato in galera alcune centinaia di persone offrendo alla pubblica opinione nomi di politici eccellenti che sarebbero collusi. Un minuto dopo ha dedicato il suo tempo a lamentarsi per come i grandi giornali hanno trattato la mega-retata. Nel frattempo è tornata circolare la notizia, in verità una indiscrezione mai accertata, che a suo tempo il presidente Giorgio Napolitano non lo avrebbe voluto come ministro della Giustizia, dove, dice ora Gratteri, avrebbe smontato e rimontato tutto.

FALCONE ERA UN UOMO DI DIRITTO, UNO SCIENZIATO

Io sono rimasto a Giovanni Falcone. Ho letto i suoi libri e le sue interviste e mi restano ancora in mente la qualità di uomo di diritto, un vero scienziato, e la sobrietà del suo modo di intendere il ruolo. Paolo Borsellino diventò più loquace nelle settimane successive all’assassinio del suo amico e compagno (si può dire “compagno” a uno che era di destra?) che ritenne vittima anche di una sottovalutazione dello Stato. Dopo loro due, la magistratura ha avuto moti magistrati bravi, molti “tragediatori” con le mani fra i capelli, molti dalle manette facilissime, alcuni che volevano rovesciare l’Italia come un guanto.

TANTI MAGISTRATI FINITI IN POLITICA

Tanti di loro sono finiti in politica, diventati ministri, presidenti di Regione e sindaci o hanno avuto incarichi apicali in parlamento. Non c’è categoria che non sia sta più premiata dei magistrati, anche se sono numerosi ormai i casi di inchieste fallite che non hanno retto la prova dei processi e persino, prima, del controllo del giudice istruttore.

DI MATTEO E GRATTERI VOGLIONO CHE L’ITALIA SI INCHINI

Eppure il siciliano Nino Di Matteo e il calabrese Gratteri vogliono che l’Italia gli si inchini, qualunque cosa loro dicano e qualunque bizzarra teoria espongano nelle loro indagini. Si crea, dopo le loro parole, una immediata corrente di sostenitori che li elegge a eroi moderni contro i politici, fra i quali vi sono tanti colleghi di Gratteri e di Di Matteo.

MA SI PUÒ NON PARTECIPARE AL CORO CONFORMISTA

La speranza è che lo Stato protegga loro due e tanti altri più di quanto abbia fatto con Falcone, Borsellino e i magistrati eroi silenziosi. Tuttavia chi non sente di partecipare al coro conformista pro Gratteri, attendendo l’esito delle indagini e dello stesso processo, non va demonizzato. Né la deputata calabrese del Partito democratico che critica Gratteri e difende il consorte invischiato nell’inchiesta deve perdere il diritto di parola per lesa “gratterità”. Il dilagare dei magistrati ha portato allo sfascio del sistema politico e all’avanzare di questa orribile destra che oggi è diventata garantista per paura.

SIAMO L’UNICO PAESE SENZA SPIRITO ISTITUZIONALE

Siamo l’unico Paese che non ha sobrietà e spirito istituzionale nell’affrontare il rapporto fra magistratura e politica. In Israele, per fare un solo esempio, sono caduti pezzi grossi e l’opinione pubblica non ha sospettato di protagonismo i magistrati che ne hanno falciato la carriera. In Brasile, invece, un magistrato legato a doppio filo alla presidenza ha mandato in galera ingiustamente Lula, ora scarcerato.

SI DIA UNA CALMATA: PIÙ CARTE E MENO INTERVISTE

Gratteri si dia una calmata. Se ha ragione, l’opinione pubblica se ne convincerà. Prosegua nel suo lavoro, produca carte invece che parole per interviste. Di queste ultime è affollato il sistema mediatico e ormai non le legge più alcuno. Buon Natale a tutti, arrivederci al 27 dicembre.

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