Ci penserà Salvini a disarcionare Salvini

Per il leader leghista il 2020 è l'anno degli esami. Sarà chiamato a fare opposizione costruttiva o a governare. In entrambi i casi, dovrà dimostrare qualità che non ha.

Quant’è durata quella storia che Matteo Salvini era diventato moderato? Qualche ora, forse qualche giorno. Il leader leghista è tornato in grande spolvero nel suo ruolo di produttore mondiale di odio e di cazzate. Il 2020 lo consacrerà probabilmente come l’uomo che potrebbe guidare l’Italia. Un dispiacere glielo può dare l’Emilia-Romagna e penso che glielo darà. In questo caso la sua carriera avrebbe un rallentamento, non un arresto immediato. Il caso Emilia-Romagna è interessante perché la vittoria di Salvini manderebbe a casa il governo e spingerebbe i cinque stelle nel baratro e il Pd assai vicino al buco nero. La sconfitta di Salvini, invece, avrebbe due conseguenze: primo, ne indebolirebbe gravemente la leadership nella Lega; secondo, darebbe uno slancio ulteriore a Giorgia Meloni che viceversa sarebbe sacrificata nell’ipotesi di vittoria del leghista.

In ogni caso è facile immaginare che il 2020 sarà l’ultimo anno di gloria, e soprattutto di nullafacenza, per Salvini. Sono anni, direi decenni, che è sulla scena nelle sembianze diverse di ragazzo di bottega con Umberto Bossi e Roberto Maroni, di prim’attore negli ultimi mille giorni o poco più. Finora ha dimostrato qualità indiscusse come promotore di movimenti di estrema destra. In verità se fosse sceso in campo Vittorio Feltri lui gli starebbe accanto come un cagnolino. Ma Feltri ama la vita comoda e si è ritagliato questo ruolo di gran inventore di uomini e movimenti di destra, riuscendo a fare cose che a sinistra Eugenio Scalfari ha tentato di fare, non riuscendovi. Voglio dire che lo sdoganamento del cattivismo e la demonizzazione della sinistra hanno aperto un varco nella prateria per la destra italiana. Non hanno fatto tutto da soli, né Salvini né Feltri e altri modesti imitatori del fondatore di Libero. Devono ringraziare i cinque stelle e quel mondo giustizialista che è stata la vera testuggine che ha sfondato le linee di resistenza del pensiero democratico. Devono ringraziare il “mielismo” e quella cultura “né-né” che ha prevalso nel giornalismo italiano. Comunque è andata così. Pazienza.

I DOSSIER? SALVINI NON GUARDA NEMMENO LE FIGURE

Ora Salvini sia nel caso che vinca nella regione più rossa d’Italia sia che perda deve mostrare qualità che non ha, almeno io penso che non abbia. Deve cioè fare o l’oppositore in grado di costruire alleanze stabili (nel caso di sconfitta emiliano-romagnola) o addirittura di governare nel caso di vittoria alle regionali. Salvini non è capace di governare. Persino Luigi Di Maio dà talvolta l’impressione di aver letto qualche dossier, ma Salvini sicuramente non guarda neppure le figure. L’idea che l’uomo di destra di governo debba solo saper attizzare le folle ma non abbia il dovere di saper governare è un pregiudizio di noi di sinistra. La gente di destra che va al governo sa di cosa parla. Ne abbiamo visti tanti, maschi e femmine. Persino il più improbabile leader estremista, penso a Donald Trump, ha una squadra di sbrigafaccende con un indirizzo preciso in testa. Salvini ha nulla in testa.

LE UNICHE IDEE DEL “CAPITANO” VENGONO DAL MERCATO DELL’USATO

Non è un mio pregiudizio propagandistico. Chi come me osserva la politica con ostinata e quotidiana attività (leggendo discorsi, dichiarazioni, interviste, una vera vita di m…da) non ha mai trovato nelle cose di Salvini una idea, tranne quelle che ha raccattato al mercato dell’usato. La mia sorpresa è come faccia tanta gente di destra, abituata a leader con storia e letture, a essersi consegnata a uno sconclusionato figlio del Nord più cialtrone (credevate che ce li avevamo solo noi meridionali?). Comunque sia, quest’anno Salvini darà gli esami. Quelli veri. Dovrà dimostrare di saper stare all’opposizione oppure di essere in grado di governare. In questo secondo caso la sinistra è bene che smetta subito di lamentarsi. Smetta prima di ricominciare a farlo. Salvini al governo durerà poco. La quantità di incidenti istituzionali, internazionali, di piazza sarà talmente alta che alla fine lo butteranno fuori i suoi.

Le sardine non possono portare la gente in piazza ripetutamente senza dare una prospettiva

E nell’attesa? Nell’attesa sappiamo poche cose, ma importanti. Che il Pd non raggiunge il 20%, che Matteo Renzi è bollitissimo, che la magistratura, pur divisa come mai, ha ripreso il sopravvento sulla politica e vedremo arresti e avvisi di garanzia a carrettate. Per fortuna ci sono i movimenti giovanili di massa e, quando tornano in piazza, le donne. Io non so se le “sardine” devono fare un partito, ma credo abbia ragione Massimo Cacciari quando dice loro che non si può portare la gente in piazza ripetutamente senza dare una prospettiva. Se gli toccherà di fare un partito, facciano un partito. Buon anno.

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