Milano, 25enne picchiato dal branco perché omosessuale

L'aggressione nella notte in Porta Ticinese, cuore della Movida. La denuncia del ragazzo, ferito alla testa con una bottiglia.

Un 25enne è stato aggredito a Milano perché omosessuale. È accaduto nella tarda sera del 28 dicembre in zona Porta ticinese, tra i luoghi più noti della Movida milanese. A denunciarlo agli agenti della Polizia locale è stato il ragazzo stesso, che ha riferito di essere stato circondato da una decina di persone, intorno a mezzanotte, e di essere stato colpito anche con un coccio di bottiglia. Il 25enne aveva una ferita lacero contusa alla testa e un forte trauma al torace ed è stato portato in ospedale dagli operatori del 118 ma non è in gravi condizioni.

ALLA RICERCA DI TESTIMONI PER DARE UN VOLTO AGLI AGGRESSORI

Gli agenti della Polizia locale stanno cercando di risalire agli aggressori che, al loro arrivo, erano già scappati. In particolare, gli investigatori stanno acquisendo le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona di Porta Ticinese, a quell’ora molto frequentata per via dei numerosi locali, e sono alla ricerca di testimoni per dare un volto agli aggressori.

Facciamo appello al premier Conte al fine che si approvi al più presto una legge che contrasti l’omofobia, ma sopratutto prevenga e dia supporto alle vittime

Gay Center

Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, ha commentato: «Esprimiamo solidarietà al giovane aggredito a Milano, purtroppo quanto accaduto è solo la punta dell’iceberg, ogni giorno oltre 50 persone in Italia sono vittime di omofobia e transfobia, dati del nostro numero verde 800713713 Gay Help Line, e purtroppo come in questo caso quasi nessuno denuncia». Per questo, ha detto Marrazzo, «facciamo appello al premier Conte al fine che si approvi al più presto una legge che contrasti l’omofobia, ma sopratutto prevenga e dia supporto alle vittime. Molto spesso per le vittime lesbiche, gay, bisex e trans denunciare le violenze subite li mette a rischio di ulteriori discriminazioni, a scuola, in famiglia sul posto di lavoro. Per questo vanno garanti servizi di supporto alle vittime come centri antiviolenza e case rifugio per renderli liberi di denunciare».

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