La vera rivoluzione delle Sardine è ispirare fiducia

Sui social la prima regola è diffidare di tutto e sempre, dalle notizie che possono essere false a chi ti sembra amico. Il movimento anti-Salvini ha rotto questa Rete. Spingendo le persone a scendere in piazza e a tornare a credere nei fondamenti della convivenza umana.

La lettera dei quattro organizzatori delle Sardine, pubblicata da la Repubblica, è fresca e simpatica proprio come le facce e la parlata degli autori. «Eravamo quattro trentenni come ce ne sono tanti», quattro trentenni al bar, insomma, come nella canzone di Gino Paoli, e grazie ad alcune iniziative spontanee nate su Facebook prende corpo l’idea di una manifestazione importante, che si contrapponga al comizio di Matteo Salvini a Bologna. Successo oceanico, e da lì tutto il resto.

CAPTATA UN’ESIGENZA: LA VOGLIA DI PARTECIPAZIONE

I quattro delle Sardine, in sostanza, raccontano che hanno semplicemente ascoltato quello che già stava accadendo, hanno captato un’esigenza, un’inquietudine che era voglia di partecipazione e l’hanno soltanto comunicata, condivisa, organizzata.

QUASI MEZZO MILIONE DI PERSONE USCITE DI CASA

La parte più interessante del loro resoconto di come sono andate le cose non è tanto quella politica – anche se tutto, ovviamente, è politica. La parte interessante è il loro stesso stupore, misto a entusiasmo, per il quasi mezzo milione di persone (sommando tutte le varie manifestazioni) che «sono uscite di casa, al freddo e sotto la pioggia».

PRESENZA FISICA OLTRE LA RETE

L’hanno fatto, dicono, «per dire che la loro idea di società non rispecchia affatto quella presentata dalla destra». Può darsi. Forse alcuni sì e alcuni no. Ma è probabile che la maggior parte sia andata lì soprattutto per uscire dalla Rete, per ritrovare e dare valore alla presenza fisica, benché la Rete sia stata essenziale ai fini organizzativi. Tutte quelle persone, sottolinea la lettera, «si sono fidate, e hanno continuato a fidarsi».

Flash mob delle Sardine nel piazzale della stazione ferroviaria di Venezia. (Ansa)

CONTRO IL WEB CHE TI SPINGE SOLO A DIFFIDARE DI TUTTO

Ecco. La fiducia. Cioè una delle cose più preziose che la pervasività dei social network ha messo in crisi. “Non fidarsi di nessuno” è la prima regola che si impara stando sui social o comunque sul web. Diffidare di tutti e sempre, anche di coloro che ti sembrano simili e amici. Facebook ha disintegrato il concetto stesso di amicizia, trasformandola in collezionismo di facce.

ONLINE SIAMO SEMPRE OSSERVATI E MONITORATI

Ormai tutti abbiamo imparato che ogni nostra attività online è osservata e monitorata per conoscere i nostri desideri, i nostri pensieri, la nostra disponibilità all’acquisto di qualunque cosa. Che puntualmente ci viene proposta, imposta, sbattuta davanti agli occhi con il cartellino del prezzo.

Un momento della manifestazione in Piazza Vittoria a Brescia. (Ansa)

LA FIDUCIA È ALLA BASE DELLA CONVIVENZA UMANA

La fiducia, si sa, è la base stessa della società, dell’economia, della cultura. Se nessuno si fida più di nessuno, si sgretolano i fondamenti della convivenza umana, della civiltà. Se ogni notizia può essere falsa, se ogni account, ogni persona può essere falsa, non è più possibile nessuna interazione virtuosa.

SUI SOCIAL INVECE RESTIAMO SPETTRI DESOLATI

Per questo il movimento delle Sardine, ancorché esprimere una posizione politica, sembra trasmettere in primo luogo una rivolta contro le maglie di una Rete che rendendoci tutti virtuali ci ha reso spettri diffidenti e desolati. Più volte, nella lettera, i quattro esultano al fatto di «essere finalmente liberi». Proprio come pesci che erano finiti nella rete del pescatore e sono riusciti a tornare nel mare aperto delle piazze. Contro i piazzisti della paura e dell’odio.

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