Maxi sequestro contro il caporalato nel facchinaggio

Sigilli a 120 immobili riconducibili a un imprenditore della logistica, Giancarlo Bolondi, accusato, oltre che di frodi fiscali e riciclaggio, anche di sfruttamento del lavoro.

Un maxi sequestro di 120 immobili tra Milano, Lodi, Brescia, Torino, Genova e altre città è stato disposto a carico di un imprenditore della logistica, Giancarlo Bolondi della società Premium Net, accusato, oltre che di frodi fiscali e riciclaggio, anche di sfruttamento del lavoro, in particolare di ‘caporalato’ nel facchinaggio. Lo ha deciso la Sezione misure di prevenzione del tribunale di Milano, su richiesta dei pm Bruna Albertini e Paolo Storari e i sequestri sono stati eseguiti dalla Guardia di finanza di Pavia.

OPERAI COSTANTEMENTE SOTTO MINACCIA

A Bolondi, 63 anni, residente in Svizzera e già ai domiciliari, come si legge nel provvedimento della Sezion presieduta da Fabio Roia, è stato contestato dai magistrati di Pavia di essere stato a capo, tra il 2012 e il 2018, di un «network di consorzi e cooperative», attraverso il quale avrebbe anche «reclutato manodopera in condizioni di sfruttamento», approfittando dello «stato di bisogno dei lavoratori, tenuti costantemente sotto la minaccia di perdere il lavoro». Operai che dovevano accettare condizioni diverse rispetto ai contratti collettivi nazionali su turni, ferie e gestione dei riposi. Nelle oltre 100 pagine del decreto i giudici Rispoli-Cernuto-Pontani spiegano che all’indagine di Pavia è collegata l’amministrazione giudiziaria che venne disposta a maggio per Ceva Logistic Italia srl, ramo della multinazionale leader nel settore della logistica. Un commissariamento per «sfruttamento di manodopera», ossia sempre per un caso di caporalato, il primo che si era concluso con una misura di questo genere da parte dell’autorità giudiziaria.

«SISTEMA FRAUDOLENTO PER EVADERE LE IMPOSTE»

Ceva, che nel Pavese ha la ‘Città del libro’, una sorta di hub logistico per la distribuzione di materiale editoriale, chiariscono i giudici, era proprio «una delle clienti del ‘sistema Bolondi’» e impiegava nella ‘Città del libro’ «manodopera fornita dalla Premium Net». Il consorzio di Bolondi, infatti, spiegano ancora i giudici, era «in grado di interfacciarsi sul mercato dell’outsourcing con i principali attori economici pubblici e privati (nel provvedimento l’elenco delle imprese clienti, ndr)». Allo stesso tempo, almeno dal 2009 l’imprenditore avrebbe portato avanti, tra la Lombardia e il Lazio (un procedimento a suo carico anche dei magistrati di Velletri), «un sistema fraudolento di gestione delle attività economiche finalizzato ad evadere le imposte», affiancato «da un’attività» di «occultamento della provenienza illecita dei profitti», con ‘schermi’ societari e prestanome. Il tutto, tra cui anche proventi di «truffe ai danni del sistema previdenziale e del mancato pagamento ai dipendenti del Tfr (gli operai venivano spesso licenziati e poi riassunti in altre cooperative, ndr)», poi riciclato, secondo i giudici, «in investimenti immobiliari».

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