Il M5s si spacca sul Mes: tre senatori pronti a passare alla Lega

La risoluzione di maggioranza sul fondo salva Stati alla prova di Palazzo Madama. I numeri sono in bilico: almeno quattro pentastellati voteranno contro. A Montecitorio sono mancati 14 voti.

Quattro senatori del Movimento votano in dissenso con il M5s: nulla di grave se non fosse che il gesto venga accompagnato da voci e minacce di passaggi al partito di Matteo Salvini. Ancora non lo dicono apertamente ma le parole che pronunciano sono nette e vanno in quella direzione. L’unico che esclude con decisione questa opzione è Gianluigi Paragone: vota in dissenso dal M5s ma in Aula dichiara pubblicamente che non passerà al Carroccio. Luigi Di Maio è sempre più assediato nel fortino dei 5 stelle, tra l’incudine dei duri e puri e le continua ed estenuante mediazione per gestire l’azione di governo.

A GRASSI GLI APPLAUSI DELLA LEGA

Il senatore M5s Ugo Grassi ha dichiarato: «Annuncio il mio voto in dissenso e constato di non riconoscermi più nelle politiche del mio Movimento». Per Grassi, “si tratta di un testo riformato del quale non abbiamo avuto tempestiva contezza, non in quanto singoli partiti ma non è stato informato per tempo il Parlamento, dandogli modo di intervenire». E ha concluso: «Questo non significa essere sovranisti ma difendere la democrazia e non di un solo popolo». La dichiarazione è stata appludita dai senatori della Lega. I senatori M5S sono rimasti immobili. Uscendo dall’Aula di palazzo Madama molto provato, annuncia: «Scendo da un bus su cui c’era scritto Palermo e invece va a Como: la direzione è completamente sbagliata». Assediato dai cronisti prova a resistere per evitare di dare l’annuncio della sua decisione di passare alla Lega ma i suoi ragionamenti portano tutti in quella direzione e il suo voto pure: oltre ad aver votato no alla risoluzione di maggioranza sul Mes e sì a quella del leghista Stefano Candiani sul Mes ha espresso parere favorevole anche al testo presentato dal centrodestra.

«NON SONO UN CRICETO, ESCO DALLA RUOTA»

Anche il collega Stefano Lucidi annuncia il voto contrario alla risoluzione di maggioranza e si toglie il suo sassolino dalle scarpe per l’esito della strategia elettorale scelta dal capo politico per l’Umbria e da lui contestatissima. «Qualcuno ha detto che le elezioni in Umbria sono state un esperimento. Beh, io non mi sento una cavia né un criceto, quindi esco dalla ruota e voto no». Chiede coerenza e rivendica coerenza. Come Francesco Urraro, anche lui dissensiente sul Mes e che si lamenta: «si è troppo marginalizzato il tema del Mes che si pone fuori dal programma del M5S». Per Lucidi è arrivato anche il tentativo di mediazione del premier Giuseppe Conte: i due sono stati visti conversare in Aula e il presidente avrebbe provato a convincerlo a non abbandonare, tentativo espletato anche dal senatore Primo Di Nicola. «Se passerò alla Lega? Non ho mai sentito di nessuno che sale sul carro del perdente», ha detto Lucidi intervistato da Tagadà. «Matteo Salvini ha deciso di aprire il mercato delle vacche. Mi auguro che a questo mercato non partecipi nessuno», ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, rispondendo a Tirana a una domanda sulle voci di transfughi.

SICURO IL VOTO CONTRARIO DI PARAGONE

A questi si aggiunge il voto contrario di Gianluigi Paragone che intende intervenire in dissenso rispetto al documento di maggioranza, ma che ha già specificato di non essere deciso a lasciare il gruppo. Anche Francesco Urraro, senatore di M5S, annuncia il suo voto in dissenso. Assieme a lui Grassi e Lucidi ha votato contro anche Al contrario la maggioranza potrebbe contare sui voti di alcuni deputati del Misto, a partire dagli “esuli” M5s come il comandante Gregorio De Falco ed altri.

A MONTECITORIO MANCANO 14 VOTI

«Oggi 12 colleghi non hanno potuto partecipare alla votazione sulla risoluzione Mes ed hanno comunicato in anticipo al gruppo la loro impossibilità ad essere presenti alla votazione odierna. Fra i motivi delle loro assenze giustificate ci sono, ad esempio, la malattia e la maternità», è quanto affermano in una nota congiunta i tre delegati D’Aula del MoVimento 5 Stelle alla Camera, Cosimo Adelizzi, Daniele Del Grosso e Davide Zanichelli. Al momento del voto finale, tra i pentastellati, si erano registrati 14 non votanti.

CRIPPA ELETTO CAPOGRUPPO

Proprio nel giorno delle defezioni il partito è riuscito a uscire dallo stallo sulla scelta del capogruppo. Davide Crippa è il nuovo presidente dei deputati del M5S. A quanto si apprende Crippa ha incassato 150 voti, superando così la maggioranza assoluta necessaria per essere capogruppo. La votazione è terminata mezz’ora dopo la fine dei lavori d’Aula. Termina così un lunghissimo stallo interno sull’elezione del successore di Francesco D’Uva.

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