Perché Trump alla fine resterà al suo posto

Dalle ultime deposizioni, repubblicani e democratici difficilmente troveranno una quadra per risolvere il nodo dell'impeachment. E così il rischio non è solo che il tycoon non lasci la Casa Bianca, ma che vinca anche le prossime elezioni.

Dopo avere ascoltato le ultime deposizioni al Congresso, ho avuto la netta sensazione che i democratici e i repubblicani non riusciranno mai a trovare dei punti in comune per risolvere questa grave crisi di governo. Giovedì Nancy Pelosi ha annunciato la messa in stato d’accusa del presidente da parte della Camera. «Se avete intenzione di mettermi in stato d’accusa, fatelo ora e velocemente, in modo che possiamo avere un processo giusto in Senato», ha risposto via Twitter Trump.

LE ACCUSE DI OSTRUZIONE ALLA GIUSTIZIA

Il giorno prima erano stati interpellati dalla commissione Giustizia alcuni dei più importanti giuristi esperti della Costituzione e la maggior parte di loro non ha avuto dubbi: le azioni di Donald Trump richiedono senza ombra di dubbio la più grave delle conseguenze: l’impeachment. «Se non si procede questa volta, allora non accadrà più per nessuno», ha sottolineato Michael Gerhardt, professore di diritto costituzionale all’Università della Carolina del Nord. Gerhardt ha ricordato il precedente di Richard Nixon. «Mentre Nixon non si presentò per quattro volte davanti al Congresso malgrado i mandati di comparizione, con Trump siamo a più di 10. Questo è un crimine punibile con l’impeachment: ostruzione alla giustizia».

IL PESO DEL KIEVGATE

Per non parlare del fatto, forse più grave, di aver messo i suoi interessi personali davanti a quelli della nazione, quando ha chiesto un ‘favore’ al neo presidente ucraino in cambio di 400 milioni di dollari in aiuti finanziari. Noah Feldman, emerito professore della Harvard University ha ricordato che la Costituzione fu creata per fare in modo che nessuno, nemmeno il presidente, potesse mai essere al di sopra della legge, e che il periodo dei monarchi non sarebbe mai più tornato. Gli esperti hanno dichiarato che se questi crimini resteranno impuniti, i presidenti futuri potranno continuare a richiedere aiuti esterni per i propri interessi. 

LE EVIDENZE CONTRO IL TYCOON

Jonathan Turley, l’avvocato scelto dai repubblicani, ha invece negato che ci siano prove schiaccianti che il presidente abbia trattenuto gli aiuti finanziari in cambio di favori, che ci sia stato un vero e proprio quid pro quo, e dunque, siccome l’impeachment è una soluzione estremamente rara e grave, bisogna essere sicuri che i fatti sussistano. «Ma cosa volete di più?», hanno risposto i democratici. «Non ci sono dubbi sui reati commessi. Basta ascoltare le testimonianze degli esperti. Basta rileggere la trascrizione, seppur parziale, rilasciata dalla Casa Bianca della telefonata tra i due presidenti. Basti riguardarsi le interviste fatte a Rudy Giuliani su tutti i canali televisivi possibili e immaginabili in cui ammette più volte di aver personalmente partecipato a tutta la messa in scena!». 

IL MURO DEI REPUBBLICANI INTORNO AL PRESIDENTE

Non bisogna neanche dimenticarsi del dossier di Mueller, la cui seconda parte elenca uno a uno tutti i presunti reati del presidente. Mueller non ha mai detto che Trump fosse innocente. Ha semplicemente detto che lui non aveva il potere di incriminarlo, e che stava alla Camera e al Senato farlo. Ma i repubblicani non cedono e fanno un muro attorno a Trump: «È da quando ha vinto le elezioni che voi democratici state cercando di screditarlo solo perché avete paura che vinca anche le prossime elezioni, ma è stato votato dagli americani, e lì resta!». Si accettano scommesse su quello che succederà. Dico la mia: scommetto un marron glacé di quelli buoni che il presidente non perderà il posto di lavoro. Farà la vittima dei democratici brutti e cattivi e anche gli indipendenti voteranno per lui. Il rischio è che ce lo terremo ancora per quattro anni.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it