Il caso Alpa e le ombre di conflitto d’interessi su Conte

Un documento proverebbe la pregressa collaborazione tra il premier e il suo insegnante-mentore, che fu anche esaminatore al concorso per la nomina a professore associato. Palazzo Chigi smentisce. Ma non c'è chiarezza su parcelle e presunto studio legale comune. La storia.

In un Paese dai mille paradossi come l’Italia, divorato dall’evasione fiscale, può persino accadere che a creare imbarazzo al presidente del Consiglio sia una fattura. Anzi, un «progetto di parcella», come puntualizzato da Palazzo Chigi. Insomma, il documento che dimostrerebbe una pregressa collaborazione tra Giuseppe Conte, all’epoca semplice avvocato (non «degli italiani») e il professor Guido Alpa che, oltre a essere suo insegnante e mentore, fu pure il suo esaminatore al concorso all’Università Vanvitelli di Caserta per la nomina a professore associato.

CARTA INTESTATA TROVATA DA LE IENE

La Lega cerca la parcella da mesi, Le Iene sembrano essere riuscite a recuperarla e su quella carta intestata potrebbe giocarsi il futuro della legislatura. Tanto che Matteo Salvini a Stasera Italia, su Rete 4, non si è lasciato sfuggire l’occasione di infierire: «Se c’è il dubbio che il premier abbia vinto un concorso pubblico in modo non corretto è qualcosa di grave. Spero che la racconti tutta e non finisca in una bolla di sapone. In un qualunque altro Paese europeo si sarebbe già dimesso, non solo un premier ma anche un sindaco o un ministro sospettato di aver raccontato una bugia o una parziale verità». Ma andiamo con ordine.

QUESTIONE SOLLEVATA DA LA REPUBBLICA

Fu il quotidiano la Repubblica, il 5 ottobre 2018, a porre per primo la questione. «Per la nomina a professore ordinario nel 2002», riportava il giornale, «il premier venne esaminato da Guido Alpa con cui, secondo il curriculum ufficiale, condivideva uno studio legale. La replica del maestro: “Eravamo solo coinquilini“». Secondo la tesi del giornale il concorso per diventare professore ordinario vinto da Conte sarebbe stato viziato da una grave incompatibilità rintracciabile nel pregresso rapporto lavorativo tra esaminatore ed esaminato.

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Il documento trovato da Le Iene.

L’EX VICEPREMER SALVINI IGNORÒ LA VICENDA…

Pochi giorni dopo il Partito democratico partì all’attacco depositando in Senato una interrograzione parlamentare. «Si chiede di sapere», scrivevano i senatori dem rivolgendosi direttamente a Conte, «se non ritenga che tale vicenda esponga ulteriormente la sua carica di presidente del Consiglio dei ministri a un discredito che nuoce all’interesse generale del Paese». All’epoca Salvini non diede peso alla vicenda, del resto era vicepremier.

ALTRI TRASCORSI UNIVERSITARI IN COMUNE

In realtà quella non fu nemmeno la prima volta che Conte inciampò su una questione legata ai suoi trascorsi universitari e con Guido Alpa. Poche settimane prima, a fine settembre, venne infatti fuori che il premier, nel mese di febbraio (ben prima di ottenere l’incarico che lo portò a Palazzo Chigi) aveva presentato domanda per la cattedra di Diritto privato alla Sapienza di Roma.

QUELLA CATTEDRA LASCIATA LIBERA PROPRIO DA ALPA

Risultato idoneo assieme ad altri tre candidati, il presidente del Consiglio avrebbe dovuto sostenere un esame di inglese legale il 10 settembre. «Avremo un premier a mezzo servizio», tuonarono dal Pd ventilando ipotesi di conflitto di interessi. La notizia, riportata da Politico.eu, creò qualche imbarazzo soprattutto alla parte cinque stelle dell’esecutivo (da sempre in lotta contro la Casta, le baronie e il moltiplicarsi delle poltrone) e spinse Conte ad annunciare che non sarebbe andato a sostenere la prova «per impegni istituzionali». Il collegamento con Alpa? La cattedra lasciata libera era proprio quella del professore, andato in pensione.

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Il premier Giuseppe Conte intervistato da un inviato de Le Iene.

ANCHE IL SALVATAGGIO DI CARIGE IMBARAZZÒ IL GOVERNO

E ci fu almeno un terzo caso che costrinse Conte a spiegare il suo rapporto con Alpa. All’inizio del 2019 il governo fu investito della questione del salvataggio pubblico di Banca Carige, deciso nel Consiglio dei ministri nella serata del 7 gennaio 2019. Le opposizioni tornarono all’attacco con la questione di un presunto conflitto di interessi che germinava, ancora una volta, dai trascorsi tra Conte e Alpa. Il suo mentore, infatti, dal 2009 al 2013 fu membro del consiglio di amministrazione di Carige; dal dicembre 2013 al febbraio 2014 si sedette a quello di Fondazione Carige. E, ancora, da aprile 2013 a dicembre 2013 ricoprì il ruolo di presidente di Carige Assicurazioni e Carige Vita nuova, oltre a essere stato legale di uno dei soci di minoranza dell’istituto, Raffaele Mincione, che, peraltro, in passato si è avvalso anche della consulenza dello stesso Giuseppe Conte.

PAGAMENTO DI 26 MILA EURO SU UN UNICO CONTO CORRENTE

Tornando invece al presunto conflitto di interessi che rischierebbe persino di invalidare il concorso per diventare professore ordinario di Diritto privato, la nuova prova presentata dal Le Iene sarebbe una fattura congiunta con in calce le firme del premier e di Alpa. Si tratta di un documento redatto su carta intestata a entrambi, che riporta la richiesta di pagamento di 26.830,15 euro da effettuare su un unico conto corrente di una filiale di Genova di Banca Intesa, quindi cointestato.

LA PROVA DI INTERESSI PROFESSIONALI COINCIDENTI?

Si tratterebbe di quanto dovuto per i servizi professionali resi per l’assunzione, nel 2001 (un anno prima del concorso) della difesa del Garante per la privacy in una controversia legale con Rai e Agenzia delle entrate, aperta al tribunale civile di Roma. Insomma, la tesi è che quel documento proverebbe comuni interessi professionali ed economici preesistenti al concorso tra l’allora candidato Giuseppe Conte e un membro della commissione.

LE LEGHISTA BORGONZONI FECE UN’INTERROGAZIONE

Sarebbe insomma il famoso preavviso di fattura che la Lega cerca ininterrottamente da quando Salvini ha fatto cadere il governo e ha eletto come proprio bersaglio proprio Giuseppe Conte. L’8 ottobre 2019, infatti, in una interrogazione parlamentare presentata da Lucia Borgonzoni, il partito di Salvini rispolverando le questioni del Pd domandava al presidente del Consiglio se potesse «escludere l’esistenza di progetti di parcella firmati da entrambi e su carta cointestata riferiti ai patrocini prestati al Garante per la protezione dei dati personali». «In caso contrario», veniva chiesto, «come ciò possa conciliarsi con la più volte ribadita autonomia e se reputi opportuno che un presidente del Consiglio dei ministri, nell’escludere un conflitto, ricostruisca i fatti omettendo di esplicitare elementi decisivi».

LETTERA D’INCARICO INVIATA A UN SOLO INDIRIZZO

Secondo gli autori del servizio, quel documento venuto infine alla luce – unito alla lettera d’incarico del Garante per la privacy rivolta a entrambi – proverebbe appunto ciò che sostenne a suo tempo la Repubblica. «Conte», hanno scritto Le Iene, «ha sempre negato la comunanza di interessi economici con Alpa, nonostante nel suo curriculum vitae lui stesso avesse scritto: “Dal 2002 ha aperto con il prof. avv. Guido Alpa un nuovo studio legale dedicandosi al diritto civile, diritto societario e fallimentare”». Poi hanno sottolineato: «La lettera ha un unico numero di protocollo, è inviata a un unico studio legale, presso un unico indirizzo: al prof. Guido Alpa e al prof Avv. Giuseppe Conte, Via Sardegna 38, Roma».

SOLO COINQUILINI? O CONTE ERA OSPITE?

Quindi non lo studio su due piani di via Cairoli già oggetto della replica che il presidente del Consiglio indirizzò a la Repubblica l’8 ottobre 2018. «Io e il prof. Alpa», si giustificò il premier, «non abbiamo mai avuto uno studio professionale associato né mai abbiamo costituito un’associazione tra professionisti. Sarebbe bastato ai giornalisti chiedere in giro». Il premier anche su Facebook scrisse che «Alpa, all’epoca dei fatti, aveva sì uno studio associato, ma a Genova. Mentre a Roma siamo stati “coinquilini” utilizzando una segreteria comune». Ora «il documento», secondo Le Iene, «conferma un’altra circostanza, su cui Guido Alpa e Giuseppe Conte non avrebbero detto la verità». E cioè che «prima del concorso universitario, come ha riferito Alpa, Conte era ospite in via Sardegna e non come aveva detto il premier con un contratto d’affitto separato per il suo studio al piano di sopra di quello di Alpa, in piazza Cairoli, dove si trasferirà alcuni anni dopo».

PALAZZO CHIGI RIDIMENSIONA I CASI FATTURA E CONCORSO

Conte, da parte sua, ha smentito ancora una volta ogni accusa. A iniziare dal fatto che quel documento non costituirebbe fattura, ma un «progetto di parcella» e non esisterebbero parcelle congiunte. Non solo, a quel preavviso sarebbe seguita un’unica fattura, di Alpa. Conte non avrebbe chiesto alcunché al cliente in quanto «il suo apporto all’istruzione e alla conduzione della causa sarebbe stato assolutamente marginale rispetto a quello del professor Alpa». Mentre, sul concorso, ha ribadito: «Era un concorso per titoli, vuol dire che si mandano le pubblicazioni e vengono valutate», sottolineando di averlo «superato con l’unanimità della commissione, Alpa era uno dei cinque commissari».

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