Il caso De Siervo sui cori razzisti negli stadi della Serie A

Diffuso un audio "rubato" in cui l'ad della Lega afferma di aver chiesto ai registi di «spegnere i microfoni verso le curve». Così «non li sentirete in tivù». L'interessato si difende con una querela e parla di «rischio emulazione».

I cori razzisti negli stadi della Serie A fanno il giro del mondo e danneggiano l‘immagine dei club, veicolata anche attraverso i diritti televisivi?

Allora meglio non farli sentire, come fosse polvere da mettere sotto il tappeto.

Fa discutere l’audio “rubato” di Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, diffuso dal quotidiano la Repubblica e rilanciato su Twitter anche da altre testate.

LEGGI ANCHE: Il manifesto delle squadre di Serie A contro il razzismo

LA CONVERSAZIONE CON SCARONI

L’audio, registrato all’insaputa del protagonista il 23 settembre 2019 durante il consiglio di Lega, raccoglie un dialogo tra lo stesso De Siervo e Paolo Scaroni, presidente del Milan. Scaroni si dice preoccupato: «Sul New York Times hanno fatto un articolo grande così sui buu razzisti». E De Siervo risponde: «Ti faccio una confessione, non la mettiamo a verbale. Ho chiesto ai nostri registi di spegnere i microfoni verso le curve, io l’ho chiesto. Quindi non li sentirete in tivù, perché io l’ho chiesto».

LEGGI ANCHE: Il razzismo di Cellino con Balotelli e i precedenti nel calcio

PRODOTTI DA VALORIZZARE

De Siervo ha riconosciuto che l’audio è autentico, ma ha detto anche di aver querelato chi lo ha diffuso: «Nessuna censura, è stato tagliato un pezzo all’interno di un contesto più grande. Si parlava di produzione televisiva e di come valorizzare al meglio il nostro prodotto. A controllare la regolarità dello svolgimento della gara e documentare a fini legali e sportivi ciò che capita dentro lo stadio ci pensano già gli organi preposti: la polizia, gli ispettori di Lega e Federazione e, non ultimi, gli arbitri. Abbiamo dato istruzioni precise ai registi e sospeso chi, a Cagliari, aveva indugiato troppo sulla curva durante un controllo Var e chi, a Milano, aveva ripreso l’omaggio della curva interista a Diabolik. Io ho solo suggerito di gestire in maniera più precisa il direzionamento dei microfoni. Capita spesso, infatti, che da casa si sentano dettagli che allo stadio nemmeno si percepiscono».

E VALORI DA COMUNICARE

Le polemiche, però, non si placano. Un conto è direzionare «in maniera più precisa» i microfoni (più precisa in che senso?), un altro è spegnerli affinché certi «dettagli» non arrivino nelle case dei telespettatori. Si tratta inoltre dello stesso De Siervo che il 6 ottobre 2019, pochi giorni dopo quel consiglio di Lega, partecipando all’Ey Digital Summit di Capri dichiarava: «Non comunichiamo solo un evento sportivo, ma un insieme di valori. Negli stadi ci sono i razzisti e noi – che su questo abbiamo tolleranza zero – li andremo a prendere uno per uno. Lo faremo attraverso la tecnologia, grazie al riconoscimento visivo prenderemo il singolo responsabile di un atto e faremo in modo che non entri più in uno stadio».

DE SIERVO: «VOLEVAMO EVITARE IL RISCHIO EMULAZIONE»

L’amministratore delegato della Lega Serie A, nel pomeriggio del 3 dicembre, con un’apposita conferenza stampa ha cercato da una parte di parare il colpo: «Volevamo evitare di trasformare in eroi determinati ragazzi. Se hanno certi atteggiamenti, sono considerati degli eroi. C’è il rischio emulazione, come accaduto con il lancio delle pietre dai cavalcavia. Dobbiamo evitare di trasformare in eroi dei criminali». Un’argomentazione che però appare poco convincente. Se il punto fosse stato questo, perché nell’audio De Siervo chiede di non mettere a verbale la conversazione con Scaroni?

UNA MANOVRA PER DESTABILIZZARE IL GOVERNO DEL CALCIO?

Dall’altra parte il manager ha lasciato intedere come dietro la diffusione del file ci sarebbe una manovra per alterare gli equilibri di potere nell’organo che gestisce i più importanti tornei calcistici italiani: «Se nei prossimi mesi ci saranno attività esterne che cercheranno di destabilizzare la Lega, chiamerò i giornalisti in modo che le cose non crescano nel silenzio e diventino ingestibili. So chi mi vuole male. Ma dovete fare il vostro mestiere e capirlo da soli. Noi non ci facciamo intimidire. Continuiamo nel nostro percorso, sono stato eletto da 15 club che mi danno fiducia e qualora la maggioranza mi chiedesse di fare un passo indietro lo farei. Ma certo nessuno può farsi intimidire per delle lettere anonime o degli audio rubati con il cellulare nel tentativo goffo di buttare fango su di me, sulla Lega e sulla nostra azione. L’obiettivo è pensare di riuscire a decapitare la Lega in prossimità del bando sui diritti tivù. Qualcuno all’interno di quella stanza ha fatto il passo più lungo della gamba».

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it