Dl Fisco, la maggioranza trova l’accordo sul carcere ai grandi evasori

Il Governo trova l'intesa. Confindustria preoccupata «Preoccupazione per il continuo ampliamento della sfera penale ai fatti economici».

La tanto attesa fumata bianca sul dl Fisco è finalmente arrivata. La maggioranza, infatti, ha trovato l’accordo sull’inasprimento del carcere ai grandi evasori, uno dei punti imprescindibili per il M5s. Due emendamenti dei relatori riducono l’aumento delle pene per i comportamenti non fraudolenti, come la dichiarazione infedele e l’omessa dichiarazione, e rivedono sia la disciplina della confisca per sproporzione, prevista per i reati più gravi, sia la responsabilità amministrativa delle imprese. Entrambi gli emendamenti sono attesi alla Camera e dovrebbero essere votati già nella serata di domenica 1 dicembre 2019.

AUMENTA LA TASSA DI SOGGIORNO

Solo poche le città che avranno la possibilità di aumentare la tassa di soggiorno fino a 10 euro, prevista dal dl Fisco. Si tratta dei Comuni capoluogo di provincia «che abbiano avuto presenze turistiche in numero venti volte superiore a quello dei residenti». A dirlo è il ministero per i Beni culturali. «Nessun aumento della tassa di soggiorno per i comuni italiani», spiega. «I sindaci se lo riterranno, potranno usufruire di questa norma», mentre per Roma e Venezia già era possibile.

PREVISTI LAVORI PER LA RETE FERROVIARIA

Tra gli emendamenti del governo al dl Fisco si trova anche un cospicuo tesoretto per il miglioramento della rete ferroviaria nazionale. Per la precisione «una spesa da 460 milioni per il finanziamento di investimenti infrastrutturali»

GLI EMENDAMENTI CHE SPAVENTANO CONFINDUSTRIA

L’accordo all’interno della maggioranza è stato preso nello stesso giorno in cui Confindustria aveva diramato un comunicato «contro la criminalizzazione delle imprese». L’organizzazione rappresentativa delle imprese aveva da poco ribadito la sua «profonda preoccupazione per il continuo ampliamento della sfera penale ai fatti economici». Il punto toccato da Confindustria e quello inerente all’ambito applicativo del decreto 231 ai reati tributari. Si tratta di «un approccio iper repressivo. Questo non è certamente questo proliferare di interventi penali, volti a criminalizzare il mondo dell’impresa, il modo corretto per combattere l’evasione e far crescere l’economia del Paese», si legge nel comunicato.

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