«Fate i presepi»: polemica sulla lettera dell’assessora di FdI alle scuole

Elena Chiorino, responsabile dell'Istruzione per la Regione Piemonte, ha invitato tutti i direttori a promuovere le tradizioni «fondanti della nostra identità». M5s e Pd all'attacco.

Trenta giorni al Natale, ma dello spirito che dovrebbe accompagnare le feste non sembra esserci ancora traccia. Almeno per quanto riguarda la politica, che in Piemonte si divide proprio sul 25 dicembre. A scatenare le polemiche è l’assessora all’Istruzione Elena Chiorino che, in una lettera ai direttori scolastici di tutte le scuole, li invita a promuovere presepi, recite e canti natalizi in linea con le tradizioni che sono – dice – «parte fondante della nostra identità». Nulla di più sbagliato, per le opposizioni, che accusano l’assessora di Fratelli d’Italia di avere violato l’autonomia scolastica esclusivamente con finalità propagandistiche.

L’ASSESSORA: «PARTE FONDANTE DELLA NOSTRA IDENTITÀ»

«Ritengo che la ricorrenza natalizia e le conseguenti tradizioni come il Presepe, l’Albero di Natale e le recite sulla Natività, siano parte fondante della nostra identità, che la Regione Piemonte intende tutelare e mantenere vive. Non si può e non si deve privare i nostri ragazzi, soprattutto i nostri bambini, dell’atmosfera e della magia del Natale», scrive ai dirigenti scolastici degli istituti di ogni ordine e grado l’assessora Chiorino. Convinta anche che «per coloro i quali vengono da altre realtà, si tratta di una preziosa occasione per conoscere usi e costumi del Paese, a vantaggio di una più concreta e armoniosa integrazione».

IL PLAUSO DELLA MELONI

La proposta riceve il plauso niente meno che di Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, convinta della necessità di difendere «la nostra identità». Non si esprime invece il viceministro all’Istruzione Anna Ascani: «Vogliono che qualcuno gli dica che non lo devono fare. Ma noi non glielo diremo». In Consiglio regionale le opposizioni, dal Pd al Movimento 5 Stelle, si schierano contro. «Il presepe non si impone», «la religione non si sbandiera a fini politici», sono alcune delle prese di posizione.

LO STOP DALLA SOTTOSEGRETARIA ALL’ISTRUZIONE

Lo stop arriva dalla sottosegretaria all’Istruzione, Lucia Azzolina (M5s). «Sto ricevendo le segnalazioni indignate di diversi capi di istituto che chiedono solo di essere lasciati in pace», rivela, «manca un mese al Natale ed è già corsa alle dichiarazioni sul presepe. Se si avesse davvero rispetto per questi simboli, per queste ricorrenze e per l’alto valore che rivestono e, soprattutto, se chi fa certe richieste sapesse come funziona la scuola, non ci sarebbe davvero il bisogno di fare certe uscite, che sono buone solo per far parlare di sé».

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Dal governo 27 milioni di euro a Fca contro gli esuberi

Si tratta di incentivi per lo sviluppo e la produzione di veicoli a motore ibrido ed elettrico negli stabilimenti di Melfi, Orbassano e Mirafiori. Lavoratori reintegrati e 100 assunzioni in Basilicata.

Il ministero dello Sviluppo economico stanzia 27 milioni di euro per lo sviluppo e la produzione di veicoli a motore ibrido ed elettrico negli stabilimenti di Melfi, Orbassano e Mirafiori. Lo prevede il decreto che autorizza l’accordo di Sviluppo tra Mise, Regioni Basilicata e Piemonte, Invitalia e Fca, firmato dal ministro Stefano Patuanelli. Gli investimenti ammontano a 136,6 milioni entro il 2022. L’accordo permetterà il graduale reintegro dei lavoratori in esubero (3.458) e 100 assunzioni a Melfi.

AGEVOLAZIONI LEGATE AL PIANO IMPRESA 4.0

I 27 milioni di euro messi a disposizione dal Mise sono agevolazioni per l’acquisto di macchinari e impianti coerenti al Piano Impresa 4.0. Fca e Centro Ricerche Fiat investiranno 98,7 milioni per l’ampliamento della capacità produttiva dello stabilimento di Melfi, attraverso la messa in produzione della Jeep Compass nella versione ibrida. La produzione di questo modello consentirà di incrementare i modelli elettrici prodotti a Melfi in un’ottica di efficientamento produttivo e di economie di scala. Altri 37,9 milioni di euro di investimenti riguarderanno il progetto di ricerca e sviluppo denominato «Ricarica – Soluzioni sostenibili ad elevata modularità e Configurabilità per veicoli mass mARket a propulsione puro elettrica», che si pone come obiettivo lo sviluppo di motori per veicoli a propulsione elettrica pura, consentendo di coniugare l’attenzione agli obiettivi di impatto ambientale (riduzione delle emissioni CO2 e consumi energetici) con la necessità di offrire al mercato prodotti a prezzi accessibili con prestazioni ottimizzate, in termini di affidabilità e sicurezza. Il progetto verrà realizzato negli stabilimenti di Fca e Crf di Melfi, Orbassano e Torino (Mirafiori Technical Center).

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Sace, Fintecna e Simest: raffica di nomine in Cdp

Pierfrancesco Latini scelto come ad di Sace, Antonino Turicchi di Fintecna. Donato Iacovone presidente della "nuova" Salini Impregilo.

Raffica di nomine a Cassa Depositi Prestiti. Il cda che si è riunito il 26 novembre ha designato i candidati cda di nove delle sue società partecipate. Tra gli altri sono stati indicati Pierfrancesco Latini a.d. di Sace e Rodolfo Errore nella carica di presidente; Mauro Alfonso a.d. di Simest e Pasquale Salzano presidente (con l’incarico anche di Chief International Affairs Officer di Cdp); Antonino Turicchi a.d. di Fintecna e Vincenzo delle Femmine Presidente; Donato Iacovone presidente nella “nuova” Salini Impregilo che è nata per il “Progetto Italia“.

TUTTE LE NOMINE DELLE CONTROLLATE

SACE – Rodolfo Errore (Presidente); Pierfrancesco Latini (Amministratore Delegato), Ilaria Bertizzolo, Elena Comparato, Filippo Giansante, Federico Merola, Monica Scipione, Mario Giro, Roberto Cociancich

SIMEST – Pasquale Salzano (Presidente che assumerà anche l’incarico di Chief International Affairs Officer di CDP), Roberto Rio (Vice Presidente), Mauro Alfonso (Amministratore Delegato), Gelsomina Vigliotti, Ilaria Bertizzolo, Pasquale Salzano.

FINTECNA – Vincenzo delle Femmine (Presidente), Antonino Turicchi (Amministratore Delegato).

CDP Immobiliare – Giorgio Righetti (Presidente), Marco Doglio (Vice Presidente), Emanuele Boni (Amministratore Delegato), Alessandra Ferone, Paolo Fontanelli, Silvia Viviani, Ada Lucia De Cesaris.

CDP Investimenti SGR – Raffaele Ranucci (Presidente), Marco Doglio (Amministratore Delegato), Manuela Sabbatini, Giorgio Righetti, Caterina Miscia.

Fondo Italiano d’Investimento SGR – Antonio Pace (Amministratore Delegato), Vito Lo Piccolo, Esedra Chiacchella, Simonetta Acri, Gianluca Lo Presti, Anna Chiara Sala, Cristina Pozzi.

Invitalia Ventures SGR – Enrico Resmini (Amministratore Delegato), Pierpaolo Di Stefano, Marco Bellezza, Isabella de Michelis di Slonghello, Lucia Calvosa, Antonio Margiotta.

SIA – Federico Lovadina (Presidente), Fabio Massoli, Andrea Pellegrini, Carmine Viola, Andrea Cardamone.

Salini Impregilo – Donato Iacovone (Presidente), Pierpaolo Di Stefano, Francesca Balzani, Giuseppe Marazzita, Marina Natale.

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Gli ultrà della Dinamo Zagabria hanno bloccato il traffico a Milano

Circa 3 mila persone si sono dirette a piedi verso San Siro partendo dall'Arco della Pace. Tensione nei pressi dello stadio.

Il corteo è partito dall’Arco della Pace e ha bloccato il traffico di Milano. Cori e saluti romani, richiami ustascia e fumogeni accesi. I tifosi della Dinamo Zagabria, squadra croata che nella serata del 26 novembre affronterà l’Atalanta a San Siro per il match di Champions League, si sono diretti a piedi verso lo stadio. Circa 3 mila persone hanno percorso via Pagano, poi via Giotto, via Monte Rosa, viale Pietro Tempesta e via Monreale. Le forze dell’ordine li hanno sorvegliati sia da terra, sia dal cielo. Una volta giunti a San Siro, tuttavia, ci sono stati momenti di tensione con i tifosi dell’Atalanta.

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Via libera del governo ad altri 320 milioni di euro per finire il Mose

L'annuncio del presidente della Regione Veneto Luca Zaia. dopo il comitato a Palazzo Chigi. «Abbiamo chiesto una legge speciale e 1,5 miliardi per i lavori in Laguna». L'opera dovrebbe essere terminata per la fine del 2021.

Altri 320 milioni di euro per completare il Mose. Il presidente del Veneto Luca Zaia è uscito dalla riunione di Palazzo Chigi, il cosiddetto “Comitatone” per Venezia, con la promessa dei finanziamenti mancanti per terminare l’opera pensata ormai negli anni Ottanta per mettere in sicurezza la Laguna. «Abbiamo avuto la conferma del finanziamento dei 5 miliardi 493 milioni il che vuol dire che il Governo si impegna a metterne i 320 milioni mancanti e una conferma del cronoprogramma per la fine lavori al 31 dicembre 2021 e con tavolo di lavoro rispetto alla gestione che costa circa 100 milioni di euro l’anno», ha detto Zaia.

«CHIESTA UNA LEGGE SPECIALE E 1,5 MLD PER I PROSSIMI 10 ANNI»

«La Regione Veneto ha chiesto una legge speciale e risorse: ha chiesto per i prossimi 10 anni, per i lavori in Laguna, risorse per 150 milioni di euro l’anno per 10 anni, ovvero 1,5 miliardi», ha aggiunto il presidente di Regione.

I SETTE PUNTI DEL SINDACO BRUGNARO

La riunione, che vede coinvolti tutti i rappresentanti istituzionali coinvolti, è terminata dopo circa due ore e mezza. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro aveva messo in scaletta sette punti: «Discuteremo di risorse da recuperare per l’emergenza, di rifinanziamento della Legge speciale e misure di salvaguardia della Laguna – elenca -. Parleremo degli interventi di marginamento di #PortoMarghera, del completamento del Mose e suo sistema di gestione», aveva spiegato il primo cittadino in un tweet.

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Biella ci ripensa: cittadinanza onoraria a Liliana Segre

Dopo la polemica per il no iniziale della maggioranza di centrodestra, il Consiglio comunale ha fatto passare una mozione per l'onorificenza alla senatrice a vita.

La città di Biella conferirà la cittadinanza onoraria a Liliana Segre. Dopo le polemiche dei giorni scorsi per il diniego della maggioranza di centrodestra, che aveva portato lo showman Ezio Greggio a rifiutare un analogo riconoscimento in solidarietà con la senatrice a vita, oggi il Consiglio comunale ha votato una nuova mozione, priva di riferimenti politici, che è stata sottoscritta e votata da tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione.

LA MANIFESTAZIONE SOTTO IL MUNICIPIO

Il via libera alla mozione è, nelle intenzioni bipartisan del Consiglio comunale, un «segnale forte» da parte di una città, Biella, Medaglia d’Oro della Resistenza. Fuori dal municipio di Palazzo Oropa, in occasione del Consiglio comunale, un centinaio di persone si è riunita dopo che sui social è nato l’hashtag #nonsiamocretini, in riferimento all’affermazione del sindaco Claudio Corradino che si è definito «un cretino» per la strumentalizzazione della vicenda, sulla quale – aveva sostenuto – «è stata fatta una speculazione indegna».

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Poste: l’Antitrust apre un’istruttoria per pratica scorretta nel recapito delle raccomandate

L'Autorità ipotizza una pratica commerciale scorretta: gli avvisi di giacenza dei plichi sarebbero spesso depositati nelle cassette dei destinatari senza accertare la loro presenza in casa.

Poste nel mirino dell’Antitrust. Martedì i funzionari hanno svolto ispezioni nelle sedi della società, con l’ausilio della Guardia di Finanza dopo l’avvio di un’istruttoria «per accertare una presunta pratica commerciale scorretta, posta in essere nell’ambito del servizio di recapito della corrispondenza e, in particolare delle raccomandate». L’ipotesi, ha spiegato l’Autorità «è che il cliente/mittente che decida di rivolgersi a Poste per inviare una raccomandata possa essere ingannevolmente indotto ad acquistare un servizio pubblicizzato da claim che ne enfatizzano determinate caratteristiche che, nella sua concreta erogazione non vengono, poi, rispettate».

AVVISO DI GIACENZA SPESSO DEPOSITATO SENZA ACCERTARE LA PRESENZA DEL DESTINATARIO

In particolare per quanto riguarda il recapito della corrispondenza, il Garante ha sottolineato «che l’avviso di giacenza del plico raccomandato verrebbe spesso depositato nella cassetta postale del destinatario dell’invio senza previo accertamento della presenza o meno del medesimo al proprio domicilio. Costringendo quindi il destinatario che voglia entrare in possesso del plico a esperire procedure alternative previste da Poste, con uno slittamento dei tempi di consegna e un dispendio di tempo ed energie che non sarebbe necessario qualora il tentativo di consegna venisse realmente effettuato».

POSSIBILI MESSAGGI INGANNEVOLI CIRCA IL RITIRO DIGITALE

Secondo l’Antitrust, Poste, inoltre, avrebbe veicolato «messaggi ingannevoli riguardo al servizio di Ritiro digitale, vale a dire la versione evoluta della consegna fisica, delle raccomandate, con riferimento alle relative condizioni economiche e di utilizzo».

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Le alluvioni viste dallo spazio: ferite rosse nella pianura padana

Le immagini del corso del Po realizzate dal satellite europeo Sentinel 1 mostrano il nostro territorio squarciato.

Come ferite sulla pelle dell’Italia, così appaiono le alluvioni degli ultimi giorni rirpese dallo spazio: uno squarcio color rosso sangue che taglia in due la Pianura Padana. Le immagini sono del satellite Sentinel-1 di Copernicus, il programma per l’Osservazione della Terra gestito da Agenzia spaziale europea (Esa) e Commissione Europea.

DUE SCATTI IN UNO CHE VEDONO ATTRAVERSO NUBI E BUIO

L’immagine multi temporale combina due scatti separati, acquisiti il 13 e il 25 novembre: le aree inondate sono rappresentate in rosso, il fiume Po in nero, e le aree urbane in bianco. Milano sembra salva, nella parte alta dell’immagine, mentre i territori dell’alessandrino e del pavese risultano fortemente colpiti. La distinzione tra i corpi idrici dei fiumi e le zone inondate è resa possibile dal radar di Sentinel-1, capace di ‘vedere’ attraverso le nuvole, la pioggia e al buio.

UN SERVIZIO DI MAPPATURA PER LE EMERGENZE

Le immagini acquisite prima e dopo l’inondazione offrono informazioni immediate sull’entità del disastro e danno supporto per la valutazione dei danni materiali e ambientali. Il servizio di mappatura per le emergenze di Copernicus (Copernicus Emergency Mapping Service) era già stato attivato all’inizio del mese per aiutare a fronteggiare le inondazioni nel Nord-Est, dove l’acqua alta a Venezia aveva raggiunto livelli record causando la peggior inondazione degli ultimi 50 anni.

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La Russia rischia altri 4 anni di stop per doping: in forse Tokyo 2020

Il comitato di controllo della Wada ha chiesto di bandire l'agenzia statale Rusada per aver falsificato i dati di laboratorio. Mosca potrebbe saltare anche le prossime Olimpiadi.

Il Comitato di controllo della conformità (Crc) dell’agenzia antidoping mondiale (Wada) ha chiesto di bandire per quattro anni la Russia dalle principali competizioni sportive accusandola di aver falsificato i dati di laboratorio consegnati agli investigatori. Il Comitato esecutivo della Wada, che si riunirà a Parigi il 9 dicembre, potrebbe così decidere di sospendere nuovamente l’agenzia antidoping russa Rusada mettendo a rischio la partecipazione della Russia alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Il Cio ha dichiarato di sostenere «le più severe sanzioni» contro la Russia.

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Il Pd fa muro contro la riforma della prescrizione

Secondo Orlando non sono state trovate soluzioni adeguate per velocizzare la durata dei processi. Marcucci attacca Di Maio: «Non detta lui l'agenda del governo».

Il M5s incalza, ma il Pd fa muro contro la riforma della prescrizione, già approvata con la legge che ha inasprito le pene per i reati di corruzione e destinata a entrare in vigore dal primo gennaio 2020.

La riforma prevede il blocco dei tempi di prescrizione dopo il primo grado di giudizio, ma dem e renziani chiedono prima che la riforma del processo penale velocizzi la durata dei procedimenti.

Il vicesegretario del Pd ed ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha scelto con cura le parole: «Sono assolutamente d’accordo con il premier Giuseppe Conte» quando dice che per la prescrizione «il problema è trovare un bilanciamento nell’ambito del processo. Al momento, però, le soluzioni prospettate non sono adeguate».

Decisamente più aggressivo il capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci: «Di Maio si tolga dalla testa l’idea che sia il M5s a dettare l’agenda dei provvedimenti del governo e che il Pd si limiti solo a votarli. Sulla prescrizione, per esempio, è fondamentale garantire tempi certi e brevi per la durata dei processi».

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Allerta per la piena del Po in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto

A Cremona la piena ha raggiunto i 4 metri e 37 centimetri. Evacuate 218 persone a Brescello, nel Reggiano. Gli aggiornamenti.

Il Po continua a preoccupare. A Cremona martedì 26 novembre il fiume ha raggiunto i 4 metri e 37 centimetri sopra lo zero idrometrico, quota che conferma il livello rosso di allerta. Nella zona di Casalmaggiore è attesa un’onda di piena nella notte. In via cautelativa sono stati allertati gli uomini del decimo reggimento genio gustatori specializzato in movimento terra, così da garantire tempestiva operatività di intervento nel caso si rendesse necessaria un’operazione di contenimento con sacchi di sabbia.

A BRESCELLO EVACUATE 218 PERSONE

Paura anche in Emilia. L’onda ha raggiunto nella notte gli 8,20 metri a Piacenza e una portata di 8.400 metri cubi al secondo. Mercoledì scuole chiuse a Brescello, nel Reggiano, in seguito della piena. Nel comune è in corso l‘evacuazione della frazione di Ghiarole, in cui risiedono 218 persone che saranno ospitate in una struttura di Luzzara. Dopo Casalmaggiore, la piena è attesa a Boretto (Reggio Emilia) nella tarda mattinata di mercoledì e giovedì a Pontelagoscuro (Ferrara), con valori superiori alla soglia 3, di criticità elevata. In tutto sono impegnati 469 volontari, soprattutto nel monitoraggio agli argini: la maggioranza è all’opera tra Piacenza, Parma e Reggio Emilia.

IN VENETO ALLERTA ROSSA FINO AL 30 NOVEMBRE

La Protezione civile del Veneto ha dichiarato l’allerta rossa per il passaggio dell’onda di piena fino alle ore 14.00 del 30 novembre prossimo. Viene raccomandato di interdire l’accesso nelle golene aperte, compreso l’utilizzo delle piste ciclabili, e di mantenere la massima attenzione lungo il corso d’acqua. Per motivi di sicurezza è vietata la navigazione da diporto fino al rientro sotto le soglie di criticità. La Protezione civile raccomanda ai Comuni interessati e agli enti gestori di provvedere al divieto al transito di mezzi e persone attraverso i ponti in barche presenti sui rami di Po, e di aprirli per il libero deflusso della piena e del materiale trasportato. Fino alle ore 14.00 di mercoledì è inoltre dichiarato lo stato di attenzione (allerta gialla) sui bacini Alto Brenta-Bacchiglione-Alpone; Po, Fissero-Tartaro-Canalbianco- Basso Adige; Basso Brenta-Bacchiglione

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Allerta per la piena del Po in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto

A Cremona la piena ha raggiunto i 4 metri e 37 centimetri. Evacuate 218 persone a Brescello, nel Reggiano. Gli aggiornamenti.

Il Po continua a preoccupare. A Cremona martedì 26 novembre il fiume ha raggiunto i 4 metri e 37 centimetri sopra lo zero idrometrico, quota che conferma il livello rosso di allerta. Nella zona di Casalmaggiore è attesa un’onda di piena nella notte. In via cautelativa sono stati allertati gli uomini del decimo reggimento genio gustatori specializzato in movimento terra, così da garantire tempestiva operatività di intervento nel caso si rendesse necessaria un’operazione di contenimento con sacchi di sabbia.

A BRESCELLO EVACUATE 218 PERSONE

Paura anche in Emilia. L’onda ha raggiunto nella notte gli 8,20 metri a Piacenza e una portata di 8.400 metri cubi al secondo. Mercoledì scuole chiuse a Brescello, nel Reggiano, in seguito della piena. Nel comune è in corso l‘evacuazione della frazione di Ghiarole, in cui risiedono 218 persone che saranno ospitate in una struttura di Luzzara. Dopo Casalmaggiore, la piena è attesa a Boretto (Reggio Emilia) nella tarda mattinata di mercoledì e giovedì a Pontelagoscuro (Ferrara), con valori superiori alla soglia 3, di criticità elevata. In tutto sono impegnati 469 volontari, soprattutto nel monitoraggio agli argini: la maggioranza è all’opera tra Piacenza, Parma e Reggio Emilia.

IN VENETO ALLERTA ROSSA FINO AL 30 NOVEMBRE

La Protezione civile del Veneto ha dichiarato l’allerta rossa per il passaggio dell’onda di piena fino alle ore 14.00 del 30 novembre prossimo. Viene raccomandato di interdire l’accesso nelle golene aperte, compreso l’utilizzo delle piste ciclabili, e di mantenere la massima attenzione lungo il corso d’acqua. Per motivi di sicurezza è vietata la navigazione da diporto fino al rientro sotto le soglie di criticità. La Protezione civile raccomanda ai Comuni interessati e agli enti gestori di provvedere al divieto al transito di mezzi e persone attraverso i ponti in barche presenti sui rami di Po, e di aprirli per il libero deflusso della piena e del materiale trasportato. Fino alle ore 14.00 di mercoledì è inoltre dichiarato lo stato di attenzione (allerta gialla) sui bacini Alto Brenta-Bacchiglione-Alpone; Po, Fissero-Tartaro-Canalbianco- Basso Adige; Basso Brenta-Bacchiglione

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Al processo d’appello sconto di pena di un anno ad Antonio Casamonica

Il rampollo del clan romano condannato a sei anni per il raid al Roxy Bar della Romanina.

Un anno di riduzione di pena ad Antonio Casamonica, il rampollo del clan attivo nella zona della Romanina, nella periferia della Capitale, accusato per la vicenda del raid punitivo in bar il primo aprile 2018.

RESTA L’AGGRAVANTE DEL METODO MAFIOSO

Con lo sconto, la Prima corte di appello lo ha condannato a sei anni di reclusione per concorso in lesioni, violenza privata e minacce aggravate dal metodo mafioso. In primo grado Casamonica era stato condannato a 7 anni di reclusione. Adesso i giudici dell’Appello hanno parzialmente riformato la sentenza. L‘aggressione ai danni dei titolari del Roxy bar della Romanina, secondo l’ipotesi accusatoria, era stata fatta come ritorsione per il fatto di non essere stati serviti subito. Il gruppo nel quale era presente Antonio Casamonica prima offese i gestori e poi passò alle vie di fatto, arrivando a prendere a cinghiate una cliente disabile che era intervenuta invitando gli aggressori ad allontanarsi.

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La polemica su Corbyn e l’antisemitismo nel Labour

Il rivale di Boris Johnson accusato dal rabbino capo del Regno Unito di aver consentito «al veleno» di «mettere radici» nel suo partito. La smentita non ferma la bufera a due settimane dal voto.

Un’altra tegola cade sulle speranze del Labour britannico di rovesciare le previsioni negative dei sondaggi in vista delle elezioni del 12 dicembre e della sfida con i favoritissimi conservatori del premier Boris Johnson. A simboleggiarla è l’ennesima accusa sul dossier antisemitismo, questa volta scagliata dalle colonne ostili del Times di Rupert Murdoch niente meno che dal rabbino capo ortodosso del Regno Unito, Ephraim Mirvis, guida della maggiore comunità di ebrei osservanti del Regno, tornato a imputare a Jeremy Corbyn – a meno di 20 giorni dal voto – d’aver consentito «al veleno» antisemita di «mettere radici» nel partito del quale è leader.

RISCHIO DI BOICOTTAGGIO PER LA SINISTRA

Le parole di Mirvis, respinte dal vertice laburista, vanno molto vicino ad un invito senza precedenti al boicottaggio di uno dei grandi partiti d’oltremanica. Per di più approdo storico di una larga fetta di mondo ebraico politicamente impegnato. E innescano reazioni a valanga, fra cui spiccano quelle incrociate d’alcune delle principali istituzioni religiose e confessionali – cristiane o islamiche – del Paese. «Non spetta a me dire per chi votare», mette le mani avanti Mirvis, non senza tuttavia far riecheggiare un’adesione di fatto all’appello già lanciato da voci significative del mainstream ebraico nazionale – oltre che da intellettuali e figure d’establishment avverse in generale alla svolta a sinistra di Corbyn e al suo passato di sostenitore militante della causa palestinese o terzomondista – a punire il Labour alle urne. Corredato dall’appello esplicito agli elettori a scegliere «secondo coscienza».

«INCOMPATIBILE CON I VALORI BRITANNICI»

Il rabbino descrive in sostanza Corbyn come inadeguato al ruolo di primo ministro e bolla come «incompatibile con i valori britannici di cui andiamo tanto fieri il modo con cui la leadership laburista» attuale «ha affrontato il razzismo antiebraico». Un verdetto senz’appello, nella giornata della chiusura dei termini per l’iscrizione nelle liste elettorali del Paese e della presentazione di un manifesto ad hoc laburista sulla difesa della libertà di fede e la lotta al razzismo durante la quale Corbyn evita qualunque polemica diretta limitandosi a definire l’antisemitismo un fenomeno «vile che non può avere spazio» all’interno del suo movimento. Rassicurazioni «mendaci» per Mirvis, al quale un portavoce del Labour replica rivendicando «l’impegno anti razzista» di una vita del compagno Jeremy e ribadendo la volontà di estirpare dal partito e dal Regno ogni traccia antisemita. Mentre rigetta come inaccurate le cifre su 130 presunti episodi gravi impuniti.

I PARTITI RIVALI CAVALCANO LA POLEMICA

I partiti rivali, dai Tory di Boris Johnson ai LibDem di Jo Swinson, cavalcano viceversa l’anatema del gran rabbino. Mentre l’influente arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby, aggiunge il carico da 90: riconoscendo a Mirvis – dopo aver fatto mea culpa anche per le macchie storiche della sua Chiesa – d’aver espresso «il profondo senso d’insicurezza e paura avvertito oggi da molti ebrei britannici». Comprensione per l’allarme del rabbino arriva pure dal Muslim Council of Britain, che però allarga il discorso. E nota come ad esempio la minaccia rampante parallela «dell’islamofobia» provenga «in modo acuto soprattutto dal Partito conservatore», non certo dal Labour.

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La polemica su Corbyn e l’antisemitismo nel Labour

Il rivale di Boris Johnson accusato dal rabbino capo del Regno Unito di aver consentito «al veleno» di «mettere radici» nel suo partito. La smentita non ferma la bufera a due settimane dal voto.

Un’altra tegola cade sulle speranze del Labour britannico di rovesciare le previsioni negative dei sondaggi in vista delle elezioni del 12 dicembre e della sfida con i favoritissimi conservatori del premier Boris Johnson. A simboleggiarla è l’ennesima accusa sul dossier antisemitismo, questa volta scagliata dalle colonne ostili del Times di Rupert Murdoch niente meno che dal rabbino capo ortodosso del Regno Unito, Ephraim Mirvis, guida della maggiore comunità di ebrei osservanti del Regno, tornato a imputare a Jeremy Corbyn – a meno di 20 giorni dal voto – d’aver consentito «al veleno» antisemita di «mettere radici» nel partito del quale è leader.

RISCHIO DI BOICOTTAGGIO PER LA SINISTRA

Le parole di Mirvis, respinte dal vertice laburista, vanno molto vicino ad un invito senza precedenti al boicottaggio di uno dei grandi partiti d’oltremanica. Per di più approdo storico di una larga fetta di mondo ebraico politicamente impegnato. E innescano reazioni a valanga, fra cui spiccano quelle incrociate d’alcune delle principali istituzioni religiose e confessionali – cristiane o islamiche – del Paese. «Non spetta a me dire per chi votare», mette le mani avanti Mirvis, non senza tuttavia far riecheggiare un’adesione di fatto all’appello già lanciato da voci significative del mainstream ebraico nazionale – oltre che da intellettuali e figure d’establishment avverse in generale alla svolta a sinistra di Corbyn e al suo passato di sostenitore militante della causa palestinese o terzomondista – a punire il Labour alle urne. Corredato dall’appello esplicito agli elettori a scegliere «secondo coscienza».

«INCOMPATIBILE CON I VALORI BRITANNICI»

Il rabbino descrive in sostanza Corbyn come inadeguato al ruolo di primo ministro e bolla come «incompatibile con i valori britannici di cui andiamo tanto fieri il modo con cui la leadership laburista» attuale «ha affrontato il razzismo antiebraico». Un verdetto senz’appello, nella giornata della chiusura dei termini per l’iscrizione nelle liste elettorali del Paese e della presentazione di un manifesto ad hoc laburista sulla difesa della libertà di fede e la lotta al razzismo durante la quale Corbyn evita qualunque polemica diretta limitandosi a definire l’antisemitismo un fenomeno «vile che non può avere spazio» all’interno del suo movimento. Rassicurazioni «mendaci» per Mirvis, al quale un portavoce del Labour replica rivendicando «l’impegno anti razzista» di una vita del compagno Jeremy e ribadendo la volontà di estirpare dal partito e dal Regno ogni traccia antisemita. Mentre rigetta come inaccurate le cifre su 130 presunti episodi gravi impuniti.

I PARTITI RIVALI CAVALCANO LA POLEMICA

I partiti rivali, dai Tory di Boris Johnson ai LibDem di Jo Swinson, cavalcano viceversa l’anatema del gran rabbino. Mentre l’influente arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby, aggiunge il carico da 90: riconoscendo a Mirvis – dopo aver fatto mea culpa anche per le macchie storiche della sua Chiesa – d’aver espresso «il profondo senso d’insicurezza e paura avvertito oggi da molti ebrei britannici». Comprensione per l’allarme del rabbino arriva pure dal Muslim Council of Britain, che però allarga il discorso. E nota come ad esempio la minaccia rampante parallela «dell’islamofobia» provenga «in modo acuto soprattutto dal Partito conservatore», non certo dal Labour.

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«Ai viadotti chiusi della A26 mancava il cemento»

Il paragone da brividi del procuratore capo di Genova: «Come dei balconi con la soletta sgretolata». Attivata una deviazione di carreggiata che consente il passaggio dei veicoli.

Un paragone che mette i brividi. Per il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, i viadotti Fado Nord e Pecetti Sud della A26, chiusi nella tarda serata del 25 novembre per ordine della magistratura, erano come «balconi» con «la soletta sottostante completamente sgretolata», e in cui «l’unica parte sana» era «quella piastrellata», ovvero l’asfalto superficiale.

I consulenti della procura, ha aggiunto Cozzi, hanno rilevato «un grave stato di degrado», consistente in una «mancanza di cemento che imponeva un controllo di sicurezza immediato per pericolo di rovina».

Nel pomeriggio del 26 novembre i vertici di Autostrade per l’Italia hanno illustrato al ministero dei Trasporti le modalità con cui l’arteria è stata riaperta al traffico: attorno alle 10.30 è stata attivata una deviazione di carreggiata, che permette lo scorrimento dei veicoli in entrambe le direzioni senza passare per i viadotti.

UN PROVVEDIMENTO NECESSARIO

Ulteriori verifiche da parte della società concessionaria sono in corso, ma Cozzi ha voluto ribadire un concetto molto chiaro: «Non abbiamo preso un provvedimento avventato, ma un provvedimento tempestivo che non poteva essere procrastinato. Noi non ci sostituiamo a nessuno, alle competenze di nessuno, il nostro compito è caso mai di sollecitare gli interventi di competenza di altri. È in atto un piano di controllo che mi auguro venga seguito anche dal ministero dei Trasporti, perché non spetta a noi».

DEGRADO SOTTOVALUTATO?

Il lavoro dei pm non finisce qui. «Bisognerà vedere con le indagini se quella degli omessi controlli era una filosofia generale, oppure se si sia trattato di episodi singoli. L’impressione che abbiamo avuto nei mesi scorsi è quella di una sottovalutazione dello stato delle infrastrutture. Una cosa che non deve più succedere», ha concluso Cozzi.

ASPI HA APERTO 15 CANTIERI SUI PONTI DELLA LIGURIA

Il nuovo amministratore delegato di Autostrade, Roberto Tomasi, ha detto alla ministra dei Trasporti Paola De Micheli che la società farà tutto il possibile per evitare impatti di circolazione sulla città di Genova. E ha manifestato inoltre l’intenzione di accelerare il piano nazionale di interventi su tutta la rete. Per quanto riguarda in particolare la Liguria, attualmente sono attivi cantieri per attività di manutenzione su 15 viadotti.

IL M5S ATTACCA LA CONCESSIONARIA

Intanto, su Facebook e sul Blog delle Stelle, il M5s continua a chiedere la revoca delle concessioni ad Autostrade. Senza dire, però, quale sarebbe l’alternativa e quali i costi per la collettività.

Dobbiamo procedere quanto prima con la revoca delle concessioni per Autostrade per l’Italia.Sono passati vent’anni da…

Posted by MoVimento 5 Stelle on Tuesday, November 26, 2019

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Terremoto in Albania, le reazioni discordanti della Lega

Il vicepresidente della commissione Esteri Paolo Grimoldi invita Conte a occuparsi prima degli italiani colpiti dal maltempo. Ma il governatore lombardo Fontana invia aiuti.

Mentre l’Italia si mobilita per aiutare la popolazione albanese colpita dal sisma, dai banchi della Lega Paolo Grimoldi, vicepresidente della commissione Esteri della Camera invita a pensare prima agli italiani, in ginocchio dopo l’ondata del maltempo. «Il premier Conte annuncia l’immediato invio di squadre di soccorritori e tecnici in Albania per prestare aiuti dopo il sisma? Nobile gesto», fa notare il leghista, «giusto aiutare chi ha bisogno, ma in questo momento l’Italia è in ginocchio per il maltempo, abbiamo centinaia di sfollati in diverse Regioni, come Liguria, Lombardia e Piemonte, abbiamo strade franate, comuni isolati, danni enormi in diverse località. Giusto aiutare l’Albania, ci mancherebbe, ma prima pensiamo a casa nostra e ai nostri cittadini e lasciamo ad altri Stati Ue i soccorsi all’Albania. E già che ci siamo, perché Conte non ci ripensa sul no alla richiesta di stato di emergenza presentata dalla Lombardia?».

LA LOMBARDIA PRONTA A DARE SUPPORTO

Fa pensare però che sempre in casa Lega proprio il governatore della Lombardia Attilio Fontana non solo esprima «vicinanza e solidarietà al popolo albanese» ma si impegni anche a «sostenere, per quanto di nostra competenza, ogni azione mirata a garantire un supporto concreto» al Paese. Il ministero dell’Interno, continuano in una nota Fontana e l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, «ha attivato l’intervento immediato della squadra Usar (Urban-Search And Rescue) specializzata nell’individuazione e nel disseppellimento delle persone travolte da macerie e altri materiali». La Regione Lombardia, «attraverso l’Areu partecipa a questa particolare spedizione attraverso personale sanitario specializzato composto, per ora, da un medico e un infermiere e da una squadra formata da 4 specialisti con un elicottero attrezzato con visori e dispositivi per la guida e le ricerche notturne».

LA SOLIDARIETÀ E GLI AIUTI DEL VENETO DI LUCA ZAIA

Lo stesso vale per la Regione Veneto guidata dal leghista Luca Zaia, partito per l’Albania , che ha dato la disponibilità per la partenza della Colonna mobile della protezione civile regionale verso l’Albania.

«Il Veneto conferma anche in questa occasione di sempre in prima linea nel portare aiuto nelle emergenze», ha detto Zaia.

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Perché durante il Black Friday scioperano i lavoratori delle consegne Amazon

I dipendenti delle aziende che si occupano della distribuzione degli ordini si fermano a Brandizzo (Torino) e Marene (Cuneo). Denunciano i carichi di lavoro estenuanti e chiedono più sicurezza, aumento del personale, stipendi migliori e riduzione della precarietà. Previsti disagi e disservizi nei giorni degli sconti.

Nei giorni delle grandi offerte e dei maxi sconti i lavoratori delle aziende che si occupano della consegna degli ordini di Amazon hanno detto basta: sciopero. Col Black Friday (venerdì 29 novembre) alle porte, i dipendenti delle sedi di Brandizzo (Torino) e Marene (Cuneo) addetti alla distribuzione merci si sono fermati.

PROTESTA DELLA UIL TRASPORTI SETTORE LOGISTICA

Il motivo? La protesta è stata indetta dalla Uil trasporti del settore logistica per denunciare «i carichi di lavoro estenuanti» e chiedere più sicurezza. Il pacchetto è di 16 ore di sciopero, da mercoledì 27 novembre, senza preavviso.

PRESIDIO DALLE 8 A BRANDIZZO

A Brandizzo proprio il 27 è previsto un presidio a partire dalle 8, al quale sono pronti a confluire anche i dipendenti di Marene. In tutto i lavoratori sono 300 a Brandizzo e 100 a Marene, numeri che raddoppiano nei periodi di maggiore lavoro.

CHIESTO UN ORARIO DI LAVORO «CHIARO E CONCORDATO»

Gerardo Migliaccio, della segreteria Uil trasporti Piemonte, ha spiegato: «Qualcosa partirà anche durante lo sciopero perché Amazon ha tantissimi lavoratori in somministrazione, ma ci saranno disservizi e disagi». E ha aggiunto: «Chiediamo un intervento deciso a garanzia della sicurezza dei lavoratori, il ridimensionamento dei carichi di lavoro con l’aumento del personale, un orario di lavoro chiaro e concordato, e un accordo quadro di stabilimento, che preveda un graduale miglioramento delle condizioni salariali uguali per tutti, regole chiare sui danni e la riduzione della precarietà dei lavoratori attualmente con il contratto in apprendistato».

AMAZON PRECISA: «NON È PERSONALE DELLA SOCIETÀ»

In una nota Amazon ha precisato che non si tratta di personale della società: «Per le consegne ai clienti Amazon si avvale di piccole e medie imprese specializzate. Amazon richiede che tutti i fornitori di servizi di consegna rispettino il Codice di condotta dei fornitori Amazon, e garantiscano che gli autisti ricevano compensi adeguati, siano trattati con rispetto, si attengano a tutte le normative vigenti e al codice della strada e guidino in modo sicuro».

Amazon assegna le rotte ai fornitori di servizi di consegna che poi le assegnano ai loro autisti sulla base della loro disponibilità


La nota della società

Amazon ha poi assicurato di effettuare «verifiche su qualsiasi segnalazione di non conformità. Il numero di pacchi da consegnare è assegnato ai fornitori di servizi di consegna in maniera appropriata e si basa sulla densità dell’area in cui devono essere effettuate le consegne, sulle ore di lavoro, sulla distanza che devono percorrere. Amazon assegna le rotte ai fornitori di servizi di consegna che poi le assegnano ai loro autisti sulla base della loro disponibilità».

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In Siria prende piede il turismo dell’orrore

In Rete sono sempre più comuni offerte di viaggio dedicate a occidentali per «attraversare villaggi in macerie», o per «visitare siti archeologici sull'orlo della distruzione». Tra le mete anche Aleppo.

La Siria sta per entrare nel suo nono anno di guerra, ma il relativo controllo del regime di Bashar al Assad sul suo territorio sta permettendo la nascita di un nuovo fenomeno: il turismo dell’orrore. Secondo quanto riporta il Guardian, su Internet si trovano sempre più agenzie di nicchia che offrono pacchetti di viaggi dedicati a occidentali per «socializzare con i locali mentre si attraversano villaggi in macerie», o per «visitare siti archeologici sull’orlo della distruzione». Attrae anche l’ipotesi di provare «la famosa e cosmopolita vita notturna del centro di Damasco».

LA BASE A DAMASCO

Viaggiare in Siria è sconsigliato da quasi tutti i governi del mondo, ma la capitale è ormai relativamente sicura e sta diventando un punto di partenza per tutti quei viaggiatori che vengono attratti dal fatto che il Paese è stato inaccessibile per tutti questi anni.

ANCHE ALEPPO TRA LE METE

La maggior parte dei tour offerti dalle compagnie offrono visite nella città vecchia di Damasco, al castello di Krak dei Cavalieri vicino a Homs e al sito archeologico di Palmira. L’agenzia cinese Young Pioneer Tours ha in catalogo persino la città di Aleppo, teatro della battaglia più feroce della guerra siriana dal 2012 al 2016 e tutt’ora in rovina.

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Il ministero dell’economia contro le fake news di Salvini sui conti correnti italiani

Il leader leghista: «Con l'accordo sul Mes risparmi a rischio». Ma Via XX settembre replica: «Ricostruzione priva di ogni logica, una notizia totalmente infondata».

Matteo Salvini ospite della puntata del Maurizio Costanzo Show destinata ad andare in onda mercoledì 27 novembre in seconda serata fa già discutere. Durante le registrazioni della trasmissione infatti il leader della Lega ha dichiarato: «Non sto qua a parlare del Mes ma se Conte firma quest’accordo sono a rischio i conti correnti italiani, che sono sacri». E ha aggiunto, ironizzando sul nome del premier: «Faccio le barricate contro il signor Conti».

PER IL GOVERNO «RICOSTRUZIONE PRIVA DI OGNI LOGICA»

Al segretario leghista hanno subito replicato fonti del ministero dell’Economia e delle finanze che di fatto accusano il leader leghista di diffondere fake news: «Sostenere, come fa l’articolo a cui fa riferimento il leader della Lega Matteo Salvini, che l’unica via per avere condizioni economiche e finanziarie forti e un debito pubblico sostenibile ‘è la sua preventiva ristrutturazione o la confisca nottetempo dei conti correnti italiani’ è una ricostruzione totalmente priva di logica». «La riforma del Mes non introduce in alcun modo la ristrutturazione preventiva del debito pubblico e tanto meno prevede la confisca dei conti correnti italiani», aggiungono le fonti.

MILANO FINANZA: «SI ANNIENTA IL 20 30% DEL RISPARMIO PRIVATO»

Quindi – proseguono le fonti del Mef – «è una notizia totalmente infondata e priva di ogni possibile riscontro, che continua a inquinare il dibattito con tesi fuorvianti e ingannevoli». L’articolo a cui fa riferimento Salvini nel video pubblicato sui social è di Milano Finanza ed è del 23 novembre: «a Bruxelles – dice il leader della Lega – quando ti devono fottere non lo mettono nel titolo ma nell’annesso tre: l’unica via è la ristrutturazione del debito‘, questo significa annientare il 20 o il 30% del risparmio privato. Cioè se avete Bot o Btp che valgono 10 vi tagliano il 20-30%. L’altra condizione è ‘la confisca notte-tempo dei conti correnti bancari italiani per un ammontare equivalente al contributo. «È questa la taciuta ignominiosa verità», dice Mf.

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Negli Usa aumentano le voci su una candidatura di Michelle Obama

Stavolta è stato Tucker Carlson, uno dei più noti opinionisti politici di Fox News, a rilanciare la suggestione. «Barack non ha ancora dato il suo sostegno a Biden perché questa possibilità è concreta».

Il sogno di vedere Michelle Obama alla Casa Bianca viene rilanciato su Fox News, dove l’anchorman Tucker Carlson, uno dei più noti opinionisti politici, ha detto che Barack Obama non ha ancora ufficialmente dato il suo sostegno a Joe Biden perché c’è la possibilità che l’ex first lady scenda in campo.

«IL DISINTERESSA PER LA CANDIDATURA POTREBBE NON ESSERE REALE»

«Non scommettete contro Michelle Obama», ha detto Carlson. «La scorsa settimana ha rilasciato l’ennesima dichiarazione in cui dice di non essere interessata a diventare presidente. Questo è ciò che sostiene, ma ci sono segnali evidenti che può non trattarsi della verità».

UN INDIZIO DALLA PROMOZIONE DEL NUOVO LIBRO?

Per il giornalista poi probabilmente non è un caso che il nuovo libro di Michelle Obama sia uscito proprio ora e vedrà l’ex first lady impegnata in un lungo tour per promuoverlo. Così come potrebbero non essere un caso i recenti attacchi contro Biden di colui che è stato uno dei più stretti consiglieri di Barack Obama, David Axelrod.

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Il governo ammette che per Alitalia non ci sono soluzioni mercato

Il premier Conte parla di generiche «alternative». Più netto il vice ministro allo Sviluppo economico Buffagni: «La compagnia non può continuare a essere un buco nero nei conti pubblici».

Per Alitalia non ci sono soluzioni di mercato. Tradotto: nessun privato è disposto a investire capitali per rilevare l’ex compagnia di bandiera, come era chiaramente emerso il 21 novembre all’ennesima scadenza dei termini per la presentazione delle offerte vincolanti, prorogata per ben sette volte.

LEGGI ANCHE: Alitalia, dallo Stato 9 miliardi in 40 anni

Il premier Giuseppe Conte è stato chiaro: «Resta la disponibilità di Ferrovie e di Delta (quest’ultima solo per il 10% del capitale, ndr), vediamo se si confermerà l’interesse di Lufthansa (disponibile a entrare in partita solo dopo un’eventuale ristrutturazione, ndr). Ma in questo momento non abbiamo una soluzione di mercato a portata di mano».

Che fare quindi? «In queste ore stiamo valutando delle alternative», si è limitato ad aggiungere Conte. Qualche indizio in più è arrivato dal vice ministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni: «Alitalia è stata messa sul mercato con una gara. Le aziende che hanno partecipato non sono riuscite a fare un’offerta sostenibile. Siamo di fronte a un bivio, è arrivato il momento di prendere decisioni difficili».

Per Buffagni occorre «garantire il servizio, i posti di lavoro, gli asset, ma non possiamo continuare a permettere che Alitalia sia un buco nero nelle casse dello Stato. Non si deve fare carne da macello, ma non si può neanche continuare a perpetrare questa situazione».

E che fine ha fatto Atlantia? La società della famiglia Benetton, accusata dal leader del M5s Luigi Di Maio di aver tenuto un «comportamento poco serio» e di voler «barattare» la conferma delle concessioni autostradali con l’ingresso in Alitalia, aveva mostrato perplessità sull’indisponibilità di Delta a superare il 10%. Poi, quando Lufthansa si è riaffacciata alla finestra, anche la sua attenzione sembrava essersi ridestata.

Adesso toccherà al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, dopo aver analizzato la relazione dei commissari straordinari sullo stato della compagnia, prendere in mano la situiazione.

La prima possibilità è affidare ai commissari stessi il compito di ristrutturare Alitalia in tempi brevi, dividendola in due: da una parte le attività di volo, dall’altra gli asset di terra e l’handling. In questa seconda newco si concentrerebbero le migliaia di esuberi posti da Lufthansa come condizione per investire nella prima. Il governo, in ogni caso, dovrebbe farsi carico di robusti ammortizzatori sociali: cassa integrazione, prepensionamenti e contratti di solidarietà, i cui costi sono da calcolare.

La seconda possibilità è l’istituzione di un nuovo super commissario, chiamato a gestire un’ulteriore iniezione di denaro pubblico. Oggi Alitalia sopravvive grazie a due prestiti-ponte concessi dal governo: uno da 900 milioni di euro datato 2017, e uno da 400 milioni che risale a poche settimane fa. Ma la domanda è: prestiti-ponte verso cosa, se nessun privato è disposto a mettere un’offerta sul piatto alle attuali condizioni?



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Italia insicura

Dopo il cedimento del viadotto sull'A6 i renziani attaccano Lega e M5s per aver smantellato l'unità di missione contro il dissesto idrogeologico. Dal canto loro però i gialloverdi hanno inaugurato l'Ansfisa, agenzia voluta da Toninelli, ancora lettera morta. Il tutto mentre il Paese continua a sprofondare.

Cede un altro viadotto, fortunatamente senza vittime, e riparte la polemica politica. Ad alimentarla questa volta è Italia Viva. Se Matteo Renzi chiede di sbloccare 120 miliardi di euro per le grandi opere, Maria Elena Boschi affonda il colpo accusando Lega e Movimento 5 stelle di aver smantellato Italia Sicura, l’unità di missione della Presidenza del Consiglio creata nel 2014 per arginare la fragilità idrogeologica del Paese. In effetti Italia Sicura è stata chiusa senza troppi complimenti nell’estate del 2018 dal governo Conte I perché ritenuta «ente inutile». I gialloverdi hanno poi trasferito al ministero dell’Ambiente i compiti in materia di «contrasto al dissesto idrogeologico, di difesa e messa in sicurezza del suolo e di sviluppo delle infrastrutture idriche». E hanno inaugurato dopo la tragedia del Morandi, l’ennesima agenzia per la sicurezza di strade e ferrovie, l’Ansfisa, rimasta lettera morta.

UNA STRUTTURA PER COORDINARE MINISTERI E REGIONI

Ma cos’era Italia Sicura? Nata nel 2014 per coordinare ministeri – Ambiente, Infrastrutture, Agricoltura, Economia e Beni culturali – Regioni e altri enti sul territorio, la struttura di missione si riprometteva, recita la dicitura, di «rendere visibile l’operato del governo sull’assetto idrogeologico del Paese attraverso la pubblicazione e la georeferenziazione degli interventi programmati dai diversi attori istituzionali». Come? Attraverso un sito oggi non più raggiungibile e una mappa delle criticità, ancora online ma rimasta in versione beta.

IL PIANO FINANZIARIO

Veniamo ai soldi da stanziare. Nel 2017 Erasmo D’Angelis, coordinatore di Italia Sicura, presentando il piano nazionale disse: «Siamo riusciti a costruire il primo piano nazionale del fabbisogno di opere e il primo piano finanziario con un ritaglio iniziale di 7 miliardi nei prossimi 7 anni. Con i 2,7 recuperati», aggiunse, «siamo a 9,8. Ma è stato uno choc scoprire che il 90% delle opere in elenco sono ancora da progettare». Il piano finanziario 2015-2023 prevedeva appunto 9.869 milioni di cui un migliaio chiesti in prestito alla Bei, la Banca europea degli investimenti.

IL PRESTITO DI 800 MILIONI DELLA BEI

Il 22 dicembre del 2017 il Mef in un comunicato stampa scriveva: «La Banca europea per gli investimenti affianca lo Stato italiano negli interventi per la prevenzione dei danni causati dal dissesto idrogeologico. Il ministero dell’Economia e delle Finanze riceverà un finanziamento di 800 milioni di euro, di cui la prima tranche, pari a 400 milioni, è stata sottoscritta. Il credito sosterrà circa 150 programmi per la messa in sicurezza del territorio sotto il coordinamento del ministero dell’Ambiente». Nel dettaglio, gli interventi riguardavano «la realizzazione o il rafforzamento degli argini dei fiumi a rischio esondazione, la risistemazione dei corsi d’acqua e dei canali di collegamento, le casse di espansione lungo fiumi e torrenti, interventi per prevenire erosioni costiere o frane. Gli 800 milioni approvati copriranno circa il 50% del valore dei progetti previsti entro il 2022 dal citato Piano nazionale».

I GIALLOVERDI CHIUDONO ITALIA SICURA

Con il governo M5s-Lega le cose però sono cambiate. E la struttura venne chiusa. Il neo ministro all’Ambiente Sergio Costa spiegò in commissione Territorio della Camera il 5 luglio 2018: «Si dovrà dare nuovo impulso alle misure di contrasto del dissesto idrogeologico attraverso azioni di prevenzione. In particolare», sottolineò, «riportando in capo al ministero dell’Ambiente la diretta competenza sul tema che nell’ultima legislatura era stata ceduta a una struttura di missione dislocata presso la Presidenza del Consiglio, evitando gli ulteriori costi per la finanza pubblica richiesti dalle strutture create ad hoc dai precedenti governi presso la Presidenza del Consiglio». Insomma, per i gialloverdi Italia Sicura rappresentava un eccesso di deleghe e uno spreco di risorse pubbliche. Nulla che non potesse essere gestito dal ministero dell’Ambiente.

COSTA E LA DECISIONE DA BUON PADRE DI FAMIGLIA

Costa era finito al centro di diverse polemiche perché il primo novembre 2018 rispondendo alla Stampa (che aveva riportato come il governo non avesse intenzione di ottenere gli 800 milioni della Bei per la realizzazione di opere contro il dissesto idrogeologico chiesti dall’ormai defunta Italia Sicura a un tasso di interesse sotto l’1% quindi estremamente conveniente), dichiarò che «il mutuo» sarebbe stato contrario «all’amministrazione dei soldi pubblici da buon padre di famiglia», poiché «gli interessi sarebbero stati pagati da tutti i cittadini». E «quale padre di famiglia, potendo avere soldi in cassa, preferisce indebitarsi con un mutuo? Oltretutto affrontando complesse pratiche di mutuo di difficile gestione». Dichiarazioni che Costa limò dopo le alluvioni che colpirono la Sicilia causando la morte di nove persone.

IL NULLA DI FATTO DELL’ANSFISA

Di fondi si era riparlato anche all’indomani della tragedia del ponte Morandi che il 14 agosto 2018 causò la morte di 43 persone. L’allora ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli annunciò la nascita di una nuova agenzia – l’Ansfisa – per la sicurezza di strade, viadotti e ferrovie. Un progetto rimasto però sulla carta. La struttura, come ha scritto il Corriere della Sera, è infatti attesa del parere del Consiglio di Stato su un regolamento attuativo scritto solo nel luglio 2019. Erano previste 500 assunzioni tra ispettori e dirigenti ma al momento non se n’è ancora fatto nulla. «Sulla nuova Agenzia per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali ed autostradali registriamo un ritardo gravissimo», ha ribadito il 25 novembre Manuela Gagliardi, deputata di Cambiamo! il partito di Giovanni Toti. «Ancora un mese fa, in occasione di una mia interrogazione alla Camera, dal ministero delle Infrastrutture sono arrivate solo risposte interlocutorie. Nonostante gli annunci in pompa magna dell’allora ministro Toninelli, l’Ansfisa è ancora solo un progetto. Su questo, molto più che sulle polemiche strumentali, dovrebbe concentrarsi il M5s». Intanto, dopo il crollo dell’ennesimo viadotto, l’agenzia ha nominato un nuovo direttore, Fabio Croccolo, dirigente del Mit, indicato al presidente del Consiglio dei ministri dalla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli. E siamo punto a capo.

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Voragine nella A21, la procura ha aperto un fascicolo

Per ora non ci sono indagati né ipotesi di reato. Relazioni tecniche al vaglio dei magistrati di Asti.

La procura di Asti ha aperto un fascicolo sulla voragine che domenica sera si è aperta nell’asfalto dell’autostrada A21 Torino-Piacenza, all’altezza del comune di Villafranca d’Asti. Si tratta modello 45, di atti relativi, cioè senza indagati né ipotesi di reato. «È un avvio esplorativo per capire cosa possa essere accaduto e quali possano essere le cause», dicono in procura, dove sono state depositate le relazioni tecniche di forze dell’ordine e tecnici incaricati, materiale ora al vaglio dei magistrati.

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Il grande dietrofront del governo su plastic tax e auto aziendali

Verso il dimezzamento della tassa sulla plastica. Con introduzione a metà 2020 e nuovi prodotti esentati. Mentre Conte ammette: «Facciamo ammenda, rimoduliamo la misura sulle macchine». Che dovrebbe prevedere degli incentivi per certi modelli.

Due misure cardine di quella che doveva essere una manovra green sono state già smontate. E riguardano plastica e auto aziendali. Dopo polemiche e contestazioni nel governo, si va infatti verso il dimezzamento della controversa plastic tax e un ampliamento dei prodotti esentati dal nuovo prelievo.

ESCLUSI PRODOTTI CON UNA PARTE RICICLATA

A essere esclusi dovrebbero essere non solo i prodotti compostabili, ma anche quelli con una parte riciclata. La misura, contenuta nella legge di bilancio, è pronta a essere rivista nel corso dell’esame parlamentare e il governo ha già più volte assicurato che è disposto a modificarla.

IMPOSTA DI SICURO SULLE PLASTICHE NON SMALTIBILI

Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in audizione in commissione Industria al Senato ha confermato questo orientamento: «Inizialmente la plastic tax era prevista al primo gennaio. Ho chiesto esplicitamente che fosse traslata almeno di sei mesi e visto che comunque incide probabilmente in modo troppo rapido sul nostro sistema produttivo la rimoduliamo per allungarla nel tempo e limitarne l’introduzione nel primo periodo ad alcuni specifici prodotti che sono fortemente impattanti sull’ambiente e che riguardano per esempio le plastiche non riciclabili».

CONTE AMMETTE: «FACCIAMO AMMENDA SULLE AUTO AZIENDALI»

L’altro tema caldo è quello dell’imposta sulle auto aziendali. Il premier Giuseppe Conte alla conferenza Aci ha spiegato: «Dobbiamo fare ammenda, con umiltà ci siamo messi al lavoro per rimodulare la misura fino a svuotarne l’effetto negativo che potrebbe avere sul sistema produttivo».

PERCEPITA UNA CRITICITÀ

Patuanelli ha poi detto che bisogna lavorare verso «l’incentivazione su un tipo di auto e non la penalizzazione di altre. Ci sarà una rimodulazione perché abbiamo percepito una criticità».

SALTA LA STRETTA SUGLI STUDI DENTISTICI

Niente da fare invece per la proposta del Movimento 5 stelle, formalizzata con un emendamento alla manovra, che puntava a una stretta nei confronti degli studi dentistici con titolari non medici chiedendo che queste società potessero essere costituite solo tra professionisti iscritti all’Albo. La commissione Bilancio del Senato l’ha ha giudicata inammissibile per materia salvando invece, al momento, il bonus per le cure dentali per le fasce più deboli.

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Per un consigliere leghista mente il 90% delle donne che denuncia violenze

L'assurda sparata su Facebook di Umberto La Morgia, in carica nel Comune bolognese di Casalecchio di Reno. Insorge il Pd: «Parole inaccettabili, è una follia».

«Il 90% delle denunce di violenza di uomini su donne è falso e viene archiviato, intasando procure e tribunali. Ma questo non fa notizia». A scriverlo, in un post su Facebook è Umberto La Morgia, consigliere comunale della Lega a Casalecchio di Reno, paese alle porte di Bologna.

IL PD: «PAROLE INACCETTABILI UNA FOLLIA»

La frase ha immediatamente causato le proteste del Partito democratico: «Parole inaccettabili, una follia», secondo la segretaria cittadina dei dem, Alice Morotti. La Morgia, che solo pochi giorni fa si era fatto immortalare in piazza Maggiore travestito da pinguino mangia-sardine, ha scritto il suo messaggio in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

PER LA MORGIA «ESISTE ANCHE LA VIOLENZA DELLE DONNE SUGLI UOMINI»

«La violenza non ha sesso» e «se vogliamo veramente parlare di pari opportunità, vorrei far presente che esiste anche la violenza delle donne sugli uomini, purtroppo ancora poco riconosciuta, poco condannata e poco dibattuta». Violenza, prosegue il post, «non solo fisica, ma che si manifesta anche attraverso l’alienazione parentale (la distruzione del rapporto padre-figlio da parte della madre) e le migliaia di false denunce che le donne usano per avvantaggiarsi sull’uomo in sede di separazione civile, il quale spesso viene ridotto al lastrico».

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Tredici soldati francesi sono morti in un incidente in Mali

Hanno perso la vita in uno schianto tra due elicotteri. In totale, sono 38 i militari transalpini morti nel Paese africano dall'inizio delle operazioni (2013).

Tredici soldati francesi sono morti in Mali nello schianto accidentale tra due elicotteri avvenuto la sera del 25 novembre durante un’operazione di contrasto ai miliziani jihadisti. Lo ha annunciato l’Eliseo. Il presidente francese Emmanuel Macron ha scritto su Twitter: «Erano impegnati in un’operazione di combattimento contro dei terroristi. Questi tredici eroi avevano un solo obiettivo: proteggerci. Mi inchino dinanzi al dolore dei loro cari e dei loro compagni».

I MESSAGGI DI CORDOGLIO DELLA POLITICA

Dopo il presidente Macron, anche il premier Edouard Philippe ha reso omaggio agli «eroi caduti per il Paese». Cordoglio anche da parte del presidente dell’Assemblea Nazionale, Richard Ferrand: «Tredici nostri connazionali in lotta contro il terrorismo, per la nostra sicurezza, le nostre libertà, hanno trovato la morte in Mali durante i combattimenti. A nome della rappresentanza nazionale, voglio salutare il loro coraggio. I miei pensieri vanno, nel dolore, alle loro famiglie e ai loro cari». Messaggi di solidarietà e cordoglio anche da altre personalità francesi come gli ex presidenti Francois Hollande e Nicolas Sarkozy e la leader del Rassemblement National Marine Le Pen.

APERTA UNA INCHIESTA PER CHIARIRE LE CAUSE DELL’INCIDENTE

Con l’incidente del 25 novembre sera, l’esercito francese paga il peggiore tributo di sangue degli ultimi 36 anni. In totale, sono 38 i soldati francesi morti in Mali dall’inizio delle operazioni (Serval e poi Barkhane) nel 2013 su un totale di circa 4.500 militari impegnati nella regione. La ministra della Difesa, Florence Parly, è attesa sul posto mentre un’inchiesta è stata aperta per chiarire le circostanze del dramma. Intanto, l’Eliseo lavora all’organizzazione di una cerimonia nazionale in omaggio ai 13 militari morti.

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Salta l’emendamento per ripristinare lo scudo penale per l’Ilva

La proposta di modifica era stata depositata dalla Lega. Intano, Patuanelli apre a Invitalia come possibile strumento per l'intervento pubblico.

È saltato l’emendamento della Lega alla manovra per ripristinare lo scudo penale per l’ex Ilva: la commissione Bilancio del Senato ha giudicato inammissibile la proposta a prima firma Matteo Salvini.

PATUANELLI: «INVITALIA POSSIBILE VIA PER L’INTERVENTO PUBBLICO»

Intanto, il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha spiegato che Invitalia rappresenta «una delle possibilità sul campo» per l’eventuale intervento pubblico: «Stiamo valutando diverse ipotesi, Cdp è difficile per lo statuto. «Questo», ha aggiunto Patuanelli, «è un lavoro che sta facendo il ministro Gualtieri e il Mef. È da quell’analisi che nascerà poi la proposta di un eventuale ingresso dello Stato».

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Come Dazn ha raggiunto gli 8 milioni di abbonati nel mondo

Sottoscrittori raddoppiati rispetto a sei mesi prima. E il 90% di loro è fuori dagli Stati Uniti. La piattaforma che trasmette eventi sportivi in streaming è presente in 30 diversi Paesi. Dai problemi iniziali all'accordo con Sky, la crescita.

Dazn ha fatto boom. Raddoppiando il suo pubblico. La piattaforma digitale che trasmette eventi sportivi in streaming ha infatti raggiunto gli 8 milioni di abbonati nel mondo. La notizia è contenuta in un servizio trasmesso dalla Nbc, che ha citato fonti vicine all’azienda.

FORBES AVEVA CERTIFICATO 4 MILIONI DI ABBONATI

Il 90% di questi abbonati sono fuori dagli Stati Uniti, ha precisato la tivù americana, sottolineando che il dato rappresenta una moltiplicazione per due dei 4 milioni di abbonati mondiali citati da Forbes soltanto sei mesi prima.

IN ITALIA TRE PARTITE DI A OLTRE A B, LIGA E LIGUE 1

Dazn è presente sul mercato in 30 Stati tra i quali Germania, Austria, Svizzera, Giappone, Italia, Canada, Usa, Spagna e Brasile. Nel nostro Paese la piattaforma, che ha il “volto” della presentatrice e pluri-testimonial di diversi brand Diletta Leotta, ha acquisito i diritti di trasmissione di tre gare a giornata del campionato di Serie A fino al 2021 e di tutta la Serie B, oltre che di una parte del calcio internazionale, come per esempio la Liga spagnola e la Ligue 1 francese, e di diversi altri sport.

Diletta Leotta allo stadio San Paolo di Napoli.

DALLE DIFFICOLTÀ INIZIALI AL CANALE SU SKY

Dazn a fine agosto 2019 ha trovato un accordo con Sky per trasmettere la Serie A sul satellite, dando vita a Dazn1, sul canale 209. L’Executive vice president Southern Europe di Dazn, Veronica Diquattro, aveva commentato così: «Dazn continua a investire per far crescere la piattaforma e ampliare l’offerta di contenuti in streaming». Dazn sta vivendo dunque un momento di miglioramento in seguito alle difficoltà iniziali, tra disservizi e il faro acceso dell’Antitrust. Ma dopo l’esordio contraddistinto da ritardi e problemi di segnale ora è arrivata la crescita.

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La giunta di Forlì blocca i progetti contro omofobia e transfobia

La decisione del centrodestra stoppa un'iniziativa finanziata dalla Regione e già approvata dall'amministrazione precedente. Con l'assurda spiegazione della tutela della famiglia tradizionale.

La giunta di centrodestra che amministra la città di Forlì ha bloccato i fondi provenienti dalla Regione per un progetto di formazione psicologica e giuridica, rivolta agli operatori del Comune e alle associazioni interessate, che riguardava «prevenzione e contrasto alle violazioni dei diritti umani e alle diverse forme di prevaricazione legate al genere e all’orientamento sessuale». In poche parole, progetti contro l’omofobia e la transfobia. Fondi che erano già stati destinati a questo scopo dalla precedente amministrazione (di centrosinistra) e mai sbloccati da quella attuale, che ha comunicato il suo diniego nei giorni scorsi.

«PRIMA LA FAMIGLIA TRADIZIONALE»

Il no ai fondi è stato motivato, secondo quanto riferito dalle associazioni, perché la giunta «aderisce, in coerenza con il programma elettorale, a un modello di famiglia tradizionale». «Ci chiediamo in che modo contrastare le discriminazioni possa turbare un modello familiare», è stata la protesta delle associazioni. «Ci chiediamo inoltre come una delibera comunale possa essere disattesa senza un atto di eguale valore, trattando decisioni che meritano una motivazione nei confronti della cittadinanza». A replicare è stato l’assessore comunale alle Pari opportunità, la leghista Andrea Cintorino: «Noi abbiamo aderito a tutte le iniziative contro la violenza sulle donne. Ma in questo caso si parlava anche dei gay. Noi rispettiamo le posizioni altrui, ma non adottiamo politiche Lgbt».

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