Il M5s contro tutti sulla riforma della prescrizione

Il ministro (grillino) della Giustizia Bonafede parla di un asse Pd-Lega-Forza Italia per affossare il cambiamento della norma. I dem respingono le accuse. Ma c'è chi parla di «bomba atomica». E i penalisti lanciano l'allarme. Il punto.

Prescrizione, ci risiamo. La riforma che cancellerebbe gli effetti giuridici del trascorrere del tempo dopo la sentenza di primo grado divide i giallorossi. Come del resto aveva fatto anche con i gialloverdi. Il Movimento 5 stelle spinge, il Partito democratico frena. Tanto che il ministro (grillino) della Giustizia Alfonso Bonafede, intervistato da Agorà, ha paventato ipotesi di strane maggioranze alternative a quella di governo: «Se il Pd dovesse andare in Aula e fare asse con Forza Italia e Lega proprio sulla prescrizione sarebbe un fatto grave, prima di tutto per gli elettori del Pd».

I DEM: «FANTASTIOSI SCENARI POLITICI»

Ma secondo Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori dem, non è così: «Non c’è e non ci sarà nessun asse Pd-Fi sulla prescrizione e il ministro lo sa benissimo. Ma Bonafede deve farsi carico dei temi che il Pd e tanta parte degli operatori di giustizia gli stanno ponendo. A oggi per noi non ci sono garanzie per processi in tempi certi e quindi giusti. Il ministro lavori e si confronti su questo, descrivere fantasiosi scenari politici non serve».

LA “GHIGLIOTTINA” APPENA ARRIVATA SUL CASO MARTINA ROSSI

Il tema è delicato e nelle stesse ore del dibattito politico è arrivata la notizia che si è estinta, proprio per prescrizione, l’accusa di morte come conseguenza di un altro delitto al processo d’appello per il decesso di Martina Rossi, la ventenne studentessa genovese che precipitò dal balcone di una camera di albergo a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011, secondo l’accusa scappando da un tentativo di stupro.

MA PER LA BONGIORNO SAREBBE UNA «BOMBA ATOMICA»

Nonostante le reazioni “di pancia”, sulla modifica della norma sono stati lanciati diversi allarmi. Come quello della senatrice della Lega Giulia Bongiorno: «Solo coloro che non calpestano quotidianamente la polvere dei tribunali possono pensare che questo blocco della prescrizione non sia una bomba atomica. Chiunque conosce la procedura penale sa perfettamente che, siccome esiste un carico processuale, particolarmente pesante, le udienze sono fissate in ragione di quando si prescrive il reato. Ebbene, nel momento in cui questa ghigliottina non ci sarà più, inevitabilmente si paralizzerà per sempre la giustizia italiana», ha detto a Il Messaggero.

Riforma da dilettanti allo sbaraglio. E credo che questa sia stata una delle ragioni per cui si è disintegrato il governo gialloverde

L’ex ministra leghista Giulia Bongiorno

Bongiorno poi ha attaccato la riforma, definendola «vuota», e il ministro Bonafede: non si possono avere processi «senza stabilire i meccanismi necessari per abbreviarne i tempi. Roba da dilettanti allo sbaraglio. E credo che questa sia stata una delle ragioni per cui si è disintegrato il governo gialloverde».

CONTE PARLA DI «GIUSTA DURATA DEI PROCESSI»

Il premier Giuseppe Conte dal canto suo aveva detto: «Stiamo riflettendo su un pacchetto di misure che garantiscano la ragionevole durata dei processi». Poi sull’opportunità della riforma ha spiegato: «Per noi è una sconfitta che i processi terminino senza una verifica giudiziaria».

DI MAIO TIRA DRITTO: «ENTRATA IN VIGORE IL PRIMO GENNAIO 2020»

Il ministro degli Esteri e leader dei cinque stelle Luigi Di Maio intervistato da Radio Anch’io aveva invece promesso che la nuova legge sulla prescrizione sarebbe entrata in vigore dal primo gennaio 2020 e che così «non ci saranno più i furbetti che la faranno franca». Quindi ha ribadito: «Il lavoro è già stato fatto. Ora mi si dice che poteva esserci un blitz in parlamento per fermarla e se qualcuno vuole votare un provvedimento che ci fa tornare ai tempi berlusconiani spero che non sia qualcuno di maggioranza».

I PENALISTI: «LEGISLAZIONE MARCATAMENTE INCOSTITUZIONALE»

L’Unione delle camere penali la pensa diversamente. E dopo aver scioperato contro la riforma, ha fatto appello al dem Andrea Orlando, ex Guardasigilli, avvertendo che «è contrario a logiche autenticamente riformatrici che il Pd si renda corresponsabile di una legislazione marcatamente incostituzionale», perché collide con i principi della «funzione rieducativa della pena e della inviolabilità del diritto di difesa», oltre che della ragionevole durata del processo.

Da subito le indagini inizieranno a spalmarsi sui nuovi termini e prenderebbe forma il processo senza fine


L’Unione delle camere penali

I penalisti hanno definito «falsa» la vulgata che gli effetti della riforma si produrranno anni dopo: «Da subito infatti le indagini inizieranno a spalmarsi sui nuovi termini e prenderebbe così forma il processo senza fine».

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it