Yuya Mika rompe il silenzio sulla violenza contro le donne in Cina

La nota make-up artist sui social ha raccontato e documentato gli abusi subiti dall'ex compagno. Diventando un esempio e un simbolo in tutto il Paese.

In Cina la conoscono tutti come Yuya Mika, in Occidente come Mona Lisa.  In realtà il suo nome è He Yuhong, ha 28 anni ed è una vera celebrità del counturing, una specie di arte del make-up. Sì, perché lei, con pochi selezionati cosmetici e una spugnetta per il trucco, si trasforma nella riproduzione fedelissima di celebri opere d’arte e vip: dalle leonardesche Monna Lisa, appunto, alla Dama con l’Ermellino, fino all’enigmatica Ragazza con l’orecchino di perla o Ava Gardner, Jean Harlow, Johnny Depp e Marlene Dietrich

YUYA È DIVENTATA UN SIMBOLO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Da qualche giorno però, nel suo Paese, la Cina, l’artista è diventata un simbolo, un esempio per tutte le donne maltrattate che subiscono violenza dai loro compagni, fidanzati o mariti. Seguita su TikTok da oltre 2 milioni di utenti, ha scelto il Facebook cinese Weibo per denunciare coraggiosamente e pubblicamente gli abusi subiti dell’ex-compagno, Chen Hong, un illustratore 40enne di Chongqing, anch’egli molto conosciuto in Cina. E per farlo non ha scelto un giorno qualsiasi, ma proprio la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

LA DENUNCIA VIA SOCIAL DELL’EX COMPAGNO

Sulla sua pagina social He ha postato le prove che incastrano senz’appello l’ex compagno: schermate, video registrati da telecamere di sorveglianza e addirittura le testimonianze delle due ex-mogli, che confermerebbero le violenze subite da Chen Hong. Dopo la denuncia coraggiosa di He – in un Paese come la Cina dove ancora oggi gli abusi e le violenze domestiche sulle donne vengono considerati una vergogna e non sono quasi mai denunciati – la polizia del distretto di Jiangbei, dove vivono sia lei che l’ex compagno, ha avviato un’indagine e la locale federazione femminile ha subito annunciato in un post su Weibo di essere pronta a fornirle assistenza legale gratuita. In realtà c’è preoccupazione per la sicurezza dell’artista e si temono ritorsioni, anche perché le telefonate al suo cellulare fatte da alcuni conoscenti martedì sono rimaste senza risposta. Ma Zhao Mengjiao, la sua migliore amica, ha rassicurato tutti dicendo che He si trova attualmente in un luogo sicuro e che il caso verrà gestito da un avvocato.

LE IMMAGINI DELLE AGGRESSIONI

Nei suoi post, He ha raccontato che le violenze e gli abusi sono iniziati in aprile quando Chen l’ha schiaffeggiata una dozzina di volte dopo un litigio. L’ex-compagno si è poi scusato ma la violenza è aumentata ulteriormente. In un altro caso la donna è stata trascinata fuori da un ascensore e tirata violentemente per i piedi, come documentano le riprese di sorveglianza. Chen in seguito l’ha presa per il collo e le ha sbattuto la testa contro il muro. Otto giorni dopo è stata picchiata di nuovo, con l’ex compagno che la spingeva a terra, sferrandole calci e calpestandola.

ABUSI CONFERMATE DALLE DUE EX MOGLI DELL’UOMO

Dopo la denuncia pubblica di He, anche le due ex mogli di Chen hanno deciso di uscire allo scoperto, confermando di essere state vittime di violenze. Jin Qiu, che ha divorziato dal disegnatore nel 2012, ha dichiarato in un drammatico video che l’ex marito l’ha maltrattata più volte durante il loro breve matrimonio, sbattendole violentemente la testa contro un muro. La prima ex moglie di Chen, che si è identificata solo come Abu, ha detto che gli abusi e le violenze di He rispecchiano quelli da lei subiti un decennio prima. «Ringrazio He», ha detto, «che con il suo coraggio mi ha dato la forza di denunciare. Se noi donne non lo facciamo, la stessa cosa potrebbe ripetersi molte volte. E ci saranno sempre più donne che saranno costrette a subire violenza in silenzio», ha concluso in lacrime.

IN CINA LA VIOLENZA DI GENERE È ANCORA UN TABÙ

La violenza di genere da parte di partner, mariti o compagni resta un tabù per le donne cinesi, che scontano ancora oggi una cultura fortemente improntata al maschilismo, che cerca ancora di relegarle nello spazio domestico, retaggio della visione confuciana, all’interno del quale la donna doveva restare, sottomessa e inerme ai voleri e all’arbitrio dell’uomo. La Cina si è dotata di una legislazione contro le violenze domestiche soltanto nel 2015, entrata ufficialmente in vigore nel marzo 2016, ma con caratteristiche che la rendono del tutto inadeguata e insufficiente a contrastare efficacemente quella che si profila ormai come una emergenza nazionale. La legge infatti stabilisce che l’atto di violenza domestica costituisce un’infrazione civile, non un reato. Mentre si calcola che almeno una donna su quattro sposata in Cina abbia subito violenze dal proprio partner.

UNA VITTIMA DI VIOLENZA DOMESTICA AL GIORNO

Secondo un rapporto del 2015 della Corte suprema del popolo, quasi il 10% dei casi di omicidio intenzionale riguardano episodi di violenza domestica. Ma per molto tempo i dipendenti del governo, sia avvocati sia giudici, hanno manifestato scarsa attenzione e ancor meno comprensione per la violenza contro le donne. Nel 2018, due anni dopo l’entrata in vigore della nuova legge, Equality, un’organizzazione per i diritti delle donne con sede a Pechino, ha fornito in un rapporto gli ultimi dati disponibili sui femminicidi in Cina. Si documentano 533 casi di omicidio per violenza domestica nei circa 600 giorni monitorati dallo studio, compresi tra il primo marzo 2016 e il 31 ottobre 2017, che hanno causato la morte di almeno 635 tra adulti e bambini, compresi vicini e passanti. Nel periodo in esame la media delle vittime è stata dunque di una al giorno e la grande maggioranza di esse sono donne.


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