Hong Kong, Carrie Lam tira dritto dopo le elezioni distrettuali

La governatrice fa mea culpa, ma senza concessioni ai manifestanti. Mentre si alza la tensione tra Cina e Usa sul testo approvato dal Congresso statunitense.

Un mea culpa a metà. Il 27 novembre la governatrice di Hong Kong Carrie Lam ha preso atto dell’insoddisfazione emersa domenica 24 novembre dal voto locale distrettuale che ha visto il campo pro-democrazia vincere quasi il 90% dei seggi e il tracollo dei candidati pro-Pechino, ma non ha fatto concessioni. L’esito, ha affermato in conferenza stampa, riversa i timori sulle «carenze del governo, inclusa l’insoddisfazione per il tempo preso per occuparsi dell’attuale situazione instabile e, naturalmente, per far finire le violenze». Il governo «rifletterà seriamente» sull’esito del voto «migliorando la governance». Nessun passo, però, verso i manifestanti.

LA CINA CONVOCA L’AMBASCIATORE STATUNITENSE

Nel frattempo, prosegue lo scontro diplomatico tra Stati Uniti e Cina sul testo a favore del movimento pro-democrazia dell’ex colonia che, approvato dal Congresso, attende la firma del presidente Donald Trump per l’efficacia. Il viceministro degli Esteri cinese Zheng Zeguang ha convocato l’ambasciatore Usa a Pechino, Terry Branstad, chiedendo il ritiro dell’Hong Kong Human Rights and Democracy Act of 2019. Zheng ha sollecitato la correzione «immediata degli errori» e la fine delle interferenze negli affari interni della Cina. Altrimenti, Washington dovrà «farsi carico di ogni conseguenza».

Qualsiasi tentativo di spingere Hong Kong nel caos e di distruggere la sua stabilità e prosperità è destinato a fallire

Zheng Zeguang, viceministro degli Esteri cinese

Zheng ha accusato il Congresso Usa di tralasciare i fatti e la verità, e di essere connivente e di supportare i violenti crimini e l’azione degli agitatori. «È una grave violazione delle leggi internazionali e delle norme di base che governano le relazioni internazionali. La Cina esprime forte condanna e vi si oppone», ha detto il viceministro. «Qualsiasi tentativo di spingere Hong Kong nel caos e di distruggere la sua stabilità e prosperità è destinato a fallire».

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