Le indagini sul viadotto crollato della Torino-Savona

La procura della città ligure vuole accertare anche lo stato dei piloni. Al momento «è impossibile» stabilire la causa del cedimento. Il gruppo Gavio: «Ricostruzione in quattro mesi».

C’è anche lo stato dei piloni nell’inchiesta della procura di Savona che indaga sul viadotto della A6 “Madonna del Monte” crollato domenica 24 novembre.

Quel tratto di autostrada è di competenza di Autostrada dei Fiori, di proprietà del gruppo Gavio. Una porzione di circa 30 metri è venuta giù «a causa di una frana che ha travolto i pilastri», ha detto Giovanni Toti, governatore della Regione Liguria.

Ma il procuratore di Savona, Ubaldo Pelosi, per il momento non esclude nessuna ipotesi: «Abbiamo fatto alcuni sopralluoghi, per chiarire i fatti ci vorrà del tempo». Di sicuro allo stadio attuale «è impossibile» dire se quanto accaduto debba essere attribuito a problemi strutturali oppure no.

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Intanto Bernardo Magrì, amministratore delegato di Autostrada dei Fiori, ha stimato in quattro mesi i tempi di ricostruzione della parte crollata del viadotto: «È tecnicamente possibile, con l’ipotesi di una campata in acciaio non sorretta da un pilone». Magrì ha aggiunto che ci sono già aziende pronte a intervenire. I tecnici stanno verificando la tenuta dell’altra carreggiata, per valutare se poterla riaprire su due sensi di marcia.

Mentre una buona notizia arriva dai vigili del fuoco, che hanno ufficialmente terminato le ricerche sulla massa della frana: il crollo non ha coinvolto né automobili, né persone. Sono ora in corso le operazioni per la messa in sicurezza dell’alveo, visto il peggioramento delle condizioni meteo atteso per la giornata del 26 novembre.

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