No, non siamo angeli, anche noi disabili vogliamo fare sesso

Immaginare che una persona in sedia a rotelle o con disabilità cognitiva possa fare sesso crea ancora oggi molto scandalo, alimentando paure ed emozioni profonde e ancestrali. Ma fare l'amore è un diritto per tutti.

Vi ricordate la prima volta che avete baciato, abbracciato, toccato, accarezzato qualcuno/a eroticamente? Il mio primo bacio io me lo ricordo bene. L’ho dato a 22 anni al mio primo “ragazzo” ma prima di riuscirci quanta ansia da prestazione! Succede così quando gli standard estetici comunemente accettati come “normali” fanno sentire diversa una come me, ben consapevole che, a causa della sua condizione fisica, in quel criteri non ci rientra. .

Conosco persone con disabilità che hanno un compagno o una compagna oppure che preferiscono vivere avventure occasionali. In linea generale però, com’è tristemente noto a chi lo sperimenta quotidianamente sulla propria pelle, le persone disabili potrebbero vincere il guinness dei primati per la durata dei loro periodi di astinenza volontaria. Volontaria in quanto voluta sì, ma da altri!

Immaginare che una persona in sedia a rotelle o, peggio ancora, con disabilità cognitiva possa fare sesso crea ancora oggi molto scandalo, forse perché sia alla condizione di disabilità che alla sfera sessuale sono legate paure ed emozioni profonde e ancestrali. Forse il confronto con la diversità dell’altro spaventa perché in essa vediamo riflessa la nostra. Ma credo che il mito del “corpo senza imperfezioni” impaurisca pure molte persone disabili,creando in loro molte insicurezze e “ansie da prestazione”.

QUEI PREGIUDIZI SUL CORPO CHE IMPRIGIONANO

La sessualità delle donne e degli uomini con disabilità è purtroppo ancora oggi un tabù di cui si pensa sia molto meglio non parlare. I “normodotati”, salvo rare eccezioni, preferiscono immaginarci angeli asessuati con cui magari intrattenere piacevoli conversazioni ma non certo iniziare stuzzicanti avventure erotiche. Ma i criteri secondo cui definiamo un corpo bello o sessualmente attraente – non mi stancherò mai di ripeterlo – non sono “realtà oggettive e inconfutabili” ma “costruzioni socio-culturali” di senso comune generate da noi. Questa è però una buona notizia perché significa che i canoni estetici che abbiamo costruito possono essere modificati o distrutti per crearne di nuovi. Basta solo osare farlo ma per poterci riuscire è necessario smettere di ignorare il tema e, al contrario, metterlo sotto le luci della ribalta. Qualcuno per fortuna ci sta provando.

LA PRIMA VOLTA, VIDEO-INCHESTA SU VITA SESSUALE E DISABILITÀ

La prima volta è un progetto di crowdfunding finalizzato alla produzione di una video-inchiesta sulla dimensione e vita sessuale della persone con disabilità. Il video nasce dalla collaborazione tra Comitato LoveGiver, associazione fondata da Max Ulivieri, promotore della proposta di legge sull’introduzione del ruolo professionale di assistente sessuale, oggi rinominato Operatore all’Emotività, all’Affettività e alla Sessualità (Oeas) delle persone con disabilità, e il collettivo di giornalisti freelance Lorem Ipsum.

Genitori costretti a masturbare i loro figli come unica soluzione a un bisogno “sano” e un desiderio legittimo

Un’importante inchiesta video che racconterà le esperienze dirette di uomini e donne con disabilità fisica, sensoriale e cognitiva relativamente a come vivono la loro dimensione sessuale. Io mi aspetto purtroppo di vedere e sentire tante storie che raccontano di diritti alla sessualità e all’affettività negati, di genitori costretti a masturbare i loro figli come unica soluzione a un bisogno “sano” e un desiderio legittimo, di uomini e donne che, pur essendo adulti, non hanno diritto a quella sacrosanta privacy di cui tutti e tutte dovrebbero poter godere quando praticano l’autoerotismo o fanno sesso con qualcuno/a/*.

Anticipo anche che questa video inchiesta potrebbe farci conoscere l’esperienza di donne e uomini impossibilitati ad avere rapporti sessuali a causa di patologie fortemente invalidanti, ad esempio chi è costretto a trascorrere buona parte delle sue giornate a letto o in un polmone d’acciaio, come lo scrittore Mark O’Brien, la cui vita è stata raccontata nel film The Sessions. Ma spero anche che ci verranno mostrate esperienze di sessualità realmente e pienamente goduta con uno o più partner, ovvero compagni/e di vita e/o di pratiche erotiche.

IL VUOTO NORMATIVO ATTORNO ALLA FIGURA DELL’OEAS

Noi come società, come collettività abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti a vedere che vivere una sessualità appagante è possibile anche per persone disabili e che di fatto succede. Di fronte a teorie di senso comune che ci dipingono come “angeli” o “eterni bambini”, l’unica strada che vedo percorribile è anteporre non solo episodi di sessualità negata, pur reali ed esistenti, ma anche esperienze positive, di persone che godono e traggono soddisfazione dalle loro relazioni erotiche, nonostante i benpensanti ritengano che i “piaceri della carne” non siano adatti a noi.

L’aiuto di un Oeas può essere un supporto sia per sperimentare sensazioni precluse, sia per incrementare fiducia e autostima

La prima volta approfondirà anche la conoscenza del ruolo professionale dell’Oeas, mostrando da vicino come lavora, qual è il suo rapporto con gli utenti ed evidenziando le criticità di operare in un contesto, quello italiano, caratterizzato da un vuoto normativo. Infatti la proposta di legge per il suo riconoscimento giace in parlamento ormai da anni ed è assurdo che non sia ancora stata esaminata.

Le persone disabili devono poter avere il diritto di scegliere se usufruire di questo servizio oppure no e, affinché sia possibile, occorre che questa professione venga ufficializzata. L’aiuto di un Oeas può secondo me essere un supporto prezioso sia per sperimentare sensazioni ed emozioni altrimenti precluse, sia allo scopo di incrementare la fiducia e l’autostima delle persone con disabilità.

L’OBIETTIVO È ARRIVARE A VIVERE UNA SESSUALITÀ PIENA E AUTONOMA

Tuttavia ritengo che ritenere l’assistenza sessuale l’unica soluzione ai “problemi” di una determinata categoria di persone sia profondamente sbagliato e assolutamente da evitare, anche perché contrario allo spirito e alla volontà con cui la proposta è stata concepita. È una possibilità, un sostegno utile a superare una fase critica della vita sessuale di un individuo ma il fine dell’intervento è che poi la persona riesca a vivere la propria sessualità in modo soddisfacente senza l’aiuto del o della professionista.

Un Oeas può toccare l’utente, accarezzarlo e farsi accarezzare, masturbarlo. Sono invece vietati i rapporti orali e la penetrazione

Il corso di formazione per diventare Oeas è aperto sia a donne che a uomini, con diversi orientamenti sessuali per soddisfare tutte le possibili esigenze. Un Oeas può toccare l’utente, accarezzarlo e farsi accarezzare, masturbarlo. Sono invece vietati i rapporti orali e la penetrazione.

Forse in futuro si potrebbe considerare di ampliare la gamma delle possibili esperienze erotiche consentite, includendo anche queste due pratiche che, secondo me, giocano un ruolo molto importante nelle fantasie delle persone ma possono anche causare ansia da prestazione in chi non le ha mai potute sperimentare. Intanto attendo con impazienza di vedere La prima volta è mi auguro che questo documento possa contribuire a rendere la sessualità più libera per tutti.

Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it