Omicidio Loris, confermata la condanna a 30 anni per Veronica Panarello

La Cassazione ha accolto la richiesta del procuratore generale, respingendo il ricorso della difesa. Il padre del bambino ucciso nel 2014: «Finalmente è finita».

È stata confermata dalla Cassazione la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Veronica Panarello, la giovane mamma accusata di aver ucciso il figlioletto di otto anni, Loris Stival, strangolandolo con alcune fascette di plastica e di aver poi gettato il suo corpo in un canalone in campagna. Il bambino è stato ucciso il 29 ottobre 2014 nell’abitazione di famiglia a Santa Croce Camerina (Ragusa). Panarello venne fermata a dicembre.

RESPINTO IL RICORSO DELLA DIFESA

La Cassazione ha accolto la richiesta del procuratore generale. In particolare, il pg della Suprema Corte Roberta Maria Barberino aveva chiesto agli ‘ermellini’ il rigetto del ricorso presentato dalla difesa di Panarello. «Ce lo aspettavamo, se avremo elementi per la revisione faremo istanza», ha commentato l’avvocato Francesco Villardita, difensore di Panarello.

Né sorpresa né soddisfazione, ma il senso di liberazione da un peso con la certezza che a commettere il delitto è stata la mamma di Loris

Andrea Stival, padre di Loris

Di tutt’altro tono la reazione del padre di Loris, Andrea Stival: «Finalmente è finita…», ha commentato. «Né sorpresa né soddisfazione, ma il senso di liberazione da un peso con la certezza che a commettere il delitto è stata la mamma di Loris». «La giustizia oggi mette un punto definitivo su questa tragica e drammatica vicenda: è stata la madre a uccidere Loris», ha aggiunto il suo legale, l’avvocato Daniele Scrofani. «Adesso bisogna pensare al futuro».

IL PROCESSO PER CALUNNIA NEI CONFRONTI DEL SUOCERO

Per Panarello i guai potrebbero non esser finiti qui. Il prossimo 26 novembre dovrà comparire in Aula, davanti al Tribunale di Ragusa, al processo per calunnia nei confronti del suocero, che ha accusato di essere l’autore materiale del delitto. Il 24 gennaio prossimo, davanti al Tribunale monocratico di Catania, comincerà invece il processo per le minacce di morte che la donna ha rivolto al suocero a conclusione della lettura della sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Catania: «Sei contento? Sai cosa ti dico?», gli urlò contro, «Prega Dio che ti trovo morto perché altrimenti ti ammazzo con le mie mani quando esco…».

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