Chi era a conoscenza del «rischio crollo» del Morandi

La guardia di finanza ha sequestrato un documento del consiglio di amministrazione di Autostrade. In cui nel 2015 si parlava della possibilità di cedimento. Ed era presente un rappresentante del dicastero dei Trasporti. La ministra De Micheli: «Cose inaccettabili e incomprensibili».

Il ministero dei Trasporti (Mit) sapeva che il Ponte Morandi sarebbe potuto venire giù? È l’inquietante rivelazione emersa da un documento finora rimasto segreto e sequestrato dalla guardia di finanza nella sede di Atlantia e di Autostrade.

CONDIVISO UN «INDIRIZZO DI RISCHIO BASSO»

I vertici del dicastero delle Infrastrutture nel 2015 erano a conoscenza del rischio crollo per il viadotto di Genova teatro della tragedia del 14 agosto 2018 che ha provocato la morte di 43 persone: alle sedute del consiglio di amministrazione di Autostrade per l’Italia infatti partecipa un rappresentante del Mit, membro del Collegio sindacale. E, secondo quanto riportarto da la Repubblica, proprio questo organo con il cda condivise «l’indirizzo di rischio basso» per il Morandi. Rischio basso, non rischio zero.

AUTOSTRADE PARLA DI «MASSIMO RIGORE»

Autostrade per l’Italia ha precisato che «la società non è in alcun modo disponibile ad accettare rischi operativi sulle infrastrutture. Di conseguenza, l’indirizzo del cda alle strutture operative è di presidiare e gestire sempre tale tipologia di rischio con il massimo rigore, adottando ogni opportuna cautela preventiva».

PERICOLO CONSIDERATO SOLO TEORICO

In particolare «per quanto riguarda l’area dei rischi operativi, nella quale rientrava anche la scheda del Morandi, il cda di Autostrade ha sempre espresso l’indirizzo di mantenere la propensione di rischio al livello più basso possibile». Un rischio solo teorico, insomma.

Ho letto quello che avete letto voi, il contenuto è per me inaccettabile. Anche intellettualmente incomprensibile


La ministra De Micheli

La ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha commentato dicendo di aver «letto quello che avete letto voi, il contenuto è per me inaccettabile. Anche intellettualmente incomprensibile». E intanto il titolo di Atlantia in Borsa ha fatto registrare perdite influenzato da questi nuovi sviluppi.

OPERA CHE «NON ERA SOTTO CONTROLLO»

I finanzieri tra l’altro hanno sequestrato altre relazioni tecniche a corredo del “catalogo del rischio“. In cui gli ingegneri esprimevano preoccupazioni: «L’opera non si riesce a tenere sotto controllo» per via dell’impossibilità di monitorare gli stralli e i cassoni del viadotto. Quel documento sul rischio crollo già nel 2015 è stato sottoposto al vaglio dei cda di Aspi e Atlantia, in concomitanza alla presentazione del progetto di retrofitting (consolidamento) delle pile 9 (quella poi crollata) e 10.

NEL 2017 SI PARLÒ DI “PERDITA DI STATICITÀ”

Nel 2017 avvennero due variazioni. La responsabilità sul Morandi passò dalle Manutenzioni dirette da Michele Donferri Mitelli alla Direzione di tronco di Genova, guidata da Stefano Marigliani (entrambi indagati). E nel catalogo del rischio non si parlava più di “crollo”, ma di “perdita di staticità”.

DI MAIO: «PARLIAMO DELLA SICUREZZA DEI CITTADINI»

Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Quanto arriva una relazione sul rischio di crollo, parliamo della sicurezza dei cittadini italiani. E Autostrade parla di rischio teorico? Qual è il rischio pratico?». Di Maio, ospite a L’aria che tira su La7, ha detto che «negli ultimi 30 anni gruppi privati hanno avuto contratti blindati qualunque cosa accadesse alla manutenzione».

«I MORTI DEL MORANDI NON SI BARATTANO»

Poi su Alitalia: «A un certo punto si è fatta avanti Atlantia, che poi ha fatto marcia indietro. Se pensavano che entrando in Alitalia non gli avremmo tolto le concessioni autostradali si sbagliavano: i morti del ponte Morandi non si barattano con nessuno. Vinceremo la battaglia della revoca».

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