Le aziende dell’indotto minacciano ritiro operai dall’ArcelorMittal

Le ditte appaltatrici pronte a incrociare le braccia. Gli autotrasportatori invece hanno intenzione di bloccare le portinerie di ingresso e uscita delle merci. E Di Maio invita i vertici dell'ex Ilva al tavolo della trattativa.

Anche le aziende dell’indotto-appalto contro ArcelorMittal. Nel caso in cui il colosso siderurgico non dovesse pagare le fatture arretrate si potrebbe procedere a un ritiro degli operai dai cantieri. A Taranto è sempre più spinoso il caso dell’ex Ilva. Tanto che, oltre alle aziende dell’indotto, anche gli autotrasportatori tarantini a minacciare l’azienda di bloccare le portinerie d’ingresso ed uscita merci dello stabilimento siderurgico nel caso in cui ArcelorMittal non dovesse saldare a stretto giro di posta le fatture di trasporti effettuati da agosto a oggi. A lanciare il guanto di sfida sono stati i sindacati che hanno anche spiegato come le imprese abbiano maturato un credito complessivo intorno ai 60 milioni.

DI MAIO INVITA MITTAL A RISEDERSI AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE

Intanto Luigi Di Maio ha invitato ArcelorMittal a sedersi nuovamente al tavolo delle trattative. «Tutte le scelte che verranno fatte su Ilva derivano dal fatto che Mittal si risieda al tavolo. Qui stiamo parlando di una multinazionale che se ne va. Noi speriamo ci possa essere un incontro a Palazzo Chigi», ha spiegato il capo politico del M5s intervenuto a un incontro con gli attivisti di Acerra a Napoli. «La strada su cui stiamo puntando come governo è far desistere Mittal dall’andare via da Taranto per via giudiziarie. Abbiamo presentato un ricorso ed è su quello che in questo momento aspettiamo una risposta dai giudici», ha aggiunto. Sostenendo che l’esecutivo non possa «permettere a una multinazionale indiana di venire in Italia, firmare un contratto e un anno dopo dire che se ne va perché non gli sta più bene. Perché se lo permettiamo a questa multinazionale lo permettiamo a chiunque».

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