Conte duro con ArcelorMittal e a Milano entra in campo la procura

I pm milanesi hanno aperto un fascicolo esplorativo per verificare possibili reati. E il premier attacca: «L'azienda si assume una grandissima responsabilità, gravi danni all'economia». Ma l'ad al tavolo conferma: «Contratto non rispettato».

Gli ispettori non passano all’Ilva di Taranto e intanto la procura di Milano interviene a tutela dell’interesse pubblico. Mentre al tavolo è scontro fra azienda e governo. Da una parte ArcelorMittal, secondo il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, ha proibito ai commissari le ispezioni. Dall’altra il procuratore della Repubblica Francesco Greco ha annunciato l’apertura di un fascicolo sul caso Ilva. E così la tensione sullo stabilimento di Taranto è destinata ad alzarsi ancora nel giorno in cui era fissato l’incontro tra l’azienda, il governo e i sindacati e la multinazionale ha anche comunicato lo stop delle attività a prefetto ed esecutivo.

L’cciaio prodotto nello stabilimento dell’Ilva fermo in banchina del porto di Taranto, 15 novembre 2019. (Ansa)

Il 15 novembre ArcelorMittal Italia e ArcelorMittal Energy hanno riferito al governo e alla prefettura di Taranto il piano di “sospensione” dell’esercizio dello stabilimento di Taranto e delle centrali elettriche. La sospensione sarà fatta «con le modalità atte a preservare l’integrità degli impianti». La comunicazione inviata anche agli enti locali è firmata dal gestore dello stabilimento Stefan Michel R. Van Campe. Il 14 novembre l’azienda aveva anticipato il piano ai sindacati, dettagliando le date di spegnimento degli altiforni. Secondo il ministro Patuanelli «l’azienda ha vietato le ispezioni ai commissari, credo che sia un atto gravissimo che dovrà avere un’adeguata risposta».

I COMMISSARI DEPOSITANO IL RICORSO CONTRO IL RECESSO

Intanto i legali dei commissari hanno depositato il ricorso cautelare e d’urgenza, ex articolo 700, contro la causa promossa da ArcelorMittal per il recesso del contratto d’affitto dello stabilimento con base a Taranto. Il procedimento sarà trattato dal presidente della sezione A specializzata in materia di imprese, Claudio Marangoni.

MITTAL VIA DAL 4 DICEMBRE

Il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli ha spiegato che «ArcelorMittal ha confermato che esaurito il percorso previsto dall’art.47 il 3 dicembre, dal giorno successivo, quindi il quattro del mese, non sarà lei a proseguire il piano di spegnimento e spetterà all’amministrazione straordinaria». «È chiaro», ha aggiunto Bentivogli, «che se per il 4 dicembre l’Ilva in amministrazione straordinaria non riassumerà celermente tutto il personale la situazione diventerà ancora più drammatica». «L’azienda», ha continuato Bentivogli, «ha interrotto lo sbarco delle materie prime, gli ordini sono dirottati su altri siti. Nel mentre l’unica operazione che il governo poteva fare celermente, ovvero l’introduzione dello scudo penale con portata generale non solo non viene realizzata ma sparisce dall’ordine del giorno».

ENTRA IN CAMPO LA PROCURA DI MILANO

Intanto il procuratore della Repubblica Greco ha reso noto in un comunicato che la procura della Repubblica di Milano ha aperto un fascicolo esplorativo per verificare «l’eventuale sussistenza di ipotesi di reato» sul caso ArcelorMittal-ex Ilva. La procura di Milano, ravvisando un preminente interesse pubblico relativo alla difesa dei livelli occupazionali, alle necessità economico-produttive del Paese, agli obblighi del processo di risanamento ambientale, ha deciso di esercitare il diritto-dovere di intervento» previsto dal codice di procedura civile «nella causa di rescissione del contratto di affitto d’azienda promosso dalla società ArcelorMittal Italia contro l’amministrazione straordinaria dell’Ilva».

L’AZIENDA PARLA DI POSSIBILI EMISSIONI PER LO SPEGIMENTO

Dal canto suo ArcelorMittal nella lettera inviata ai ministeri dell’Ambiente e dell’Interno, a Ispra, Regione Puglia, Comune di Taranto, Ilva in as, Arpa, al custode giudiziario degli impianti e ai Comuni dell’area a rischio ha scritto che «le operazioni tecniche necessarie alla sospensione potrebbero comportare fasi transitorie con possibili emissioni visibili e possibile accensione delle torce dello stabilimento siderurgico».

PER PATUANELLI NON C’È DIRITTO DI RECESSO

Durante il tavolo tra governo, azienda e sindacati, il ministro Patuanelli avrebbe esordito sottolineando che l’esecutivo non riconosce che per l’azienda ci sia oggi un diritto di recesso, secondo quanto hanno riferito fonti presenti nel parlamentino del ministero dello Sviluppo.

MORSELLI: «UN CRIMINE LAVORARE NELL’AREA A CALDO»

L’amministratrice delegata di ArcelorMittal, Lucia Morselli, ha risposto dicendo che dal loro punto di vista «non sono stati rispettati i termini del contratto». Uno dei nodi sarebbe l’area a caldo: lavorarci «fino a qualche settimana non era un crimine, ora lo è. Non è una cosa di poco conto», ha detto l’ad. Poi le prescrizioni sull’altoforno Afo2: «Ci era stato detto che tutto quello che era stato chiesto dalla magistrature come interventi di miglioramento era in corso, invece non era stato fatto niente».

Riteniamo che il contratto legalmente possa essere sciolto


L’ad di Mittal Lucia Morselli

La posizione di Morselli è stata esplicitata chiaramente: «Noi siamo qui perché riteniamo che il contratto legalmente possa essere sciolto. Questo è quello che abbiamo chiesto e stiamo agendo in coerenza».

CONTE: «MITTAL PAGHERÀ I DANNI»

Il governo ovviamente è di avviso opposto. Il premier Giuseppe Conte ne ha parlato su Facebook: «Arcelor Mittal si sta assumendo una grandissima responsabilità» sull’ex Ilva, in quanto la decisione dello stop «prefigura una chiara violazione degli impegni contrattuali e un grave danno all’economia nazionale. Di questo ne risponderà in sede giudiziaria sia per ciò che riguarda il risarcimento danni, sia per ciò che riguarda il procedimento d’urgenza».

DOPO LO SPEGNIMENTO ALMENO 6 MESI PER RIPARTIRE

Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza dell’ex Ilva, Vincenzo Vestita (Fiom Cgil) ha spiegato che dopo lo spegnimento di un altoforno, seguendo la procedura di «colatura della salamandra» (cioè della ghisa residua che resta sul fondo del forno), così come indicato dal programma di spegnimento di Arcelor Mittal, «ci voglio almeno sei mesi per fare ripartire l’impianto».

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