Per la Cassazione il decreto sicurezza non può essere retroattivo

Le nuove disposizioni sul permesso di soggiorno per motivi umanitari non si applicano a chi ha fatto domanda prima del 5 ottobre 2018. Ma per ottenerlo non basta dimostrare di essersi integrati.

Il decreto sicurezza fortemente voluto dall’ex ministro dell’interno Matteo Salvini ed entrato in vigore il 5 ottobre 2018 non può essere applicato in maniera retroattiva. Il provvedimento ha introdotto norme più rigide in materia di immigrazione e in particolare per quanto riguarda la concessione di permessi di soggiorno per motivi umanitari.

Le Sezioni Unite della Cassazione, tuttavia, hanno chiarito che il decreto non si applica ai richiedenti che hanno fatto domanda prima del 5 ottobre 2018, i quali potranno quindi ottenere il riconoscimento della vecchia protezione umanitaria e il relativo permesso. Il verdetto è arrivato dopo che il Viminale aveva fatto ricorso contro tre casi di concessione.

Per un altro verso, tuttavia, i giudici hanno dato ragione al ministero dell’Interno, affermando che il semplice fatto di essersi socialmente ed economicamente inseriti nella società italiana non è sufficiente per dare ai migranti il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Non basta quindi dimostrare di essersi integrati, occore anche comprovare la «specifica compromissione» dei diritti umani nel Paese d’origine.

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