L’isola di Pellestrina sommersa dall’acqua alta, il racconto del testimone

Il ristoratore Maurizio Vianello aveva 8 anni quando a Venezia ci fu l'alluvione del 1966. Ma stavolta la paura è stata più forte: «Temevo fosse la fine».

L’acqua «continuava a salire, il vento a soffiare impetuoso. Ho pensato di scappare, ma dove? Poi guardando la marea ho temuto il peggio e mi sono detto: questa è la fine». Il ristoratore Maurizio Vianello ha raccontato la sua notte di terrore sull’isola di Pellestrina, la più esposta verso il mare tra quelle che compongono la città di Venezia. Proprio qui c’è stata anche una vittima, un uomo di 78 anni morto folgorato nel tentativo di far partire la pompa idraulica per liberare dall’acqua la sua casa.

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Vianello è il titolare dell’Ostaria La Rosa, un locale sulla spiaggia aperto durante la bella stagione: «Eravamo fuori, stavamo chiacchierando con amici quando improvvisamente verso le 21.30 ci siamo accorti di qualcosa di strano. Le onde della laguna hanno iniziato a essere sempre più alte, spinte dal vento». Pochi attimi ed è stato l’inferno: «Nel giro di dieci minuti eravamo sotto 70 centimetri di acqua».

LA VIOLENZA DELL’ACQUA

L’apprensione è diventata paura quando le pompe non ce l’hanno più fatta a buttar fuori la marea. L’energia elettrica è saltata e l’isola è stata avvolta da un silenzio surreale, rotto solo dalle raffiche di vento. Nonostante gli sforzi, l’osteria si è completamente allagata. «L’acqua è entrata con violenza», ha raccontato ancora Vianello, «ha scardinato saracinesche, sfondato porte, distrutto tutto al suo passaggio».

IL RICORDO DELL’ALLUVIONE DEL 1966

Il suo locale conta danni per almeno 20 mila euro. E nel pomeriggio del 13 novembre la situazione non è migliorata: «Siamo ancora senza corrente, le linee telefoniche non funzionano. Abbiamo visto arrivare alcuni uomini della Protezione civile, ma qui siamo ancora isolati da tutti». Quando ci fu l’alluvione del 1966, Maurizio aveva 8 anni: «Me la ricordo bene, fu impressionante. Ma la paura di ieri è stata un’altra cosa, ben peggiore. Quelle raffiche di vento non le dimenticherò più».

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