Germania, la frattura tra Est e Ovest a 30 anni dal Muro

Berlino si è aperta. Rossa e solidale, attrae migliaia di alternativi. L’ex Ddr, però, è rimasta chiusa. E guarda all'ultradestra. Un bilancio per l’anniversario del 1989, oltre i festeggiamenti e la retorica.

Come per ogni grosso anniversario del 1989 le celebrazioni per la caduta del Muro popolano per più di una settimana Berlino. Installazioni e concerti davanti alla Porta di Brandeburgo, proiezioni in 3D ad Alexanderplatz, giochi di luce sulla Sprea e lungo i chilometri dei 28 anni di barriera, esposizioni e rievocazioni sulla Ddr disseminate in tutti i quartieri: il giubileo del 30ennale va in scena nella capitale dal 4 al 10 novembre 2019, alcune mostre si prolungano fino al 30ennale della riunificazione tedesca nel 2020. Viverlo dovrebbe essere un must per gli europei (anche dall’ex Germania Ovest) chiamati a comprendere la svolta («Wende») del 1989 che ha spostato a Est il cuore dell’Ue. Mentre per i tedeschi dell’ex Ddr la trasformazione dalla caduta del Muro è ancora una quotidianità. Incompiuta quanto combattuta, si scopre dalle testimonianze e dalle cronache dalle città delle Ddr che restano definite, nel bene e nel male, dall’eredità di un regime socialista.

LE LOTTE DELLA ROSSA BERLINO

A Berlino la rossa («povera ma sexy» agli occhi dell’ex sindaco storico post- Wende, Klaus Wowereit) resistono i valori anti-capitalisti e della solidarietà contro la spinta della gentrificazione e della speculazione. Il fenomeno è di aree centrali come Mitte o la multietnica Kreuzberg (l’ex settore Ovest del Checkpoint Charlie), piuttosto che delle estreme periferie, e contiene anche l’espandersi delle estreme destre. La metropoli che da 30 anni cambia visibilmente pelle vive male l’arrivo delle multinazionali e sfida i colossi privati immobiliari. «Google fuck off» è la scritta propagata a Kreuzberg alla notizia di un grande campus per start up della compagnia della Silicon Valley al posto di una vecchia centrale elettrica. Alla fine, diventata una Casa per l’impegno sociale con associazioni benefiche e piattaforme per raccogliere fondi per minori bisognosi. Scacciata dal popolo, alla fine del 2018 Google ha ridimensionato il progetto aprendo solo degli uffici in centro.

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Il murales del bacio tra Brezhnev e Honecker dell’artista russo Dmitri Vrubel, nell’East side gallery di Berlino, per le celebrazioni del 1989. GETTY.

ESPROPRIARE E NAZIONALIZZARE

Non lontano da Kreuzberg, sempre nell’ex settore Ovest, si è vinta la battaglia per sottrarre l’ex aeroporto di Tempelhof (quello del dirigibile Zeppelin e poi del ponte aereo americano) agli appetiti dei grandi costruttori. Grazie a un referendum del 2014, le piste sono conservate come parco pubblico e gli hangar, poco più di un anno dopo, hanno accolto una cospicua parte dell’ondata di profughi dai Balcani verso la capitale tedesca.

A Berlino il mercato del lavoro cresce del 13%, quasi doppio della media nazionale

Sarà più dura, ma da giugno 2019 un’altra petizione con oltre 77 mila firme (ne bastavano 20 mila) pende al Senato della città-Stato per ottenere con una consultazione popolare l’esproprio di centinaia di migliaia di appartamenti ai grandi fondi immobiliari. Poi per la loro nazionalizzazione in un’azienda comunale. Nel mirino dei residenti raccolti attorno a gruppi come Il referendum sugli affitti ed Espropriare Deutsche Wohnen c’è innanzitutto l’omonimo gigante privato intestatario di 112 mila abitazioni.

MENO AFFITTI, PIÙ LAVORO

Anche a Prenzlauer Berg delle ex comuni gentrificate si dimostra contro la bolla immobiliare che fa esplodere gli affitti raddoppiati in 10 anni. Per evitare un referendum bloccato dai ricorsi delle società immobiliari (entrambe le parti si appellano ad articoli della Costituzione, il 14 e il 15) l’Amministrazione tenta la strada del tetto ai canoni fino al 2025. Ma di per sé socialdemocratici (Spd), comunisti (Linke) e Verdi al governo a Berlino appoggiano la mobilitazione, in altri contesti rivoluzionaria. Si è sfilato a ottobre, sotto i preparativi per l’anniversario del 9 novembre 1989, allo slogan: «Prima un tetto, poi l’esproprio». Si manifesta regolarmente anche contro lo sgombero di locali alternativi da immobili occupati. Nella capitale a 30 anni dalla riunificazione il mercato del lavoro cresce il quasi doppio (13%, Prognos 2019) che della media nazionale (7%). Berlino è meno povera, ma per principio resta comunarda e anti-consumista.

Proiezioni delle proteste del 1989 sull’ex quartier generale della Stasi, a Berlino. GETTY.

L’EST RESTA CHIUSO E DIFFIDENTE

La metropoli tedesca diretta verso i 4 milioni di abitanti, libera dal Muro che spaccava l’Europa, è diventata un brillante modello di convivenza multietnica. Un’oasi di integrazione circondata da 12 milioni di ex cittadini dell’Est che – anche tra le nuove generazioni – spingono nella direzione opposta. La presa dei programmi autoritari delle estreme destre in Land come – si  è visto dalle Regionali del 2019 – la Turingia, la Sassonia e il Brandeburgo è il rovescio della medaglia del lascito del regime della Ddr all’interno del tessuto sociale.

Il numero di abitanti dell’ex Ddr resta ai livelli del 1905, complice lo spopolamento al crollo del regime

La chiusura verso l’esterno, in un territorio ancora pressoché estraneo all’immigrazione a differenza dell’Ovest, è il riflesso dal timore per gli stranieri dopo 40 anni di isolamento dall’Occidente. I tedeschi dei Land dell’Est – nonostante la costante, graduale crescita economica dal 1990 – restano i meno soddisfatti della qualità della vita e dei servizi, conferma anche l’Atlante del successo 2019 di Deutsche Post.

LA FRATTURA CON L’OCCIDENTE

Berlino attrae. Gli altri Land dell’Est no, e continuano a volgersi all’orbita dell’ex Urss da dove l’immigrazione non fa paura. Dai rilevamenti dell’Istituto di Ricerche Economiche di Dresda, dove il Comune ha dichiarato l’«emergenza nazismo», il numero di abitanti dell’ex Ddr resta ai livelli del 1905, complice lo spopolamento al crollo del regime. Gli attacchi di neonazi (omicidi e ferimenti politici, attentati, aggressioni agli stranieri) montano in tutta la Germania, ma nell’Est ancora di più. È mancato il decollo dal 1989 anche perché l’opinione pubblica risponde in maniera diversa dell’Ovest ai trend. Una delle cartine di tornasole è il fallito boom degli ambientalisti tra i 20enni – più richiamati dall’estrema destra di AfD. In controtendenza anche dalle ultime Amministrative a Berlino, dove migliaia di voti sono migrati ai Verdi dalla Linke e dalla Spd. Ma se la Berlino aperta e marxista guarda ancora a Rosa Luxemburg, l’altra ex Ddr preferisce la Russia sovranista di Vladimir Putin.

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