FdI mette alla gogna gli stranieri nelle case popolari bolognesi

In un video il deputato Galeazzo Bignami fa nomi e cognomi: «Ci diranno che stiamo violando la privacy ma non ce ne frega assolutamente nulla».

Un video in cui si fanno nomi e cognomi di persone di origine straniera che abitano nelle case popolari a Bologna. L’iniziativa choc porta la firma del deputato Galeazzo Bignami, ex membro di Forza Italia da poco passato a Fratelli d’Italia, che ha effettuato un ‘blitz’ nel quartiere Bolognina del capoluogo emiliano in diretta Facebook insieme a Marco Lisei, consigliere comunale ex Fi e ora anch’egli entrato nel partito di Giorgia Meloni. L’episodio, di cui ha dato conto l’8 novembre l’edizione bolognese di Repubblica, risale a qualche giorno fa.

FDI PARLA DI «DISCRIMINAZIONE» AI DANNI DEGLI ITALIANI

Scopo del video, sostengono gli esponenti di Fratelli d’Italia, è quello di mostrare, raccogliendo «segnalazioni dei cittadini», che i criteri di assegnazione degli alloggi favoriscono i cittadini stranieri. I due parlano di «discriminazione» ai danni degli italiani. Bignami e Lisei, in particolare, si scagliano contro i criteri di assegnazione degli alloggi Erp di via Albani. «Il 59% delle assegnazioni delle case popolari vanno a cittadini stranieri», sostengono nel filmato. Mentre parlano, i due si aggirano tra i caseggiati appena ristrutturati e la videocamera inquadra chiaramente nomi e cognomi degli assegnatari degli alloggi sui campanelli delle case.

Se stai in un alloggio popolare e c’è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell’ottica che poi qualcuno può andare a vedere

Galeazzo Bignami, Fratelli d’Italia

Quanto alla riservatezza, «ci diranno che stiamo violando la privacy», dice Bignami, «ma non ce ne frega assolutamente nulla, perché se stai in un alloggio popolare e c’è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell’ottica che poi qualcuno può andare a vedere». Durissimo il commento del dem Claudio Mazzanti: «Filmare i nomi degli stranieri che hanno legittimamente ricevuto dal Comune una casa rischia di diventare un incitamento all’odio razziale verso queste famiglie».

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