Fca & Psa, John Elkann e la maledizione della terza generazione

All'erede Agnelli così deciso a vendere ai francesi non deve importare molto del lascito dell'Avvocato che si è sempre rifiutato di cedere la Fiat. Il che non fa che confermare la teoria di Schumpeter.

Sulle imprese familiari spira il cupo presagio della loro morte con l’arrivo della terza generazione. Non solo Joseph Schumpeter, dalla cattedra di imprenditorialità a Harvard, nel 1929, lanciò la “sua” maledizione alle terze generazioni, ma sono i numerosi detti popolari e i proverbi ad avere cementato questa credenza.

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Dal cinese «Fu bu guo san dai» (la ricchezza non sopravvive mai a tre generazioni) allo spagnolo «la prima generazione commercia, la seconda è benestante, la terza mendica», dal tedesco «di rado le terze generazioni fanno bene» ai proverbi americani «three generations from overalls to overalls» (tre generazioni dalla tuta alla tuta) e «from shirtsleeves to shirtsleeves in three generations» (dalle stalle alle stalle in tre generazioni, ovvero la prima generazione crea, la seconda mantiene, la terza distrugge).

Gianni Agnelli.

L’ISTINTO DIFENSIVO DELL’AVVOCATO AGNELLI

Ne era più che consapevole l’avvocato Gianni Agnelli come ricorda il professor Giuseppe Berta nella biografia scritta per il Dizionario biografico degli italiani della Treccani: «Nel 1985, (Agnelli) si ritrasse dall’intesa con la Ford perché quest’ultima avrebbe voluto avocare a sé la quota azionaria di maggioranza della nuova società 10 anni dopo il suo avvio. Un istinto difensivo lo trattenne dall’impegnarsi in un’iniziativa che, al di là dei patti originari, non si sarebbe comunque potuta predeterminare nei suoi sviluppi, a motivo delle caratteristiche che distinguono un settore industriale complesso come l’automobile. Nel 2000, una preoccupazione analoga, acutizzata con il tempo dal desiderio di Agnelli di non venire meno al lascito del nonno, impedì alla Fiat di accettare l’offerta della Daimler-Chrysler, interessata a rilevare il controllo della sua divisione automobilistica».

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IL CONSIGLIO DI CUCCIA: VENDERE TUTTO

È di quegli anni il consiglio del padre-padrone di Mediobanca Enrico Cuccia all’Avvocato: «Venda tutto a Daimler». «E che ci farei?», confidò Gianni Agnelli a Marcello Sorgi allora direttore de La Stampa. «Ritirarmi nell’isola di Tonga seduto su un pacco di miliardi?». Forse è ancora presto per sapere se John Philip Jacob Elkann presiederà i consigli d’amministrazione della più che probabile Psa&Fca N.V. collegandosi in videoconferenza dall’isola nel Pacifico.

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ELKANN CONFERMA LA MALEDIZIONE DI SCHUMPETER

Ma una cosa è certa: del lascito del co-fondatore della Fiat, a Elkann non deve importare molto essendo determinato a vendere la casa automobilistica ai francesi. Vero che, anagraficamente, Elkann rappresenta la quinta generazione. Ma, dal punto di vista operativo, John conferma perfettamente la “maledizione” di Schumpeter. Infatti, l’ingegnere, nato a New York il primo aprile 1976, è il terzo esponente della famiglia a presiedere Fiat dopo il primo Giovanni Agnelli e il nonno Gianni. Come noto, la seconda (Edoardo Agnelli) e la quarta (Margherita e Edoardo) generazione saltarono il turno.

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