Cosa manca a Elodie per diventare una vera pop star internazionale

Elodie che si muove sinuosa attorniata da ballerini. Elodie che canta giocando su tinte black. Elodie che si prepara allo show autoconvincendosi di essere una popstar da paura. Elodie che viene accolta da applausi e grida. Elodie che si sente inadeguata. Elodie che in fondo in fondo ancora non ci crede. Elodie che passa con una certa agilità dall’essere la panterona che incanta sul palco alla ragazza che può anche scrollarsi di dosso la borgata che è in lei, borgata che però trova sempre la strada del ritorno, come i cani abbandonati in campagna di certi articoli strappalacrime che a volte si leggono sui giornali.

Cosa manca a Elodie per diventare una vera pop star internazionale
Elodie a Sanremo 2021 (Getty Images).

Elodie, vera popstar in competizione con Annalisa

Elodie Patrizi, con quel nome d’arte inconsapevolmente scelto dai genitori al momento della nascita, una fisicità importante che poco fa il paio con le tante fragilità che ci arrivano guardando il nuovo docu che si trova su Sky, Elodie Show 2023, come in precedenza in Sento ancora la vertigine su Prime Video, una voce soul come ce ne sono poche in Italia poco considerata proprio in virtù della fisicità di cui sopra, è oggi come oggi una delle figure centrali della nostra discografia. Una popstar, diamo i nomi giusti, che per altro ha anche una diretta competitor, come in fondo non accadeva dal periodo che intercorre tra la fine degli Anni 70 e la metà degli 80, almeno in Italia. È da allora infatti che non capitava di avere un paio di popstar donne a dominare in qualche modo la scena, Elodie e Annalisa. Allora, certo, avevamo Anna Oxa, Loredana Bertè, Antonella Ruggiero ancora nei Matia Bazar, Alice, Donatella Rettore, tutte differenti tra loro, tutte dotate di personalità molto molto forti, in quasi tutti i casi ottime voci, con un’estetica importante, di repertorio. Oggi abbiamo lei e abbiamo Annalisa, con la tripletta di platino Bellissima, Mon Amour e Ragazza sola. Due profili completamente diversi, l’una in apparenza più aggressiva, Elodie, l’altra più sofisticata, con quella laurea in Fisica che ogni tanto salta fuori. Entrambe decisamente belle, seppur di bellezze differenti, entrambe dotate di voci importanti, certo Annalisa con una potenza e una limpidezza piuttosto rara nel pop, Elodie con più risultati di pubblico ai live. Annalisa in classifica.

Quattro date al Forum di Assago è una cosa che poche artiste oggi possono permettersi

Ma è di Elodie che stiamo parlando, Annalisa in questa storia veste i panni, pochi e sexy, del suo doppio, non fosse che non siamo in un romanzo di cappa e spada, il villain di turno. Elodie che non solo è diventata icona pop come non se ne vedevano da tempo, ma ha deciso di usare questo suo successo: quattro date al Forum di Assago sono un risultato che si possono permettere in pochi, sul fronte femminile (forse la sola Laura Pausini, che però quest’anno quattro non ne farà), per veicolare messaggi a loro modo politici, femministi, antipatriarcali, inclusivi. Lo ha fatto recentemente, alla presentazione del suo nuovo progetto, Red Light, come lei stessa lo ha definito un clubtape, cioè una via di mezzo tra un album e un EP, sette i brani, tutti legati tra loro senza interruzioni grazie alla sapiente opera di Dardust, qualcosa pensato proprio per le date di Assago e per far ballare il proprio pubblico. Il tutto accompagnato dalle polemiche per il video di A fari spenti, scritta per lei da Elisa, nel quale compare nuda, o quasi, stessa immagine poi finita proprio sulla copertina di Red Light, grazie a un dipinto che riproduce il passaggio del video nel quale Elodie si presenta come una moderna Venere di Botticelli, volendo anche una Lady Godiva senza cavallo, opera di Milo Manara.

In quella occasione Elodie ha tenuto a dire che non vuole un pubblico di uomini eterosessuali. Che preferisce sapersi amata, musicalmente, dalla comunità LGBTQ+, frasi a loro volta finite dentro un vortice di polemiche, come se da una popstar ci si dovesse necessariamente aspettare parole calibrate come fossimo a un lectio magistralis, senza star lì ad applicare un minimo di capacità di comprensione del testo, roba da scuole di primo grado e non, piuttosto, canzoni pop. Ecco, le canzoni pop. Se una cosa in parte sembra mancare a Elodie, è un repertorio più consistente, questo in fondo è anche un po’ il problema che potremmo indicare guardando alla carriera della sua diretta competitor Annalisa. A fronte di alcuni singoli indubbiamente funzionanti e anche funzionali al tipo di show che Elodie ci regala – nello special di Sky è ben visibile: canzoni accompagnate da balletti, in puro stile popstar internazionale – sembra mancare una base di canzoni solide che possano realmente reggere un live così imponente. Live che giocoforza fa molto leva su di lei, meno sulle canzoni. Certo, in questo Elodie è perfetta, con un mood neanche troppo vagamente aggressive, da mangiauomini. È pura interpretazione di un ruolo, la femme fatale, tanto quanto è interpretazione pura di canzoni scritte da altri per lei. Una femmina dominante, personaggio da interpretare, che canta brani che non sempre sono all’altezza di cotanto personaggio. Discorso, questo del non essere “cattiva come la dipingono”, che per altro è ovviamente sottolineato dal mostrare tutte le sue fragilità nei documentari, compresa quella certa coattaggine che poco ha a che fare con la sensuale eleganza che invece viene generosamente palesata alle telecamere e sul palco.

La sensazione è che Elodie debba giocare molto sulla sua bellezza per sopperire alla mancanza di pezzi forti

Che dietro Elodie ci sia una potente macchina da guerra appare evidente. Due speciali televisivi nel giro di nove mesi lo dimostrano. I risultati raggiunti del resto giustificano il tutto. Quel che però viene da chiedersi, magari anche pensando a quanto nel mentre sta capitando ai Maneskin in giro per il mondo, è perché non ci sia stata altrettanta profusione di energie nel cercare canzoni alla sua altezza. Per essere chiari, a parte Due, brano proposto all’ultimo Festival di Sanremo, che avrebbe meritato decisamente di più, e qualche altra canzone di livello – penso a Vertigine, la paolaechiariana Tribale, che quantomeno ha come merito l’aver fatto in qualche modo tornare in auge le sorelle Iezzi, apripista di questa nouvelle vague femminile, volendo anche Ok respira e Pazza musica, in realtà parte del repertorio di Mengoni, e le più leggere Bagno a mezzanotte, Guaranà, Margarita e Andromeda – sembra che Elodie debba giocare ancora molto sulla propria statuaria bellezza per sopperire a una mancanza di pezzi forti. E non si leggano queste parole come frutto di un sessismo patriarcale: una popstar deve saper tenere il palco anche in assenza di canzoni all’altezza, è show, chi dice il contrario non sa di cosa sta parlando.

Mostrare fragilità non sempre paga: meglio seguire l’esempio di Madonna e di Beyoncé

Certo, neanche i Maneskin hanno in effetti un repertorio all’altezza del loro saper tenere il palco, ma almeno ci stanno provando testando il gotha degli autori internazionali, sforzo produttivo che il team di Elodie dovrebbe potersi permettere, anzi, dovrebbe proprio fare, perché Elodie magari non diventerà un’altra Dua Lipa – che non solo è viva e lotta insieme a noi, ma ha anche cinque anni meno della cantante romana – ma potrebbe darci delle belle soddisfazioni. Anche in virtù dei messaggi che Elodie ha deciso di lanciare, la sua lotta contro una mascolinità tossica che caratterizza pure chi la segue, magari attratto più dal suo aspetto che dalle sue canzoni. Riguardo l’ostentare, dietro le quinte, una certa insicurezza e fragilità, Elodie dovrebbe prendere le mosse da quanto fatto a suo tempo da Madonna, ma guardando più a oggi anche da Beyoncé: mostrare orgoglio e tirare su un muro. Un personaggio è tale sempre, lasciare intravedere l’attrice che è in camerino non serve, meglio i lustrini, le guepierre e quella cazzimma che al momento nessun’altra riesce a esibire in Italia. La mascolinità tossica, in fondo, la si può affossare anche a unghiate da pantera, non solo a parole. Niente fa più paura di una donna sicura di sé. Una donna sicura di sé con un repertorio più alla sua altezza sarebbe Bingo.