Il calciatore morto in campo si era tolto il defibrillatore dal petto: “Solo Dio può decidere”


Raphael Dwamena era già crollato due volte in campo, ma il defibrillatore sottocutaneo impiantatogli nel 2020 gli aveva salvato la vita. L'anno scorso la decisione rilevatasi fatale di farsi togliere il dispositivo dal petto - con un'operazione complessa, quasi senza precedenti in medicina - nonostante la sua famiglia, i suoi amici o il suo agente lo supplicassero di non farlo: "Quando sento i medici mi viene da ridere".
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Anatomia del Don Carlo, il capolavoro di Verdi che inaugura la stagione della Scala

Un filo rosso collega la prossima inaugurazione della stagione del Teatro alla Scala, Don Carlo, a quella che l’ha preceduta, Boris Godunov. Il dettaglio non è stato finora sottolineato come merita, ma l’elemento comune è chiaro: sia Verdi che Musorgskij in queste opere attribuiscono una decisa dimensione politica ai soggetti storici che avevano scelto di mettere in musica. Il legame fra i due lavori, del resto, è anche nella loro genesi. La prima rappresentazione di Don Carlo avvenne all’Opéra di Parigi l’11 marzo 1867 e due anni più tardi il compositore russo iniziò a scrivere il Boris. Prima di mettersi al lavoro, all’inizio di quel 1869, aveva assistito a San Pietroburgo al capolavoro verdiano. Come ha osservato lo storico della musica Michele Girardi, la comune tematica di fondo riguarda «le logiche spietate dei detentori di un potere assoluto che disintegra l’aspirazione alla felicità individuale e collettiva degli oppressi».

Il Don Carlos, titolo originale, è l’ultima incursione verdiana nella drammaturgia di Schiller 

Don Carlo fu composto su commissione dell’Opéra di Parigi e rappresentato in occasione dell’Esposizione Universale del 1867. Nacque quindi come Don Carlos, su libretto in francese di François-Joseph Mery e Camille du Locle. Ultima incursione verdiana nella drammaturgia di Friedrich Schiller – e unica in età matura dopo Giovanna d’Arco, I masnadieri e Luisa Miller – l’opera costituisce di fatto anche una delle ultime e più importanti affermazioni del cosiddetto “grand-opéra” nato a Parigi ormai mezzo secolo prima, con la sua suddivisione in cinque atti, lo spazio concesso a grandi e spettacolari scene di massa, la presenza di un ampio inserto dedicato alla danza. Al suo apparire il lavoro fu salutato da un discreto ma non travolgente successo. E già iniziavano a circolare fra i critici gli addebiti di “wagnerismo” che cinque anni più tardi per Aida sarebbero diventati parere quasi generale. Tuttavia, si trattava pur sempre dell’ultima novità di uno dei massimi autori di teatro per musica, e subito se ne ebbero rappresentazioni in Italia (con il libretto tradotto da Achille de Lauzières) e in Europa.

Anatomia del Don Carlo, il capolavoro di Verdi che inaugura la stagione della Scala
Giuseppe Verdi (Getty Images).

Le modifiche apportate alla versione italiana

Con la versione in italiano (il titolo era diventato Don Carlo) cominciarono anche le modifiche da parte di Verdi: già significative quelle realizzate per l’approdo al San Carlo di Napoli nel 1872, fondamentali e radicali quelle che oltre un decennio più tardi furono approntate per le rappresentazioni alla Scala nel gennaio del 1884. Fu allora che venne tagliato il primo atto della versione iniziale dalla partitura. Si tratta del cosiddetto “atto francese”, che si svolge nella foresta di Fontainebleau e che peraltro non esiste in Schiller ma è proprio solo del libretto francese. Contiene, oltre a sofisticate pagine corali, un’aria di Don Carlo, erede al trono di Spagna e un duetto di questi con Elisabetta di Valois, sua promessa sposa di un tempo ora costretta dalla ragion di Stato a convolare con il padre di lui, il re di Spagna Filippo II. Dal taglio venne salvata solo l’Aria, inserita nel secondo atto (che diventava il primo). Verdi non era certo il tipo che si faceva imporre cambiamenti così importanti e infatti nel suo epistolario si trovano ripetute considerazioni positive sulla versione in quattro atti. Sta di fatto che appena un paio di anni più tardi, a Modena, non è chiaro con quanta diretta partecipazione del compositore, l’atto francese fu riesumato, naturalmente sempre in italiano. E l’Aria di Don Carlo tornò al suo posto originale. Se si aggiunge che una cinquantina di anni fa sono emerse dagli archivi dell’Opéra varie pagine della partitura iniziale, che il compositore stesso aveva tagliato in occasione della prima rappresentazione assoluta (almeno un quarto d’ora di musica, forse di più), si ha il quadro del complesso percorso creativo verdiano in Don Carlo.

Anatomia del Don Carlo, il capolavoro di Verdi che inaugura la stagione della Scala
Un libretto del Don Carlo.

La versione 1884 in quattro atti aprirà la stagione della Scala con Chailly sul podio e la regia di Lluís Pasqual

Dal punto di vista rappresentativo, oggi le opzioni restano principalmente due: la versione parigina del 1867 (in francese, cinque atti, con i ballabili) e la versione scaligera del 1884 (in italiano, quattro atti, senza ballabili); in alternativa a quest’ultima, c’è la versione modenese, in italiano ma con il recupero dell’atto francese. Negli Anni 80 sulla questione si erano divisi due fra i maggiori studiosi italiani, Massimo Mila e Fedele d’Amico, peraltro concordi nel ritenere quest’opera uno dei maggiori raggiungimenti dell’arte di Verdi. Mila era a favore della versione in cinque atti, d’Amico di quella in quattro atti. A 40 anni di distanza, pare di poter dire che il confronto sia stato vinto da quest’ultimo. Secondo l’archivio del sito specializzato Operabase.com, dai primi anni Duemila la versione francese in cinque atti è stata proposta solo una volta, nel 2004 all’Opera di Roma. Quella in italiano in quattro atti è largamente maggioritaria e anche frequente in maniera confortante: se ne contano 23 apparizioni nei teatri di 13 città, con Firenze in prima fila (quattro allestimenti) seguita da Milano con tre. Negli ultimi tempi se ne sono avute edizioni ragguardevoli alla Fenice di Venezia (2019, regia di Robert Carsen, direttore Myung-Whun Chung), a Firenze e a Napoli (meno di un anno fa). Fra l’altro, Don Carlo torna a essere l’opera del 7 dicembre scaligero a 15 anni dall’ultima volta che inaugurò la stagione milanese, nel 2008, direttore Daniele Gatti, regista Stéphane Braunschweig. L’ormai imminente nuova proposta milanese della versione 1884 in quattro atti vedrà sul podio Riccardo Chailly, mentre la regia sarà dello spagnolo Lluís Pasqual. Cast di notevole livello, con René Pape (Filippo), Luca Salsi (Posa), Francesco Meli (l’Infante), l’immancabile Anna Netrebko (Elisabetta) ed Elina Garanča (Eboli).

Anatomia del Don Carlo, il capolavoro di Verdi che inaugura la stagione della Scala
Il Don Carlo rappresentato alla Fenice di Venezia nel 2019 (dal sito Teatro la Fenice).

Con il suo spirito cupo e violento, il Don Carlo è una sorta di annuncio del decadentismo

L’opera è dominata da uno spirito cupo e violento, che rende drammaticamente vana ogni speranza. Il cattolicissimo re Filippo II opprime i protestanti dei Paesi Bassi e li manda al rogo sobillato dalla Santa Inquisizione, e intanto si arrovella perché la moglie Elisabetta di Valois non lo ama. Lei era stata promessa al figlio di Filippo, Don Carlo, ed è lui che ama, riamata. Un rapporto platonico ma ugualmente dal peso insostenibile, che resterà sempre e solo ideale, mentre la marchesa di Eboli cerca a sua volta di conquistare l’amletico Infante di Spagna, salvo confessare – per poi essere mandata in esilio – di essere l’amante del re. Il marchese di Posa, amico fedele di Don Carlo, si oppone alle politiche assolutiste di Filippo, ma non riesce a salvare i protestanti di Fiandra e finirà ucciso dagli archibugi del Sant’Uffizio, pur essendo stimato dal monarca. Il loro duetto nel primo atto, la pagina che più è stata rielaborata da Verdi, è uno dei culmini di tutta l’opera, come lo è l’intero terz’atto, aperto dalla formidabile aria di Filippo, Ella giammai m’amò. Il clima è torbido, la tinta oscura; totale la libertà dalle forme tradizionali del canto operistico, ammaliante la sottigliezza della scrittura strumentale. Non a caso Mila vedeva in questo capolavoro una sorta di annuncio del decadentismo, in grado di fare piazza pulita dei vani tentativi di rivoluzionare il genere operistico da parte della Scapigliatura. E non c’è da stupirsi se nella versione 1884 l’Infante di Spagna, che il padre ha deciso di consegnare al boia, alla fine letteralmente svanisce mentre si trova nella cripta del nonno Carlo V, in un’atmosfera quasi esoterica.

L’attualità drammatica dell’opera e il pessimismo di Verdi sulle umane sorti

Con i suoi personaggi dalla psicologia complessa, dipinta realisticamente fra dilemmi interiori e umanissime contraddizioni; con l’impari confronto fra gli individui e una ragion di Stato che non si ferma di fronte alla ferocia e al delitto; con la sua durissima rappresentazione della guerra in nome della religione, condotta fino agli omicidi rituali degli autodafé imposti dall’Inquisizione; con l’evidenza drammatica di come l’assolutismo soffochi non solo la libertà, ma anche l’aspirazione a essa, Don Carlo appare oggi drammaticamente attuale. È davvero un’opera profondamente politica, dominata dal radicale pessimismo del compositore sulle umane sorti, che non concede soverchie speranze neanche a chi vi assiste nel XXI secolo, dopo le illusioni sulla “fine della storia”. La storia non è affatto finita, e Verdi ce lo ricorda con una musica capace come poche di parlare sia al cuore che alla mente.

Attacchi sull’ospedale al-Shifa, Hamas interrompe le trattative sugli ostaggi

Hamas ha sospeso i negoziati sugli ostaggi a causa degli attacchi dell’esercito israeliano nella zona dell’ospedale al-Shifa di Gaza. Lo ha detto un funzionario palestinese alla Reuters. Nella giornata del 12 novembre il viceministro della Sanità di Hamas ha affermato che un raid dell’Idf ha distrutto un edificio della struttura, dove migliaia di medici, pazienti e sfollati sono intrappolati senza elettricità e con le scorte in diminuzione. Due neonati sono morti e altri 38 rischierebbero la vita nell’ospedale. A tal proposito, Benyamin Netanyahu ha detto che Israele ha offerto carburante alla principale struttura ospedaliera di Gaza, che però avrebbe rifiutato.

L’esercito di Israele: «Hamas ha perso il controllo del nord della Striscia di Gaza». Gli aggiornamenti sulla guerra.
Ospedale Al-Shifa di Gaza (Getty Images).

L’ospedale al-Quds non è più operativo, resta solo quello di al-Ahli 

È ormai da giorni che vanno avanti i combattimenti nella città di Gaza. Anche (e soprattutto) nei pressi degli ospedali, dove secondo l’esercito di Tel Aviv trovano riparo i miliziani di Hamas. La Mezzaluna rossa palestinese ha annunciato su X che l’ospedale al-Quds non più operativo: «La cessazione dei servizi è dovuta all’esaurimento del carburante disponibile e all’interruzione dell’energia elettrica». L’ospedale al-Ahli sarebbe adesso l’unico funzionante nella Striscia, seppur ben oltre la sua capacità.

Combattimenti nel campo profughi di al-Shati

Combattimenti in corso nel campo profughi di al-Shati a Gaza. Lo riferisce l’esercito israeliano, sottolineando che i combattenti di Hamas hanno aperto il fuoco sui soldati che stavano evacuando dei civili. Nel corso della giornata l’Idf ha concesso pause tattiche delle attività militari per quattro ore a Jabaliya e nel vicino centro abitato di Izbat Malien, per l’evacuazione di civili.

Attacchi sull’ospedale al-Shifa, Hamas interrompe le trattative con Israele sugli ostaggi. Gli aggiornamenti sulla guerra.
Mezzi in fila al valico di Rafah (Ansa).

In salvo in Egitto decine di persone con doppia cittadinanza

Diverse decine di stranieri e persone con doppia cittadinanza, oltre a palestinesi feriti, sono stati evacuati dalla Striscia di Gaza verso l’Egitto, secondo quanto riportato da entrambi i lati del confine. Una cinquantina le persone con doppia nazionalità arrivate a Rafah, secondo il canale Alqahera News, vicino ai servizi segreti egiziani. Tra coloro che hanno lasciato Gaza attraverso Rafah titolari di passaporti polacchi, rumeni e russi.

Nuovi attacchi di Hezbollah dal Libano, colpite tre località

Nuovi attacchi con razzi anticarro sono stati lanciati dagli Hezbollah dal Libano del sud dopo quello contro l’altura di Dovev, dove sette israeliani sono rimasti feriti, uno dei quali in condizioni molto gravi. In seguito, riferiscono fonti locali, altri razzi anticarro sono stati lanciati verso le località di Zarit, Yifatch e Aramshe. In alcune zone dell’Alta Galilea la popolazione ha avuto ordine di restare nei rifugi.

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Esplosione al confine israelo-libanese (Ansa).

Gli Usa chiedono chiarimenti a Israele sul post-guerra

Gli Stati Uniti hanno chiesto chiarimenti in merito alle dichiarazioni del primo ministro Netanyahu, secondo il quale Israele manterrà la responsabilità della sicurezza a Gaza per un periodo indefinito dopo la guerra. Lo ha confermato una fonte americana a Times of Israel.

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