Addio alla Rai, botta e risposta tra Augias e il direttore generale Rossi

Dopo 63 anni di quasi ininterrotta militanza, Corrado Augias ha lasciato la Rai, prendendosela con il governo Meloni, «approssimativo e incompetente», nonché in grado di produrre «il massimo di efficienza nella progressiva distruzione della Radiotelevisione italiana». L’89enne Augias traslocherà così a La7, dove ad attenderlo c’è La torre di Babele, trasmissione in prima serata che andrà in onda una volta a settimana. L’addio del veterano Rai sta lasciando strascichi: si è infatti innescato un caldissimo botta e risposta tra Augias e il direttore generale Giampaolo Rossi.

Addio alla Rai e passaggio a La7, botta e risposta tra Corrado Augias e il direttore generale Giampaolo Rossi.
Giampaolo Rossi (Imagoeconomica).

Rossi: «Se la Rai è sopravvissuta all’addio di Pippo Baudo, sopravviverà anche a quello di Augias»

Nel corso dell’audizione in commissione Cultura alla Camera, Rossi ha detto che «se la Rai è sopravvissuta all’addio di Pippo Baudo, sopravviverà anche a quello di Augias», sottolineando che spesso le decisioni di lasciare l’emittente pubblica vengono «dettate da legittime scelte personali e da ragioni economiche». Quello che dispiace, ha aggiunto, «è che siano state accompagnate da polemiche e commenti ideologici che lasciano il tempo che trovano». E poi l’affondo: «Il nostro obiettivo non è salvaguardare lo stipendio di Augias, ma occuparci di 12 mila dipendenti».

Addio alla Rai e passaggio a La7, botta e risposta tra Corrado Augias e il direttore generale Giampaolo Rossi.
Corrado Augias (Imagoeconomica).

Augias: «Un alto dirigente dovrebbe trovare il modo di polemizzare senza lasciarsi andare all’ingiuria»

Insomma, senza tanti giri di parole Rossi ha detto che Augias ha lasciato per soldi. La replica del giornalista, affidata alle pagine di Repubblica, non si è fatta attendere. «Le parole con le quali il direttore generale della Rai Giampaolo Rossi ha commentato la mia uscita dall’azienda sono così improprie da suonare come smarrite, gravate per di più da un’ombra di volgarità», ha detto. E poi: «Peccato, quando l’ho incontrato ho avuto l’impressione di un bel signore, molto curato nell’aspetto, il bell’ovale del volto esaltato da una corta barba impeccabile. Un bell’uomo capace nella conversazione di citare a giusto titolo un paio di libri e qualche toccante precedente familiare di cui ovviamente taccio. Forse era solo apparato, recita». Così sull’accusa di aver lasciato per questioni di “vile denaro”: «Chi ha mai parlato di soldi in questa malinconica faccenda? Lanciare in aria un pugno di monete è sempre stato un espediente piuttosto diffuso da che mondo è mondo. Ma che c’entrano, qui, i soldi, tanto più se si mette a confronto lo stipendio di uno contro il benessere di 12 mila famiglie?». Infine, ha aggiunto Augias, «un alto dirigente dovrebbe trovare il modo di polemizzare senza però lasciarsi andare all’ingiuria. Rispondere nel merito non è impossibile se si ha netta coscienza del proprio operato e delle proprie scelte culturali».