Uk, Sunak attaccato dalle opposizioni per aver usato una penna cancellabile

Una penna cancellabile per firmare i documenti ufficiali. Questa è la nuova accusa mossa da Labour e Lib-Dem al premier britannico Rishi Sunak, prendendo spunto da un articolo del Guardian. Il primo ministro utilizza una Pilot V, una penna stilografica molto diffusa in tutta la Gran Bretagna, dal costo di 5 sterline. Il problema è l’inchiostro cancellabile. E così il quotidiano inglese ha sottolineato la caratteristica e ha avanzato dubbi sul suo utilizzo. Sunak è ritratto con la penna in mano in molte foto, sia durante i consigli dei ministri a Downing Street sia recentemente, quando a Windsor si è incontrato con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, per annunciare l’accordo tra Regno Unito e Unione Europea sull’Irlanda del Nord.

Il premier Sunak usa una penna cancellabile per i documenti ufficiali: le opposizioni lo attaccano
Rishi Sunak lascia Downing Street (Getty).

Sunak ha firmato molti documenti ufficiali con la penna Pilot V

Così il Guardian ha riesumato foto e video relativi agli ultimi anni, scoprendo che Sunak ha utilizzato la Pilot V anche da cancelliere dello Scacchiere, cioè da ministro delle Finanze, durante l’ultimo governo Boris Johnson. Andando a ritroso si scopre che il premier ha firmato molti documenti ufficiali di Downing Street con questo tipo di penna cancellabile e, sembrerebbe, anche tanti altri da ministro. Tra gli esempi citati dal quotidiano, c’è la firma sull’accordo bilaterale raggiunto dal Regno Unito con la Svizzera, ormai due anni fa.

Dall’opposizione accuse e sarcasmo. Downing Street: «Mai cancellato nulla»

Intanto le opposizioni insorgono. A protestare sono Labour e Lib-Dem, tra chi accusa il premier sottolineando la possibilità di cancellare le firme e chi lo attacca con sarcasmo. C’è chi scrive, ad esempio, che «neanche con la Pilot V Sunak riuscirà a cancellare i disastri fatti dal governo suo e di 13 anni di esecutivi conservatori». Dall’altra parte, il governo reagisce. La portavoce di Sunak da Downing Street risponde: «Questa penna è comunissima, è usata da milioni di britannici e anche a Whitehall è molto diffusa. Inoltre, il primo ministro non ha mai cancellato nulla delle sue note e dei suoi appunti sui documenti ufficiali».

Il premier Sunak usa una penna cancellabile per i documenti ufficiali: le opposizioni lo attaccano
Il primo ministro Rishi Sunak (Getty).

Primavalle, chi è il 17enne arrestato per l’omicidio di Michelle Causo

Il 17enne fermato mercoledì 28 giugno sera per il femminicidio di Michelle Maria Causo, a Primavalle, è stato arrestato. Il ragazzo, coetaneo della vittima, è stato interrogato per tutta la notte in questura dal pm. L’accusa è di aver accoltellato la giovane per poi tentare di disfarsi del corpo chiudendolo all’interno di un grosso sacco di plastica nero e trasportandolo su un carrello del supermercato fino ai cassonetti di via Stefano Borgia. Un testimone, allarmato dalla scia di sangue lasciata lungo la strada, ha allertato le forze dell’ordine. Gli inquirenti hanno smentito l’ipotesi di un legame sentimentale tra i due e che Michelle fosse incinta.

Il 17enne fermato per l'omicidio di Michelle Causo è stato arrestato
Un’auto della polizia (Imagoeconomica).

Chi è il 17enne arrestato per l’omicidio

Il 17enne è nato in Italia da genitori dello Sri Lanka. Sui suoi profili social, pubblici e aperti a tutti, come scrive Repubblica, il ragazzo invitava i suoi follower a contattarlo per acquistare cannabis e hashish che lui stesso, scorrendo le foto, fumava a casa e in giro per Roma. Tutto documentato su Facebook e Instagram, con riferimenti al gruppo di amici che frequentava, foto e video delle notti passate a ballare in discoteca. Post accompagnati spesso da emoticon con gocce di sangue. Su TikTok, invece, il giovane parla di un amore finito e si rivolge a una ragazza che chiama Gaia, scrivendo frasi come «ti ho dato un amore nessun altro ti poteva dare», oppure «io so di aver commesso sbagli».

I profili del 17enne invasi da insulti e minacce

Dopo il fermo e l’arresto, i profili del ragazzo sono stati presi di mira da utenti, coetanei e non, con insulti e minacce. Una ragazza, probabilmente un’amica di Michelle, scrive: «Mi hai portato via una delle persone più belle che la vita mi avesse mai dato, vergognati». Altri commentano: «Non meriti di vivere», «è meglio che ti guardi le spalle», «devi marcire in galera». In tanti utilizzano la parola «vergogna».

Il 17enne fermato per l'omicidio di Michelle Causo è stato arrestato
Agenti della polizia scientifica durante dei rilievi (Getty).

Voto Maturità 2023, chi può ottenere i cinque punti bonus?

Sono oltre 500 mila gli studenti italiani impegnati con l’esame di maturità 2023. Dopo le due prove scritte, del 21 e 22 giugno scorso, è tempo degli orali che seguono un ordine diverso in ogni scuola del Paese. L’attenzione dei maturandi è, naturalmente, al superamento dell’esame così come al voto finale che potrà essere maggiorato con cinque punti bonus che vengono concessi agli studenti più meritevoli al verificarsi di determinate condizioni.

A chi spettano i punti bonus nel voto di maturità

Così come stabilito dal ministero dell’Istruzione, il punteggio bonus potrà essere concesso solo ai maturandi in possesso di requisiti ben definiti. Entrando più nel dettaglio, il voto complessivo massimo resta sempre 100/100 (con possibilità di lode) diviso in 60 punti ottenibili in sede di esame (20 punti massimi per il primo scritto, 20 punti per il secondo scritto e 20 punti per la prova orale) e 40 punti derivati dal credito scolastico (quanto ottenuto con i voti dagli studenti nel triennio precedente). Il bonus di cinque punti incide proprio su quest’ultimo aspetto del voto, quello del credito scolastico, come forma di maggiorazione. Per poter aggiudicarsi questo benefit, gli studenti dovranno dimostrarsi meritevoli e, dunque, aver ottenuto un credito scolastico di almeno 30 punti su 40 e un risultato complessivo nelle prove di esame pari a 50 punti su 60.

La commissione d’esame

A giudicare gli studenti che sostengono la maturità 2023 c’è una commissione che, dopo alcuni anni di stop dovuti alla pandemia, torna ad essere mista con tre docenti interni e tre docenti esterni, con l’aggiunta di un presidente di commissione (anch’esso esterno). All’esame orale, dunque, gli studenti avranno di fronte quattro professori sconosciuti su sette e, in quell’occasione, verrà valutato il loro livello di preparazione interdisciplinare. Ai candidati viene richiesta la capacità di effettuare dei collegamenti tra le varie conoscenze acquisite sotto il profilo educativo, culturale e professionale.

Bonus bollette, c’è la proroga a settembre: tutto quello che c’è da sapere

Il forte caro prezzi degli ultimi tempi sta avendo un impatto deciso sull’economia delle famiglie italiane, sempre più attente ai consumi e alle possibili soluzioni di risparmio. I governi che si sono susseguiti a Palazzo Chigi hanno cercato di fornire assistenza ai cittadini attraverso la concessione di bonus e agevolazioni sulle bollette. È in quest’ottica che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di prorogare la scadenza del bonus bollette a settembre e, a sostegno della misura, sono stati stanziati 800 milioni di euro.

La proroga del bonus bollette

Stando a quanto deciso dal Consiglio dei ministri, nel terzo trimestre del 2023 sono state confermate molte misure a sostegno delle famiglie e delle aziende in difficoltà con il caro energia. Ecco dunque che rimane l’azzeramento degli oneri di sistema per il settore del gas e l’aliquota Iva ridotta al 5 per cento per il teleriscaldamento e per l’energia prodotta con il gas metano, così come è arrivata la proroga del bonus bollette fino al 30 settembre 2023. Si tratta, tuttavia, di un intervento che resta limitato a un fascia di popolazione ben definita, ovvero coloro che hanno un Isee uguale o inferiore a 15 mila euro. L’unica eccezione a questa regola generale è rappresentata dalle famiglie che hanno più di quattro figli: in questo caso, infatti, il valore Isee massimo per sfruttare il bonus bollette è di 30 mila euro.

I prezzi delle prossime bollette

Gli interventi del governo, almeno nelle intenzioni, dovrebbero servire a tenere a bada l’inflazione e il conseguente innalzamento dei prezzi nelle bollette di luce e gas. Sul tema Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, si è detto ottimista, con le bollette della luce sul mercato che dovrebbero rimanere pressoché uguali ad adesso (variazione tra -0,5 per cento e +1 per cento). Migliori, invece, le previsioni fornite per la bolletta del gas che potrebbe scendere del 2 per cento già ai primi di luglio.

Palermo, arrestato per spaccio lo chef dei vip Di Ferro: tra i clienti ci sarebbe anche Miccichè

Mario Di Ferro, gestore del ristorante palermitano Villa Zito frequentato da professionisti, vip e politici, è stato arrestato con l’accusa di spaccio di droga. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip Antonella Consiglio su richiesta del procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido. Nel provvedimento si legge che Di Ferro avrebbe procurato e ceduto cocaina, tra gli altri, all’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè (che al momento non è indagato).

Di Ferro accusato di spacciare cocaina nel suo ristorante

Il procedimento nasce da un’intercettazione disposta nell’ambito di un’altra indagine che ha rivelato come il ristoratore portasse avanti, nel suo locale, un’intensa attività di spaccio di stupefacenti a una selezionata clientela. Secondo quanto emerso, i “fornitori” sarebbero Gioacchino e Salvatore Salamone, già condannati per spaccio in un processo sui traffici dei clan mafiosi palermitani. Di Ferro avrebbe anche usato tre suoi dipendenti come pusher. La magistratura ha iscritto nel registro degli indagati sia i Salomone che i tre lavoratori, disponendo per i primi la custodia cautelare in carcere e per i secondi l’obbligo di firma. A Di Ferro sono invece stati dati i domiciliari.

Miccichè tra i presunti clienti: «Sono onesto, ho la coscienza a posto»

Dall’indagine che ha condotto all’arresto del ristoratore è emerso, tra i clienti, il nome di Gianfranco Miccichè, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana. L’ex leader azzurro in Sicilia sarebbe andato ad acquistare la cocaina con l’auto blu della Regione, con tanto di lampeggiante acceso. Un fatto che l’esponente di Forza Sud ha «escluso in maniera categorica»: «Non mi muovo mai in macchina con lampeggiante acceso. È un errore che ho fatto nella vita di cui sono pentito. Considero molto più importante essere stato onesto, non avere mai fatto male a nessuno, non avere mai rubato un centesimo. Poi ognuno di noi qualche errore nella vita lo ha fatto. L’importante è essere a posto con la propria coscienza, e io lo sono». Senza aggiungere ulteriori dettagli – vuole prima capire i contenuti dell’inchiesta, ha ribadito -, ha poi espresso dispiacere per Di Ferro: «È un caro amico che conosco e frequento da moltissimi anni. Andavo alla sue feste che erano sempre molto divertenti, frequentate da tantissima gente e dove non ho mai visto della droga».

Le intercettazioni con le parole in codice per ordinare la droga

A poche ore dalla notizia dell’arresto di Di Ferro, il Corriere della Sera ha diffuso alcune intercettazioni tra il politico e il ristoratore che, secondo gli inquirenti, conterrebbero delle parole in codice per l’ordine e il ritiro degli stupefacenti. Il 18 novembre 2022, per esempio, l’ex senatore chiamò il pusher per fargli sapere che l’indomani sarebbe partito per cinque giorni alla volta di Milano. Una frase in codice che, per chi indaga, indicherebbe le dosi di cocaina che Miccichè avrebbe voluto acquistare. Sempre secondo l’accusa, Di Ferro avrebbe colto al volo il riferimento, si è informato sull’orario del volo e gli ha dato un appuntamento telefonico per il mattino successivo. Poco dopo ha contattato Salamone, il suo fornitore: «All’una meno un quarto puntuale, da me al bar, va bene?». Alle 13.55 dell’indomani, l’ex presidente dell’Ars è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre arrivava a Villa Zito. È sceso lasciando il suo autista in attesa, è entrato e poi uscito alle 15.20. Per gli investigatori, il copione si sarebbe ripetuto una trentina di volte in due mesi tra novembre e dicembre del 2022.

Ululati contro Soumahoro, la denuncia: «Insulti razzisti riportati come commenti»

Come allo stadio, con la differenza che i fatti in questione, già di per sé gravi al di là del contesto in cui si possono verificare, non sono avvenuti davanti a una partita di calcio, ma in Parlamento. A «ululare» a ogni intervento dell’on. Aboubakar Soumahoro sarebbe stata la «curva» del centrodestra: l’episodio si è verificato nella giornata di ieri, mercoledì 28 giugno, proprio quando Soumahoro ha preso la parola. Immediata la reazione del parlamentare  Davide Faraone, Italia Viva: «Non è tollerabile che tutte le volte che interviene il collega Soumahoro ci sono ululati e cori che allo stadio vengono giudicati messaggi razzisti, non è accettabile: il collega non può intervenire che ogni volta da banchi della maggioranza ci sono ululati e brusii intollerabili». Ma la destra non ci sta, e rimanda la responsabilità all’atteggiamento provocatorio di Soumahoro.

Nella seduta di ieri alla Camera, l'intervento dell'on. Aboubakar Soumahoro è stato interrotto da «ululati» e insulti razzisti.
Aboubakar Soumahoro, deputato del Gruppo Misto (Imagoeconomica).

La denuncia di Soumahoro dopo gli insulti in Parlamento

Dopo quanto accaduto nella giornata di ieri alla Camera, il deputato del Gruppo Misto Aboubakar Soumahoro ha denunciato di aver subito «insulti razzisti» durante il suo intervento nel corso dell’esame del dl lavoro, più volte interrotto proprio dalle urla dei parlamentari del centrodestra. Soumahoro ha richiesto che «nel resoconto stenografico della seduta di ieri della Camera siano riportati gli insulti razzisti rivolti dai banchi della maggioranza, dopo un intervento nel corso dell’esame del decreto legge lavoro» specificando che «dalle voci, dalle urla che provenivano dai banchi della maggioranza, nel resoconto stenografico c’è menzionato commenti. […] Non si può scimmiottare, ululare in quest’aula, non si può continuare a vedere ciò che avviene negli stadi all’indirizzo di chi viene stigmatizzato in quanto diverso per il colore della pelle. Sentire in quest’aula le stesse urla, gli stessi atteggiamenti, penso che sia una violenza non alla mia persona ma alla nostra Carta costituzionale».

Il leghista Ziello: Soumahoro «istiga le reazioni»

La replica della destra non si è fatta attendere. Il leghista Edoardo Ziello ha giustificato  tali comportamenti  adducendo al fatto che: «Soumahoro ogni volta che interviene si rivolge con le dita e le braccia verso la maggioranza anziché, come prevede il regolamento, verso la presidenza, e questo provoca e istiga le reazioni». Anche Salvatore Caiata (FdI) si è espresso in merito alla questione sollevata alla Camera: «Voler strumentalizzare un atteggiamento di dissenso per insinuare altre cose non è sintomo di maturità. Qui non c’è nessun razzismo, ma c’è rispetto e siamo nella culla della democrazia e si può esprimere dissenso». Tra chi ha torto o ragione, non resta che invocarsi alle parole pronunciate proprio ieri alla Camera dal ministro dell’Istruzione e del merito Valditara che ha parlato della necessità di mettere al centro la «cultura del rispetto»

Spazio, scoperte le onde gravitazionali respiro dell’universo

Il cosmo respira. È l’incredibile scoperta di un team internazionale composto da 190 scienziati, tra cui esperti dell’Inaf di Cagliari e dell’Università Milano-Bicocca. Nuova pietra miliare dell’astrofisica, potrebbe gettare nuova luce sullo studio dell’universo finora sconosciuto. Il ronzio di sottofondo che risuona nel vuoto cosmico sarebbe frutto di onde gravitazionali create dalla fusione di due enormi buchi neri, molto più grandi del nostro Sole. La teoria, già proposta nel 1916 da Albert Einstein, non aveva ancora trovato riscontro concreto nonostante decenni di studi. Grazie a essa, sarà ora possibile una maggiore comprensione dello spazio, delle galassie e dei corpi celesti. Lo studio in lingua inglese è disponibile integralmente sulla rivista Astronomy and Astrophysics.

Scoperto il ronzio dell'universo, frutto delle onde gravitazionali scaturite dalla fusione di due buchi neri. Coinvolte Cagliari e Milano.
Una delle prime immagini di un buco nero presentate dalla Nasa (Getty Images).

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Cosa sono le onde gravitazionali che generano il “respiro” dello spazio

Le onde gravitazionali sono increspature nel tessuto dell’universo capaci di muoversi alla velocità della luce. Dapprima solo ipotizzate, furono scoperte per la prima volta nel 2015 quando un team italo-statunitense ne rilevò alcune scaturite dalla collisione di enormi buchi neri. Si trattava in quel caso solto di fenomeni ad alta frequenza, risultato di un violento impatto. La recente scoperta riguarda invece onde gravitazionali a bassa frequenza e ultra-lunghe, costantemente in movimento come un rumore di sottofondo. Per poterle misurare, gli scienziati hanno puntato 13 radiotelescopi su circa 115 pulsar, ossia i nuclei morti di stelle esplose in una supernova.

Si ritiene che le onde provengano stavolta dalla fusione, lenta ma inesorabile, fra due buchi neri miliardi di volte più grandi del nostro Sole. «Ora sappiamo che l’universo è inondato di onde gravitazionali», ha detto ad Afp Michael Keith dell’European Pulsar Timing Array (Epta), collaborazione europea che riunisce 11 istituzioni del Vecchio Continente. «Possono inoltre agire come un orologio molto preciso». Si ritiene che in futuro tali fenomeni potranno aiutare gli scienziati a comprendere ancor meglio il Big Bang e persino fare luce sulla materia oscura. Gli astrofisici le utilizzeranno anche per scavare più a fondo sul funzionamento di buchi neri e galassie. Oltre all’Epta, hanno partecipato alla ricerca l’Inpta indiana, la nordamericana NanoGrav, l’australiana Ppta e la cinese Cpta.

Il ruolo dell’Italia nella scoperta scientifica sull’universo

Fra i 13 radiotelescopi utilizzati per i rilevamenti, situati in Regno Unito, Germania, Francia e Olanda, c’è anche il Sardinia Radio Telescope, gestito dall’Inaf di Cagliari. «È una grande soddisfazione per l’astrofisica italiana», ha dichiarato all’Ansa Andrea Possenti, tra i fondatori dell’Epta. «Un nuovo traguardo che conferma il ruolo centrale dell’Italia». Gli ha fatto eco l’ex presidente dell’Inaf Nichi D’Amico, che ha preannunciato ulteriori studi «per molti decenni a venire». Soddisfatta anche la ricercatrice Caterina Tiburzi, secondo cui la scoperta permetterà magari di «svelare alcuni dei misteri finora irrisolti nell’evoluzione del cosmo».

Le gaffe di Biden riaprono il dibattito: troppo vecchio per la Casa Bianca?

Joe Biden c’è cascato di nuovo. Parlando con i giornalisti della tentata marcia su Mosca delle milizie del gruppo Wagner, coordinate da Yevgeny Prigozhin, il presidente americano ha detto che Vladimir Putin «sta chiaramente perdendo la guerra in Iraq». Un po’ troppo, persino considerando una certa prospettiva americano-centrica, attenuante da tenere in conto quanto a rilasciare dichiarazioni è un inquilino della Casa Bianca.

Baghdad come Kyiv, il deserto arabico come la steppa ucraina. Dal Make America Great Again trumpiano al Make American Gaffe Again bideniano è un attimo, un battito di ciglia e Joe può scivolare di nuovo. Se da questa parte dell’oceano gli svarioni del presidente Usa fanno sorridere, a Washington e dintorni se lo stanno chiedendo da tempo: sarà davvero il caso che l’80enne Joe resti per un altro quadriennio al 1600 di Pennsylvania Avenue?

Le gaffe di Biden riaprono il dibattito: troppo vecchio per la Casa Bianca?
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden (Getty).

Quel «God save the Queen, man» diventato virale

«I’m a gaffe machine», ammetteva serenamente già anni fa Biden, con una buona dose di autoironia. Una macchina da gaffe, alimentata dalla propensione a lasciarsi andare a frasi sconvenienti e poco opportune. Di recente, durante un evento per la raccolta di fondi elettorali, Biden è tornato sul caso dei palloni-spia definendo «dittatore» Xi Jinping: peccato che il capo della diplomazia a stelle e strisce Anthony Blinken fosse appena tornato da un viaggio in Cina che aveva avuto lo scopo di allentare le tensioni tra i due Paesi. Pochi giorni prima aveva chiuso il suo intervento al National Safer Communities Summit con la frase «God save the Queen, man», ma la compianta Regina d’Inghilterra non c’entrava nulla, e nemmeno l’inno nazionale del Regno Unito: forse il modo di dire è stato “scambiato” con il «God bless America» spesso usato dai presidenti Usa per congedarsi. Ovviamente, la gaffe di Biden era diventata virale sui social.

La mano sul cuore durante l’inno… indiano

Sempre a fine giugno, durante la visita a Washington del presidente dell’India Narendra Modi, Biden si è messo la mano sul cuore durante l’inno… però quello indiano, non americano: quando si è accorto dell’errore, l’ha fatta scivolare lentamente, ma ormai pure l’ennesima figuraccia era entrata negli archivi.

La stretta di mano nel vuoto dopo il comizio

Ad aprile 2022, terminato un discorso all’Università statale della Carolina del Nord, Biden tra gli applausi si era girato alla sua destra, porgendo la mano per una stretta. Solo che al suo fianco non c’era nessuno. Dopo attimi di smarrimento super cringe, era poi sceso dal palco. Una scena praticamente identica si era verificata a ottobre 2021, sempre alla fine di un comizio.

A gennaio 2022, senza rendersi conto di avere il microfono ancora aperto, Biden aveva insultato un giornalista di Fox News, definendolo «stupido figlio di puttana». A marzo, nei primi giorni dell’invasione russa dell’Ucraina, aveva detto: «Putin potrà circondare Kyiv con i carri armati, ma non avrà mai il cuore degli iraniani». A giugno, in una conferenza stampa al termine del vertice della Nato a Madrid, aveva invece confuso la Svezia con la Svizzera.

Trump punta molto sulle gaffe del rivale: «Demenza senile»

Il rivale Donald Trump punta da tempo sulle gaffe di Biden. «I dottori hanno sbagliato la diagnosi. Non ha di nuovo il Covid, altrimenti detto il virus della Cina, bensì la demenza senile», ha scritto a luglio 2022 il tycoon sul suo social Truth. Un commento offensivo, rivolto tra l’altro a un uomo poco più anziano di lui: se Joe è un classe 1942, Donald è del 1946. Premesso che dopo una certa età ogni anno può fare la differenza, a parziale “discolpa” di Biden c’è da sottolineare che lui, certe gaffe, l’ha sempre fatte.

Le gaffe di Joe Biden e il dibattito sulla sua età: il presidente degli Stati Uniti è troppo vecchio per ricandidarsi?
Il presidente statunitense Joe Biden (Getty Images).

Nel 2008 definì Obama «il primo afroamericano in politica pulito e di bell’aspetto»

Nel 2019, durante una riunione di raccolta fondi disse: «Margaret Thatcher è seriamente preoccupata per gli Stati Uniti sotto la guida di Trump», scambiando l’allora premier britannica Theresa May con la Lady di ferro morta nel 2013. Nel 2010, in occasione della Festa di San Patrizio, si rivolse all’allora capo di governo irlandese Brian Cowen, dicendogli: «Sua madre ha vissuto per 10 anni a Long Island, che riposi in pace». Di fronte allo stupore generale e a qualche risata si corresse: «Ah, è suo padre che è morto, la mamma è ancora viva». Nel 2008 fu accusato di razzismo per aver definito Barack Obama «il primo afroamericano in politica eloquente, brillante, pulito e di bell’aspetto». Nello stesso anno, in piena campagna presidenziale, nel corso di un comizio in Missouri si rivolse con grande trasporto a un senatore locale: «Dai alzati Chuck! Fatti vedere, goditi i meritati applausi. Alzati!». Peccato che Chuck Graham fosse paraplegico. Nel 2006, poco prima di candidarsi alle primarie democratiche disse: «Nel Delaware non puoi andare da 7-Eleven o Dunkin’ Donuts a meno che tu non abbia un leggero accento indiano». Voleva essere un tentativo di ingraziarsi gli elettori indo-americani.

Gli americani non vorrebbero alla Casa Bianca né Biden né Trump: troppo vecchi

Presidente statunitense più anziano di sempre – 78 anni – al momento dell’elezione nel 2020, schivando le accuse di demenza senile Biden ha annunciato il 25 aprile 2023 la ricandidatura per un secondo mandato assieme alla vice Kamala Harris: dovesse vincere, resterebbe alla Casa Bianca fino a 86 anni. Se la prospettiva fa venire il mal di testa ai repubblicani (trumpiani e non), non entusiasma nemmeno buona parte dei democratici. Secondo un sondaggio condotto a marzo da Nbc News, il 70 per cento degli americani non vorrebbe alla Casa Bianca né Trump né Biden, considerati entrambi troppo vecchi. In base a un’altra indagine condotta da YouGov, il 38 per cento dei cittadini si dice già esausto alla prospettiva della sfida tra lui e Trump, il 23 per cento triste e il 23 per cento arrabbiato. Per quanto riguarda gli elettori democratici, a Nbc News il 70 per cento degli intervistati avrebbe preferito che Biden non si fosse ricandidato, rispetto a solo il 26 per cento che invece si era detto favorevole. Tra coloro che non volevano la sua ricandidatura, il 69 per cento aveva citato l’età come motivo, con il 48 per cento che lo aveva definito un motivo importante. Secondo lo stesso sondaggio, a ogni modo, il 41 per cento degli elettori americani è pronto a votare Biden nel 2024, mentre il 47 per cento sosterrà il candidato repubblicano, chiunque esso sia.

Le gaffe di Joe Biden e il dibattito sulla sua età: il presidente degli Stati Uniti è troppo vecchio per ricandidarsi?
Joe Biden ha annunciato la ricandidatura per il 2024 (Getty Images).

Biden ha superato con successo il check-up di routine annuale

Per la cronaca, a febbraio Biden – che si allena cinque volte a settimana – si è sottoposto al check-up di routine annuale, che ha stabilito come sia «perfettamente in grado di svolgere con successo i doveri della presidenza». Nella norma i risultati degli esami condotti a testa, orecchie, occhi, naso e gola, in più un esame neurologico «particolarmente dettagliato» non ha evidenziato risultati coerenti con rischi di ictus, sclerosi multipla o morbo di Parkinson. Il medico si è limitato ha prescrivere dei plantari personalizzati a Biden, a causa della sua «andatura rigida».

Incidente a San Siro, morto un motociclista: l’altro è ancora grave

Poco dopo le ore 17 di ieri, mercoledì 28 giugno, è avvenuto un tremendo scontro frontale tra due moto sulla statale Regina a San Siro (in provincia di Como) in località Santa Maria. Nello schianto una persona ha perso la vita, mentre l’altra è stata ricoverata in ospedale e versa in gravi condizioni.

Incidente sulla statale a San Siro mercoledì 28 giugno: chi è la vittima e chi l’altra persona ferita

Si chiamava Cristian Braga e aveva 35 anni la vittima del sinistro stradale avvenuto ieri: in base a quanto riportano i media locali era residente nel comune di Dongo. La morte è sopraggiunta nel giro di poche ore: dopo lo scontro con l’altra moto il ragazzo è finito dritto contro il muro di un’abitazione, riportando ferite gravissime. Del tutto inutili i tentativi da parte del 118, che ha cercato di rianimarlo per diversi minuti dopo averlo ritrovato privo di sensi, per poi trasportarlo al vicino ospedale di Gravedona, dove è alla fine deceduto. In base a quanto riporta “La Provincia di Como” sembra che l’uomo stesse tornando dal lavoro.

A bordo dell’altro mezzo coinvolto nell’incidente c’era invece un 34enne di Grandola ed Uniti (Giorgio Vida) trasportato in elisoccorso in gravi condizioni all’ospedale di Varese, dove si trova in queste ore ancora ricoverato.

La dinamica dell’incidente: si parla di un possibile sorpasso fatale

Stando alla ricostruzione delle autorità locali giunte immediatamente sul posto, lo scontro tra i due mezzi a due ruote è avvenuto all’altezza della Chiesa di Santa Maria Assunta. Per consentire l’intervento dei soccorsi i carabinieri di Menaggio e la polizia stradale hanno tra l’altro dovuto interrompere la circolazione sulla carreggiata per quasi due ore dopo il dramma.

Le autorità stanno effettuando tutti gli accertamenti del caso sulla tragedia, ma secondo le prime indiscrezioni sembra che a causare il frontale fra le due moto ci sia stato un sorpasso azzardato.

Silvestrin chiarisce i motivi dell’attacco a Fedez: «LOVE MI fa danni ingenti»

Dopo l’attacco su Twitter a Fedez e al suo concerto di beneficenza LOVE MI, il regista e veejey Enrico Silvestrin ha voluto spiegare il perché dei suoi toni chiarendo cosa rappresenta per lui l’evento di Piazza Duomo.

Silvestrin chiarisce i motivi dell’attacco a Fedez

Dopo aver accusato il rapper di essere «il divulgatore della mer*a di questo paese» ed essersi scagliato contro la messa in onda in prima serata del suo concerto, Silvestrin ha così chiarito la sua posizione: «Per chiarire. LOVE MI fa danni ingenti tanto quanti ne fa una Virgin o una RadioFreccia. Quando l’alternativa al degrado odierno è la nostalgia da karaoke che non aggiunge nulla, allora l’ecosistema puzza pure di morto. Serve altro. Serve aprire la finestra. Il problema è non conoscere il pregresso. Pensare che in un tweet ci sia l’intera ed esaustiva riflessione. Quattro anni di battaglie contro questo sistema di cui non siete a conoscenza. Facile dire boomer. Non è confronto tra ieri e oggi. Per me è tra oggi ed oggi».

«A criticare siamo capaci tutti»

Il conduttore radiofonico ha poi risposto agli utenti che l’hanno criticato per le sue esternazioni: «Siamo una provincetta. Si attacca la persona per screditare l’opinione. Ci si infastidisce al solo pensiero di poter intaccare lo status quo. Si attacca più la soluzione che non il problema. Spiace dirlo, ma questo siamo. A criticare siamo capaci tutti. A fare, a costruire, a decostruire, a proporre, purtroppo solo pochissimi. Ecco perché non andiamo da nessuna parte. E la cosa risibile è che critichiate le alternative tanto quanto il mainstream. Criticate perché vi da l’idea di esistere». Ha infine concluso il suo sfogo sottolineando, ancora una volta, il suo pensiero: «Questo paese è chiuso in se stesso ma, prima di chiuderlo, era già povero culturalmente. Ora si replica una matrice scadente con copie ancora più scadenti. Non sappiamo nulla di cosa sia la musica nel resto del mondo. Si stanno facendo danni immensi. Ai giovani serve il presente».

Squid Game 2, svelato il cast completo: le novità sulla serie Netflix

Squid Game si appresta a tornare con la seconda stagione e iniziano a circolare le prime anticipazioni. Sebbene la produzione non debba iniziare prima della fine del 2023, con uscita prevista per l’anno successivo, il cast è finalmente completo. La serie cult ha infatti trovato gli ultimi interpreti che andranno ad affiancare i volti della prima stagione nei nuovi e sadici giochi di sopravvivenza. Si sa invece ancora poco sulla trama, che dovrebbe riprendere là dove la storia si era conclusa. Con oltre 2,2 miliardi di ore di visualizzazione in tutto il mondo Squid Game è, a due anni dall’uscita, ancora la serie Netflix più vista di sempre. Intanto a novembre debutterà Squid Game: The Challenge, il reality show ispirato alla serie.

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Squid Game 2, i nuovi nomi del cast e le anticipazioni sulla trama della serie

Come riporta l’Hollywood Reporter, Netflix ha completato il cast di Squid Game 2 arruolando otto nuovi attori sudcoreani. Molti di loro hanno già lavorato in importanti produzioni orientali che hanno avuto un grande successo in patria. Hanno firmato per la seconda stagione infatti Park Gyu-youn e Lee Jin-uk, noti per aver partecipato alle prime due stagioni di Sweet Home. Ci saranno anche Kang Ae-sim, già visto in Move to Heaven e Won Ji-an, che ha debuttato sul piccolo schermo nella serie D.P., mentre Lee David e Lee Jin-uk hanno lavorato in passato con il regista Hwang Dong-hyuk. A loro si aggiungeranno anche Jo Yu-ri, Choi Seung-hyun e Roh Jae-won. Al Tudum del 17 giugno invece Netflix aveva annunciato altre quattro new entry di Squid Game 2, ossia ​​Yim Si-wan, Kang Ha-neul, Park Sung-hoon e Yang Dong-geun. Ignote ancora le parti che interpreteranno nella serie così come la trama.

Netflix ha annunciato gli attori di Squid Game 2. A novembre arriva il reality show ispirato alle puntate ma già al centro delle polemiche.
I nuovi attori nel cast di “Squid Game 2” (Netflix, Twitter).

In attesa che inizino le riprese, i fan iniziano a ipotizzare sui social come potrebbe proseguire la storia. Alla fine della prima stagione Gi-hun (Lee Jung-jae), il protagonista della serie, aveva scoperto che la vera mente della macchina mortale fosse il suo compagno di avventure, il giocatore 001. Ridotto in miseria nonostante la vittoria della competizione e di un ricco premio in denaro, Gi-hun aveva deciso di dedicare la sua vita a distruggere l’organizzazione criminale una volta per tutte. È probabile dunque che Squid Game 2 riparta proprio da questo punto, con il protagonista intento ad architettare un piano in grado di riportare l’ordine e salvare migliaia di vite. Per farlo, è possibile che dovrà ancora una volta affrontare le sfide mortali per distruggere il gioco dall’interno.

A novembre il primo reality show ispirato alla serie tv

Durante il Tudum del 17 giugno Netflix ha anche mostrato il primo trailer di Squid Game: The Challenge, reality show che si ispira alla serie tv. Girato in inverno, arriverà sulla piattaforma nel mese di novembre. Come nelle puntate di Hwang Dong-hyuk, 456 concorrenti provenienti da tutto il mondo si sono ritrovati in un hangar dove hanno affrontato particolari sfide che ricordano molto quelle del cult televisivo. Con l’unica differenza che nessuno muore in caso di mancata qualificazione al turno successivo. «Il destino peggiore sarà tornare a casa a mani vuote», ha assicurato Netflix nel presentare il reality. Identico il premio in palio: 4,56 milioni di dollari. Nel filmato è possibile vedere i giocatori nella celebre prova “Un, due, tre, stella” con la bambola robot Hyung-hee.

Nonostante le rassicurazioni di Netflix, tre concorrenti hanno raccontato in anonimato a Variety «condizioni disumane sul set», prontamente smentite dallo streamer. Costretti a svegliarsi alle 3.30 del mattino, hanno lavorato al freddo per sessioni di oltre sette ore, inframezzate da poche pause di appena 15 minuti. In tanti avrebbero accusato malori tanto da rendere necessario l’intervento del personale medico.

Silius, minatori occupano due pozzi a 600 metri di profondità per protesta

Tumulti nel Sud Sardegna, dove in queste ore sono in corso delle feroci proteste da parte di alcuni minatori che si stanno lamentando per le loro attuali condizioni di lavoro, considerate non adeguate.

Minatori in rivolta a Silius, occupati due pozzi a 600 metri di profondità: la denuncia della CGIL

Sta succedendo tutto in queste ore a 50 km circa da Cagliari, nel comune di Silius, dove i lavoratori della miniera locale (ricca di materiali come la fluorite e il quarzo) hanno occupato due pozzi di 600 metri di profondità per protestare contro i loro attuali datori di lavoro. A spiegare più nel dettaglio le motivazioni dietro alla protesta è stata la CGIL, che con un comunicato ha precisato che le rimostranze dei dipendenti sono legate «all’assenza di certezze sul futuro in vista della ripartenza dell’attività estrattiva assegnata dalla Regione attraverso una concessione pubblica a una società privata dal primo luglio».

I lavoratori si sono così calati in profondità nelle due miniere, dove hanno intenzione di rimanere senza spostarsi di un centimetro, perlomeno fino a quando le richieste riguardo al loro futuro sul posto di lavoro non verranno accettate.

Parla Giampiero Manca della CGIL di Cagliari.

A esprimersi nel merito della delicata questione in queste ore anche il portavoce del sindacato del capoluogo sardo Giampiero Manca, che a proposito ha sottolineato: «Ci sono diversi problemi per quanto riguarda la miniera di Gennas Tres Montis. Intanto il 23 giugno i lavoratori hanno saputo che non sarebbe stata pagata questa mensilità ai minatori che operano in questo sito. Poi a fronte di una delibera della giunta regionale che definisce che i lavoratori possono essere impiegati a San Basilio e Silius e nelle aeree limitrofe, per alcuni di loro è stato previsto il trasferimento anche a Lula, nel Nuorese, a 200 km di distanza. Infine il privato che subentrerà l’1 luglio non si è mai presentato né ai sindacati né ai lavoratori: è stato convocato per venerdì un incontro e non sappiamo se verrà».

Scuola, crediti vincolati alla condotta e bocciatura per violazioni del regolamento

Si è tenuta ieri mercoledì 28 giugno alla Camera, la seduta durante la quale è stata presentata, tra le varie, l’interrogazione a risposta immediata con riferimento alle «iniziative relative al voto di condotta, anche al fine di tutelare l’autorevolezza del corpo docente e di ricomporre il patto educativo scuola-famiglia (Sasso – LEGA)». L’onorevole Sasso, in relazione agli ultimi fatti sull’aggressione dell’insegnante a Rovigo, ha parlato di atti spesso «derubricati in bravata» e ha chiesto al ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara quali misure avrebbe intrapreso per contrastare episodi di tale entità, ribadendo che la Lega sarebbe stata al suo fianco.

Valditara: «Ripensato voto condotta e misura sospensione»

Il prof. Valditara ha annunciato di essersi riunito ieri con lo staff tecnico, proprio poche ore prima della seduta alla Camera: «Abbiamo delineato alcune misure che ridanno centralità alla condotta dello studente, al comportamento, abbiamo ripensato l’istituto della sospensione, abbiamo immaginato delle attività di cittadinanza solidale, abbiamo immaginato anche la necessità di più scuola, più impegno, più studio nei confronti di quei ragazzi che si sono resi responsabili di atti di bullismo». Il ministro ha confermato che molto presto veranno annunciate le misure in questione, definite come un modo per dare un segnale di «rigore e serietà» al corpo docente.

Voto in condotta e valutazione del comportamento

Secondo le novità a firma del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara gli studenti delle scuole medie e superiori potrebbero vedersi «rimandati in condotta». Chi chiude l’anno con il 6 in comportamento alle scuole superiori avrà il debito in educazione civica, che potrà recuperare a settembre. Sì alla valutazione della bocciatura per cattivo comportamento quando si è davanti a ripetute condotte di violazione del regolamento di istituto. Particolare attenzione verrà prestata al comportamento dello studente durante l’intero anno scolastico, non solo per singolo quadrimestre, comportamento che potrebbe diventare l’ago della bilancia per l’attribuzione dei crediti alla Maturità.

 

 

 

Alessandro Barbero: biografia e vita privata dello storico

Alessandro Barbero, nato a Torino il 30 aprile 1959, è uno storico e scrittore. La fase in cui si è specializzato è il Medioevo ed è appassionato di storia militare.

Alessandro Barbero: biografia e carriera

Il giornalista si è laureato nel 1981 in Lettere con una tesi sulla Storia Medievale all’Università degli studi di Torino. Tre anni dopo ha conseguito un dottorato presso la Scuola Normale di Pisa e, dal 1998, è stato prima professore associato e poi ordinario di Storia medievale al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro. Lo scrittore è stato membro del comitato direttivo del Premio Strega, da cui si è dimesso nel marzo 2013, ed è inoltre membro del comitato di redazione della rivista Storica. Collabora poi con la rivista Medioevo e i quotidiani La Stampa e Il Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il Premio Le Goff e nel 2018 il Premio Alassio per l’informazione culturale. Due anni dopo è stato riconosciuto come Testimone del tempo durante la 53ª edizione del Premio Acqui Storia. Nel 2010 è diventato famoso su YouTube per i suoi video su temi come il Medioevo, la storia greca e romana ma anche le guerre napoleoniche.

Alessandro Barbero, una vita dedicata alla divulgazione storica in tv e non solo
Alessandro Barbero (Facebook).

Dal 2013 è conduttore del programma a.C.d.C. in onda su Rai Storia e dal 2013 al 2017 è stato membro del comitato scientifico della trasmissione Rai 3 Il tempo e la storia. Nel 2021 ha partecipato a molti convegni e incontri in tutta l’Italia per le celebrazioni del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri.

Alessandro Barbero: la vita privata

Essendo una persona molto riservata, poco si sa sulla sua sfera privata. È sposato con una donna di nome Flavia che con lui condivide la passione per la cultura e la storia. La coppia ha anche un figlio che lavora a Parigi nel mondo del giornalismo.

Monica Bellucci conferma la relazione con Tim Burton: «Sono felice, lo amo»

Monica Bellucci e Tim Burton sono ufficialmente una coppia, adesso non ci sono proprio più dubbi di sorta a riguardo. Dopo settimane di gossip scatenati da uno scatto rubato apparso di recente sulla stampa francese, la coppia è definitivamente uscita allo scoperto.

Monica Bellucci conferma la relazione con Tim Burton: «Sono felice, lo amo»

La conferma del rapporto amoroso è giunta nelle scorse ore sulle pagine del magazine ELLE France, a cui Monica Bellucci (naturalizzata francese da anni) ha concesso una lunga intervista esclusiva. «Sono felice di averlo incontrato, è il compagno della mia vita, lo amo», ha dichiarato l’attrice di Città di Castello, che ha poi aggiunto «Quello che posso dire è che sono molto felice di aver incontrato l’uomo, prima di tutto. È uno di quegli incontri che ti capitano raramente nella vita, conosco l’uomo, lo amo, e ora conoscerò il regista. Inizia un’altra avventura. Io amo Tim. E ho un grande rispetto per Tim Burton».

I due si sono incontrati per la prima volta in assoluto in occasione del Festival di Cannes del 2006. La passione vera però è sbocciata soltanto di recente, nell’estate del 2022, dopo che entrambi hanno avuto la possibilità di partecipare al Lumière Film Festival di Lione. A febbraio di quest’anno, poi, l’esclusiva del magazine francese Paris Match: i paparazzi della rivista avevano pizzicato i due insieme a braccetto mentre passeggiavano tranquillamente per la strada. Nessuno dei due aveva mai commentato la foto, perlomeno fino alla conferma di queste ore da parte della diretta interessata.

Un nuovo progetto insieme: è in arrivo Beetlejuice

Bellucci avrà l’onore di lavorare al fianco del nuovo compagno videomaker proprio in questi mesi: l’ex modella è infatti stata scelta da Burton per un ruolo molto importante nella commedia horror Beetlejuice 2, il sequel del celeberrimo film anni ’80 diretto dal medesimo regista con protagonisti Michael Keaton e Winona Ryder. La pellicola uscirà nelle sale il 5 settembre 2024.

Giulia De Lellis nel cast di Mare Fuori? L’influencer avvistata ai provini per il musical

Giulia De Lellis è stata avvistata ai provini per il musical di Mare Fuori. Lo spettacolo teatrale sarà diretto da Alessandro Siani e debutterà al Teatro Augusteo di Napoli il 14 dicembre.

Giulia De Lellis avvistata ai provini del musical di Mare Fuori

Dopo il grande successo televisivo della serie televisiva, c’è grande attesa per l’arrivo in teatro del format. Lo spettacolo, prodotto da Best Live, avrà tra i protagonisti alcuni dei volti più amati della fiction come Maria Esposito, l’attrice che interpreta Rosa Ricci. Ma ai provini del cast è stata avvistata a sorpresa anche Giulia De Lellis. A rendere nota la notizia è stato il settimanale Chi che intitola: «Ai provini di #MareFuori, il musical teatrale con la regia di Alessandro Siani, tra gli aspiranti attori si è presentata anche Giulia De Lellis. L’influencer sogna un futuro sul palcoscenico?». Al momento non è arrivato alcun commento dall’ex di Uomini e Donne. La realizzazione del musical era stata anticipata qualche mese fa e lo scorso 19 luglio, al teatro Brancaccio di Roma, si sono tenute le selezioni per il cast – proprio in questa circostanza è stata notata la De Lellis. In realtà non è chiaro se fosse lì per i provini o se abbia accompagnato qualcuno. Per l’influencer, comunque, non si tratterebbe di un debutto nella recitazione in quanto ha preso parte, come attrice protagonista, al film Genitori vs Influencer al fianco di Fabio Volo.

Alessandro Siani (Getty Images).

Le date dello spettacolo

Alessandro Siani, regista del musical, ha così dichiarato in merito al progetto: «Volevamo portare questa meravigliosa storia che racconta una realtà cruda di Napoli ma che è molto altro. Grazie al cast di Mare Fuori ci buttiamo in questa nuova sfida musicale, anche con le canzoni originali della serie». Qui tutte le date e i luoghi della tournée:

  • Napoli Teatro Augusteo dal 14 dicembre 2023
  • Ragusa Teatro Duemila dal 20 gennaio 2024
  • Torino Teatro Alfieri dal 1° febbraio 2024
  • Milano Teatro Arcimboldi dal 14 febbraio 2024
  • Bari Teatro Team dal 23 febbraio 2024
  • Roma Teatro Brancaccio dal 1° marzo 2024
  • Bologna Teatro Europa dal 15 marzo 2024.

 

Arrestato Paolo Bellini, già condannato all’ergastolo per la strage di Bologna

È stato arrestato Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale condannato in primo grado all’ergastolo dalla Corte d’assise di Bologna come uno degli esecutori materiali della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Bellini, fa sapere il suo avvocato, si trova nel carcere di Spoleto. L’arresto è avvenuto su ordinanza della corte d’Assise d’appello di Bologna.

Arrestato Paolo Bellini, già condannato all’ergastolo per la strage di Bologna: ha minacciato l’ex moglie, che aveva smontato il suo alibi.
Un corteo a Bologna nell’anniversario della strage (Getty Images).

Bellini è stato condannato per la strage il 6 aprile 2022

Bellini, 68 anni, è stato condannato il 6 aprile 2022 come quinto attentatore, in concorso con gli ex terroristi del Nuclei Armati Rivoluzionari Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, già condannati in via definitiva, e Gilberto Cavallini, condannato in primo grado. Indagato per la strage di Bologna, Bellini negò la sua presenza in città la mattina del 2 agosto 1980, indicata invece da due testimoni, fornendo un alibi familiare che nel 1992 portò al suo proscioglimento. Nel 2019, però, l’ex moglie Maurizia Bonini ha riconosciuto il suo volto nelle immagini di un video amatoriale girato alla stazione di Bologna poco prima dell’esplosione che costò la vita a 85 persone, smontando di fatto l’alibi.

Arrestato Paolo Bellini, già condannato all’ergastolo per la strage di Bologna: ha minacciato l’ex moglie, che aveva smontato il suo alibi.
I vagoni del treno Ancona-Chiasso dopo l’attentato (Getty Images).

L’arresto dopo minacce ascoltate nelle intercettazioni

Bellini è finito in carcere perché esisteva il rischio concreto che potesse commettere altri reati. Come emerso da alcune intercettazioni disposte nell’ambito di altri procedimenti, aveva infatti minacciato l’ex moglie, la cui testimonianza è risultata fondamentale per smontare il suo alibi e dunque per la condanna. Non solo: tra i motivi dell’applicazione della misura ci sono anche le minacce pronunciate nei confronti del figlio del magistrato Francesco Caruso, presidente della Corte d’Assise di Bologna, che ha emesso la sentenza di condanna all’ergastolo, mostrando di conoscere la sua professione e la città in cui la esercita. Bellini, che per un certo periodo fu latitante in Sud America, nel 2009 è stato inoltre riconosciuto colpevole dell’omicidio del militante di Lotta Continua Alceste Campanile, avvenuto il 15 giugno 1975, ma prosciolto per prescrizione.

Francesco Paolantoni: biografia e vita privata dell’attore

Francesco Paolantoni, nato a Napoli il 3 marzo 1956, è un attore comico e commediografo. È famoso per le sue interpretazioni comiche e il suo versatile talento nel cinema, in televisione e in teatro.

Francesco Paolantoni: biografia e carriera

Iscrittosi alla Scuola d’arte drammatica del Circolo artistico di Napoli negli Anni 70, ha recitato per una decina d’anni in diverse compagnie teatrali. Nel 1986, con Stefano Sarcinelli, ha portato in scena allo Zelig di Milano lo spettacolo Fame, saranno nessuno. Ha poi partecipato come attore nella commedia La gente vuole ridere di Vincenzo Salemme. Nel frattempo è apparso in diverse trasmissioni televisive tra cui Indietro tutta! di Renzo Arbore, dove ha interpretato Cupido, ma anche in Fate il vostro gioco, Banane e Tirami su. Negli Anni 90 è arrivata la sua consacrazione partecipando ai programmi tv Mai dire Gol, Quelli che il calcio e L’ottavo nano.

Francesco Paolantoni, tra teatro, cinema e tv
Francesco Paolantoni e Mariano Rigillo al Festival del Cinema di Roma nel 2014 (Getty Images).

Con il film Liberate i pesci! (2000) di Cristina Comencini, l’attore ha ottenuto la candidatura al Nastro d’argento come miglior attore non protagonista. Di recente ha partecipato a trasmissioni come Stasera tutto è possibile su Rai 2, dove è ospite dal 2016, e Tale e quale show 2020. L’attore è tornato nella trasmissione di Carlo Conti in coppia con Gabriele Cirilli prendendo parte anche a Tali e quali e Tale e Quale Sanremo.

Francesco Paolantoni: la vita privata

Per quanto riguarda la sua vita privata, Paolantoni non risulta essere sposato, anche se in passato ha avuto una lunga storia durata vent’anni con Paola Cannatello, un’autrice di testi. Napoletana doc, a un passo dalla laurea in Matematica ha deciso di intraprendere la carriera di attrice e autrice di teatro e televisione. Con lui ha firmato diverse trasmissioni, da Una città per cantare con Ron, Lucio Dalla, Gianni Morandi fino a Amici miei con Ron, Francesco De Gregori e Renato Zero.

Robertino Loreti: età, moglie, figli e canzoni del cantante

Tutti lo conoscono semplicemente con il soprannome di Robertino, ma il suo vero nome completo è Roberto Loreti: stiamo parlando del cantante nato il 22 ottobre 1947 (ha dunque compiuto 75 anni) diventato una celebrità nel panorama pop anni ’60 grazie a Un bacio piccolissimo.

Chi è Robertino: la storia e la carriera del cantante

L’artista è nato a Roma in una famiglia piuttosto numerosa (era infatti il quinto di otto figli) e umile: proprio alla luce delle condizioni economiche dei genitori si è trovato presto costretto ad andare a lavorare e, giovanissimo, ha iniziato a collaborare come garzone per una pasticceria del quartiere Don Bosco.

I primi contatti con il mondo artistico li ha ottenuti grazie ad un coro rionale con il quale aveva iniziato a cantare, scoprendo di avere una voce intonata e potente; a ogni modo, il suo esordio nel mondo dello spettacolo l’ha fatto sul grande schermo, entrando a far parte del cast del film Il ritorno di don Camillo al fianco di Fernandel e Gino Cervi.

La sua carriera da cantante ha preso il via quando aveva solo 14, dopo essere stato notato da un talent scout che lo aveva convinto a partire per Copenaghen: qui aveva iniziato a pubblicare i suoi primissimi 45 giri, riscuotendo un buon successo anche in altri paesi del Nord Europa. Nel giro di qualche anno, dopo aver preso parte anche a una tournée negli Stati Uniti, Robertino riuscì a firmare con l’importante etichetta Carosello, un’opportunità più unica che rara che gli aprì la strada per il Festival di Sanremo.

Nel 1964 ha partecipato dunque alla kermesse con il pezzo Un bacio piccolissimo, che pur non vincendo era arrivato in finale diventando uno dei maggiori successi da classifica di quell’anno. Ancora oggi, Robertino è apprezzatissimo soprattutto in Russia, dove ha pubblicato in anteprima diversi album e 45 giri. Da ormai diversi anni, in ogni caso, ha appeso il microfono al chiodo. Nel suo curriculum, inoltre, vanta la partecipazione in veste di attore a un totale di quattro film di cui l’ultimo, La Bolognese, uscito nel 1975.

Gli amori e il dramma familiare

In tempi non sospetti Robertino è stato ospite di Oggi è un altro giorno di Serena Bortone, dove ha raccontato di aver perso un figlio a soli 46 anni a causa di una brutta malattia. Come riporta TPI, inoltre, dell’artista si sa che è stato sposato due volte e che dal primo matrimonio ha avuto due figli. Il terzo figlio Lorenzo è arrivato con la seconda moglie Laura Rozzo, che aveva conosciuto mentre si trovava all’ippodromo.

Calista Flockhart, chi è la moglie di Harrison Ford

Calista Flockhart, moglie di Harrison Ford, è nata in Illinois l’11 novembre 1964 ed è un’attrice. È famosa per aver interpretato il ruolo di Ally McBeal nell’omonima serie televisiva.

Calista Flockhart: biografia e carriera

Chiamata Calista dalla madre, che si chiama Kay Calista, ha studiato recitazione alla Rutgers University (New Jersey) e, dopo essersi laureata, ha lavorato in vari teatri nelle contee di Cleveland, Louisville, Chicago e Houston. Dopo tre anni ha fatto il suo debutto a Broadway, dove ha interpretato Laura in The Glass Menagerie di Tennessee Williams, ruolo per il quale ha ricevuto diverse candidature a premi teatrali. Nella primavera del 1989 ha fatto la sua prima apparizione televisiva in un ruolo minore in un episodio di Guiding Light. Due anni dopo è apparsa nel film tv Darrow e poi nei film Nudi a New York (1993) e Getting In (1994). La sua prima parte importante in un film è stata in Quiz Show, diretto da Robert Redford nel 1994.

Calista Flockhart, moglie di Harrison Ford, tra cinema e tv
Harrison Ford e Calista Flockhart all’anteprima del nuovo film di Indiana Jones al Festival di Cannes 2023 (Getty Images).

L’anno seguente l’attrice ha conosciuto Dianne Wiest e Faye Dunaway quando è apparsa nel film Drunks. Sono seguite le interpretazioni in The Birdcage, Jane Doe e nella serie tv Ally McBeal. La Flockhart ha recitato nello show fino alla sua cancellazione nel 2002. Quattro anni dopo, nel 2006, è entrata a far parte del cast di Brothers & Sisters, altra fortunata serie televisiva, finché lo show non è stato cancellato nel 2011. Di recente l’attrice è comparsa nella serie tv Supergirl, che si è conclusa nel 2021.

Il matrimonio con Harrison Ford

Dal 2002 la Flockhart è legata sentimentalmente all’attore Harrison Ford, incontrato ai Golden Globe Awards di quell’anno. I due si sono sposati il 15 giugno 2010 in Nuovo Messico e l’unione è stata ufficializzata dal governatore dello Stato Bill Richardson e dal presidente della Corte Suprema Charles W. Daniels. La coppia ha un figlio adottivo, Liam Flockhart Ford, che l’attrice ha adottato alla nascita.